Fantasie senza volto
di TAWNY WEBER
Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...
Che freddo! Zoe odiava sentirsi infreddolita, dentro e fuori. Aveva passato diverse ore a investigare, scambiando quattro chiacchiere con alcuni studenti e con la ragazza che, alla festa in costume, era vestita da cucciolo. Heather non era poi così male. Forse perché, come lei, non sopportava Candice.
E Gandalf? Tutti erano concordi sul fatto che si trattasse di uno studente della loro classe. Tante congetture, ma nessun fatto concreto. Sembrava di dare la caccia a Batman.
Intirizzita fino alle ossa, Zoe batté i piedi per terra, tentando di riattivare la circolazione e di smettere di tremare. Non riusciva nemmeno a inserire la scheda magnetica per aprire la porta della sua stanza.
«Maledizione!» esclamò dopo l'ennesimo tentativo fallito. La sua voce riecheggiò nel corridoio semibuio.
«Posso aiutarti?»
Zoe sobbalzò, girandosi di scatto e puntando la chiave magnetica davanti a sé, come un'arma. Dopo qualche istante i suoi occhi si adattarono all'oscurità e distinse la figura che le aveva parlato con quella voce seducente. «Tu...»
Lui si avvicinò lentamente, uscendo dalle tenebre. Indossava ancora il costume della notte precedente, ma senza il mantello.
Un calore liquido e bollente si diffuse in ogni cellula del suo corpo, impedendole di respirare e provocandole un violento senso di vertigine. I capezzoli divennero turgidi e la parte più intima di lei prese a pulsare di desiderio.
Era l'aria di mistero creata dalla maschera o la sensazione di pericolo che la eccitava con così tanta prepotenza? Zoe si mordicchiò il labbro inferiore. Qualunque fosse la risposta, non le importava. Non ora che davanti a lei c'era un maschio con la M maiuscola, pronto a realizzare ogni sua più audace e piccante fantasia.
«Non so se potresti aiutarmi a soddisfare le mie necessità, data la tua tendenza a sparire sul più bello... se capisci ciò che voglio dire.»
Lui si avvicinò di qualche passo, e la fragranza muschiata della sua colonia inondò i sensi di Zoe come una droga.
«Sul più bello?» ripeté, in modo subdolo.
«Sì. Hai presente? Quando l'atmosfera si era fatta rovente.»
«È così che ti sentivi?»
Le ginocchia le tremarono. Ormai era schiacciata fra il muro e il suo ampio petto. «Forse ero solo accaldata e irritata.»
Alzando una mano, lui le sistemò una ciocca di capelli dietro un orecchio, accarezzandole distrattamente una guancia. «Credi che riuscirei a trovare un modo per liberarti dalla tua irritazione?»
Zoe si sarebbe fatta liberare da qualsiasi cosa pur di poter assaggiare ancora una volta quelle labbra carnose. «E con il calore come la mettiamo?»
«Ho intenzione di attizzarlo fino a renderlo incandescente» la provocò lui, appoggiando una mano sul muro, intrappolandola.
«E poi?» sussurrò la parte più perversa di lei.
«Vuoi una relazione minuziosa di tutte le mie mosse?» domandò, sorpreso, con un guizzo di ilarità negli occhi castani. Zoe ebbe una strana sensazione, fissandoli, ma poi fu distratta dallo sfioramento del suo seno contro il petto di lui.
«Non mi fido di te.»
«Tu non ti fidi di nessuno» asserì lui, sagace.
Benché colpita dalla sua affermazione, Zoe non aveva voglia di sottoporsi a una seduta di psicologia spicciola. Si stava parlando di sesso, adesso. Nessuna distrazione.
«La fiducia va guadagnata» ribatté lei, scoccandogli un'occhiata tentatrice. «Potresti permettermi di legarti al letto e lasciarmi fare.»
Con un ringhio di piacere, lui serrò gli occhi e scosse la testa. «Mi stai uccidendo.»
Non riuscendo più a trattenersi, Zoe allungò una mano e percorse con torturante lentezza i muscoli sodi delle sue spalle, ricoperti dal liscio e fresco cotone della sua camicia. I capezzoli spingevano contro i pesanti abiti invernali, che lei si sarebbe strappata di dosso con massima gioia.
Prendendole una mano, lui intrecciò le proprie dita con quelle di lei e le portò alle labbra, sfiorando e stuzzicando le nocche col proprio fiato. Fiumi di adrenalina iniziarono a scorrere nelle vene di Zoe che sfregò il pollice contro la sua bocca. Lui aprì leggermente le labbra per mordicchiare la punta del dito. Quindi le sollevò le braccia, facendole distendere contro la parete alle sue spalle e intrappolandola sotto il peso del suo corpo.
«Niente fretta. Niente contatti. Non ancora...» le sussurrò a pochi millimetri dalla sua bocca.
La tensione erotica fluiva ormai impetuosa, e Zoe si sentiva sopraffare da quell'onda travolgente da cui – lo sapeva – ormai non aveva più scampo. «Ora sei tu che mi uccidi.»
«Voglio conoscerti meglio. Ti prometto che ti bacerò, ti accarezzerò, ti toccherò... ma prima voglio sapere cosa ti eccita, cosa ti fa impazzire di desiderio. Voglio conoscere e personalizzare ogni dettaglio, affinché il tuo corpo e la tua mente siano completamente soddisfatti.»
Zoe si fece sfuggire un risolino nervoso. «Personalizzare? Come un programma per il computer?»
Lui parve impietrirsi per un breve istante, poi riavvicinò il viso a quello di lei che quasi trasalì, serrando gli occhi. Li riaprì per immergerli in quelli ipnotizzanti di lui. Zoe emise un lamento, flebile e sensuale, quando sentì la calda e umida lingua di lui lambire il suo labbro inferiore per poi mordicchiarlo con delicatezza. L'intenso e torturante piacere le fece quasi raggiungere l'orgasmo.
«Dimmi cosa mi faresti» la stuzzicò lui con un sussurro, tirandosi indietro.
Stordita ed estatica, Zoe si sporse in avanti per catturare la sua bocca, ma lui scosse la testa. Voleva dirgli di porre fine a quel tormento. Stava impazzendo dalla voglia di baciarlo, anche se una parte di lei era intrigata da quella erotica sevizia. Parlare di sesso. Stuzzicante, per una ragazza più abituata all'azione che alle parole. Si concentrò e visualizzò la scena.
«Per prima cosa, ti spoglierei. Molto, molto lentamente» iniziò lei, facendo le fusa come una gattina.
Attorcigliando una ciocca di capelli su un dito, lui approvò sollevando le labbra, in un sorrisetto salace. «Bene. Ma non puoi togliermi la maschera.»
«Non è leale.»
«Tu puoi tenere gli stivaletti, se vuoi.»
L'immagine prese forma nella mente di Zoe. Oh, sì! Lui con la maschera nera, il suo corpo da sballo, nudo, sdraiato sul letto e lei, a cavalcioni su di lui con addosso solo gli stivaletti con i tacchi a spillo.
«Quindi?» incalzò lui.
Poi gli avrebbe immobilizzato le mani sopra la testa. La maschera avrebbe assicurato a entrambi un senso di libertà proibita, e lei si sarebbe chinata per baciarlo. Avrebbe preso la sua lingua nella propria bocca calda per succhiarla come un leccalecca, facendogli capire che, quando meno se lo fosse aspettato, avrebbe fatto lo stesso con la sua potente erezione.
«Prenderesti tu il comando o preferiresti darmi direttive, dicendomi cosa farti?» continuò lui, implacabile.
Nonostante una bizzarra timidezza le attanagliasse le corde vocali, Zoe si costrinse a rilassarsi. «Ti bacerei e ti catturerei la lingua con le mie labbra, poi la succhierei, fino a farti perdere la testa.»
«E poi?»
«Mi impadronirei della tua bocca» si scatenò lei, inclinando indietro la testa, e abbassando il tono della voce. «Userei la lingua e i denti fino a farti gemere di piacere e a implorarmi di toccarti.»
Con un profondo sospiro, lui prese a slacciarle il primo bottone del giaccone.
«Stai cedendo» gli fece notare con sottile soddisfazione, il fiato grosso per l'incontenibile eccitazione.
Con la fronte appoggiata contro quella di lei, in assoluto silenzio, bottone dopo bottone, lui continuò a procedere. Contorcendosi per la travolgente tensione erotica e percependo di possedere una prepotente autorità su di lui, sciolse le briglie della sua fantasia.
«Le mie ginocchia stringono i tuoi fianchi nudi. Ti libero le mani da sopra la testa per permetterti di accarezzarmi il seno.»
In quell'istante sentì i seni gonfiarsi, mentre i capezzoli si inturgidirono ancora di più, anelando di essere toccati. Visualizzò le sue dita che le stuzzicavano le punte indurite e le torcevano tra i polpastrelli.
Finalmente lui aveva terminato di slacciarle il cappotto. Un lieve brivido di freddo l'avvolse, mentre le sue mani scivolavano sicure sotto il maglione, tracciando una lenta e voluttuosa linea dai suoi fianchi fino al suo reggiseno di pizzo.
«Continua» la esortò lui, insinuando le sue labbra nella tenera piega tra il collo e la spalla. Respirò a fondo il profumo della sua pelle accaldata, poi con un gemito strinse le dita attorno alla rotondità dei suoi seni.
Zoe ansimava. Non poteva più resistere. Voleva di più, ma una flebile voce dentro di lei le fece notare che si trovava in un corridoio semibuio con uno sconosciuto mascherato. Non voleva che qualcuno li vedesse.
«Credo che dovremmo...»
«Fermarci?»
«Entrare nella mia stanza.»
Per tutta risposta, Zoe ricevette un piccolo morso alla base del collo. Emise un flebile gemito di piacere, stringendo le gambe per cercare di alleviare la tensione che sentiva al basso ventre.
Con mani tremanti cercò la scheda magnetica nelle tasche, ma realizzò di averla fatta cadere per terra nell'agitazione del momento. Ancor prima che lei potesse muoversi, lui si chinò per raccoglierla. Quindi, invece di raddrizzarsi, rimase lì, e fece scorrere le mani sui polpacci e più su, lungo le cosce. Zoe fu scossa da un brivido e serrò gli occhi per assaporare al meglio quella carezza deliziosa. Giunto ai glutei, incoraggiato da un suo lamento di godimento, lui aumentò la stretta delle mani per poi premere la sua calda bocca sull'infuocato punto cruciale tra le sue gambe.
«Aspetta» proruppe Zoe, inghiottendo la violenta emozione che rischiava di travolgerla. «Chi sei?»
Lui s'irrigidì e si scostò.
«Non voglio sapere chi tu sia, esattamente. Non ho bisogno delle generalità complete. Un'avventura di una notte a base di sesso è elettrizzante, ma dimmi almeno qualcosa.» Prese un lungo respiro per rilassarsi. «Mantieni pure segreta la tua identità, voglio solo sapere se ci conosciamo.»
Zoe trattenne il fiato. Stava camminando sul filo del rasoio. Non solo stava per mandare all'aria la prospettiva di un orgasmo cosmico, ma temeva anche che, per lui, quello non fosse solo un gioco. Era davvero determinato a tenere nascosta la sua identità. Ma perché?
«Eravamo a scuola insieme» dichiarò infine lui, dopo un istante di silenzio. Poi aggrottò la fronte e assunse un'espressione quasi malefica. «Comunque, non sono Brad.»
Un indicibile sollievo prese a scorrerle come frizzante champagne nelle vene e la tensione abbandonò i muscoli delle sue spalle. Quindi il suo cervello registrò le ultime parole. Spalancò gli occhi e scrutò più che poté quelle intense iridi castane. L'aveva chiamato Brad la notte precedente e, dopo pochi istanti, lui si era volatilizzato. Bingo!
«So benissimo che non sei Brad» lo rassicurò Zoe dolcemente. Sapeva di aver ferito il suo ego maschile. Di solito, lei se ne infischiava delle paranoie degli uomini. Ma questa volta era diverso. Incerta su come portare avanti il gioco, decise di essere onesta fino in fondo. «In effetti, ho creduto che tu fossi Brad ieri sera. Per il semplice fatto che è stato l'unico che si sia interessato a me. Inoltre, mi avevano detto che era vestito come un personaggio del tuo stesso film.»
«Brad non era l'unico interessato a te.»
«Non sei obbligato a mentirmi. Ti farò entrare comunque nella mia stanza.»
Dex si alzò in piedi, facendo scivolare il corpo contro quello di lei. Dio, che meraviglia! Morbida, sinuosa, desiderabile.
«Brad Young aveva molte doti» tuonò lui, scegliendo con cura le parole. Non voleva sciupare quel momento, ma voleva chiarire il suo punto di vista. «Ma era privo di saggezza e di buonsenso. Ti mostrava interesse solo perché, sapendo che eri cotta di lui, eri una facile preda.»
Si aspettava uno schiaffo. Invece, Zoe sollevò le sopracciglia e annuì. «Immagino che questo dimostri che eri davvero nella mia classe.»
Dex sorrise.
«Tuttavia, nessun altro era interessato a me.»
«Ti sbagli. Alcuni ragazzi lo erano. Tu, però, li intimidivi, oppure non li notavi nemmeno.»
«Non ho mai intimidito nessuno, figurati!» asserì lei, scuotendo la soffice massa dei suoi ricci.
«Invece sì» ribatté Dex. «Terrorizzavi chiunque. Dagli studenti alle cheerleader. Persino i professori.»
«Intimidivo anche te?» sussurrò Zoe, fissandolo con un'aria fra il curioso e il malizioso.
Lui scoppiò a ridere. Stava per dire di no, ma ripensandoci... Gli piaceva, l'ammirava. Tuttavia non le aveva mai chiesto di uscire. Forse perché erano amici?
Scrollò le spalle, sconfortato. «Tutto considerato, credo che intimorissi anche me.»
«E provavi, comunque, qualcosa per me?» indagò lei, con un'ombra di dubbio nella voce.
Qualunque cosa lui avesse detto in quel momento, lei non gli avrebbe creduto. Dex decise allora di dimostrarglielo coi fatti.
Lui le si avvicinò ancora di più, facendo aderire il lussurioso seno di lei al suo torace. Con un roco ruggito, infilò le mani nei suoi lunghi capelli di seta, attorcigliandoli tra le dita.
Chinò la testa, la propria bocca sospesa su quella di lei. «Ero pazzo di te. Ispiravi ogni mio sogno indecente. Non eri come le altre ragazze della scuola o della televisione, tutte perfette e vuote. Eri una sorta di maschiaccio impertinente.»
Un guizzo di divertimento illuminò i suoi occhi verdi, attenuando l'ombra del dubbio. Dex fece scivolare le dita sulle sue guance accaldate. Dio! Quanto desiderava assaggiare di nuovo le sue labbra, il calore umido della sua lingua.
«Indossavi abiti strappati che lasciavano intravedere la tua pelle chiara come la luna. Io avrei voluto toccarla ma non osavo, per il terrore che tu mi schiaffeggiassi.» Con un gemito, iniziò a passare la lingua sulla bocca di lei, afferrandole il labbro inferiore per un fuggevole istante. Se avesse indugiato, avrebbe perso del tutto il controllo. Quindi arretrò.
«Il tuo atteggiamento spavaldo, la tua sicurezza mi facevano sognare cose di cui avevo solo sentito parlare. E ti pensavo. Nel buio.»
Incapace di trattenersi oltre, Dex lasciò che il proprio desiderio s'impadronisse di lui e le catturò la bocca, senza alcuna incertezza, in un avido, intenso e sensualissimo bacio.
Con le labbra e le lingue intrecciate in una voluttuosa danza, Dex infilò la tessera magnetica nella serratura, aprendo la porta. Si mossero avvinghiati, fino a raggiungere il paradiso. Il letto.
«È qui che tieni il tuo famoso frustino?» mormorò lui, staccandosi a fatica da lei.
«Frustino o stivali. Scegli» replicò Zoe.
«Assolutamente gli stivali» proclamò lui, nella semioscurità. «E come faccio a spogliarti senza sfilarti gli stivali?»
«Qualche movimento sinuoso e il gioco è fatto» lo stuzzicò, la voce arrochita dal desiderio. «Vediamo cosa sai fare.»
La spinse indietro, facendola sdraiare sulla morbida coperta e la immobilizzò sotto di sé, iniziando a tempestarle di baci la mascella e la gola, fino a raggiungere l'incavo tra i seni.
Quell'uomo era la tentazione fatta a persona. Zoe fremeva, contorcendosi e anelando molto di più. Una sua coscia, insinuata fra le gambe di lui, sfregava contro la sua accentuata erezione, come un irresistibile invito.
Dex scivolò verso il basso, interrompendo il contatto delle sue labbra. Zoe protestò con un suono inarticolato, sostituito da un gemito roco quando la bocca di lui riprese la sua avida esplorazione. Con un rapido gesto, Dex afferrò l'orlo del suo maglione e lo sollevò, scoprendo il suo ventre piatto. Un piercing, con una pietra rossa, adornava l'ombelico come una deliziosa ciliegia.
Con un grugnito d'incontenibile eccitazione, le slacciò i jeans, facendo scorrere la cerniera lentamente. Poi nascose il viso nel suo addome e leccò l'incavo del suo ombelico con la lingua, giocherellando con il gioiello.
«Solleva i fianchi» le ordinò.
Zoe ubbidì, portando la giuntura dei pantaloni all'altezza del suo viso. Il suo odore, caldo e femminile era una tentazione irresistibile. Le tolse pantaloni e stivali, gettandoli a terra, le afferrò i glutei e affondò la bocca nelle pieghe della sua carne. Lei sobbalzò, tentando di muoversi, e ricadde sul guanciale. Strinse gli occhi nel tentativo di combattere il piacere.
Per prolungare quella dolce tortura, Dex spostò le labbra lentamente dall'inguine alle caviglie. Poi si sollevò per ammirare il corpo nudo di Zoe.
«Dio, sei bellissima.»
Con i capelli arruffati attorno al viso in fiamme per l'eccitazione, Zoe lo fissava con occhi offuscati e febbrili. Sembravano sfidarlo e, al tempo stesso, implorarlo di darle piacere.
Dex desiderava compiacerla, ma c'era qualcosa di importante da fare, prima. Con la mano percorse le sue lunghe gambe, e poi si sporse dal bordo del letto fino a raggiungere il suo obiettivo.
Gli stivaletti.
Li afferrò e si posizionò in ginocchio di fronte a lei e, con gesti misurati, glieli infilò, contemplando quella stupefacente bellezza.
Alternando baci e carezze sempre più audaci, le tracciò una lunga scia ardente lungo le caviglie, le ginocchia e le cosce. Ancora una volta, le sfiorò con le dita la parte più intima. Zoe trattenne il fiato mentre quelle dita la toccavano, si insinuavano e si ritraevano in una danza infinita.
Un suono inarticolato le sfuggì dalle labbra quando lui affondò le dita dentro di lei, muovendole in circolo. Poi le dita svanirono e Dex si chinò, vorace, per concludere con la bocca quello che le sue mani avevano iniziato.
Senza alcuna pietà, e ignorando i gemiti di protesta di Zoe che desiderava essere penetrata dal suo membro turgido, richiuse le labbra sul clitoride, iniziando a lambirlo sempre più veloce. Dex spinse due dita dentro di lei e la condusse in pochi istanti all'orgasmo. Un orgasmo così intenso che le sembrò continuasse all'infinito e che la lasciò senza fiato.
Il suo volto estatico, i gemiti dovuti al totale appagamento e le contrazioni del suo sesso umido e pulsante attorno alle sue dita gli riempirono la testa e il cuore. La osservò mentre ritornava alla realtà e ritrovava il respiro.
Zoe era tutto ciò che avesse mai sognato. Anzi, era anche di più.
Un piccolo assaggio di paradiso.