Passione sotto la neve
di CAITLIN CREWS
Lucy Qaderi ha sposato suo marito perché lo amava. Non perché era il cugino del futuro regnante di Alakkul, né perché era ricco, ma perché Rafi Qaderi le infiammava i sensi come nessuno. Però Rafi non crede al suo amore, perciò Lucy lo fa andare nel palazzo reale di Alakkul per dirgli una volta per tutte che intende lasciarlo… Tuttavia il destino ci mette lo zampino, e una tormenta di neve li blocca, mettendo alla prova la determinazione di Lucy e dimostrando tutta la potenza della loro passione. E’ stata quella passione a unirli, ma dopo tanto dolore, sensi di colpa e accuse, sarà sufficiente per farli rimanere insieme per sempre? |
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La mattina dopo Lucy si svegliò in una delle camere da letto più piccole, con la porta chiusa a chiave, per proteggersi tanto da se stessa quanto da lui. Guardò fuori dalla finestra e vide che il mondo era completamente ammantato di bianco.
La neve scendeva inesorabile. Sicuramente aveva nevicato per tutta la notte perché il panorama, solitamente mozzafiato, era cancellato del tutto dal biancore totale. La visibilità era ridotta a meno di due metri e la valle sottostante non si vedeva affatto.
Con un brutto presentimento che le serrava lo stomaco, Lucy controllò i messaggi che purtroppo confermarono i suoi timori. L’auto che doveva venire a prenderla non poteva passare per la neve e tutti i voli erano stati cancellati.
Non sarebbe andata da nessuna parte. E neppure Rafi.
Si vestì in fretta e attraversò il palazzo. Anche quel giorno, percorrendo i saloni, non poté fare a meno di ammirare meravigliata la potenza dei Qaderi, la loro nobiltà e la loro importanza. Era evidente nelle stanze sfarzose e nelle sale da ricevimento; anche il vasetto meno importante che ornava un tavolino era chiaramente prezioso. Antico. Ogni dettaglio trasudava la grandiosità della storia di Alakkul.
Solo lei era fuori posto. Era soltanto un’umile cameriera che, secondo Rafi, l’aveva incastrato per farsi sposare.
Era inevitabile essere agitata quando entrò nella sala da colazione e lo trovò già a tavola, mollemente seduto su una delle eleganti sedie con un caffè fumante in mano e lo sguardo tenebroso fisso sulle finestre.
Il fuoco che scoppiettava nel vicino caminetto non eguagliava le fiamme che gli accesero gli occhi grigi quando li puntò su di lei. Lucy si bloccò, raggelata.
«Sei ancora qui» osservò scioccamente, anche se sapeva che Rafi non sarebbe potuto andare via. Era contrariata? O sollevata?
Lui si limitò a indicare con un gesto vago le finestre e la neve che continuava a scendere, silenziosa e impenetrabile. Quelle strade di montagna erano già impervie, ma così erano impraticabili. Sarebbero passati giorni prima di poterle sgombrare dalla neve, e solo quando avesse smesso di nevicare.
Però Lucy si rifiutava di soffermarsi su quello che comportava. Per tutti e due.
Era paradossale, pensò, con l’impressione di guardare la situazione da fuori, mentre Rafi la teneva avvinta con gli occhi nei suoi. Si era fatta in quattro per attirarlo lì, e ora che Rafi era bloccato con lei per chissà quanto tempo Lucy avrebbe solo voluto scappare.
«A quanto pare il tuo desiderio si è avverato» commentò lui in tono tagliente, come se le desse la colpa anche della nevicata, oltre a tutto il resto. «Alla fine resterò qui a Natale. Devi essere contentissima.»
Contentissima non era la definizione che avrebbe dato a quello che provava, si disse Lucy mentre il cuore le batteva all’impazzata e aveva la gola stretta dall’ansia. Deglutì e s’impose la calma. Rafi era comodamente seduto a capotavola, terribilmente imponente e minaccioso, ma Lucy cercò di rassicurarsi dicendosi che era solo il nervosismo, e nient’altro, che le palpitava dentro ritmicamente, impedendole di respirare.
«Natale è fra tre giorni» dichiarò. Si sforzò di abbozzare un sorriso. «Può succedere qualsiasi cosa nel frattempo.»
Era il giorno più lungo della sua vita.
Rafi si ritrovò in biblioteca nel pomeriggio, a far roteare il liquore nel bicchiere di cristallo mentre guardava torvo il caminetto. Era irrequieto. Si sentiva braccato. Come se Lucy fosse lì con lui, ad assillarlo. Un tormento implacabile a cui non poteva sfuggire.
Lucy lo evitava da ore, eppure Rafi era emozionato come se fosse stato nudo a letto con lei, implorandola di toccarlo. Lui, che non aveva mai supplicato nessuno. Era sempre più convinto che Lucy avesse un potere sovrannaturale che lo sottometteva a lei quando erano vicini. O anche solo sotto lo stesso tetto.
Emise un grugnito esasperato, scolò il bicchiere e lo sbatté sulla mensola del caminetto. Si passò le dita tra i capelli. Quella reclusione forzata lo faceva impazzire. A quell’ora avrebbe dovuto trovarsi in Germania a discutere di contratti e redditività. Non intrappolato lì. Con lei.
La notte prima non aveva quasi chiuso occhio. Sapere che Lucy era vicina lo rendeva irrequieto. Come se avesse le formiche sottopelle. Si era girato e rigirato nel suo sontuoso letto a baldacchino, senza riuscire a prendere sonno, ossessionato dalle immagini di Lucy. Che lo provocava e lo stuzzicava.
Ricordò la sera in cui si erano conosciuti. Mentre la guardava servire ai tavoli del locale era stato preso alla sprovvista dall’ondata di desiderio che l’aveva investito, suscitato dalla visione di Lucy. Spinto da un impulso istintivo, aveva atteso che terminasse il turno e poi l’aveva portata con sé in albergo. Lei l’aveva seguito con entusiasmo, apparentemente vittima di quel colpo di fulmine quanto lui. L’aveva baciata e accarezzata appena si erano chiuse le porte dell’ascensore. Un secondo dopo essere entrati nella sua suite l’aveva sollevata di peso per farla aderire alla parete. Lucy gli aveva cinto i fianchi con le gambe e lui l’aveva presa con un affondo deciso, lì in piedi contro il muro. Ricordava ancora perfettamente il piacere esaltante che l’aveva invaso, i gemiti soffocati di Lucy, la sua espressione piena di stupore gioioso.
E quello era stato solo l’inizio…
Ora, con la neve che scendeva tutt’intorno, Rafi si abbandonò ai ricordi di quella prima notte e della vacanza che l’aveva convinta a fare con lui.
Ti porterò a Parigi, le aveva detto. Era stato di parola, ma in fondo il posto in cui si trovavano non aveva importanza. Per quello che avevano visto di Parigi, se fossero rimasti a Manchester sarebbe stato uguale. Rafi non ricordava neppure il tempo. Se ci fosse stata un’ondata di caldo anomalo, oppure un acquazzone, lui non se ne sarebbe accorto comunque. Però ricordava ogni minimo particolare del corpo di Lucy. Ogni curva, ogni efelide. I capezzoli turgidi sotto la lingua, il suo dolce peso addosso quando lei gli era sopra e si muoveva in una danza sensuale che li aveva portati all’estasi.
Aveva creduto di conoscere anche lei altrettanto bene.
«Persino il grande Rafi si è rivelato fallibile come ogni comune mortale» l’aveva preso in giro suo cugino Adel durante una riunione di famiglia, non molto tempo dopo il matrimonio lampo di Rafi e la telefonata che gli aveva spezzato il cuore. «Non l’avrei mai creduto possibile.»
«Non siamo tutti destinati a sposare la futura Regina di Alakkul, sempre che si trovi» aveva risposto Rafi sforzandosi di sorridere. Era noto per la sua razionalità, la sua determinazione incrollabile, eppure si era lasciato abbindolare dall’inganno più antico del mondo. Da una seduttrice bugiarda.
«Una bella donna dovrebbe essere un dono, non una maledizione» aveva sentenziato Adel, calmo e sagace.
Ma Rafi non l’aveva creduto possibile, ed era sicuro che suo cugino, che aveva dedicato la vita al dovere e al bene della nazione, voleva solo essere gentile.
Era ancora pieno di rabbia, una collera profonda. Ma non era quello il vero motivo per cui si vergognava.
Com’era possibile desiderare ancora così tanto Lucy, che l’aveva tradito, ingannato e sfruttato in ogni modo possibile, distruggendo la sua reputazione, rendendolo lo zimbello di tutti, facendogli fare la figura del credulone? Anche ora che era pieno di amarezza e delusione la voleva.
Per fortuna era destinato a diventare re suo cugino e non lui, perché sicuramente avrebbe rinunciato al trono per quella donna, così come aveva voltato le spalle ai suoi valori, a tutto ciò che riteneva vero su se stesso.
Ricordava ancora perfettamente il momento in cui si era reso conto di non essere l’uomo che credeva. Era stato durante l’ennesima riunione in un albergo qualsiasi in una delle tante città europee in cui si recava per lavoro. Il suo assistente gli leggeva in tono neutro i messaggi che aveva ricevuto. I soliti postulanti che chiedevano contributi ai ricchi Qaderi, le comunicazioni periodiche del medico e del personale di palazzo, e i vari messaggi di Lucy.
«Niente di nuovo» aveva detto Safir, scrollando le spalle nel riassumere le chiamate di Lucy.
«Naturalmente» aveva replicato seccamente Rafi, con una fitta di dolore nel ricordare l’ultima telefonata di Lucy a cui aveva risposto, quella in cui gli aveva rivelato la sua vera natura. «Se non altro, mia moglie è coerente con se stessa.»
Ma la desiderava anche allora, pur fingendo il contrario. Aveva nostalgia per la donna che aveva pensato che Lucy fosse, ma che ora sapeva che non sarebbe mai stata.
Rafi fece un respiro profondo e si girò a guardare la neve che scendeva incessante, intrappolandolo. Era bloccato lì. Prigioniero in casa sua. La neve si faceva beffe di tutte le bugie che si era detto sulla sua intenzione di mantenere le distanze da Lucy.
Ma forse aveva sempre esaminato la situazione dall’angolazione sbagliata, si disse, irrigidendosi, preparandosi alla battaglia. Forse non avrebbe dovuto allontanarsi dopo avere scoperto l’inganno. Alla fine, che importava? Non ci sarebbe stato alcun divorzio. E, un giorno, avrebbe avuto degli eredi. Allora contro che cosa lottava?