Petali d'amore
di MAGGIE COX
Serena Hammond ha partecipato a un’asta londinese per acquistare Rosa, un dipinto che ha un significato sentimentale per il suo gentile dolce e anziano datore di lavoro. All'ultimo momento, però, la sua offerta è stata superata da quella di Ethan Galbraith, bellissimo e arrogante milionario. Ora Serena dovrà escogitare un piano per convincerlo a cederle il quadro, ma il suo intuito le ha instillato un dubbio: rischia di recuperare il ritratto e di perdere il cuore
No, no no! Anche se non li aveva pronunciati, i monosillabi riecheggiarono nella mente di Serena Hammond con la forza di spari di fucile.
Un attimo dopo il banditore accettò l'offerta con un colpo del suo martelletto. E mentre nella sala si levava un mormorio di approvazione rivolto al fortunato acquirente, lei osservò con muta incredulità la paletta di legno che stringeva in mano, contrariata più che mai per non essere riuscita a raggiungere il suo scopo.
Si trovava in quella famosa casa d'aste londinese con l'unico scopo di accaparrarsi un particolare dipinto per conto del suo datore di lavoro, anziano e malato. Godfrey Baillon avrebbe sofferto molto a causa del suo insuccesso.
Onestamente, non immaginava nemmeno come avrebbe fatto per comunicargli la notizia. Il delizioso ritratto della fidanzatina dei tempi del liceo che aveva amato così tanto, significava molto per lui. Era sempre stato esposto nella hall della bella villa in stile georgiano, residenza della sua famiglia, finché difficoltà economiche lo avevano costretto a venderlo.
Quando Godfrey aveva saputo che il ritratto era tornato sul mercato dopo tutto quel tempo, aveva fatto salti di gioia; metaforicamente parlando, ovvio. In pratica, per la prima volta nei tre anni durante i quali aveva lavorato per lui come dama di compagnia e governante, Serena l'aveva visto davvero esultante.
E ora era stato privato della sua felicità da quell'individuo dall'aria altezzosa che aveva superato la sua offerta senza tanti problemi. Un uomo che – a giudicare dalla giacca di sartoria che indossava, dai gemelli d'oro che ornavano i polsini della sua camicia e dal profilo aristocratico quanto arrogante del viso –aveva chiaramente denaro da gettare.
Non aveva avuto nessuna possibilità contro di lui, anche se Godfrey aveva venduto praticamente ogni oggetto di valore di sua proprietà pur di racimolare i soldi necessari per partecipare all'asta. Serena si voltò verso il suo avversario, i loro sguardi si incrociarono. E per un lungo, magico momento, si sentì come intrappolata da quegli occhi verdi e provocatori. Disturbata dall'inappropriata vampata di calore che le aveva avvolto il corpo in risposta a quel contatto visivo, Serena scosse la testa e si costrinse a concentrarsi.
Magari poteva provare a parlargli... A spiegargli senza tanti preamboli che cosa significava il ritratto Rosa per il suo datore di lavoro. Dirgli che il dipinto era appartenuto alla famiglia Baillon per generazioni, e che per Godfrey sarebbe stata una gioia immensa averlo di nuovo in casa, il posto a cui apparteneva.
Le persone intorno a lei si stavano disperdendo, essendo l'asta ovviamente terminata. Si alzò, appoggiò la paletta sulla sedia foderata di velluto, e notò allarmata che anche l'uomo che si era aggiudicato il ritratto stava uscendo dalla sala.
Alto e dalle spalle larghe, dalla sua persona si irradiava un'aria di estrema sicurezza, notò preoccupata. Le sembrava persino troppo altezzoso per sprecarsi in parole, forse perché era riuscito nell'impresa dove lei aveva fallito.
"Mi scusi."
"Sì?"
Ancora una volta quei magnetici occhi verdi si posarono su di lei, e Serena si ritrovò a pensare che diamanti purissimi non avrebbero scintillato con altrettanta intensità. Occhi magnetici e sprezzanti, che avrebbero intimidito anche un re! Chiamò a raccolta tutto il suo coraggio, pensando solo alla delusione di Godfrey, e allungò una mano per sfiorare la manica della costosa giacca.
"Posso parlarle un attimo?" iniziò ritraendo alla svelta la mano dopo che l'uomo la ebbe guardata quasi con disgusto.
"Di che cosa?" Il tizio la squadrò da capo a piedi, inducendo Serena a stringersi nel tailleur rosso scuro che indossava, un prestito di sua cugina Jenny. Cercò di seguire il filo dei suoi pensieri nonostante i battiti impazziti del suo cuore che le risuonavano nelle orecchie assordandola. Rifiutando di sentirsi sminuita dall'ovvio giudizio negativo riflesso nel suo sguardo, Serena lasciò che la sua istintiva antipatia nei confronti dell'uomo vincesse ogni reticenza.
"Ho bisogno di parlarle del dipinto che ha appena acquistato."
"Io ho vinto l'asta, signorina..."
"Hammond."
"Le ripeto: io ho vinto l'asta, signorina Hammond. Mi dispiace se la cosa l'ha contrariata, ma la mia offerta è stata superiore alla sua. Per quanto mi riguarda, non c'è altro da aggiungere."
Serena gli sfiorò di nuovo la manica mentre già le stava voltando le spalle. Lui le lanciò una lunga occhiata penetrante, quasi fosse sorpreso da tanta temerarietà.
"E adesso che cosa, signorina Hammond?"
"Forse potrei offrirle un caffé?"
"Immagino che non le faccia piacere sentirselo dire... ma anche se lei è indubbiamente molto carina, non è il mio tipo."
Sconcertata per quel voluto fraintendere la sua proposta, Serena sentì il viso andarle in fiamme.
"Non stavo cercando di abbordarla!"
Una donna avvolta in una nuvola di Dior che si trovava a passare lì accanto proprio in quel momento, le sorrise con aria complice. Serena la guardò per un solo istante prima di riportare l'attenzione sull'uomo. "Sa perfettamente che desideravo parlarle del dipinto" riprese con tono appassionato. "Volevo chiederle di prendere in considerazione la possibilità di rivenderlo a qualcuno che sta cercando da anni di rientrarne in possesso. Più precisamente il mio datore di lavoro, Godfrey Baillon."
"Purtroppo mi trovo di nuovo nella posizione di deluderla, signorina Hammond. Ora devo andare a firmare alcuni documenti, per poi recarmi al mio prossimo appuntamento a Kensington. La mia risposta è un inequivocabile no. Non insista oltre, per favore, perché – francamente – sta sprecando il suo tempo e anche il mio!"
"E se le dicessi che il mio datore di lavoro è gravemente ammalato? E che riavere quel ritratto potrebbe favorire il suo processo di guarigione?"
L'uomo sorrise. Anche se il gesto rese il suo bellissimo viso ancora più affascinante di com'era già, Serena non poté non pensare che un gatto che giocava con un topo non avrebbe avuto un'espressione altrettanto crudele. E se aveva sospettato che le sue parole non l'avessero nemmeno sfiorato, la successiva affermazione dell'uomo le tolse ogni dubbio al riguardo.
"Allora io dedurrei che lei è una dipendente davvero leale e devota, se arriva al punto di ricattarmi moralmente pur di convincermi a venderle il ritratto. Per sua sfortuna, io sono sordo a questo tipo di appelli... sentimentali. Non sarei arrivato alla posizione che occupo oggi, se avessi avuto il cuore tenero. Impari a saper perdere, signorina Hammond, questo è il mio consiglio. Arrivederci."
Impari a saper perdere? Serena si guardò intorno alla ricerca di qualcosa da scagliargli contro, preferibilmente qualcosa di molto pesante. Ma due secondi dopo l'uomo si era già allontanato e confuso fra la folla delle persone ben vestite che avevano partecipato all'asta. La sua mente era già focalizzata sul successivo appuntamento che lo attendeva, e aveva già dimenticato la brunetta con gli occhi nocciola che l'aveva avvicinato.
Con un sospiro rassegnato, si voltò e vide un impiegato dalla casa di aste raccogliere le palette di legno che erano state abbandonate sulle sedie di velluto.
"Mi scusi... lei conosce il nome dell'uomo con cui stavo parlando? L'uomo che si è aggiudicato l'ultimo il quadro, intendo?"
"Sì, signorina." Il tizio sorrise con cortesia. Si chiama Ethan Galbraith. È proprietario di una società che fornisce automobili e alloggi esclusivi ai dignitari stranieri in visita qui. Un grande conoscitore di arte, comunque."
"Grazie."
...quindi possedeva una nutrita collezione di dipinti. Allora perché per lui era un problema venderne uno? Uno che per Godfrey aveva un valore sentimentale così enorme? Non era giusto!
Mentre si risentiva per come Ethan Galbraith aveva sdegnosamente ignorato la giustificata richiesta a nome di Godfrey, però, la mente di Serena stava già lavorando alacremente per congiurare un piano per far breccia nell'armatura dietro la quale si nascondeva l'uomo. Per poi batterlo al suo stesso gioco.