Vicini di casa, vicini di cuore
di CAROL MARINELLI
Celeste: Il mio nuovo vicino di casa è davvero affascinante e oltretutto lavoriamo nello stesso posto. Ma adesso ho altro a cui pensare, devo assolutamente concentrarmi sulla mia vita. Forse Ben può rivelarsi un piacevole diversivo.
Ben: Un altro anno, un nuovo inizio, quello che mi ci vuole per dimenticare. Allora perché mi sento così nervoso? Forse sono solo agitato per il mio primo giorno di lavoro. E poi, ci mancava pure la strana attrazione che provo per Celeste. Possibile che uno come me abbia voglia di una relazione stabile?
Improvvisamente a Celeste il film non interessò più, si contorse per girarsi verso Ben e lui dovette bloccarla per impedirle di cadere dal divano. Vedeva quegli occhi brillare nell'oscurità e avrebbe voluto proteggerla anche da se stessa, ma avrebbe anche voluto baciarla e perdersi in quel piacere pur sapendo che prima doveva mettere le cose bene in chiaro.
«Dobbiamo prendere le cose con calma» ripeté lui.
«Lo so.»
E poi finalmente la poté baciare, un bacio lento, lungo, da assaporare senza fretta. Sollevò verso di sé la sua gamba che stava scivolando dal divano e cercò nuovamente le sue labbra che si dischiusero lentamente. Celeste percepiva l'odore della sua pelle e questo la faceva sentire viva, sexy e soprattutto desiderata.
La sua mano gli accarezzava la schiena e sentiva con piacere la ruvidezza dei suoi jeans contro il proprio inguine.
«Celeste...» ansimò lui, «pensavo che saremmo andati avanti con calma!»
«Non adesso, ti prego» mormorò lei.
Si sdraiò sul divano e lui si appoggiò sui gomiti per ricoprirle il viso di tanti piccoli baci.
Celeste infilò la mano sotto la sua maglietta assaporando la potenza dei suoi muscoli e inarcandosi contro di lui.
«Non possiamo, non ho nessuna protezione» disse lui con voce rauca.
«Lo so» ansimò lei, «ma io ho la spirale.»
«Non possiamo fare affidamento solo su quella.»
«Allora baciamoci e basta» mormorò lei offrendogli di nuovo la bocca.
«Credo che potremmo concederci qualcosa di più» azzardò Ben dopo un po' facendo scivolare la mano sotto il suo top, assaporando con le dita la morbidezza dei suoi seni pieni, stuzzicandole i capezzoli.
Celeste sentiva il suo seno inturgidirsi, quel seno che aveva sempre considerato inutile perché non era riuscito ad allattare Willow. Si strinse a lui e percepì la sua erezione sotto il tessuto ruvido dei jeans.
«Ben...» mormorò dolcemente cominciando ad armeggiare con la sua cintura.
«Devi accontentarti di questo» l'ammonì lui teneramente. Era contento di non avere preservativi in casa, pensò, mentre apriva la cerniera dei suoi short, perché di sicuro non avrebbe resistito alla tentazione di possederla.
Celeste era completamente persa in quel mare di voluttà e, mentre avvolgeva le gambe intorno al corpo di Ben, fu trafitta da un'ondata di piacere così forte da mozzarle il fiato.
«Willow...» ansimò mentre gli strilli acuti della sua bimba la riportavano alla realtà. Lui finì di baciarla lentamente e lei riprese a respirare e poi con le gambe un po' malferme e tutta scarmigliata si alzò, chiuse i pantaloncini e gli rivolse quel sorriso meraviglioso che Ben tanto amava. Se quel fantastico abbraccio era tutto quello che potevano avere per il momento, se lo sarebbero fatto bastare. O almeno ci avrebbero provato.
Dal canto suo Ben non avrebbe mai immaginato di riuscire di nuovo a provare un vero sentimento per una donna; in quei lunghi anni, e soprattutto nelle ultime settimane, aveva cercato di sopire i suoi sentimenti, ma alla fine aveva finito per soccombere.
Nel lavello c'erano due bicchieri sporchi, lei aveva lasciato le sue impronte sulle scale quando era andata a calmare Willow e la sua deliziosa presenza sembrava riempire la casa. Per la prima volta dopo anni incominciava a intravvedere un futuro che non fosse solo fatto di bricolage o giardinaggio, ma anche delle ore e delle notti con lei.
«Ehi!» Celeste era sulla porta della cucina, teneva le mani dietro la schiena e i suoi capelli scuri luccicavano in quella semioscurità. I suoi occhi scintillavano e lei sfoggiava un sorriso molto provocante.
«E Willow?» chiese Ben.
«Dorme di nuovo, e tu come stai?»
«Bene.» Ed era la verità, da tempo non stava così bene, la presenza di Celeste lì in casa sua lo riempiva di una sicurezza nuova.
Era bellissima. Sorrideva e mentre sorrideva arrossì un po' perché il bottone dei suoi short era slacciato.
Si eccitò di nuovo, e lavò con gran cura i due bicchieri per avere il tempo di riprendersi.
Celeste andò a dargli un bacio sulle labbra che lui ricambiò abbracciandola forte con le mani ancora insaponate.
«Quale mano?» gli domandò Celeste maliziosa.
«Che cosa hai in mente?»
«Quale mano?» ripeté lei.
Ben sorrise, un po' preoccupato perché aveva capito dove voleva arrivare.
«La destra o la sinistra?»
«La sinistra.»
Celeste gli porse la mano sinistra che aveva nascosto dietro la schiena, tenendo il pugno chiuso. «Aprila!» gli ordinò con fare scherzoso.
Ben le aprì le dita e vide il pacchettino d'argento, la chiave per il paradiso, e fu molto, molto tentato di prenderlo.
«Celeste...»
«Prima che tu dica qualsiasi cosa, ascoltami. Non sapevo nemmeno di averli, me li hanno dati in ospedale insieme a dei campioncini e pensavo fossero una crema per Willow.»
Non dovette aggiungere altro: lui le aprì l'altra mano e vi trovò lo stesso contenuto. «Mi stai imbrogliando.»
«E perché dovrei imbrogliarti?»
Oddio, da quando Jen era morta aveva fatto sesso qualche volta, ma era stato solo ed esclusivamente sesso. Ma con Celeste? Guardò i suoi occhi color ambra, il suo corpo che gli ricordava quello che era successo poco prima e che tanto gli prometteva. Sentiva ancora l'umido dei suoi baci sulle labbra. «Non voglio farti fretta» rispose in tono burbero.
«E se invece io avessi fretta?» gli rispose lei di rimando. Come faceva a fargli capire che lo desiderava con tutta se stessa? Prima della sua breve avventura con Dean il sesso era stato un mistero per lei, ma ora capiva la differenza dopo quello che aveva provato con Ben. Tra lei e Dean si trattava quasi di una routine: prenotavano un albergo il venerdì sera e nei giorni precedenti lei sentiva aumentare l'eccitazione, sperando in un appagamento che non arrivava mai.
Ma quella sera, vicina a lui, aveva per la prima volta sperimentato cosa voleva dire la vera vicinanza e intimità tra due corpi che si uniscono. Non c'era nulla di logico o di preordinato e lei certamente non era preparata a dovere né si era fatta una lampada. Ma sentiva che era giusto che fosse così.
«Sai che sto per trasferirmi a casa dei miei genitori» osservò, «quindi non credo che avremo molte altre occasioni per vederci, per cui penso che dovremmo approfittare di questa notte...»
«Ne sei sicura?»
Stava per rispondere, ma si trattenne, guardò quegli occhi verdi e poi non ci fu più spazio per nessuna domanda, ma solo per il loro desiderio che aumentava. Il pensiero che lui volesse pianificare le loro vite la sfiorò appena.
«Non voglio deluderti» mormorò un po' a disagio.
«Non potrai mai farlo.»
«Davvero? Ma forse ti potrò riservare qualche sorpresa!»
Celeste aveva l'esperienza sessuale di una bambina, ma quella notte, sul divano di Ben, imparò quello che non sapeva. Lui la baciò accompagnandola in bagno e poi tornò in soggiorno dove voltò la fotografia di Jen.
Celeste era davanti allo specchio e mentre si toglieva il bikini, per quanto fosse dimagrita, si accorse che il suo corpo non era più lo stesso di prima della gravidanza, e che persino le curve si erano spostate. Ben le aveva giurato che non l'avrebbe mai paragonata a sua moglie, ma Celeste, dopo la gravidanza, si sentiva del tutto inadeguata se confrontata con quella donna sportiva e allenata.
Fece un profondo sospiro e con un po' di batticuore andò in camera, dove lui la stava aspettando. Aveva i nervi a fior di pelle a mano a mano che si spogliava, divisa tra la vergogna e il desiderio, ma Ben iniziò a baciarla, inconsapevole del suo corpo deformato dalla recente maternità.
«Abbiamo tutta la notte davanti a noi» mormorò voltandosi verso di lei. Si era tolto i jeans rivelando due gambe forti e muscolose che ora sfioravano le sue. Lei era in bilico tra l'esaltazione e la paura, come se stesse per essere sottoposta a un esame.
«Perché sei così spaventata?»
«Non lo so» gli rispose chiudendo di nuovo gli occhi.
Ben odiò l'uomo che aveva rubato la sua sicurezza ancora prima che prendesse coscienza di sé. Odiò la sua incertezza e quando la prese tra le braccia sentì che tremava e che era nervosa. Lui era maschio e potente e mentre si baciavano lei esplorò quel corpo lentamente facendo passare le mani sulle sue braccia, sode e forti. Poi gli accarezzò il torace muscoloso e piatto e baciò le mani che l'accarezzavano con tanta tenerezza. Avvolta tra le sue braccia osò scendere verso il basso dove trovò desiderio allo stato puro, mentre lui continuava ad accarezzarla e a baciarla sui seni pallidi mentre con l'altra mano tracciava dei segni concentrici sul suo ventre morbido. Iniziò a emettere dei piccoli gemiti di piacere anche se in realtà era troppo imbarazzata per goderne veramente. Lui la baciò di nuovo e lei tacque ricambiando il bacio e cercando di non opporre resistenza alle sue dita che si insinuavano dentro di lei, al suo pollice che la stimolava in modo ritmico. Improvvisamente le mancò il fiato e questa volta i suoi gemiti erano sinceri, perché in quel momento esisteva solo Ben e quella parte del suo corpo che provava un piacere così intenso e letale.
Era la prima volta in vita sua che aveva un rapporto del genere con un uomo e Ben fu paziente e comprensivo. La palese inesperienza di Celeste lo spaventava non poco, non per lui ma per lei: era troppo fiduciosa e ingenua e quando le passò il preservativo che lei avrebbe dovuto saper usare, dovette guidare le sue mani nervose che, srotolandolo, lo ruppero.
«Ne abbiamo solo un altro!» esclamò lei, imbarazzata per la sua goffaggine.
«Se rompi anche questo ti garantisco che vado a comprarne degli altri» le promise Ben sperando di non doverlo fare. Celeste era terrorizzata al pensiero di rompere anche il secondo con le unghie così usò il palmo e alla fine mostrò il suo capolavoro tenendolo orgogliosamente in mano. E dopo un attimo lui stava già cercando la strada dentro di lei. «Non voglio farti male» le mormorò, mentre tentava di penetrarla nonostante lei fosse tesa e rigida. Ma poco dopo iniziò a rilassarsi e finalmente si abbandonò completamente desiderandolo sempre di più. Ben era attento e dolce, forte e delicato nello stesso tempo mentre faceva tutto con estrema calma.
Le altre volte, nella sua limitatissima esperienza, c'era stato il momento in cui si era chiesta se doveva lasciarsi andare o invece continuare a controllarsi. Questa volta lasciò fare alla natura e all'istinto e lui sembrava muoversi dentro di lei all'unisono con i suoi desideri... Era sublime. Ma a un tratto il ritmo s'interruppe e Ben la pregò di stare ferma. Ferma? Non doveva forse partecipare? «Stai ferma» ripeté lui e lei restò immobile sentendo i suoi movimenti dentro di sé, il suo profumo anzi il loro profumo, mentre si sforzava di continuare a rimanere immobile anche se era sempre più difficile impedire al suo corpo di inarcarsi contro quello di lui.
«Stai ferma» ripeté lui ancora una volta e lei si irrigidì per quanto era possibile, e all'improvviso si trovò a muoversi all'unisono con lui, avvinti dal loro stesso ritmo.
Ben non parlava più perché, dopo quell'attimo di sosta, tutto era diventato più incalzante e Celeste si accorse che anche lui, il medico sempre padrone di sé, era incatenato a quel momento meraviglioso.
Mentre mormorava il suo nome aumentò il suo ritmo con una violenza inaspettata, come spinto da un'urgenza inarrestabile.
Celeste condivideva il suo desiderio, e con baci sempre più profondi e le mani aggrappate alla sua schiena gli fece capire che anche lei era pronta.
Fu travolta da una specie di vertigine, tanto grande era il piacere che Ben le stava dando e forse per la prima volta provò un vero orgasmo, subito seguito da quello di lui.
Alla fine giacquero esausti, come due naufraghi che sentivano solo il battito del loro cuore.
Per la prima volta Celeste aveva intravvisto la pura gioia e avrebbe desiderato giacere così, all'infinito.
Il bacio di Ben la riportò alla realtà e quando si scostò da lei la fece sentire improvvisamente sola e impaurita. Poi fu lei a baciarlo sempre più profondamente, passandogli una mano tra i capelli scomposti con un'inespressa preghiera che lui non la lasciasse e che le cose tra loro continuassero così per sempre.