La notte dei misteri
di CHRISTINE MERRILL
Cornovaglia, ottobre 1814. Con una tempesta in arrivo dalla costa e le tenebre che stanno calando, Jack Kendall si sente fortunato quando scorge una locanda in lontananza. Man mano che si avvicina, però, comincia a ricredersi e avvertendo qualcosa che non va in quel luogo. Qualcosa che potrebbe mettere in pericolo la sua stessa vita. Per un attimo valuta l’opportunità di rimontare in sella al suo fedele Ajax e galoppare fino alla prossima locanda, ma scorge una pallida e splendida donna, affacciata alla finestra. Decide così di sfidare il fato, entrando nel locale.
Jack posò le sue labbra su quelle di Joy e lei si lasciò andare, schiudendo le labbra e offrendosi completamente a lui. Nell’assaporare quel bacio, Jack cercò di trasmetterle tutto ciò che provava e di cancellare ogni dubbio.
Joy era l’assoluta perfezione: Se non fosse stato attento, però, la passione gli avrebbe fatto dimenticare il pericolo che stavano correndo. Dovevano fuggire, subito. Si scostò da lei continuando a darle baci sul viso e sul collo. Le sfilò la cuffietta dal capo. Una cascata dorata ricadde sulle sue spalle. Jack le accarezzò i capelli desiderando di toccare anche il suo corpo.
La strinse di nuovo a sé percependo le morbide curve del corpo di lei contro il suo. Joy rabbrividì, avida di ricevere ancora manifestazioni di quell’affetto insperato che lei gli stava offrendo.
Posò le mani sul viso di lui e lo avvicinò a sé per farsi baciare ancora. Stavolta fu lei a condurre il gioco: non le bastava più ricevere piacere, ma voleva anche restituirlo. Le dita le tremavano, mentre esplorava le guance e i capelli di Jack, era come se stentasse a credere che lui fosse reale e che lei potesse provare quelle sensazioni. Si sentì sempre più sicura di sé, attimo dopo attimo, e Jack si accorse che la passione in lei stava crescendo.
Il bacio che era iniziato come il leggero tocco di un gattino si era fatto adesso più ardito. Joy gli mordicchiò le labbra e infilò la lingua nella sua bocca. Gli mise le braccia al collo mentre con le dita esplorava i muscoli della sua schiena e delle sue spalle. Non era in grado di nascondere il suo desiderio, non solo di libertà ma anche di lui.
Quando infine si staccò e lo spinse via, Jack vide una lacrima rigarle il viso. Joy si affrettò ad asciugarla, come se manifestare un’emozione fosse da parte sua un segno di debolezza. Cercando di mantenere un tono rude, esclamò: “Se fuggire dalla finestra è il solo modo per farti andare via, allora suppongo che bisogna farlo. Almeno, quando sarò caduta e mi sarò rotta l’osso del collo non dovrò assistere alla tua cattura da parte di quei farabutti.”
Così Joy fece ciò che le aveva detto Jack: si tolse le scarpe, prese il coltello e li avvolse entrambi nel suo grembiule.
Jack trattenne il fiato quando Joy afferrò la corda e salì sul davanzale. La aiutò e per un attimo ebbe paura che lei non potesse farcela. Non era abituata alle scalate e la pioggia avrebbe reso i vestiti più pesanti e le dita fredde. La vide scivolare. Joy strinse i denti e afferrò la fune; ondeggiò nel vuoto fino a quando i suoi piedi non trovarono i nodi della corda. Dopo una breve pausa si fece coraggio e cominciò a scendere, lentamente ma in modo regolare, fino ad arrivare alle tegole bagnate della stalla. Scivolò una volta sola, ma trovò subito un appiglio e alzò lo sguardo verso Jack sorridendogli trionfante.
Jack rispose al sorriso e le mandò un bacio. Prese a sua volta la corda e scavalcò il davanzale. Cercò di ignorare il freddo e la pioggia che quasi gli perforavano la schiena e il collo. Joy non doveva vederlo esitare.
Era disceso pochi metri dalla finestra quando udì un grido provenire dal cortile. Guardò oltre le sue spalle e vide tre dei criminali, riuniti davanti alla stalla, che lo tenevano sotto tiro. Non avevano ancora visto Joy, per via dei suoi abiti scuri. La ragazza si appiattì sul tetto della stalla, di modo che gli uomini non potessero scorgerla.
Jack cercò di ignorare le grida che provenivano dal basso: “Prendete le pistole e sparategli!” udì urlare, e si affrettò a scendere. Se non avesse raggiunto il tetto della stalla prima che loro facessero fuoco, non avrebbe avuto scampo.
Desiderò che Joy non si muovesse da dove si trovava, non gli importava ciò che sarebbe accaduto a lui. Se fosse rimasta zitta e nascosta, ci sarebbe stata ancora una speranza per lei di salvarsi, dal momento che quei pazzi criminali se la sarebbero presa solo con lui. Ajax era sellato e pronto; Joy non doveva far altro che andare nella stalla e montarlo. Il cavallo l’avrebbe portata in salvo e gli sforzi di Jack non sarebbero stati vani.
All’improvviso si udì un tramestio concitato, Jack udì Joy urlare e il tramestio di una lotta.
E infine uno sparo…
***
Lo sparo sembrò il rombo di un tuono e Jack si irrigidì aspettando che il proiettile lo colpisse. Ma non fu così. Il colpo non si abbatté nemmeno sul muro che stava scalando.
Questo voleva dire che avevano visto Joy e che avevano rivolto l’arma contro di lei?
Il solo pensiero che quei delinquenti potessero aver colpito Joy lo accecò d’ira. Come già era accaduto in Portogallo, Jack sentì la rabbia crescere in lui e si affrettò a scendere per raggiungere la ragazza. Quando si girò e i suoi occhi si abituarono al buio, la vide correre verso il bosco, inseguita dai malviventi.
Avevano dimenticato lui per dare la caccia alla ragazza, incattiviti dal suo tradimento. Tallack era alle sue calcagna e correva come un ossesso sull’erba bagnata mentre un altro dei suoi scagnozzi aveva alzato la pistola e la puntava contro le spalle di Joy.
Jack dovette combattere contro il desiderio di seguirla. Joy stava correndo così veloce da aver distanziato i suoi aguzzini, guadagnando un vantaggio considerevole. A maggior ragione lui non poteva mettersi a inseguirla sperando di arrivare prima che i malviventi la raggiungessero. Non poteva aiutarla se non andando a prendere il suo cavallo, augurandosi che lei non dovesse fronteggiare Tallack da sola, prima del suo arrivo.
Guardò verso il cortile e vide che erano rimasti in due a fare da guardia alle stalle. Il primo sparo l’aveva mancata ma Joy poteva non essere altrettanto fortunata con il secondo. Prima che l’uomo con la pistola potesse riprovarci, Jack prese la sua pistola dal cappotto e fece fuoco. Vide l’uomo accasciarsi al suolo senza sparare.
Jack era ormai arrivato sul tetto delle stalle e si lasciò scivolare, atterrando nel cortile sporco e fangoso. Si rialzò in tutta fretta e affrontò l’altro uomo che era rimasto lì a guardia delle stalle.
Ebbe appena il tempo di mormorare una preghiera di ringraziamento quando si accorse che l’altro uomo non aveva con sé né un’arma da fuco, né un coltello. Non appena questi si avvicinò a lui, Jack gli diede un pugno nello stomaco. L’uomo ricambiò senza tante cerimonie ma Jack lo immobilizzò colpendolo con il calcio della pistola contro la tempia. Il criminale cadde nel fango senza un lamento.
Jack alzò lo sguardo verso il bosco. Aveva il cuore in gola: Joy era in serio pericolo!
Per quanto tempo ancora avrebbe potuto correre senza che Tallack la raggiungesse? Era veloce e leggera e Jack sperò che Joy tenesse duro ancora per un po’, almeno fino al suo arrivo.
Aprì la stalla e fischiò ad Ajax, che si drizzò sulle zampe posteriori e nitrì, pronto a lasciare la scuderia e mettersi a correre.
Jack invidiò la sicumera del suo stallone… voleva essere altrettanto sicuro di riuscire a trovare la ragazza prima che fosse raggiunta da quei manigoldi. Inoltre era buio, pioveva a dirotto e lui non era pratico della zona. Doveva tentare. Doveva.
Montò in sella al suo cavallo e lo lanciò al galoppo, verso il punto in cui aveva intravisto i capelli dorati di Joy inoltrarsi nel bosco.