Soul
di SILVIA CARBONE
A grande richiesta pubblichiamo il prequel inedito di The Pleasure, il romanzo scritto a quattro mani da Silvia Carbone e Michela Marrucci.
Soul racconterà la struggente e delicata storia d’amore tra Aamir e Hannah, i genitori di Shad Blaine, il protagonista, insieme a Madison, di The Pleasure.
Buona lettura!
“Le nostre anime sono fatte della stessa sostanza. Non lasciarmi andare.”
Aamir Shad El Alì
Erano trascorsi quasi due mesi e mezzo dall’ultima volta che aveva visto Aamir, ma lui aveva continuato a essere il protagonista dei suoi pensieri di giorno, e dei suoi sogni di notte.
Dimenticarlo era impossibile. Lui era stato il suo primo, grande, vero amore. E continuava a esserlo. A ricordarle cosa erano stati, c’era quella piccola creatura che portava in grembo.
Nonostante avessero continuato a sentirsi attraverso lunghissime lettere, Hannah non gli aveva rivelato che aspettava un figlio. Quando aveva deciso di farlo, qualcuno aveva bussato alla porta del suo appartamento. Era corsa impaziente ad aprire, sperando di trovarsi di fronte il suo principe arabo ma si sbagliava. Si sbagliava di grosso, perché la sua vita stava da quel momento in avanti, sarebbe cambiata. Effettivamente alla porta c’era qualcuno d’importante, ma non si trattava di Aamir. Ancora non riusciva a credere che il padre della promessa sposa dell’uomo che amava, un sultano anch’esso, fosse riuscito a rintracciarla. Con quell’unica visita, l’aveva minacciata di ripercussioni su Aamir se non avesse troncato la loro relazione. Hannah era rimasta impietrita dalla paura e quando istintivamente si era portata le mani al ventre, quell’uomo aveva intuito tutto e la stessa minaccia era stata rivolta anche a se stessa e al bambino che aspettava. Sulla soglia di quell’appartamento di Chicago, Hannah aveva capito che avrebbe fatto di tutto per salvare le due persone più importanti al mondo. Aveva scritto un’ennesima lettera ad Aamir, dove gli annunciava di aver accettato un nuovo lavoro a Broadway e il suo trasferimento a New York. Non gli aveva fornito il nuovo indirizzo e con la morte nel cuore, per aver spezzato quell’unico filo che la teneva legata all’uomo che amava, era approdata nella Grande Mela. Ormai le nozze di Aamir erano vicine e doveva imporsi di non pensare più a lui. Non aveva ancora annunciato a nessuno della sua gravidanza e nonostante la nausea frequente, stava lavorando per preparare uno spettacolo in cui ricopriva il ruolo di protagonista. La sua carriera stava decollando mentre il suo cuore era precipitato al suolo. Solo il pensiero del piccolo riusciva a farla andare avanti, giorno dopo giorno. Avrebbe dovuto fare da padre e da madre e aveva giurato a se stessa di non fargli mai mancare l’amore. Ma certi giorni erano più duri di altri e la paura di fallire la terrorizzava.
Aveva messo il bollitore del tè sul fuoco quando qualcuno bussò alla sua porta. Restò un attimo a fissare il legno chiedendosi chi potesse essere. Si era trasferita a New York da tre settimane e non conosceva nessuno ad eccezione dei colleghi del teatro, ma con nessuno di loro era entrata in confidenza e nessuno sapeva, dove abitasse. Bussarono di nuovo e a quel punto si decise ad aprire. Restò paralizzata quando lo vide. Davanti a lei si era materializzato l’uomo padrone dei suoi sogni, solo che era in carne e ossa e non una fantasia partorita dalla sua mente. «Aamir» disse con voce tremante «che diavolo ci fai qui?»
L’uomo non rispose ma al contrario avanzò deciso verso di lei costringendola ad arretrare, lasciandolo entrare nel suo appartamento. Non lo voleva lì, perché questo rendeva ancora più difficile mantenere i propositi che si era imposta.
«Che ci faccio qui?» rispose con tono arrabbiato. «Stai scherzando, donna?» ruggì facendola trasalire. Non lo aveva mai visto arrabbiato. In effetti, non avevano trascorso molto tempo assieme, pensò con tristezza. «Mi hai scritto quella lettera, dove annunciavi il tuo trasferimento e poi sei sparita. Sono settimane che sto provando a rintracciarti. Ho abusato di ogni tipo di conoscenza per farlo e tu mi chiedi cosa diavolo ci faccio qui?»
Hannah si spostò verso la cucina con la scusa del bollitore che aveva iniziato a fischiare ma col desiderio di allontanarsi il più possibile da lui. Dio, Santissimo! Era ancora più bello di quanto ricordasse e non si fidava di se stessa quando gli era così vicina.
«Oh, andiamo. Te lo avrei scritto nella prossima lettera. Sono stata occupata con le prove a teatro e a cercare un alloggio per questo…»
«Stronzate» la bloccò. «Sappiamo entrambi che non lo avresti fatto, altrimenti me lo avresti detto subito» ruggì. «Non mentirmi, habi.»
Hannah sentì tremare il muro che aveva eretto attorno al suo cuore e ripensò a tutto quello che quello sconosciuto le aveva detto minacciandola, nella speranza di trovare la forza per non crollare e correre tra le sue braccia. «Non chiamarmi più così. Non so cosa significa ma non devi più farlo. Non dovresti essere qui, ma al tuo paese in procinto di convolare a nozze con la tua futura moglie.»
«Ti sbagli. Sono dove il mio cuore mi ha condotto, di fronte alla donna che amo.»
«Non farlo, Aamir» lo supplicò tremando.
«Non dovrei fare cosa? Amarti? È troppo tardi per quello. Sono già innamorato di te. Ti amo dal primo giorno che ti ho incontrato e non riesco a rinunciare a noi.»
Le lacrime a stento trattenute, iniziarono a sgorgare dal volto di Hannah che continuava a scuotere la testa. «Non esiste nessun noi. Non abbiamo mai avuto questa possibilità. Non rimpiango niente, ma sapevamo di non avere un futuro. Devi tornare a Takei e fare quello che devi. La tua vita è là mentre il mio futuro è qui.»
«Non voglio perderti. Non chiedermi di farlo, hab… Hannah.»
«È finita…» ma non riuscì a terminare la frase che la nausea tornò prepotente a sconquassarle lo stomaco facendole risalire l’acido che le bruciava la gola. Si portò una mano alla bocca e corse verso il bagno, terrorizzata all’idea di non riuscire a raggiungere in tempo il vaso. Non si accorse di lui fino a che non percepì una mano gentile che le teneva la fronte e l’altra che l’aiutava a tenere lontano i capelli dal volto. Provò a divincolarsi per allontanarlo ma dovette arrendersi quando sopraggiunse un secondo conato.
«Che succede, habi? Hai l’influenza?» le disse con tono preoccupato. «Sei pallida e dimagrita. L’ho notato subito appena ti ho visto. Hai chiamato il medico?»
«Sta passando» riuscì a dire con un filo di voce. «Va meglio, adesso.»
«Non stai bene, Hannah. Se non hai un medico, ti porto in ospedale.»
«Non c’è necessità di farlo» riuscì ad alzarsi e si avvicinò al lavabo per sciacquarsi la bocca e rinfrescarsi il volto.
«Per l’amor del cielo, Hannah, smettila di…»
«Sono incinta» disse esasperata, ormai al limite. «Sono incinta» ripeté a bassa voce.
Aamir restò paralizzato. La guardava ma era come se non la vedesse. Il suo sguardo era perso nel vuoto e dopo quella che le apparve come un’eternità, l’uomo tornò a scrutarla dritto negli occhi. «Porti in grembo il mio bambino.» Nessuna esitazione. Nessun dubbio su chi potesse essere il padre. Nei due mesi e mezzo che erano stati lontani, lei avrebbe potuto avere un altro amante ma il fatto che lui non avesse avuto nessun tentennamento, la fece innamorare di lui ancora di più. Pregò il Signore di darle la forza per rinunciarci.
«Me lo avresti detto se non fossi venuto fin qui?»
La tristezza del tono dell’uomo la fece vacillare sotto il peso del senso di colpa, ma poi ricordò la sua priorità: proteggere Aamir e il loro bambino.
«No… non subito, almeno» decise di essere sincera almeno in parte. «Non saremo mai un ostacolo per la tua vita.»
«Come puoi dire così, non hai sentito cosa ti ho detto prima? Io. Ti. Amo.» scandì ogni parola.
«E se davvero è come dici, sai anche che per il nostro bene, dovrai non vedermi più... vederci. Non si tratta più solo di noi due, Aamir. Questo bambino ha il diritto di vivere una vita normale e non di essere additato come il bastardo di un principe arabo. Lui dovrà ricevere ogni tipo d’amore ma non permetterò mai che si consideri un errore. Gli parlerò di noi un giorno, perché dovrà sapere che è il frutto di un grande amore, anche se i suoi genitori non potranno mai stare insieme.»
«Hannah, ti prego» gracchiò Aamir senza essere in grado di arrestare le lacrime. «Non mi escludere dalle vostre vite.»
La donna sentì il rumore di qualcosa che si rompeva nel suo petto, ma trovò comunque la forza di rispondere. «Il mio mondo, adesso, è questa piccola vita che cresce dentro di me e farò di tutto per tenerlo al sicuro. Mi dispiace tanto, amore mio, ma il nostro tempo è scaduto ed è arrivato il momento di assumerci le nostre responsabilità. Tu devi tornare dal tuo popolo e io devo prendermi cura di nostro figlio.»
Aamir rimase colpito dalla determinazione di quella bellissima donna che amava e avrebbe amato per sempre, e in quel preciso istante, si rese conto che Hannah aveva preso la sua decisione. Ma non si diede per vinto perché sapeva che non poteva perderla.
Soul
© 2018 Silvia Carbone e Michela Marrucci
© 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano