Petali d'amore
di MAGGIE COX
Serena Hammond ha partecipato a un’asta londinese per acquistare Rosa, un dipinto che ha un significato sentimentale per il suo gentile dolce e anziano datore di lavoro. All'ultimo momento, però, la sua offerta è stata superata da quella di Ethan Galbraith, bellissimo e arrogante milionario. Ora Serena dovrà escogitare un piano per convincerlo a cederle il quadro, ma il suo intuito le ha instillato un dubbio: rischia di recuperare il ritratto e di perdere il cuore
"Godfrey? Sono Serena. Purtroppo l'asta non è andata come pensavamo, e qualcuno mi ha soffiato il ritratto." Serena trattenne il fiato immaginando l'espressione delusa che doveva essersi dipinta sul viso del suo datore di lavoro, e incastrò il telefono cellulare fra il collo e l'orecchio.
La cameriera del piccolo bar appoggiò il cappuccino che lei aveva ordinato sul tavolino. Serena la ringraziò con un sorriso.
Godfrey Baillon sospirò, e lei percepì un grande dolore in quel sospiro. Aveva sperato tanto di riavere Rosa, il delizioso ritratto che era stato della sua famiglia fin dal periodo in cui i rovesci della fortuna l'avevano costretto a venderlo. Serena avrebbe preferito evitargli quella brutta notizia, specialmente adesso che era tanto malato.
"Suppongo che abbiano offerto una piccola fortuna..."
"Una cosa del genere, sì" confermò Serena laconica. Immerse il cucchiaino nella tazza per girare il cappuccino. La vivida immagine del viso beffardo di Ethan Galbraith s'insinuò nella sua mente, provocandole una sensazione di avversione.
"Ma... ascolta, non diamoci per vinti! Ho scoperto il nome del tizio che l'ha acquistato, ho intenzione di rintracciarlo e di convincerlo a venderci il ritratto. Per questo motivo, va bene per te se resterò a Londra ancora per un paio di giorni? Il tizio lavora in città, sono sicura che per mia cugina Jenny non sarà un problema ospitarmi."
"Mia cara Serena, apprezzo la tua tenacia, la apprezzo davvero molto. Ma non voglio assolutamente che tu ti prenda tanto disturbo per me! Perché non ti limiti a salire sul primo treno e a tornare a casa?" suggerì Godfrey con tono gentile.
Era un uomo così dolce, dotato di un cuore d'oro, e Ethan Galbraith – nonostante tutta la sua altezzosità e il nutrito conto in banca – non era degno nemmeno di lucidargli le scarpe. Segretamente aveva già deciso, capì Serena. Avrebbe recuperato Rosa, a tutti i costi.
"Non preoccuparti per me. Non possiamo arrenderci. Dammi solo la possibilità di spiegargli cosa significa il quadro per te, sono certa che capirà. Intanto, telefonerò a Violet alla Casa di Cura e le chiederò di venire da te di tanto in tanto durante la mia assenza."
"Sì, ma..."
Serena percepì l'esitazione nella voce del suo datore di lavoro, e ne approfittò a suo vantaggio. "Per favore, Godfrey... Chi non risica, non rosica, giusto?"
"Allora fai molta attenzione e torna qui sana e salva venerdì. È tutto quello che ti chiedo, mia cara... E dammi notizie!"
"Lo farò."
Serena raccolse un po' di schiuma del cappuccino col cucchiaino e la portò alle labbra, cercando di convincersi che non era completamente impazzita anche solo immaginando di poter persuadere un uomo inflessibile come Ethan Galbraith a privarsi di qualcosa cui teneva in modo particolare.
Aveva sognato Rosa, la zingarella ritratta nel dipinto, e si era svegliato di colpo quando il viso di quella Hammond – la donna che l'aveva avvicinato dopo l'asta – si era sovrapposto a quello raffigurato nel quadro. Per un momento, Ethan Galbraith rimase disteso nel letto, ripensando a un paio di scintillanti occhi nocciola e a una ribelle chioma castana. Poi un'ondata di calore lo scosse dalla sua contemplazione e lo indusse a liberarsi dalle coperte con un gesto quasi irato.
Quella donna! Aveva davvero cercato di indurlo a vendere il quadro che lui aveva appena acquistato! Chissà se aveva creduto sul serio di riuscire nel suo intento... Magari riducendo il prezzo alla somma che il suo datore di lavoro poteva permettersi.
Per lui il ritratto era importante perché era stato importante per sua madre. E ora che era in suo possesso, non aveva alcuna intenzione di disfarsene, non importava quanto quegli occhi nocciola avessero ammiccato o supplicato.
Mentre scendeva dalla sua lucente Rolls nera, più tardi quella stessa mattina, il suo autista Adam gli porse una copia del Times. Ethan sollevò lo sguardo verso il grande edificio in stile che ospitava i suoi uffici e sorrise soddisfatto.
Aveva percorso la difficile e lunga strada che portava dalla povertà alla ricchezza, ma ne era valsa la pena di fare qualsiasi sacrificio. La sua reputazione era quella di un uomo freddo quanto spregiudicato, e allora? C'erano tante donne dal sangue caldo più che disposte ad aiutarlo nel rendergli sopportabile quell'etichetta. E anche se non credeva nell'amore, o nella positività di risvegliarsi ogni mattina sempre accanto alla stessa compagna di letto, la sua ricchezza lo compensava in mille altri soddisfacenti modi. Come la possibilità di aggiudicarsi Rosa, un quadro evidentemente desiderato da molti.
"Buongiorno!"
Si girò al suono di quella voce familiare. "Ma cosa...?"
Gli sembrava impossibile credere a propri occhi, ma lei gli stava sorridendo... Sorridendo! "Come sta oggi, signor Galbraith?"
L'uso del suo cognome lo colse in contropiede. Ethan deglutì e aggrottò la fronte.
"Non ho tempo per fare conversazione con lei, signorina Hammond. E poi, che cosa ha pensato di fare, venendo a cercarmi qui?"
Era furioso, per il fatto che quella donna aveva avuto il coraggio di osare tanto. Tuttavia, quando vide il suo sorriso vacillare, provò qualcosa di molto simile a un senso di colpa stringergli la bocca dello stomaco.
La donna respinse una ciocca di capelli che era sfuggita dalle forcine che li trattenevano e scrollò le esili spalle sotto il cappotto nero che indossava.
"Ieri abbiamo avuto un pessimo inizio, e volevo scusarmi. Non avrei dovuto importunarla come invece ho fatto, soprattutto nel momento in cui lei stava godendo del suo successo all'asta. Allora, accetta le mie scuse?"
Era sincera? Ovviamente no. Il viso di Ethan si indurì mentre provava un moto di pura impazienza. Naturalmente la donna stava mentendo: l'aveva cercato per un motivo preciso, e ora toccava a lui chiarirle una volta e per tutte che era consapevole del piccolo tranello che gli aveva teso. Nonostante l'ombra dell'incertezza che aveva notato sul suo viso.
"D'accordo, signorina Hammond, accetto le sue scuse. Ma questa è l'ultima volta che mi importuna per strada, chiaro?"
"Importunarla?"
Il fuoco era tornato nei suoi occhi, fiamme dorate che innescarono un altro fuoco dentro di lui; qualcosa che lo sorprese e lo confuse. Perché era stato onesto quando le aveva detto che lei non era il suo tipo, pensò Ethan.
"Solo perché ho bisogno di parlarle, non significa che la sto importunando! Che cosa dovrei fare per convincerla ad ascoltarmi? Prendere un appuntamento?"
"Esatto, signorina Hammond."
Ethan si girò, varcò la porta a vetro dell'edificio e scomparve all'interno.
"Prendere un appuntamento?" Le labbra di Serena si incurvarono in un grande sorriso. "Perché non ci ho pensato prima?"