Esperimento d’amore
di LOUISE ALLEN
Convinta di non poter mai ricevere un’offerta di matrimonio come si deve, l’anticonformista Lady Chloe Albright prende al volo l’opportunità di fingere un fidanzamento con Lord Christopher – Kit – Fellingham, Conte di Twyford. Avendo amato Kit per anni e in segreto, ha imparato a nascondere le sue pene d’amore. Per lui non può essere più della sorella minore del suo migliore amico e compagno di studi. Ora deve mettere in pratica le sue tecniche di consumata attrice dei sentimenti per un esperimento d’amore. Funzionerà?
“Ho cercato di sembrare soddisfatta sfoderando un sorriso contenuto ma trionfante” disse Chloe. “Tu hai fama di essere un dongiovanni impenitente” aggiunse posando il suo sguardo su Kit e facendogli andare di traverso la zuppa. “Sono stata così discreta e pudica, che Lady Silenzio si è intenerita e ha creduto alla storia d’amore tormentata. Mi ci sono voluti metri di stoffa per convincerla - eravamo in un negozio di tessuti – a non diffondere troppo la notizia del nostro fidanzamento”.
“Perfetto!” esclamò Kit. Chloe ebbe il sospetto che lui cercasse di apparire entusiasta quando invece non lo era affatto. Doveva avere la tipica avversione maschile al concetto di storia d’amore. Ma lei non demordeva, il suo esperimento era appena cominciato.
“Ti piace il mio vestito?”
“Chloe...” mormorò Penelope in tono di rimprovero.
“Non posso chiedere un’opinione al mio futuro sposo? È stato un affare, perché Madame Miriam aveva appena terminato questo abito per una signora che non ha potuto comprarlo perché ha scoperto di essere in attesa”. Chloe ignorò i gesti che Penelope le faceva per farla star zitta.
“No, non puoi chiedere a un uomo il parere su un abito femminile” la rimproverò Penny. “Tanto meno accennare alla...”
“Gravidanza? Non posso parlare di bambini? Mah, tutto ciò è molto strano. Non ci vestiamo forse per far piacere ai nostri fidanzati?”.
Kit posò il cucchiaio. “Lady Chloe, il problema credo sia un altro. Tu non permetteresti mai a nessuno, nemmeno al tuo legittimo fidanzato, di influenzare una tua opinione”.
“Anche questo è vero” ammise Chloe. “Nemmeno su un argomento frivolo come la moda. Ma se dovessimo dissentire su argomenti ben più importanti – per esempio se dovessi desiderare di indossare il viola – non obbedirei se tu me lo vietassi. Non è però una questione di buon senso chiederti un’opinione? Mi piacerebbe se fossimo sempre d’accordo? Tra l’altro ho letto che gli abiti servono per stimolare... ehm, cioè per compiacere l’uomo. Come le piume per gli uccelli”.
I mormorii di disapprovazione di Penelope si erano ridotti a un imbarazzato sussurro e Chloe non capiva perché sua sorella avesse quella strana reazione. Forse non avrebbe dovuto usare il termine stimolare?
“Negli uccelli è il contrario” disse Kit. “La femmina è quasi monocolore e il maschio ha piume brillanti e colorate per attirare la sua attenzione”.
“Non è interessante?” chiese Chloe allontanando il piatto della zuppa. “Credo che sia così perché spetta alla femmina scegliere il compagno, e non al maschio. Tocca quindi ai maschi fare in modo di attirare la loro attenzione, anche perché le femmine poi devono anche accudire e sfamare i piccoli”.
Calò il silenzio, interrotto solo dal rumore delle stoviglie che i domestici stavano togliendo dal tavolo. Non appena l’arrosto venne portato a tavola, James esclamò rivolgendosi al maggiordomo: “Grazie, Peters, ti chiameremo quando ne avremo bisogno. Ci penserà Lord Twyford a tagliare la carne”. Aspettò che Peters avesse chiuso la porta della sala da pranzo dietro di sé e si rivolse a sua sorella: “I domestici hanno molto apprezzato la tua lezione, cara, ma...”.
“Lezione?” lo interruppe lei. Stavano solo conversando civilmente.
“Un ottimo argomento, quello riguardante il piumaggio degli uccelli” aggiunse Kit. “Tuttavia hai lasciato sottintendere la sua attinenza con le regole della società, per le quali le donne devono usare il loro piumaggio – mettiamola così – al solo scopo di attirare gli uomini per farsi sposare”.
“Ad eccezione di quando loro stesse propongono all’uomo di farsi sposare” mormorò Chloe. Avvertì un lieve pizzicore agli occhi. Non piangeva mai, eppure sembrava che Kit avesse il potere di farla sentire vulnerabile anche solo esprimendo un’opinione diversa dalla sua.
“Un uomo non è obbligato ad accettare, lo sai” la corresse Kit, versandosi del vino nel bicchiere. “Tantomeno un uomo razionale può tener conto solo del ricco “piumaggio” delle donne come unico criterio per scegliere una moglie”.
Chloe lo guardò e si sentì sciogliere al calore del sorriso di Kit, che le chiese: “Deduco, quindi, che un uomo non si debba mai sentire padrone in casa propria, vero?”. La felicità abbandonò immediatamente il cuore di Chloe. Dunque era come tutti gli altri uomini? Dettava legge senza interpellarla? Be’, si sbagliava di grosso.