Un regalo meraviglioso
di LAURA MARIE ALTOM
Quando il marito di Rachel viene creduto morto dopo settimane di inutili ricerche, lei scompare con il frutto del loro amore che le sta crescendo in grembo. Il migliore amico di suo marito Chance è determinato a rintracciarla e forse, dopo diciotto mesi, c'è riuscito. Ma Rachel sarà pronta a sentirsi dire che...?
Su richiesta di Rachel, Chance la baciò. Dapprima piano, quasi con soggezione. Poi, più i secondi passavano e più la passione aumentava, finché lui si ritrasse di scatto.
Si passò una mano fra i capelli in un gesto nervoso, il respiro leggermente affannoso. «Scusami» disse.
«Per che cosa?» chiese Rachel, il viso arrossato. «È stato bello. Da troppo tempo l'unica emozione che provo è il dolore. Il tuo bacio... È come se in qualche posto dentro di me fosse crollato il muro di sofferenza dietro al quale mi nascondevo.»
«Bene» commentò Chance accompagnando le parole con una risata amara. «Ma... Wes? Non ti senti in colpa? Non pensi che provando un'attrazione reciproca stiamo tradendo la sua fiducia?»
Rachel chiuse gli occhi, poi respirò a fondo. «Onestamente» replicò aprendo
gli occhi e guardando Chance in viso, «so che può sembrare un male, ma dal momento in cui le tue labbra hanno sfiorato le mie, sono riuscita a pensare soltanto a te.»
Due giorni dopo, con l'assegno del-l'assicurazione depositato in banca e tutti i suoi debiti saldati, Rachel avrebbe dovuto sentirsi la padrona del mondo. Mentre finiva di incartare l'ultimo dei regali che aveva acquistato per Chance e la sua famiglia, invece, si sentiva solo triste. Lui l'aveva invitata a restare fino a Capodanno, anche dopo se avesse voluto, ma il bacio l'aveva convinta che sarebbe stato meglio per tutti se lei e Wesley si fossero trasferiti altrove al più presto.
Aveva già causato a Chance fin troppi problemi. Perché restargli accanto se quello che sentivano l'uno per l'altra gli avrebbe portato – e avrebbe portato anche a lei – solo dolore?
«Sei bella» commentò lui, in piedi sulla soglia della porta del salone, le mani dietro la schiena.
«Quando ti sei sottoposto l'ultima volta a un controllo oculistico? Sono un vero disastro!» Seduta a gambe incrociate sul tappeto orientale posto di
fronte al camino, dove si era accampata insieme a una confusione di nastri, scatole e fogli di carta colorata, Rachel alzò lo sguardo e sorrise.
Con addosso una tuta da casa comoda ma per nulla provocante, i capelli ritti in testa come gli aculei di un porcospino e il viso completamente privo di trucco, era certa di non aver mai avuto un aspetto peggiore.
«I miei occhi funzionano benissimo» replicò lui, facendosi strada fra tutto quel disordine. «Vederti così, tanto a mio agio a casa mia... Piuttosto è per il mio cuore che sono preoccupato.»
«Sei sempre stato un adulatore?» si informò lei sbattendo le ciglia con un po' di esagerazione.
«Non saprei, dovresti essere tu a dirmelo...» Chance tese le mani, esibendo un bel ramo di vischio.
Con lui inginocchiato accanto, il ramo teso sulle loro teste, sarebbe stato quanto meno maleducato rifiutare di seguire la tradizione. Rachel non ebbe problemi nel tendersi verso di lui per baciargli le labbra.
«Sai» disse Chance il pomeriggio seguente, Wesley issato sulle sue spalle mentre procedevano lungo i sentieri
coperti di neve del giardino, «al lavoro, questo pomeriggio, ho avuto un po' di tempo libero. E o riflettuto.»
«Era ora!» scherzò Rachel.
Come punizione per il suo commento, fu colpita da una palla di neve. E, come quel giorno al vivaio, non riuscì a spuntarla nella battaglia che ne seguì. «Basta!» esclamò ridendo. «Mi arrendo.»
«Oh, no.» Chance si sedette per terra, appoggiò il bambino al suo fianco e le afferrò le caviglie con entrambe le mani. «Non prima di avermi porto le tue scuse» l'ammonì.
«D'accordo, mi dispiace» replicò lei, il fiato che si condensava per confondersi con quello di Chance.
Un attimo dopo lui la baciò e Rachel, nonostante il fatto che fossero distesi sulla neve, si sentì avvolgere da una vampata di calore. Era sbagliato... no? Non avrebbe dovuto andare in fiamme per l'uomo che era il migliore amico di suo marito.
«Sei perdonata» concesse Chance pochi minuti dopo. «Ora, per tornare a quanto stavo dicendo prima, quando tu mi hai così rudemente interrotto... Ho riflettuto su quello che mi hai detto, ovvero che ritieni di dover cercare presto una casa tua. E poi ho pensato a quanto mi piace avere te e il bambino
con me. E anche che questa vecchia villa è troppo grande per una persona sola. Infine c'è l'impegno che ho preso con Wes, gli ho promesso che avrei badato a te nel caso gli fosse successo qualcosa...»
Il cuore che le galoppava con la velocità di una renna impazzita, Rachel aspettò con timore, ma anche con trepidazione, quello che sapeva Chance avrebbe aggiunto.
«E quindi... che cosa ne pensi di sposarmi? Potresti conservare la tua stanza, se lo desideri, ma almeno sarebbe ufficiale. Io che veglio su te e Wesley, intendo.»
Lacrime di gioia le velarono gli occhi.
«Ebbene?»
«Oh, Chance...» Aiutandosi con i denti, Rachel si sfilò uno dei guanti di lana, poi tese la mano per accarezzargli la gota. «Non sai quanto mi piacerebbe diventare tua moglie... Se solo non ci fosse il passato a dividerci.»
«Non aggiungere altro» mormorò lui allontanandosi. «Capisco.» Si mise in piedi, sollevò Wesley fra le braccia e si incamminò verso casa, comunicandole con una sola parola che in realtà non capiva, non capiva affatto.
Dopo aver rifiutato la proposta di
Chance, affermare che c'era della tensione fra loro sarebbe stato sminuire la situazione. Anche per questo motivo, la mattina del ventiquattro dicembre Rachel sedeva in cucina e sfogliava i giornali di annunci immobiliari.
Wesley era sul suo seggiolone, a sbocconcellare un biscotto. Lei stava sorseggiando una tazza di cioccolata bollente, quando squillò il campanello della porta d'ingresso.
«Chance?» ipotizzò Rachel correndo verso l'ingresso, sperando che infine lui si fosse calmato e avesse deciso di accettare la sua offerta di amicizia. Aprì la porta e si ritrovò davanti un uomo di mezza età in abito scuro. «Mi scusi» esordì lo sconosciuto. «Lei è Rachel Finch?»
«S... Sì» balbettò lei giocherellando con il filo di perle, un regalo di Helen, che portava al collo.
L'uomo si presentò come il capo di Wes. «Mi perdoni se sono venuto a cercarla proprio oggi, ma...» spiegò imbarazzato come un bambino, «non è facile dirlo. Il corpo di suo marito è stato trovato: era impigliato nella rete di un pescatore. Pensavo che forse le avrebbe fatto piacere riavere i suoi effetti personali.»