Soul
di SILVIA CARBONE
A grande richiesta pubblichiamo il prequel inedito di The Pleasure, il romanzo scritto a quattro mani da Silvia Carbone e Michela Marrucci.
Soul racconterà la struggente e delicata storia d’amore tra Aamir e Hannah, i genitori di Shad Blaine, il protagonista, insieme a Madison, di The Pleasure.
Buona lettura!
“L’affinità di due anime porta al ricongiungimento a dispetto di tutto”
Aamir Shad El Alì
Tre anni dopo
Aamir guardava da lontano Hannah e Shad sdraiati su una grande coperta. La donna teneva il bambino sdraiato sul ventre e gli faceva il solletico, baciandolo sul collo, provocando l’ilarità del figlio. Aamir restava sempre affascinato dal modo in cui si relazionavano, come se tutto quello che stava intorno non esistesse. Proprio dovuto a quel motivo, si era seduto sulla panchina e aveva iniziato a osservarli senza essere visto. La somiglianza tra Aamir e Shad era evidente. Quel viso paffutello non nascondeva i tratti orientali del padre, e i suoi capelli scuri cadevano a incorniciare due occhi azzurri identici a quelli della madre. Quel colore che aveva fatto innamorare Aamir prima di Hannah, e poi di Shad la prima volta che l’aveva visto dopo la nascita. E il fatto che Hannah avesse dato al loro figlio il suo secondo nome l’aveva reso l’uomo più orgoglioso del mondo. Dopo il suo matrimonio combinato, la moglie era rimasta incinta del suo erede, e a quel punto Aamir pose subito le distanze. La donna che aveva sposato sapeva della presenza di Hannah nella sua vita e aveva imposto il suo volere nel divieto assoluto del riconoscimento di Shad. Ma nonostante quell’imposizione, Aamir gli avrebbe dato la sua discendenza, se non fosse stato che Hannah non aveva acconsentito. Troppo spaventata per quella minaccia che le era stata fatta diversi anni prima dal suocero di Aamir, era grato almeno di averla riavuta nella sua vita. Dopo una distanza durata alcuni mesi, piena di sofferenze, abbandoni e ritorni, finalmente Aamir e Hannah erano tornati insieme. Solo che le condizioni che aveva stabilito Hannah, erano dure per il cuore di Aamir. Nel momento in cui il bambino sarebbe diventato abbastanza grande da capire, Aamir si sarebbe dovuto allontanare. Hannah avrebbe parlato di lui a tempo debito, quando Shad sarebbe stato abbastanza grande da capire che il padre non li aveva abbandonati. Nel frattempo faceva il conto alla rovescia. Shad cresceva e lui si sarebbe dovuto fare da parte molto presto. L’unica nota positiva era che aveva riavuto la donna che amava e non si sarebbero più lasciati, nonostante si vedessero quando potevano. La loro relazione non era pubblica per gli stessi motivi ma Aamir stava con lei non appena le questioni militari glielo permettevano. Vedeva crescere suo figlio Youssef a Takei, ma non aveva mai più toccato la moglie, riducendo anche le loro apparizioni pubbliche, per non ferire Hannah.
Proprio in quel momento la donna lo vide e si alzò per raggiungerlo lasciando Shad a giocare con le costruzioni. Hannah era una visione. Il suo corpo era perfetto e il sole che le batteva sul viso, facendole stringere gli occhi, la rendeva simile a un angelo. Il suo meraviglioso angelo. Il suo miracolo.
Quando arrivò, si mise seduta al suo fianco e rivolse lo sguardo verso Shad. Rimasero in silenzio fino a quando Aamir non si sporse in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Cresce così in fretta» mormorò l’uomo con una punta di rammarico.
Hannah allungò una mano, e iniziò ad accarezzargli la schiena con movimenti lenti.
«Sei stato via solo quindi giorni, amore. Io non lo vedo così “grande”» cercò di sdrammatizzare la situazione perché sapeva dove quel commento avrebbe portato.
«Questa cosa mi sta distruggendo. Non penso di poter vivere senza vederlo crescere.»
Hannah sospirò. «Ne abbiamo già parlato Aamir. Sarai sempre informato durante i nostri incontri sulla sua vita, o hai intenzione di lasciarmi?» scherzò Hannah quando lui si fece indietro guardandola truce.
«Non ti lascerò mai, Habi.»
«Lo so. Mi dirai mai cosa significa Habi?»
Aamir scosse la testa ridendo. «Mi stupisce che non hai ancora guardato su google.»
Hannah alzò le spalle. «Non sarebbe la stessa cosa Generale Alì.»
Aamir era diventato il successore del padre e sentirlo chiamare con il suo titolo lo rendeva sempre pieno di orgoglio.
«Hai fatto il test di gravidanza?» cambiò discorso Aamir guardando la ragazza che non perdeva di vista Shad intento sempre a giocare.
«Falso allarme, sono sotto pressione. Le prove sono estenuanti e gli orari tremendi.»
«Non dovresti lavorare così tanto, tesoro.»
«Amo quello che faccio, Aamir.»
«E io amo te, e non voglio vederti così. Sei allo stremo delle forze.»
Hannah si girò e gli strinse una mano. «Mi serve per non pensare a quando non sei con me. Mi tiene occupata la mente fino al tuo ritorno.»
Aamir si sentì in colpa. Un rimorso che si sarebbe portato dietro per il resto della vita. La vita di Hannah sarebbe stata diversa se non si fossero incontrati. Ma era stato troppo egoista per lasciarla andare. Lui l’amava sopra ogni cosa, sopra ogni essere, sopra ogni situazione il fato gli avrebbe dato. Lui era totalmente e inesorabilmente di Hannah.
«Mi fai sentire un mostro. Meritavi molto di più di quello che ti sto dando.»
«Aamir tu sei l’uomo che amo e senza di te la mia vita non varrebbe nulla. Mi alzo al mattino sapendo che al mondo ci sei tu. Mi hai dato un figlio che è l’essenza dell’amore. Shad è “noi” e mai niente e nessuno potrà cambiare questa cosa. Io ti amo.»
«Anch’io ti amo, Hannah Blein di Seattle.»
«A proposito di Seattle, devo andare a casa per preparare la valigia. Stasera porto Shad dai miei.»
«Okay, vi accompagno a casa. Ti aspetterò all’aeroporto di Seattle con il jet privato per andare a Londra.»
Hannah si voltò sgranando gli occhi. «Verrai alla “prima” con me?»
«Avevi qualche dubbio? Non ho intenzione di perdermi il tuo primo grande successo. E poi ci saranno feste a cui dovrai partecipare, eventi in programma e non ho intenzione di lasciarti sola. Senza di me.»
«Ma ci vedranno insieme, Aamir.»
«Non preoccuparti tesoro. Faccio parte della famiglia reale, davvero pensi che non mi manderanno l’invito appena porterò il mio culo su suolo anglosassone?»
Hannah rise alzandosi. «Pensi proprio a tutto.»
Aamir si alzò, seguendola. «Forza, andiamo. Ho dei progetti per te stasera. Habi.»
Hannah scosse la testa e s’incamminò verso Shad.
E in quel momento Aamir pensò che al mondo non esistesse niente di più bello della sua Hannah e il suo piccolo Shad.
“L’amore non finisce con la morte. Le nostre anime si ritroveranno per ritornare a essere solo una.”
Hannah Blein
Seattle, 14 ottobre 2012
Nel giorno del primo anniversario dalla morte di Hannah, portata via da un cancro che aveva combattuto con tutte le sue forze, Aamir si era inginocchiato davanti alla lapide del suo dolce amore che riposava nel “Lake View Cemetery”di Seattle.
Il dolore non era per niente diminuito. Quel senso di vuoto, il continuo nodo allo stomaco e la gola stretta, chiusa per le lacrime trattenute, non erano cessati. Non avrebbe mai amato nessun’altra. Aveva perso il figlio Youssef qualche anno prima, ma l’assenza di Hannah aveva reso la vita di Aamir quasi degna di non essere vissuta. “Quasi” perché sapeva che la vita era un dono troppo prezioso per essere sprecata. Hannah gli aveva insegnato a farsi forza, sapendo come si sarebbe sentito quando lei sarebbe andata via. Portata via dal destino. Quel destino che si era preso gioco di loro fin dal principio. “Quasi” perché Shad aveva bisogno del padre, anche se ancora non lo aveva capito.
«Non ti ho mai detto cosa significava “habi”» la voce di Aamir era un alito di voce. «Era un’abbreviazione di habibti che nella mia lingua vuol dire “tesoro” qualcosa di puro e dolce come il miele. Qualcosa come te. Mi manchi tanto, amore mio. Le stagioni passano lente, senza di te. La mia anima non trova pace, e in tutto questo Shad non mi vuole neanche parlare.»
Un rumore di passi lo fece voltare, e quando vide la furia della persona che lo stava raggiungendo, si alzò in piedi e fece segno alle guardie del corpo di allontanarsi.
«Che cazzo ci fati tu, qui?» la voce di Shad lo colpì per la rabbia che emanava. «Non l’hai fatta soffrire abbastanza?»
Aamir rimase immobile osservando quegli occhi azzurri che tanto amava. Che tanto aveva amato e che si rispecchiavano negli occhi del figlio. Shad era furioso, la donna che amava di più al mondo gli era stata portata via. Con crudeltà e ingiustizia, quel ragazzo stava facendo del suo meglio per non deludere la madre. Si era trasferito dai nonni a Seattle, stava per laurearsi e dopo sarebbe iniziata la sua vita. E Aamir aveva tutte le intenzioni di fargli conoscere la sua famiglia del ramo arabo. Il cugino Rafiq si era già dimostrato curioso ed entusiasta dell’eventualità di conoscerlo. Ma ora la sofferenza di Shad aveva la priorità. Aveva bisogno di conoscere la realtà.
«Figliolo, Hannah voleva che sapessi delle cose.»
Shad alzò un lato della bocca in un sorriso derisorio. «Oh, davvero?» mise le mani nelle tasche dei jeans sgualciti che portava a vita bassa. Il viso era contratto dalla rabbia e dall’ultima volta che Aamir lo aveva osservato, un mese prima, lo trovava dimagrito. «E cosa ne vuoi sapere, proprio tu, di mia madre? Tu non c’eri mentre soffriva, quando nonostante il dolore mi regalava sempre un sorriso.» Gli occhi divennero lucidi.
«Io l’ho sempre amata, Shad.»
Shad lo guardò per un attimo, valutando se dire quello che stava per ammettere. «Anche lei. Che io sia dannato se la capirò mai.» Fece un passo avanti e gli puntò un dito contro il petto. «Il suo ultimo pensiero è stato per te. Sì, per te. Ci crederesti? Lei si è preoccupata di te. Di lasciarti solo. Mi ha pregato di darti una possibilità.» Si allontanò di un passo mettendo distanza. «E tu dov’eri? Non c’eri. Come non ci sei mai stato per noi. Tu semplicemente...» la voce gli tremò, «...non c’eri.»
Aamir rimase inerme davanti alla furia del figlio. Come poteva biasimarlo? Lui non conosceva la storia della vita segreta passata con Hannah. Lui non sapeva che l’aveva sempre seguito e guardato crescere da lontano. «Se tu mi dessi solo un momento per spiegarti...» cercò di parlare Aamir ma Shad si era già voltato. Si fermò e lo guardò da sopra la spalla. «Sparisci, Aamir. Non voglio mai più vederti. Non ho bisogno delle tue spiegazioni, né di te. Mia madre ha avuto una vita di merda a causa tua, e di quelle tradizioni del cazzo di cui andate tanto fieri.»
Aamir rimase in silenzio guardando il figlio andare via. In silenzio quando sentì il suo cuore spezzarsi ancora. Aveva perso tutte le persone che amava, ma non aveva intenzione di arrendersi.
Con il tempo, sarebbe riuscito ad abbattere i muri eretti dal figlio e avrebbe finalmente fatto parte della sua vita. Lo aveva promesso alla donna che quel figlio lo aveva cresciuto, alla donna che aveva amato e avrebbe continuato ad amare per sempre. La donna padrona del suo cuore e che dal cielo continuava a dargli la forza per non mollare mai.
FINE
Soul
© 2018 Silvia Carbone e Michela Marrucci
© 2018 HarperCollins Italia S.p.A., Milano