Chiudi gli occhi
di JACKIE ASHENDEN
Da tre anni Lincoln e Grace hanno una storia basata unicamente sul piacere. Concorrenti nel mondo degli affari di giorno, di notte hanno trovato il modo di sfogare lo stress incontrandosi ogni tre mesi nelle salette appartate del Club dei Milionari. Ma ora Linc vuole qualcosa di più da Grace, e intende rischiare il tutto per tutto per averlo. Sa che lei stenta a fidarsi, perciò per raggiungere il suo scopo dovrà dimostrarle che può fidarsi di lui… e per cominciare dovrà convincerla a mettersi completamente nelle sue mani e ad abbandonarsi al suo seducente dominio.
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7
Lincoln
Vedevo la sua pelle increspata dai brividi, e sentivo la fragranza dolce e muschiata della sua eccitazione che si mescolava al suo solito profumo agrumato. Avevo già un’erezione potente, che aumentò ancora di più quando si toccò la benda sugli occhi ma non tentò di slegarla.
Sì, lo voleva anche lei. L’avrebbe fatto per me.
«Linc…» mormorò con voce incerta.
Le misi le mani sulle spalle e sentii che aveva la pelle d’oca quando feci scorrere le dita lungo le braccia. «Ci penso io a te, Gracie. Fidati» le sussurrai.
Poi le toccai i seni nudi con delicatezza e tracciai dei lenti cerchi intorno ai capezzoli, vedendoli scurirsi e inturgidirsi.
Trattenne il fiato nel silenzio.
Avanzai fino ad aderire alla sua schiena con tutto il corpo; lei emise il respiro che aveva trattenuto e si appoggiò a me. Era un altro segno di fiducia, che fosse stato consapevole o no, e provai una forte soddisfazione. Sì, avrebbe funzionato.
Allargai le mani e racchiusi i seni nei palmi, sentendone il peso morbido, e il calore del suo corpo contro il mio; era tutto terribilmente eccitante.
«Oh…» sospirò, lasciando ricadere la testa all’indietro contro la mia spalla, protendendo i seni in avanti contro i miei palmi.
Lasciai una mano a stuzzicarle un capezzolo con il pollice e con l’altra le sciolsi i capelli, togliendo una forcina dopo l’altra, finché la folta massa di capelli biondi non le ricadde sulle spalle come un manto di seta calda e profumata.
Le pizzicai il capezzolo, facendola sussultare. Gemette mentre stringevo i capelli nel pugno e li tiravo piano. Lei si bloccò e sentii che aveva il respiro più affannoso.
Era giunto il momento di dimostrarle chi era il padrone, e che facevo sul serio. Che non avevo parlato a vanvera.
Strinsi di più i capelli per tirarle la testa all’indietro a scoprire il lungo collo flessuoso. Aveva le gote rosse, le labbra dischiuse e respirava sempre più a fatica. Sentivo il profumo della sua eccitazione.
La mia soddisfazione aumentò.
Sì, le piaceva. Mi avrebbe dato tutto.
Abbassai la mano dal seno al ventre allargando le dita, poi la strinsi forte contro di me.
«In ginocchio, Gracie.»