Il principe playboy
di KATE HEWITT
Ella Jamison farebbe quasi qualsiasi cosa per il suo lavoro. Dopo che il suo capo, l’architetto Chase Bryant, l’ha salvata in una situazione umiliante, Ella cerca di sdebitarsi in tutti i modi. Ora, però, il capo le chiede di scortare in giro per New York City il principe Playboy. Lei detesta gli uomini arroganti e presuntuosi come Philippe Montvidant. Ma il lavoro viene prima di ogni altra cosa, e il lavoro ha bisogno di lei.
* * *
Philippe sa tutto riguardo i doveri. La sua fama di playboy ha portato al suo piccolo paese la pubblicità di cui ha bisogno. Purtroppo la stampa e le persone come Ella vedono solo i titoli altisonanti, e non si sforzano di conoscere l’uomo vero. Ma per qualche ragione Philippe desidera disperatamente che Ella sappia chi è davvero. Ma se riuscisse a farle aprire gli occhi, a lei piacerebbe quello che vedrebbe?
Il principe Philippe Montvidant era esattamente il genere di uomo che Ella Jamison disprezzava. Non che l’avesse mai conosciuto, ma una veloce occhiata ai rotocalchi le aveva rivelato tutto quello che aveva bisogno di sapere. Ricco. Donnaiolo. Superficiale. E fin troppo attraente. Quattro ragioni per detestarlo. Sapeva tutto di uomini come lui, che prendevano e usavano senza curarsi di nessuno. Non aveva nessun desiderio di fare la sua conoscenza, ma sfortunatamente si trattava di un dovere professionale.
Sospirando, si adagiò contro lo schienale della limousine che la stava conducendo al JFK Airport e ripassò le informazioni che si era annotata per il suo capo, l’architetto Chase Bryant, il quale aveva presentato un’offerta per un progetto di un lussuoso hotel sulla costa mediterranea quasi incontaminata dello stato di Montvidant. E sarebbe dovuto essere lui ad incontrare il reale in arrivo all’aeroporto per condurlo fuori a cena. Quel mattino però, Chase l’aveva chiamata nel suo ufficio.
«Sono occupato questo pomeriggio, Ella. Dovrai essere tu ad accogliere il principe Philippe.»
«Occupato? E’ il tuo potenziale cliente più importante...»
«Lo so.» L’usuale gentilezza di Chase era stata rimpiazzata da una sorprendente freddezza. «È accaduto qualcosa, perciò dovrai andare tu.»
«Posso prenotare una limousine per lui...»
«Tutti gli studi della città vorrebbero questo progetto. Non posso lasciare che gli altri abbiano libero accesso al principe. Devi stargli addosso, Ella.»
«Stargli addosso...» ripeté lei, facendo una smorfia alle immagini che quelle parole evocavano.
«Attaccata a lui, come una zecca a un cane.»
«Sei amabile.»
«Ci provo.»
Ella aveva sorriso nel costatare che il buon umore del suo capo era ricomparso, anche se non era contenta del compito che le aveva assegnato. Preferiva non stare troppo a stretto contatto con uomini come il principe Philippe, ma era molta devota al proprio lavoro. Dopotutto, era forse la cosa più importante che aveva avuto nella vita negli ultimi quattro anni, la sola cosa in cui aveva avuto successo. «Ma sei comunque impegnato per la cena con lui al Mandarin alle otto, vero?»
«Sì» rispose Chase dopo un attimo di esitazione. «Tu devi solo accompagnarlo in hotel.»
Doveva essere piuttosto semplice, si disse Ella mentre la limousine si fermava di fronte al terminal. Era sorpresa che il principe viaggiasse con aerei di linea, forse cercava di dimostrare al popolo che era solo una persona come le altre, pensò cinicamente.
Il volo da Parigi - poiché non c’erano voli diretti da Montvidant - era appena atterrato, ed Ella sapeva di dover attendere qualche minuto, anche se il principe avesse ricevuto un trattamento di favore per il ritiro bagagli e il passaggio dei controlli doganali. Diede un’occhiata ai giornali e notò una foto del principe con non una, bensì due bionde procaci al braccio mentre sostava dinanzi a un casinò in una capitale europea. Il Principe Playboy in visita alla Grande Mela!, diceva il titolo.
Le porte degli arrivi si aprirono e il suo sguardo fu calamitato da un uomo alto e snello con un elegante completo grigio, seguito a pochi passi da due uomini in nero. Il principe Philippe e le sue guardie del corpo. Svelta, e più nervosa di quanto si fosse mai sentita, si fece avanti.
«Principe Philippe?»
Lui si fermò sollevando un sopracciglio sorpreso. «Lei non è Chase Bryant, suppongo.» Aveva una voce bassa e accentata, lo sguardo era sicuro e assertivo.
«No, temo che il signor Bryant abbia avuto un contrattempo. Io sono Ella Jamison, la sua assistente.»
Allungò un mano verso di lui, incerta se fosse il protocollo giusto, lui comunque la strinse. Il suo palmo era così caldo che lei lasciò quasi ricadere la mano, facendo un sobbalzo. Ondate di consapevolezza le partivano dalle dita, spedendo un calore minaccioso in tutto il corpo. Ignorò la sensazione con forza: si trattava solo di una reazione fisica basilare, niente di più.
Tutto quello che doveva fare era accompagnare quell’uomo al suo albergo, al resto avrebbe pensato Chase. Lei aveva svolto il suo lavoro con successo, come faceva sempre, e non avrebbe trascorso altro tempo con il principe Playboy. Semplice, si disse quando lui finalmente le lasciò la mano. Doveva esserlo.