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Fantasie senza volto

di TAWNY WEBER

Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...

12

Noncurante del fatto di essere nell'atrio di un albergo, Zoe si accoccolò sul comodo divano d'angolo con il corpo beatamente esausto dalla incredibile notte di piacere e la mente annebbiata. Tre ore di sonno erano troppo poche, ed essere svegliata dalla vibrazione del telefono che annunciava l'arrivo di un messaggio non era stato piacevole. Era Brad, che le chiedeva di incontrarlo dopo pranzo. Zoe si augurò che quanto avesse da dirle fosse di importanza vitale altrimenti lo avrebbe strozzato.

   Intorpidita e impaziente, iniziò a tamburellare sul tavolino accanto a lei. Il cellulare trillò in modo fastidioso.

   «Ciao, Meghan» rispose, reprimendo uno sbadiglio.

   «Ciao, ragazza. Come va la riunione?»

   Zoe lanciò un'occhiata attorno a sé e vide alcuni visi che sorridevano nella sua direzione, due ragazze che agitarono la mano in segno di saluto e un'altra che alzò il pollice, ammiccando. Per la prima volta nella vita, lei provò la gratificante sensazione di appartenere a un gruppo. E la cosa le piaceva molto.

   «Sembra che le cose vadano piuttosto bene» asserì, convinta. Aveva fatto amicizia con Julie, chiacchierato con diversi ragazzi che si erano mostrati ben disposti e socievoli. Qualcuno aveva persino suggerito di tenersi in contatto, proponendo uno scambio di numeri telefonici.

   «Ceniamo insieme la settimana prossima, così mi racconti tutto» si precipitò a dire Meghan, desiderosa di troncare al più presto i convenevoli per passare a questioni di maggiore rilevanza.

   Comprendendo l'antifona, Zoe si apprestò a farle un rapido resoconto. «Senti, ho scoperto quasi ogni segreto di questa città. C'è la vaga possibilità che la persona che cerchiamo sia Brad Young ma, secondo me, Gandalf non è presente alla riunione. Questo non significa che io abbia mollato le indagini. Potrebbe anche essere una certa Teresa, e oggi intendo occuparmi di lei. Okay?»

   «Aspetta, aspetta» la frenò Meghan, col tono di chi sta per annunciare pessime notizie. «Lascia perdere Gandalf. È stata un'idea sciocca.»

   «Cosa?» sbottò Zoe, incredula. «Forse non ho capito bene.»

   «Zach ha accettato l'impiego alla Microsoft.»

   Un'ondata di tristezza assalì Zoe, mescolata a un opprimente senso di colpa. Avrebbe dovuto sbrigarsi, darsi da fare, invece di distrarsi con Dex. Dannazione!

   «No! Digli di aspettare prima di accettare. Dammi un altro giorno» esclamò Zoe, agitata. Un'idea pazzesca le attraversò la mente, ripensando al gioco elettronico del suo amante virtuale. «Potrei avere un'altra persona su cui indagare. Qualcuno molto, molto più interessante.»

   «Zoe...»

   «Aspetta che ti richiami. Dammi un paio d'ore.»

   Carica di rinnovata energia, Zoe chiuse la comunicazione e gettò il telefono nella borsa. Doveva trovare Dex. Lui le aveva detto di aver lavorato in ambito informatico, e magari poteva presentarle qualcuno.

   Si precipitò verso la reception per farlo chiamare ma, dopo qualche passo, si sentì afferrare per una spalla. Lei si voltò di scatto stizzita e si trovò davanti la faccia viscida di Brad.

   «Zoe, mi sei mancata tanto ieri sera» si lamentò lui, stringendola in un abbraccio forte e goffo.

   «Ero impegnata.» Mai affermazione era stata più appropriata, considerò Zoe respingendolo. «Scusami, ma devo scappare. Devo assolutamente parlare con una persona.»

   «Sentito la notizia?» le chiese, strizzandole l'occhio, con espressione maliziosa. Poi la prese per i fianchi, attirandola contro di sé. «Hanno dato l'annuncio. Dai un bacio al tuo re, tesoro.»

   Zoe puntò i palmi delle mani contro il suo petto e lo spinse via. «Congratulazioni. Ma ora devo andare.»

   «Non vuoi sapere chi è stata eletta reginetta?» replicò Brad deluso, trattenendola per un braccio.

   «Sinceramente, no.» Immaginava Candice che gongolava, mostrando a tutti la sua corona. Le dispiaceva solo per Julie. Si girò per andarsene.

   «Dove scappi? Sono io la persona che cerchi.»

   Zoe aggrottò la fronte e gettò un'occhiata da sopra la spalla.

   «Sono io Gandalf. Ma mantieni il segreto» sussurrò, con fare cospiratorio. «Ho sentito che facevi domande in giro, tentando di trovarmi.»

   Bugiardo. Zoe lo studiò, domandandosi il motivo di quella evidente menzogna. Ormai tutti gli indizi portavano lontano da lui. Oltre a essere uno stupido gorilla maschilista – quindi in netto contrasto con la mentalità del creatore dell'eroina del videogioco – lui viveva in Texas, e il suo lavoro riguardava l'ingegneria tecnica, non informatica.

   «Che ne dici di andare in un luogo più intimo per parlare?» propose Brad, lanciando uno sguardo astioso a qualcuno dietro di lei. «In camera mia avremo tutta la privacy che vogliamo.»

   «In camera tua? Ma sei impazzito? Possiamo benissimo parlare qui» ribatté Zoe, stizzita.

   «Sai cosa intendo. Tu vuoi il mio aiuto e io... voglio qualcosa da te.»

   Infuriata e indignata, Zoe tentò di mantenere la calma. «Volevo parlare con Gandalf per la creazione di un videogioco per aiutare la compagnia di mio fratello. Non desideravo di certo rinverdire i vecchi ricordi di un appuntamento fallito ai tempi del liceo.»

   «Allora stai parlando con la persona sbagliata» tuonò una voce alle sue spalle.

   Zoe si voltò di scatto. Dex.

   «Ehi, togliti di torno, perdente» scattò Brad, in modo sguaiato. «Sono io quello giusto per lei.»

   «No» proruppe Zoe, scuotendo la testa. «Non credo affatto che tu sia la persona che cerco, Brad.»

   «Sentito?» aggiunse Dex. «Ti avevo avvertito che avresti perso. Imbrogliare non ti è servito affatto.»

   Di cosa diavolo parlavano quei due? Perplessa, Zoe notò i volti esterrefatti di coloro che passavano. Fantastico! Una scenata. Aveva voglia di urlare.

   «Hai detto alla tua ragazza da dove salta fuori il suo soprannome, genio?» sbraitò Brad, rosso in volto.

   «Non provarci» avvertì Dex, con tono minaccioso.

   Le persone attorno a lei bisbigliavano e annuivano, come se sapessero cose a lei sconosciute. Sempre più irritata, Zoe irrigidì le spalle e incrociò le braccia.

   «Il tuo caro amico è la stessa persona che ha inventato lo slogan riguardo la tua verginità, ai tempi della scuola» accusò Brad, con aria di soddisfazione.

   Non era possibile. Non Dex.

   Zoe si volse verso Dex, scrutando il suo viso. Lui scosse la testa. Stava negando l'accusa o era solo un modo per comunicare a Brad che l'avrebbe preso a pugni per aver rivelato un segreto?

   La sala iniziò a girare e lei fu colta da una violenta vertigine. Si fidava di lui. Come aveva potuto giocarle un colpo così basso davanti a tutti?

   In quel momento Candice, con un trionfante sorriso malefico, fece la sua apparizione, aprendosi un varco tra la piccola folla. Zoe non si era mai sentita tanto umiliata.

   «Vieni con me» le ingiunse Dex perentorio, afferrandola per un braccio, lasciando tutti quanti in silenzio alle loro spalle.

   La trascinò nella saletta riservata al personale, dietro il bancone della reception dove, con una gelida occhiata, fece fuggire due fattorini e il portiere.

   Una volta soli, Zoe gli assestò una gomitata sul torace. Non sapeva se era più adirata o ferita. «Chi diavolo ti credi di essere per trattarmi così?»

   «Mi hai usato» l'accuso Dex, sbattendo la porta. «Lo hai sempre saputo e ti sei divertita a giocare con me.»

   «Io, usare te?» Zoe era sbalordita. Cominciava a non capire più nulla. «In che razza di modo ti avrei usato?»

   «Sapevi che ero Gandalf, non è vero? Proprio come sapevi che ero io l'uomo mascherato!» ruggì Dex, amareggiato. «E forse è proprio per questo che hai accettato di passare la notte con me. Speravi che ti avrei dato qualcosa in cambio!»

   Zoe si portò una mano al petto. Fece un passo indietro e si appoggiò alla scrivania alle sue spalle. Tutto prese a girare vorticosamente attorno a lei.

   «Tu sei Gandalf?» chiese con un filo di voce, incredula. Dex le aveva mentito. Glielo aveva chiesto due volte e lui aveva negato. Bugie, solo bugie. «Tu mi hai mentito.» Zoe faticava a parlare. Le parole le si strozzavano in gola. «Prima ti sei nascosto dietro una stupida maschera e ora... questo.» Scosse il capo e si lasciò scivolare a sedere su una sedia. «E io che mi preoccupavo di non rovinare la nostra amicizia.»

   «Che sciocchezza...»

   «Consideri una sciocchezza avermi mentito su tutti i fronti? Sulla tua identità, sul tuo lavoro? Mi hai umiliato!»

   Zoe voleva gridargli tutta la sua rabbia per averle spezzato il cuore, per averle fatto credere che poteva fidarsi di lui. Contare su di lui. Ma il dolore era troppo grande, troppo devastante.

   «Non ti ho umiliato» replicò lui. «Ma tu mi hai usato. Credevo che tu mi avresti accettato per quello che ero, non per quello che potevo offrirti. Come tutti quegli idioti là fuori.»

   Fissandolo attonita, come se stesse vivendo un incubo, Zoe tacque. Dex non aveva capito niente. Voleva la sua amicizia. Il suo corpo e, stupida lei, il suo amore. Si alzò lentamente, dirigendosi verso la porta.

   «Te ne vuoi andare senza risolvere questa questione?» domandò lui, sgranando gli occhi incupiti.

   Irrigidendo la mascella e sollevando il mento, lei lo fulminò con uno sguardo pieno di disprezzo. «I problemi vanno risolti e chiariti quando si ha a che fare con un amico. Considerando tutte le sporche menzogne che mi hai rifilato, non credo che ti possa ancora definire così. La maschera, Gandalf e la presa in giro ai tempi del liceo.»

   Il viso teso e pallido, Dex era il ritratto del senso di colpa e della frustrazione. Zoe rabbrividì. Forse aveva esagerato.

   Svuotata e sul punto di collassare, lei uscì e si affrettò verso gli ascensori. Aveva bisogno di silenzio e di solitudine.

   «Dove stai andando?» le chiese Dex, che l'aveva rincorsa.

   «Ho finito.»

   «Io no, però» sbraitò lui, agguantandola per un braccio.

   «Non mi toccare» sibilò lei, scrollandosi la mano di dosso. «Non provare ad avvicinarti. Non abbiamo più nulla da dirci.»

   Le narici gli si dilatarono per la stizza. «Non sai fare altro che fuggire, vero?»

   Zoe entrò in ascensore e lo trafisse con occhi annebbiati e disperati. Cocenti lacrime le rigarono le guance. «E tu non hai mai fatto niente per fermarmi.» Le porte iniziarono a chiudersi. «Addio.»

 

   Cinque minuti più tardi, Dex contrasse il pugno dolorante con il quale aveva steso a terra Brad nella hall.

   «Avrei dovuto farlo dieci anni fa, quando hai fatto il bastardo con Zoe.»

   «Pivello, prendermi a pugni non cambierà il risultato. Sei stato sconfitto. Hai perso la tua ragazza» affermò l'altro, alzandosi barcollando, intanto che si massaggiava la mandibola dolorante. «Sei sempre stato un perdente.»

   Dex lo spinse con la tutta la forza rabbiosa che aveva in corpo e Brad cadde all'indietro contro un piedistallo di legno, mandando in mille pezzi un bel vaso di vetro, pieno di fiori colorati.

   «Mi ricorda un'azione di Class Warfare» esordì Nana, giunta in quel momento e allontanando, con un gesto severo della mano ossuta, la piccola folla richiamata dal clamore.

   «Mi dispiace per questo disordine» borbottò Dex, spostando con un piede alcuni cocci. «Come sai che quella mossa era tratta dal mio gioco?»

   «Non essere sciocco, Dexter» lo riprese la nonna, richiamando l'attenzione di un fattorino affinché ripulisse il pavimento. «Tuo padre e io giochiamo sempre» gli confessò l'arzilla signora, infilando un braccio sotto quello di lui, trascinandolo verso la porta per portarlo fuori. «Tua madre ci prova, povera donna, ma è assolutamente priva di coordinazione.» Sospirò e batté una mano sul suo braccio. «Vi stavate azzuffando per Zoe?»

   «Qualcosa del genere» rispose Dex, vago e ancora confuso per quanto accaduto durante quell'ultima ora. Zoe aveva creduto a Brad e non a lui. Dopo tutto quello che avevano condiviso. Era un dolore devastante.

   «È una ragazza molto dolce e non credo che ami che qualcuno si batta per lei... o qualcosa del genere.»

   «Mi ha usato» brontolò lui, tra i denti.

   La nonna alzò una mano per farlo tacere, roteando gli occhi. «Oh, smettila, per favore, con questa lagnosa commiserazione.» Si fermò per sedersi su una panchina del giardino. «In vita tua non hai mai fatto niente contro la tua volontà.»

   Dex spalancò la bocca, allibito.

   «Non distogliere l'attenzione dalla realtà dei fatti. Spesso hai raggirato le persone a tuo vantaggio, quando ne avevi la convenienza. E le hai ignorate, se non servivano ai tuoi scopi.»

   «Può darsi» dovette ammettere lui, curvando le spalle per il freddo e osservando il paesaggio dorato e rossastro dell'autunno.

   «Dimmi, perché questa ragazza è infuriata con te?»

   Improvvisamente, si sentì un perfetto stupido. Perché non aveva rivelato a Zoe che lui era Gandalf? Sapeva che lei lo stava cercando per parlargli di cose importanti. Se solo lui avesse abbandonato le sue paranoie, tutto quel casino non sarebbe successo.

   «Tu la ami.»

   Sollevando le sopracciglia, Dex ficcò le mani nelle tasche e sospirò. Voleva negarlo. Amare significava soffrire. Ripensò alla straziante sofferenza che aveva visto negli occhi verdi di Zoe mentre gli diceva che non avevano più nulla da dirsi. Si era comportato come un adolescente, e aveva rovinato il loro rapporto, la loro amicizia, con le sue stesse mani.

   Si alzò di scatto, facendo sobbalzare la nonna che lo guardò sbalordita. «Dove stai andando?»

   «Da Zoe» rispose lui, con un sorriso impacciato. «Devo dirle cosa provo per lei.»

   «No.»

   «Come no?» Dex era sconcertato. «È importante che lo sappia.»

   «Glielo dovevi dire prima, testa di legno. Se lo fai ora, penserà che stai tentando di manipolare di nuovo la situazione a tuo vantaggio. Non sei in uno dei tuoi videogiochi, in cui puoi progettare tutte le strategie a modo tuo. Lascia che lei faccia le proprie scelte.»

   «Ma per farlo, deve possedere tutte le informazioni.» Doveva parlare con Zoe prima che lei se ne andasse. Se non l'aveva già fatto.

   «Ora è tardi» ripeté la nonna, fissandolo severamente. «Lasciala stare. Zoe ha bisogno di tempo e di spazio per riordinare le idee.»

   «E se va via?»

   L'aveva ammesso. Era terrorizzato che lei lo abbandonasse. Di nuovo. Che usasse la propria rabbia per ignorare quello che c'era fra loro, tagliandolo fuori dalla sua vita.

   «In tal caso, significa che non era cosa» concluse lei con tono solenne, stringendosi nelle spalle.

    Forse doveva seguire il consiglio della nonna e lasciare Zoe libera di scegliere. La sua mente, tuttavia, era già all'erta e pronta ad approntare la tattica successiva. Conosceva l'indirizzo di Zoe, il nome della compagnia del fratello. Poteva rintracciarla senza problemi. Zoe doveva essere sua.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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