Petali d'amore
di MAGGIE COX
Serena Hammond ha partecipato a un’asta londinese per acquistare Rosa, un dipinto che ha un significato sentimentale per il suo gentile dolce e anziano datore di lavoro. All'ultimo momento, però, la sua offerta è stata superata da quella di Ethan Galbraith, bellissimo e arrogante milionario. Ora Serena dovrà escogitare un piano per convincerlo a cederle il quadro, ma il suo intuito le ha instillato un dubbio: rischia di recuperare il ritratto e di perdere il cuore
L'indomani mattina, guardando la sua immagine riflessa nell'enorme specchio dagli angoli smussati che occupava una intera parete della grande stanza da bagno, Serena notò le ombre nere che cerchiavano i suoi occhi e che erano chiaro indizio di mancanza di sonno. Il cuore le martellò nel petto. Cosa aveva fatto?
Ora, alla fredda luce del giorno, ripensò alla notte di sesso disinibito che aveva condiviso con Ethan Galbraith – l'uomo che si era preso gioco di lei e che aveva rifiutato di vendere al dolce Godfrey il quadro che era appartenuto alla famiglia Baillon per generazioni – con una buona dose di incredulità. Non aveva mai permesso prima ai suoi ormoni di prendere il sopravvento sul buon senso, al punto da farle dimenticare ogni morale e buona condotta ed era, francamente, sconcertata dal suo comportamento.
Non solo aveva tradito se stessa facendo l'amore con quell'uomo – quell'uomo di affari arrogante e spregiudicato che non amava altri se non se stesso – ma aveva anche tradito le aspettative di Godfrey, il suo datore di lavoro e caro amico. Aveva sperato di aiutarlo a guarire riportandogli il dipinto. Ora invece le restava soltanto tornare a casa a mani vuote, e con tanti sensi di colpa.
Tuttavia, nonostante la vergogna, non poteva certo negare la potente ondata di emozioni che la spingeva verso Ethan. Si era rivelato un amante sensazionale, appassionato e sorprendentemente tenero... Serena si chiese se fosse in grado di esprimere la sua tenerezza anche emotivamente, e non solo fisicamente. Ma poiché sarebbe andata via quella mattina stessa per non tornare mai più, non lo avrebbe mai saputo.
Protetto da uno dei suoi soliti impeccabili completi di sartoria, quando Serena lo raggiunse in sala da pranzo Ethan sapeva che il suo aspetto freddo e distaccato nascondeva bene il turbine di emozioni che si agitava in lui. Gli venne da pensare che la donna doveva aver ordito un incantesimo ai suoi danni, usando un rito femminile e antico per incantarlo e renderlo schiavo, perché, anche se aveva fatto l'amore con lei per quasi tutta la notte, desiderò possederla di nuovo nello stesso istante in cui la vide.
"Hai trovato tutto quello di cui avevi bisogno?" esordì con gentilezza. Appoggiò la tazza di caffé sul tavolo e ripiegò il quotidiano che fino a quel momento aveva letto.
"Sì, grazie. Certamente il tuo bagno è fornito di ogni articolo da toletta che si possa desiderare."
Il sorriso scherzoso di Serena gli arrivò dritto al cuore. Ma che cosa gli stava succedendo, si chiese Ethan sorpreso. Era infatuato come uno scolaretto... Ma anche se deplorava la sua momentanea incapacità di mantenere il distacco – un atteggiamento invece che gli era spontaneo nei confronti delle donne – era estremamente riluttante al pensiero di rinunciare alla compagnia di quella particolare donna.
"Sono lieto di essere utile."
Si alzò e si avvicinò a Serena, notando che era a piedi scalzi, e che aveva le scarpe dal tacco alto in mano. "Allora, cosa farai oggi?" si informò, sollevando una mano per accarezzarle il viso.
"Torno a casa."
"E dov'è casa?" Ethan sorrise, apprezzando la sensazione che gli comunicava la pelle vellutata di Serena sotto le dita.
"Ilverton-in-the-Moor... E' un piccolo villaggio nel Dartmoor."
"Dunque sei venuta a Londra solo per partecipare all'asta?" chiese ancora Ethan, lasciandole scorrere un dito lungo la linea della mascella.
"Esatto." Serena deglutì a disagio, condannandosi per essere così sensibile alle carezze di Ethan, carezze che la inducevano a desiderare di restare esattamente dove si trovava.
"Devo tornare a casa per comunicare a Godfrey, il mio datore di lavoro, che non sono riuscita a comprare il dipinto. Non sarà facile... Gli avevo detto che avrei fatto di tutto pur di persuaderti a vendercelo. Lui tenterà di rassicurarmi, dichiarerà che non gli importa, ma io so che sarà molto deluso."
Parole che cancellarono di colpo le assurde speranze che Ethan aveva iniziato a intrattenere riguardo quella donna. Il suo cuore ebbe un tuffo. Per questo lei aveva ceduto così facilmente alla sua seduzione la notte scorsa? Perché aveva immaginato di convincerlo a vendere a quel Godfrey il suo quadro? Lasciò ricadere il braccio lungo il fianco e la fissò, mentre rabbia pura prendeva il posto del dolce calore che lo aveva invaso pochi minuti prima.
"Dunque, è per questo che sei venuta a letto con me" sibilò fra i denti. "Devi essere molto affezionata a questo Godfrey, molto di più di quanto in genere lo sono i dipendenti ai loro principali, se sei arrivata persino a fare sesso con uno sconosciuto pur di ottenere ciò che lui voleva!"
Inorridita, a Serena parve che la stanza dai mobili eleganti le vorticasse intorno. Oh, ma perché non aveva riflettuto prima di parlare, perché non aveva scelto le parole più accuratamente? Ovviamente non aveva fatto l'amore con Ethan con l'intenzione di usare il suo corpo come merce di scambio per Rosa! La sola idea le dava la nausea. Aveva fatto l'amore con lui perché non ne aveva potuto fare a meno, travolta dall'ardore sessuale e nulla più – almeno così si era detta. Era stata solo una menzogna, ora lo sapeva.
Scorgendo il disappunto sul suo bel viso, Serena capì di aver solo cercato di nascondere quello che, suo malgrado, stava iniziando a provare per lui. Ma Ethan non le avrebbe mai creduto anche se lei avesse tentato di spiegarsi... Non dopo quanto aveva affermato così sconsideratamente!
"Come ti è venuta una simile idea?" Respinse una ciocca di capelli che le era ricaduta sugli occhi. "Forse ho cercato di convincerti a vendermi il quadro, ma l'unico mezzo di persuasione che volevo usare erano le parole! Quello che è successo fra noi per me è stato completamente inaspettato... Devi credermi. Se tu sapessi che tipo di relazione ho intrattenuto con gli uomini nel passato, capiresti anche che io non sono una femme fatale!"
"Tu non rendi giustizia a te stessa" sottolineò Ethan, il tono cinico, una vena che gli pulsava alla base del collo. "Ieri notte era esattamente quello l'aspetto che avevi. E senza dubbio seguirmi a casa e venire a letto con me era esattamente quello che avevi progettato di fare. Ma sono stato stupido io lasciandomi ingannare dalla tua piccola commedia!"
Tutto quello che Serena desiderava fare al momento era scappare. Le accuse di Ethan la ferivano profondamente. All'improvviso la bellezza tranquilla e rilassante del paese in cui viveva le sembrò molto più attraente di quella città fredda e spietata con i suoi valori cinici e gli abitanti diffidenti, persone come Ethan che giudicavano gli altri alla stregua di potenziali mistificatori, e che inseguivano esclusivamente il proprio tornaconto.
“Sono davvero spiacente che tu abbia una così misera opinione di me. Ti ho seguito qui perché volevo farlo, Ethan, e per nessun'altra ragione. E per quanto devo ammettere che avrei voluto recuperare il quadro per Godfrey, non ho pensato a questo ieri notte, nemmeno per un istante. Comunque, adesso vado via. Sono certa che nulla di quello che potrò fare o dire ti indurrà a farti cambiare idea su di me."
Rimasto solo, l'unico suono che riecheggiava nella stanza era quello del suo stesso respiro, Ethan colse la sua immagine riflessa nello specchio sospeso alla parete di fronte al tavolo e pensò che neanche l'espressione smarrita del suo viso rivelava con precisione l'inaspettato turbamento che aveva dentro.