Dopo mezzanotte
di DAKOTA CASSIDY
"Mi chiedo dove tutto questo sia cominciato…"
Ecco una novella speciale, perché riguarda i personaggi e il prequel di due romanzi Romance firmati da Dakota Cassidy. Li trovi in edicola e sullo shop in febbraio e in aprile 2016.
Cathy chiuse gli occhi ancora una volta. Quando li riaprì, le cinque ragazze erano ancora nelle loro postazioni. I telefoni squillavano, le luci illuminavano a giorno la stanza e si sentiva il ticchettio delle tastiere dei computer.
Il chiacchiericcio riempiva l’immensa stanza e si potevano intercettare frasi come: “Tesoro, è così bello…” e “Monellaccio!”. Per un attimo Cathy pensò a Flynn e a quanto si sarebbe sentito a disagio lì in mezzo. Se “Sculacciami forte” l’aveva fatto arrossire “Chi è che ce l’ha bello duro, ora?” gli avrebbe fatto venire un attacco di cuore.
Cathy si girò verso Landon. Le stava sorridendo mentre le diceva: “Benvenuta alla Call Girl Inc.”.
Una donna con indosso guanti di pelle senza dita e una dozzina di braccialetti d’argento ai polsi, alzò lo sguardo verso di loro ed esclamò: “È per Sheree.”
“Certo che è per Sheree. Per chi altro vuoi che sia?”
Cathy si sentiva in una gabbia di matti.
“Sei scioccata” le disse Landon. “Siediti un attimo. Andiamo nel mio ufficio?” le propose indicandole una porta all’altra estremità della stanza.
“Tu sei davvero a capo di un’intera compagnia telefonica erotica che hai vinto durante una partita a carte in Uzbekistan? E gestisci il tutto qui nel tuo superattico?” la voce di Cathy era flebile, non riusciva ancora a capacitarsene.
“Ebbene sì. Ho tutti i permessi in regola ed è tutto perfettamente legale. Te lo giuro sulla mia collezione di cravatte.”
Cathy non lo stava ascoltando, intenta com’era a captare le telefonate erotiche delle ragazze. “Per quanto tempo ancora me l’avresti tenuto nascosto? Abbiamo condiviso tutto… tranne questo? Chi diavolo aprirebbe la sede di una compagnia telefonica erotica nel suo superattico, dimmi, chi?” gli chiese infine.
“Forse un pazzo milionario come me?” rise lui.
“Ma dicevi sul serio quando mi hai proposto di entrare a far parte di una compagnia telefonica hard? Una hot line… una linea telefonica erotica… gestisci una hot line… incredibile!” non riusciva a smettere di ripeterlo. Le sembrava così surreale che se non lo avesse ripetuto più e più volte non ci avrebbe creduto.
“Ho avuto fortuna, sai com’è!”
“Mmm. La vera domanda, però, come fai a procurarti i copricapezzoli di pelle?”
Landon rise di cuore, una di quelle risate che sono la migliore medicina che si possa avere. “Senti, so che sei scioccata, ma se non parliamo seriamente qui non ne usciamo vivi. Ti assicuro che ci guadagneremo entrambi” le disse. “So che sei la persona adatta a questo lavoro, Catherine Butler, e non ti farò andar via di qui finché non avrai accettato la mia proposta di lavoro.” Si avviò quindi verso il suo ufficio, senza aggiungere altro.
Cathy non sapeva che cosa ribattere.
Cathy Butler, hai due opzioni: cercarti un altro lavoro – magari sottopagato, con orari da schiava, senza contributi e con un capo matto come un cavallo; oppure entrare finalmente nel mondo reale. Hai la possibilità di lavorare come Dio comanda e di non pensare più alla retta ospedaliera di tua madre. Lei ha bisogno di te, ora più che mai.
Bene, non aveva scelta.
Affare fatto.
Cathy seguì Landon nel suo ufficio, che non aveva nulla da invidiare al resto della casa: era sontuoso e ben arredato. Landon si accomodò alla scrivania e le fece cenno di sedersi di fronte a lui. Cathy si ripromise di essere sincera e di chiedergli di dirgli tutta la verità sulla natura delle sue mansioni. Si sedette posando la borsa sulle ginocchia ed esclamò: “Voglio mettere subito in chiaro, signor Landon Wells, che sono la peggiore delle impiegate. Parlo troppo, devo sempre puntualizzare e non sono affatto diplomatica. Chiedi ad Arlo, se vuoi.”
Landon afferrò una penna dalla scrivania e le sorrise mentre le rispondeva: “So tutto del tuo passato di pessima impiegata… ma proprio perché lo so, dico che sei perfetta per questo lavoro. Tu hai bisogno di una sfida. Riuscire bene in questo mestiere, coordinare le ragazze al telefono, organizzare la giornata lavorativa… be’, è una vera sfida. Non per loro, hanno tutte un passato difficile alle spalle, quanto piuttosto per la clientela e gli orari.”
“Non ti seguo…”
Landon si allungò sulla scrivania, avvicinando il suo viso a quello di Cathy: “Tutte le ragazze del Call Girls hanno avuto poca fortuna fino a quando non sono venute a lavorare per me… erano in una condizione simile alla tua… ma da quando sono qui, non hanno avuto bisogno di nient’altro.”
Cathy rimase molto colpita dal tono di Landon: dal suo sguardo e dalla sua voce trapelavano un misto di orgoglio e tenerezza. Era protettivo verso le sue dipendenti ma ne era anche fiero. Tutto ciò le fece pensare che forse proveniva anche lui da un passato difficile, fatto di sventure e che per questa ragione ora si sentiva in dovere di aiutare chi ne aveva bisogno.
“Perché qui a casa tua? Non capisco…” mormorò infine.
“Perché no? È economico e io posso controllare che tutto sia a posto. Ho spazio sufficiente, come vedi.”
“Ma non potrebbero lavorare da casa loro? Non sarebbe più comodo anche per te?” Cathy ricordò in quel momento di aver visto un dossier in tv che parlava proprio delle linee erotiche e di come le operatrici lavorassero comodamente da casa.
Perché Landon offriva loro più del dovuto?
“Alcune di loro non hanno una casa in cui stare” esclamò Landon.
Cathy sgranò gli occhi e chiese: “Cioè… mi stai dicendo che alcune vivono qui?”
“Ebbene sì” rispose Landon, carezzandosi il mento. “La maggior parte di loro vive qui. Il marito di Sheree ha da poco perso il lavoro, e lei torna a casa tutte le sere. Le altre invece stanno tutte qui. Mi piace che stiano qui con me. Pago loro i contributi e hanno le ferie come tutti gli altri lavoratori. Tra l’altro, il fatto che qui stiano bene e non manchi loro nulla, le fa rigare dritto.”
Rigare dritto? Oh, no… “Io non potrei mai vivere qui” si affrettò a dire Cathy. Non poteva stare lì dentro, era affezionata al suo monolocale. Non che il lusso le dispiacesse, ma la libertà per lei veniva sopra ogni altra cosa.
“Tranquilla, Kit Cat, non è obbligatorio risiedere qui.” L’aveva chiamata con il nomignolo con cui sempre l’apostrofava e Cathy si sentì immediatamente confortata. Anche se aveva ancora mille dubbi e mille domande da sottoporgli.
Nessun datore di lavoro avrebbe assunto una ex-barista piagnucolosa per la cifra da capogiro che le aveva offerto Landon senza un secondo fine.
“E quali sarebbero i requisiti per questo lavoro? Dov’è la fregatura, Landon? Perché una fregatura c’è sempre… l’ho imparato a mie spese, come ben sai.”
Landon scrollò le spalle: “Nessuna fregatura. Nessun secondo fine, tasse pagate e tutto perfettamente in regola. Puoi controllare, se vuoi. Call Girls è registrato all’ufficio on line Better Business. Abbiamo un’ottima reputazione. Siamo l’unica compagnia telefonica erotica al mondo. Per quanto riguarda le tue mansioni, mia dolce Kit Cat, non voglio nient’altro che un ottimo amministratore… e tu saresti perfetta in questo ruolo.”
“Perché?” chiese Cathy, che non riusciva a smettere di pensare alle ragazze che vivevano lì, in quel lussuoso superattico.
Landon si accigliò e la chiese: “In che senso perché?”
“Perché lo fai?”
“Mi servono i sottotitoli, non capisco la tua domanda. Conoscendoti direi che hai dubbi sulla genuinità della mia attività commerciale: vuoi saperne di più e vuoi capire perché gestisco e amministro la mia compagnia telefonica da casa mia.”
“Bravo, sei un genio e mi conosci benissimo… perché tu comporti come lo zio ricco e generoso?”
Landon rimase zitto per qualche istante prima di risponderle: “Perché me lo posso permettere.”
Nelle sue parole era nascosto un significato ben più profondo di quanto potesse apparire. Cathy ne rimase molto colpita, anche perché sapeva che il vero scopo di Landon non era quello di arricchirsi a spese degli altri. E poi, lei con quei soldi poteva aiutare sua madre senza altri pensieri per la testa.
“E se ti dicessi che vorrei dormirci su, prima di darti una risposta definitiva?” gli domandò.
Landon le sorrise, quel suo sorriso malizioso e dolce allo stesso tempo: “Ti direi di dormire bene e di pensarci su altrettanto bene.” Si alzò dalla sedia. Cathy lo imitò, prendendo la borsa da terra e rimettendoci dentro lo spray al peperoncino. I due si guardarono e scoppiarono a ridere: “Buonanotte, Landon!”
“Sogni d’oro, Kit Cat” rispose lui salutandola.
Mentre andava verso l’uscita, Cathy notò la posa rilassata di una delle Call Girls. Era seduta su una sedia ergonomica e aveva davanti a sé il cartone di una pizza. Il suo viso era l’immagine della gioia e della soddisfazione. Per un attimo Cathy fu tentata di tornare nell’ufficio di Landon e accettare il lavoro.
No, stavolta doveva fare le cose per bene e non cedere all’impulso. Doveva trovare anche il modo di raccontare a sua madre di che natura fosse il suo nuovo lavoro. Insomma, ci doveva pensare.
Niente più compi di testa, Cathy!
L’impulsività ti ha portato a fare anche palloncini delle forme più assurde per i grandi magazzini o l’assistente del Clown… e ricordi com’è finita?
Finì con quella strega della direttrice dei grandi magazzini che ti ha fatto sbattere fuori dal capo della sicurezza, mentre tu rimproveravi un gruppo di stupide ragazzine che prendevano in giro una mamma che allattava al seno il suo bambino.
Il capo della sicurezza le aveva anche fatto male nel trascinarla fuori dai grandi magazzini. Un vero disastro.