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Matrimonio in mare

di CHRISTINE RIMMER

Rafe McMillian è innamorato di sua moglie e del suo lavoro, ma ha ricevuto un messaggio molto chiaro: se non la porterà in crociera ai Caraibi la loro relazione non potrà durare!
Dopo otto anni di matrimonio, una carriera impegnativa e due figli, Gwen sente che la sua relazione con Rafe sta andando alla deriva. Tutto ciò che desidera è poter passare un po' di tempo con suo marito, possibilmente lontani dal mondo, per riaccendere la passione.
Con l'aiuto – non richiesto- di una tempesta in mare, sta per realizzare il suo desiderio in un modo che non avrebbe mai immaginato...

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No, pensò Gwen Bravo McMillan appena sentì quel suono. No, non poteva essere. Lui non avrebbe mai...

Ma fuori sul ponte il vento forte e la pioggia battente si erano calmati proprio quel tanto che bastava per farle sentire quel suono che arrivava debolmente dall'altra parte del tramezzo che separava la zona notte dal salotto della cabina.

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Gwen guardò l'orologio sul comodino. Erano le due passate. Aveva aspettato per metà della notte che lui finisse quello che doveva fare. E finalmente lui aveva detto di aver finito. Lei era corsa a infilare qualcosa di più seducente... e lui si era rimesso al lavoro.

Con un gemito di frustrazione, Gwen si accasciò sul bordo dell'ampio letto matrimoniale. Perché? si chiese. Perché allora si è preso il disturbo di venire con me in questa crociera?

La risposta era piuttosto semplice.  Lui sapeva bene che se non l'avesse fatto, lei non l'avrebbe mai perdonato.

Con un sospiro triste, Gwen si distese e fissò il lucernario sopra il letto. La pioggia batteva sul vetro e il cielo era carico di furiose nubi nere che non promettevano niente di buono. Era la loro seconda notte al largo della Grande Bahama e avevano incontrato una tempesta. Una semplice burrasca, niente di più, aveva assicurato il capitano. Niente di cui preoccuparsi. La mattina dopo l'avrebbero superata e avrebbero proseguito verso i mari azzurri, il sole luminoso, le isole lussureggianti e le spiagge dove la sabbia era bianca e soffice come la farina.

C'erano quarantasette cabine sulla Annabelle Lee, un piroscafo da crociera e da carico da ottanta metri che faceva il giro delle isole dell'arcipelago dei Caraibi da Bahamas a Trinidad e ritorno in tredici giorni. Date le sue dimensioni relativamente ridotte e il basso pescaggio, la Annabelle Lee poteva portare i suoi passeggeri dove le enorme navi da crociera non sarebbero mai potuto andare. Avrebbero gettato l'ancora al largo di spiagge deserte, attraccato in piccoli e pittoreschi porti, fatto scalo in tutta una serie di posti esotici.

Gwen aveva fatto in modo che lei e Rafe avessero il migliore alloggio a bordo: la Suite dell'Ammiraglio, una cabina rivestita di pannelli di teak con tutti i comfort di una casa... e qualcosa di più. Inclusi dei luminosi acquari in cui nuotavano regali pesci angelo. E una vasca di marmo con acqua calda nel bagno. Avevano persino la loro fetta privata e coperta di ponte.

L'idea era di andare via, solo loro due, senza i bambini che entrambi adoravano, senza le distrazioni della vita quotidiana... ossia principalmente senza la Andrews and Mc Millan Architectural Design, lo studio di cui il brillante marito di Gwen era ora socio, e un socio molto dedito al suo lavoro, per di più.

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Ah, eccolo di nuovo. Quel suono che lei conosceva fin troppo bene. Nonostante lo sciabordio delle onde agitate, il picchiettio incessante della pioggia e l'ululare del vento, nonostante il più basso gorgoglio degli aeratori degli acquari in sottofondo, lei lo sentiva...

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Era il suono di suo marito al lavoro al suo portatile.

Oh, sì. Per la loro prima vacanza romantica dopo otto anni di matrimonio, Rafe si era premurato di portare con sé il suo laptop, il telefono e la valigetta. E aveva trascorso tutto il volo verso Miami e buona parte della loro prima notte lì al telefono. Poi però sul volo verso Grande Bahama usare il telefono era stato fuori questione. E l'odioso affarino non aveva funzionato neppure a bordo della Annabelle Lee. Ma il portatile non l'aveva abbandonato. E da quando erano saliti a bordo del piroscafo la sera prima sembrava quasi che Rafe fosse sposato con lui e non con Gwen.

Rafe McMillan non aveva tempo per sorseggiare cocktail o per distendersi sulle sdraio del ponte sotto il dorato sole dei Caraibi. Non aveva tempo per prestare attenzione a sua moglie. Oh, no. Era troppo occupato a fissare lo schermo del suo computer, affascinato dai disegni preliminari del suo ultimo capolavoro.

La pioggia batté più forte. Il vento aumentò il suo ululato.

E Gwen si tirò su a sedere. Non aveva intenzione di arrendersi, non ancora. Indossava un seducente pagliaccetto semitrasparente in satin e pizzo turchese, ed era determinata a tentare ancora una volta di ottenere l'attenzione di suo marito.

Gwen si alzò. Il pavimento ondeggiò un poco sotto i suoi piedi mentre un'altra onda di medie dimensioni colpiva la Annabelle Lee. Ma Gwen non si spaventò. Non c'era niente di cui preoccuparsi. Il capitano non aveva forse detto così?

Gwen marciò attraverso l'arco di teak che la separava dalla zona giorno della cabina. Suo marito si era sistemato sul divano, con il portatile aperto sul basso tavolino di fronte a lui. Sul volto aveva quello sguardo di assorta concentrazione che ancora oggi, dopo otto anni di matrimonio, riusciva ad accendere il desiderio di Gwen.

Maledizione a lui!

Le sue ampie spalle erano leggermente arcuate, il suo intero corpo era concentrato, gli occhi scuri corrucciati, fissi sullo schermo di fronte a lui. Aveva appoggiato una bella mano dalle lunghe dita sulla bocca ben scolpita, mentre con l'altra muoveva il mouse del portatile.

Gwen si posizionò di fronte a uno degli acquari, direttamente di fronte al suo campo visivo... sempre che si fosse degnato di alzare lo sguardo.

Cosa che ovviamente lui non fece.

"Hmm..." disse Rafe, lo sguardo ancora fisso sullo schermo. E poi mise entrambe le mani dalle lunghe dita sulla tastiera.

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Gwen digrignò i denti, si mise in quella che sperava fosse una posa provocante... e si schiarì la voce. Due volte.

Il secondo colpo di tosse riuscì nell'intento. Rafe alzò lo sguardo.

Sì! Ora lui la stava guardando. La stava vedendo. Lei conosceva quello sguardo, sapeva esattamente cosa significava quel luccichio nei suoi occhi.

Lui disse il suo nome, a bassa voce. "Gwen..." Un suono intimo. Dolce. Pieno della promessa di tutti i piaceri che sarebbero seguiti.

Gwen sorrise, il suo spirito che si risollevava.

E poi lui si accigliò. "Dammi cinque minuti..."

E quei begli occhi tornarono a concentrarsi sullo schermo del computer.

Questo era troppo.

Gwen fece un profondo respiro. "Mi serve un po' d'aria fresca" disse a denti stretti. Rafe agitò distratto una mano nella sua direzione. "Qualche altro minuto, tesoro, te lo prometto..."

Gwen non aveva intenzione di mettersi a urlare. Gridare non era affatto costruttivo e lei non si sarebbe abbassata a farlo.

Girò invece sui tacchi, tornò in camera da letto e si infilò una vecchia maglietta rosa, un paio di pantaloni alla pescatora e delle scarpe da tennis. Poi strappò un impermeabile fucsia dall'attacca- panni e marciò verso la porta.

* * *

Rafe non alzò lo sguardo quando lei gli passò accanto con passo deciso.

A malapena notò che sua moglie stava sbattendo la porta.

Ma diversi minuti dopo, quando ebbe risolto il problema che lo stava assillando, comprese quello che era successo.

Gwen se n'era andata. E se n'era andata infuriata.

Rafe si passò entrambe le mani tra i capelli e si accasciò sullo schienale del divano, imprecando tra sé e sé. Maledizione, le aveva detto che gli servivano solo altri cinque minuti.

In quel momento la nave si mosse con violenza. Doveva essere stata colpita da un'onda più alta delle precedenti. La Annabelle Lee era dotata di stabilizzatori. Eppure aveva ondeggiato...

Rafe si raddrizzò e tese l'orecchio. La tempesta era aumentata parecchio di intensità. Finora non ci aveva fatto caso, ma ora sembrava che ci fosse un tifone là fuori...

Rafe balzò in piedi e andò a cercare sua moglie.

Dovette spingere, e anche piuttosto forte, contro la porta che dava sul ponte di sinistra per riuscire ad aprirla, tanto era violento quel maledetto vento. Quando alla fine riuscì ad uscire non vide nessuno. Là fuori c'era solo il ponte allagato e il vento che ululava, acqua che volava dappertutto, un cielo scuro, furioso e un immenso mare nero in tempesta. Rafe si spinse avanti a fatica, lottando contro il vento sferzante, furioso con Gwen per essere stata così sciocca da uscire... e aggrappandosi con tutte le sue forze a quella rabbia, perché se l'avesse lasciata evaporare avrebbe potuto essere sostituita da puro, cieco terrore per quello che sarebbe potuto accadere a sua moglie.

Rafe gridò il suo nome. "Gwen!" Una volta, e poi un'altra, ma il vento gli rigettò le parole in faccia.

Poi alla fine la vide. Era a metà della nave. Aggrappata alla ringhiera di dritta, una piccola figura fradicia in un impermeabile fucsia. Era a meno di tre metri da lui. Rafe gridò di nuovo il suo nome, ma lei non si voltò.

E mentre il vento gli strappava il grido di bocca, un'enorme onda si sollevò da sinistra. Si abbatté sul ponte, mandando acqua dappertutto. Così tanta acqua.

Nel diluvio, Rafe perse di vista la figura nell'impermeabile rosa.

E quando l'onda alla fine si ritrasse, la figura aggrappata alla ringhiera di dritta non c'era più.

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