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Guardare ma non toccare

di DEBBI RAWLINS

DO NOT DISTURB è una serie di novelle online che ti ha tenuto compagnia su HARMONY TEMPTATION con sei scottanti romanzi, e sul sito con sei racconti inediti, per vivere la piccante atmosfera dell'Hotel Hush. GUARDARE MA NON TOCCARE è firmata da Debbi Rawlins

Capitolo 2

«Non capisco» mormorò lei, abbandonandosi contro lo schienale del divano. «Vuoi più soldi? Lo dirò a Sandra. Non credo che sia un problema.»
Mitch scosse la testa. «Non è una questione di denaro.»
«E allora di che cosa si tratta?»
«Questo lavoro non mi piace più. Ho bisogno di nuove sfide.»
«Io non sono una sfida sufficiente?»
Mitch sorrise. «Ho accettato il posto di capo della sicurezza per un'importante società di software.»
«Non puoi farlo.» Sporgendosi sul divano, Tara afferrò il suo braccio. «Odieresti quel lavoro, ti annoieresti. Lo so.»
Mitch guardò la mano piccola e delicata stretta intorno al suo polso in un gesto disperato che lui non era in grado di interpretare. «Non credo proprio.»
Tara lo guardò per un lungo istante, gli occhi verdi molto lucidi, poi mormorò: «Per favore, non lasciarmi».
«Tara, ti prego, troverai un'altra guardia del corpo in men che non si...»
«Io non voglio nessun altro. Io voglio te» incalzò lei e, gettandogli le braccia al collo, si sedette sulle sue ginocchia.
«Tara...» Mitch cercò di liberarsi dall'abbraccio, ma lei lo baciò sul collo, poi sul mento facendogli dimenticare ogni velleità di lottare.
«Resta con me» mormorò, sfiorandogli le labbra con le sue mentre appoggiava il seno al suo torace, stuzzicandolo con i capezzoli induriti.
Non era leale. Le labbra di Tara erano così dolci e il suo corpo un sogno. Sforzarsi di resistere era come usare una pistola per difendersi da un lanciarazzi. «Non farlo.»
«Perché no?»
Mitch non riuscì a rispondere. Non trovò le parole. Tara aderiva così perfettamente al suo corpo che la tentazione di abbracciarla e di stringerla a sé in modo che il suo fondoschiena venisse in contatto con la sua erezione era irresistibile. Tara si agitò sopra di lui e risucchiò il suo labbro inferiore, strappandogli un gemito di piacere.
«È per via di quella notte?» chiese lei contro le sue labbra. «Non l'ho mai detto a nessuno. E poi non è successo niente. Non proprio.»
Mitch avrebbe preferito evitare di affrontare quell'argomento. L'imbarazzo, l'umiliazione e il rimpianto erano durati settimane e non sembravano essere completamente scomparsi. Mitch si scostò più bruscamente di quanto avrebbe voluto. «Tara, smettila.»
Chiudendo gli occhi, lei sibilò: «Tu non mi vuoi».
«Noi abbiamo una relazione professionale, tutto qui» gli fece notare Mitch, cercando di alzarsi e incontrando la sua resistenza. Non voleva farle del male, anche se si sarebbe davvero meritata una bella sculacciata. Che strano: l'idea non gli dispiaceva come avrebbe dovuto.
«Mitch, guardami» lo esortò lei, e quando lui si rifiutò, gli sollevò il mento con un dito per obbligarlo a incrociare il suo sguardo. «Ho visto come mi osservi quando non sai di essere guardato.»
«Tenerti d'occhio fa parte del mio lavoro.»
«Tu mi guardi in un modo speciale» osservò lei, atteggiando le labbra a un sorriso malizioso.
«Alzati dalle mie ginocchia.»
«No.»
«Subito!»
Tara si abbarbicò alla sua camicia e tentò di baciarlo, ma lui si ritrasse. Le sue labbra tremanti e l'incertezza che lesse nel suo sguardo avrebbero dovuto riempirlo di soddisfazione, ma non fu così. La coda di cavallo si era sciolta e lunghe ciocche di capelli biondi le erano scese sul viso.
Mitch allungò una mano per scostarle dalle guance, consapevole di stare per commettere un grave errore. «Puoi avere chiunque tu voglia, perché ti comporti così?»
«Io non desidero nessun altro.»
«Tu vuoi solo quello che non puoi avere.»
Un'ondata di collera pervase Tara che chiuse piano gli occhi come per sforzarsi di mantenere il controllo. Quando li riaprì, dichiarò: «Sono cambiata. Non sono la stessa persona che hai incontrato due anni fa».
«Chissà come mai non me ne sono accorto.»
Tara lo fulminò con lo sguardo, poi si scostò da lui, ritirandosi in un angolo del divano.
Per Mitch era l'occasione giusta per andarsene, peccato che la sua erezione, ancora troppo evidente, gli impedisse di farlo. Tara doveva essersi accorta di quel dettaglio quando si era seduta sopra di lui, ma dal momento che non aveva voluto sottolinearlo, lui si guardò bene dal renderlo ancora più palese.
«Senti, Tara, Sandra ti troverà qualcun altro. Ci sono un paio di ragazzi che...»
«Bene, adesso vattene. Ho capito» concluse lei tirando su con il naso ed evitando di incrociare il suo sguardo.
Maledizione, non poteva andarsene adesso. Non aveva previsto che Tara avrebbe preso così male le sue dimissioni. «Ehi.»
Tara si rifiutò di sollevare lo sguardo. «Sei ancora qui?»
Mitch sorrise. «Oh, questa è la Tara che conosco.»
«Perché trovi così difficile credere che io sia cambiata?» gli chiese lei in tono gelido.
«Ti vedo tutti i giorni.»
Tara scosse la testa. «Tu sei con me, ma non mi vedi. Dopo quella notte hai preso le distanze.»
«Maledizione, dovevi proprio rivangare quella storia?»
Tara sobbalzò. «Sono così repellente?»
Mitch rise, poi, notando che non si trattava di una posa, si fece serio. «Sei troppo giovane per me.»
«Tu hai trentun anni e dieci anni di differenza non sono un'enormità.»
«Viviamo in mondi diversi. Per me si tratta solo di un lavoro.»
«E per me di che cosa pensi che si tratti?»
«Della tua vita.»
Tara corrugò la fronte, si strinse nelle spalle e appoggiò il mento sulle ginocchia che aveva sollevato sul divano e stretto tra le braccia. «Non voglio che sia così» aggiunse con un filo di voce, lo sguardo fisso sulle dita dei piedi.
Sorpreso, Mitch non fece alcun commento. Era difficile credere che Tara fosse infelice. Tuttavia era anche vero che negli ultimi tempi lo aveva sorpreso, decidendo di uscire dal circuito delle feste.
«Tutto quello che faccio o che dico, fa parte di un'immagine, ma non di quello che sono veramente.»
«Hai fatto una scelta. Con il talento che ti ritrovi non avevi nessun bisogno di recitare un ruolo che non è il tuo.»
«Avevo sedici anni e vivevo in una piccola cittadina, tu che cosa avresti fatto al mio posto? Avresti rinunciato alla possibilità di fuggire? Di fare un sacco di soldi, più di quanti avessi mai sognato? Non hai mai imboccato la strada sbagliata perché volevi una cosa con tutte le tue forze?» Mitch non rispose e lei gli chiese: «Ti sei pentito di aver lasciato i servizi segreti?».
Maledizione! A Mitch non piaceva la piega che stava prendendo quella discussione.
«È stato un passo doloroso, ma non volevi rifiutare l'offerta di Sandra e soprattutto il compenso che avresti ricevuto.»
Mitch incominciava a sentire la collera montargli dentro. Si accinse a negare, ma alla fine tacque.
Era stato uno stupido a lasciarsi accecare dal denaro. Sandra gli aveva offerto uno stipendio che ammontava al doppio di quello che prendeva dal governo e all'epoca il suo unico desiderio era di comperarsi una tenuta nel Texas.
«Adesso però te ne vuoi andare, il che significa che non sei contento.» Tara si mordicchiò il labbro inferiore, facendo scivolare i piedi sul prezioso tappeto orientale.
«Dove vuoi arrivare?»
«Commettiamo tutti degli errori» commentò lei, posandogli una mano sul braccio. «Ma possiamo anche cambiare.»
La sincerità che Mitch lesse nei suoi occhi verdi lo conquistò, intrappolandolo come un insetto caduto nella tela di un ragno. Non riusciva più a pensare lucidamente. Non era più nemmeno in grado di racimolare le forze per alzarsi e andarsene.
Con il viso struccato e i capelli sciolti, Tara sembrava la ragazzina che lui aveva visto per la prima volta cinque anni prima, quando era stata invitata alla Casa Bianca. Lei non si ricordava di quell'episodio, ma Mitch, che era uno degli agenti che facevano da scorta al presidente, non se l'era dimenticato.
«Credo che adesso mi servirò quel drink che mi hai offerto prima» dichiarò alzandosi. «Ne vuoi uno anche tu?»
«Vorrei una Diet Coke, per favore.»
Mentre raggiungeva il mobile bar, Mitch si rese conto di non averla mai vista bere alcolici, con l'eccezione di quella famosa notte, quando la situazione gli era sfuggita di mano. Ricordava di averla vista bere una coppa di champagne solo una volta, in occasione della vincita di due Grammy. Alla premiazione era seguita una festa che si era protratta fino all'alba, ma lei se ne era andata a dormire verso la una e mezza. All'epoca Mitch aveva sospettato che fosse scomparsa per dedicarsi a qualche altro tipo di divertimento, ma forse si era sbagliato. Forse si era sbagliato su molte cose.
Dopo essersi versato due dita di scotch, lo trangugiò e aspettò di sentirsi bruciare la gola e lo stomaco. Non avrebbe dovuto bere, dal momento che non mangiava da quella mattina presto, quando erano partiti da Honolulu. Prima di prendere la bibita per Tara, si versò un altro goccio di whisky che portò con sé sul divano.
«Vorrei farti una domanda» mormorò, porgendole la bevanda dietetica.
«Sì?»
«Si tratta solo di una curiosità. Non voglio accusarti di niente. Hai mai fatto uso di droghe?»
Tara distolse lo sguardo. «Ho fumato uno spinello una volta» confessò arricciando il naso. «L'ho trovato disgustoso.»
«Tutto qui?»
Tara corrugò la fronte, poi annuì. «E tu?»
Mitch scosse la testa. «La droga non mi è mai interessata, inoltre volevo lavorare per i servizi segreti e farmi beccare con delle sostanze illegali avrebbe mandato a monte tutti i miei progetti.»
Non aveva ancora finito di parlare quando si rese conto di aver ammesso che lei aveva ragione. Il miraggio del denaro lo aveva distolto dal sogno di una vita.
Tara ebbe la grazia di non rigirare il coltello nella piaga. «Sono felice di sapere che non fumi. Nemmeno le sigarette?»
«Ho fumato per un po' al liceo, per darmi un tono, ma ho smesso l'estate prima di incominciare l'università.»
«Com'era?»
«Fumare?»
«No, andare all'università.»
L'interesse nel suo sguardo lo confuse. «Perché vuoi saperlo?»

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