Fantasie senza volto
di TAWNY WEBER
Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...
Dexter Drake si bloccò di colpo, non appena il suo sguardo incrociò quello di Zoe dall'altra parte della hall. Anche a quella distanza, aveva riconosciuto lo sfavillante scintillio dei suoi profondi occhi verdi. E quella luce tentatrice gli trasmetteva segnali intriganti ed erotici. Forse stava viaggiando troppo con la fantasia. Non era così che aveva pianificato di darle il benvenuto, constatò con una smorfia di disappunto. Voleva farle una sorpresa, presentarsi vestito in maniera decente e non come uno sciocco adolescente.
Lasciò da parte quelle inutili considerazioni e continuò a sfoggiare un sorriso smagliante. Zoe era lì. Nelle ultime settimane non aveva fatto altro che pensare a lei, a quando l'avrebbe rivista. Mentre la sua tipica fossetta sulla guancia e il modo impertinente di inclinare la testa erano gli stessi di quando andavano a scuola insieme, il resto di lei era un'interessante sorpresa.
Elegante e sensuale, non aveva perso quell'alone di ribelle individualità che l'aveva sempre caratterizzata. Sparita la capigliatura a chiodi in stile dark, ora soffici riccioli, in una stravagante cacofonia di colori – nero, biondo e rosso – sfioravano le sue spalle. Aveva perso qualche chilo e la casacca nera, che l'avvolgeva morbida, evidenziava la voluttuosa pienezza del suo seno. Al polso, diversi cerchietti d'argento tintinnavano in perfetta armonia con i vistosi orecchini.
Come lui agitò una mano in segno di saluto, Zoe gli lanciò un'ultima, lunga occhiata poi si allontanò. Dex rimase di sasso. Cosa diavolo...? Si rimirò nello specchio dietro il bancone della reception. In effetti, anche lui era cambiato parecchio.
Dieci anni prima era più basso, grassoccio e portava gli occhiali. Un riuscito intervento al laser per la miopia, una dieta sana e tanto esercizio fisico avevano compiuto un vero e proprio miracolo.
Grandioso. Poteva ancora sorprenderla, dunque.
Con quella elettrizzante prospettiva, Dex si affrettò ad appostarsi dietro una colonna, tra il gruppetto di ragazze starnazzanti e la probabile via di fuga di Zoe. Lì avrebbe potuto intercettarla e osservare l'espressione stupefatta sul suo volto.
Più giovane di lei di un anno, ma altrettanto dotato, Dex aveva frequentato diversi corsi avanzati insieme a Zoe. Tuttavia, lei lo aveva sempre considerato solo un buon amico. Meglio di niente, visto che per il resto degli studenti lui era una totale nullità.
Dopo che Zoe ebbe ottenuto il diploma e lasciato la città, Dex aveva perso ogni interesse per la Central High e atteso con impazienza la fine del suo percorso di studi. Una borsa di studio per l'università del Massachusetts era stata il suo biglietto per lasciarsi alle spalle tutti i brutti ricordi del suo amore non corrisposto, unitamente alle pretese ossessive di suo padre. Una nuova vita e un po' di fortuna avevano guarito il suo cuore ferito. Ma non aveva mai dimenticato Zoe.
«Allora, Zoe, chi è che non vedi l'ora di vedere?» domandò una delle svampite che nel frattempo si erano riavvicinate a lei.
Dex drizzò le orecchie. Come avrebbe desiderato sentirle pronunciare il suo nome! Cosa assurda, dato che lui non era un suo compagno di classe e lei non aveva alcun motivo di aspettarsi che fosse presente. «Oh, be', un po' tutti...» buttò lì Zoe, evasiva.
Dex soffocò una risatina. Nessuno più di lui sapeva che stava mentendo. Si era sempre lamentata dei suoi odiosi e intollerabili compagni.
«Dai, ci sarà pure qualcuno in particolare. Forse Brad?» esortò una delle ragazze.
Che cosa? Quel verme di Brad Young? Con un impeto di gelosia, Dex ripensò al biondo macho della squadra di football per cui Zoe aveva perso la testa. Lui e Brad si erano trovati spesso in competizione, specialmente in ambito scientifico. Sebbene non fosse uno stupido, era un emerito bastardo.
«Può darsi» ribatté Zoe, sollevando le spalle con indifferenza.
Quel semplice movimento fece tendere il tessuto leggero della maglia, accentuando la rotondità del suo seno. Dex sospirò, frustrato. Quanto aveva desiderato toccare quelle curve, mentre lei spasimava per quell'idiota palestrato! «Dicevate che Brad ha avuto successo» riprese Zoe. «Però, mi sembra di capire che nessuno sappia come ha fatto. Un mistero intrigante. Nessun indizio?»
«Qualcuno mi ha detto che giocava in Borsa, e che se ne sia tirato fuori appena in tempo, prima del crollo di Wall Street» riferì una delle due ragazze.
«Ne sei sicura?» intervenne l'altra, con espressione dubbiosa. «Io sapevo che aveva fatto fortuna come creativo nel campo dell'informatica, o qualcosa del genere.»
«No, no, no» interruppe l'ultima arrivata. «Ha ereditato una montagna di quattrini dal bisnonno.»
Oh, santi numi! Zoe osservò sbalordita le tre sciocche bamboline che si sfidavano a colpi di dicerie.
Dex sferrò un calcio di stizza alla colonna che lo nascondeva. Dopo tutti quegli anni, tutte le cattiverie che Brad le aveva inflitto, Zoe lo desiderava ancora. Possibile che non avesse imparato la lezione?
Perché, io sì? Quando sua madre gli aveva annunciato che la riunione studentesca si sarebbe tenuta nel loro albergo, e che Zoe aveva prenotato una stanza per l'occasione, lui non aveva resistito ed era corso a casa, nonostante sapesse che avrebbe dovuto sopportare le lamentele dei suoi genitori a proposito dei suoi investimenti e del fatto che si stava rovinando la vita, solamente perché aveva deciso di accantonare la sua attività di designer di videogiochi per avviare una propria impresa.
Invece, con un semplice stratagemma, si era liberato di entrambi. Aveva regalato loro una bella vacanza, promettendo che si sarebbe occupato dell'hotel durante la loro assenza.
Dex avrebbe fatto qualunque cosa pur di avere la possibilità di passare un po' di tempo con Zoe e, magari, andare oltre la loro amicizia, questa volta. Si immaginava loro due, abbracciati stretti, nella casetta sull'albero sul retro dell'hotel dove, da ragazzini, avevano progettato le loro bravate. L'incantevole corpo di Zoe completamente nudo, allungato sopra il suo, pelle contro pelle, e la voce roca e supplichevole di lei che gli implorava ancora e ancora piacere.
«Mi sorprende che sul programma della riunione non fossero incluse anche carriere e biografie» sottolineò Zoe, riportando Dex alla realtà. «Siamo qui per scambiarci informazioni su di noi, giusto?»
«Io faccio parte del comitato della riunione» spiegò con enfasi la bionda amica delle gemelle. «Noi vogliamo che sia una festa divertente e che coinvolga tutti, anche con dei giochi. Tipo, indovinare la professione di ognuno. Ecco perché abbiamo deciso di organizzare un ballo in maschera. Non hai letto l'opuscolo? Dovrai fornire qualche indizio, fare vaghe allusioni ma mantenere segreta la tua attività. Mercoledì ci sarà il gioco finale e potremo scoprire il mistero.»
«Che idea carina» commentò Zoe, con voce incolore. «Significa, quindi, che anche il nostro costume dovrà fornire qualche indicazione a riguardo.»
«Ovvio, no?» La bionda alzò gli occhi al cielo. «Ma non troppo, come risolvere un indovinello. Niente di manifesto o lampante.»
Da dietro la colonna, Dex increspò le labbra in un sorriso malizioso. Era molto curioso di scoprire quale sarebbe stato l'abbigliamento scelto da Zoe per identificare la sua professione. Aveva fatto indagini nel corso degli anni ma... niente. Nemmeno un profilo su Facebook.
«Scommetto che Candy Love si travestirà da supereroina. È così perfetta, non trovate? Non vedo l'ora di sentire cos'ha combinato!» squittì una delle gemelle.
«Immagino che ci vedremo più tardi» tagliò corto Zoe, che al solo sentire il nome di Candice, aveva cambiato espressione. «Il viaggio in aereo è stato estenuante e mi sento piuttosto stanca. Credo che salterò il ballo in maschera e che ci rincontreremo domattina.»
«Oh, no! Non puoi!» strillarono le tre ex cheerleader in perfetta armonia. «Tu devi assolutamente partecipare alla megafesta. Dopo tutto ci sarà Brad!»
Zoe strinse per un istante le labbra, valutando il da farsi, poi scrollò le spalle con noncuranza. «Certo. Allora, ci vediamo là.» Stava per andarsene, quando si bloccò di colpo. «Se vedete Brad, ditegli che vorrei parlargli. Okay?»
Ancheggiando con aria decisa, Zoe si allontanò dal gruppo ammutolito e anche dalla colonna dietro la quale si celava un imbronciato Dex.
Brad Young. Di nuovo.
Con un roco grugnito di stizza e frustrazione, trattenne un'imprecazione. Non avrebbe sopportato di vedere Zoe flirtare con la sua antica nemesi. Quel brutto bastardo che gli aveva rovinato gli anni del liceo.
In realtà, non poteva vantare alcun diritto su Zoe. Erano sempre stati solo buoni amici. E sebbene lui avesse nutrito certe fantasie e desiderasse passare a un livello superiore, la cosa sembrava irrealizzabile. Dopo il diploma si erano persi di vista e molto probabilmente non avevano più nulla in comune. Inoltre, lui non aveva bisogno di una relazione in quel momento della sua vita. E non era una questione di gelosia.
Brad Young era un odioso verme che aveva sempre sfruttato le persone per il proprio tornaconto. L'aveva fatto con lui e, soprattutto, con Zoe. L'aveva supplicata di fargli compiti e ricerche, fingendosi suo amico per poi deriderla alle spalle, affibbiandole nomignoli offensivi, tra cui l'ormai famoso la ragazza candidata numero uno a morire vergine. E questo perché aveva perso una scommessa con i compagni di squadra, e non era riuscito a sfilarle gli slip al drivein.
Dex era certo che Brad non fosse cambiato col passare degli anni, perciò era suo dovere proteggere Zoe. Benché sembrasse un tipo duro e tosto, lei in realtà era molto sensibile. Quindi, per risparmiarle ulteriori ferite e delusioni, lui avrebbe monopolizzato tutto il suo tempo, tenendola lontana da Brad. E no, non era una questione di gelosia, si ripeté, mentendosi di nuovo.
In quell'istante una delle gemelle lo scorse e, alzando un sopracciglio in segno di apprezzamento, gli regalò uno sfavillante sorriso.
«Guarda chi si vede!» miagolò. «Sei qui per la riunione?»
«No» si limitò a rispondere Dex, infastidito dallo sguardo divoratore della ragazza. «Anno sbagliato.»
«Che peccato! Ma forse potremmo parlare del presente invece che del passato, non ti pare?» mormorò con tono esplicito, prima che la sorella la trascinasse via.
Grazie al cielo!, pensò, emettendo un sospiro per lo scampato pericolo.
«Dexter.»
Con un sorriso riluttante, lui si voltò per affrontare l'anziana signora a cui apparteneva quella voce. «Nana, immaginavo fossi a sbancare qualche casinò di Las Vegas» esclamò, chinandosi ad abbracciare sua nonna. Di struttura minuta e dall'aspetto fragile, Essie Drake, detta Nana, era una donna di straordinaria energia.
«Mi stavo annoiando laggiù» esordì con una smorfia sprezzante. Nana indossava ancora il suo abbigliamento da viaggio, una tuta sportiva rossa. Con i suoi riccioli bianchi e gli occhiali, poteva essere scambiata per la moglie di Babbo Natale. Dex l'adorava. Aveva un caratterino non facile da gestire, ma Nana era sempre dalla sua parte.
I suoi genitori non avevano mai compreso la sua passione per i videogiochi. Si erano dimostrati contenti quando lui aveva annunciato che sarebbe andato all'università, sebbene suo padre avesse brontolato per l'eccessiva spesa. Parole a vanvera, considerato che Dex aveva vinto una borsa di studio. Ma quando, otto anni prima, aveva deciso di mollare gli studi per inseguire il suo sogno, a entrambi era preso un colpo e avevano tentato di dissuaderlo con ogni mezzo.
Nana, invece, felicissima per la sua scelta, lo aveva spinto a farsi strada e a mettersi in proprio. Con il sostegno del suo affetto e del suo costante incoraggiamento, Dex aveva combinato in un mix esplosivo le sue conoscenze di grafica, l'ossessione per i computer e la sua fervida immaginazione. In poco tempo, era diventato il guru di tutti i designer per videogiochi. Per salvaguardare la sua privacy aveva giudicato saggio scegliersi uno pseudonimo, soprattutto dopo l'uscita del suo primo gioco che rappresentava e prendeva in giro la piccola città in cui era cresciuto.
I suoi genitori, alla fine, si erano arresi e avevano accettato la sua decisione, e il fatto che lui guadagnasse un sacco di soldi non aveva guastato. Solo Zoe non si curava di ciò che lui possedeva, e Dex sapeva che lo avrebbe sempre accettato per quello che era, senza chiedere nulla in cambio. Il che portava le persone speciali della sua vita a un totale di due: Zoe e Nana.
«La tua amichetta non è ancora arrivata?» s'informò l'anziana signora, allungando il collo per guardarsi attorno. «Me la sono persa?»
«È per questo che sei tornata prima? Per trovarmi la fidanzata? Su, Nana, lascia perdere. Sono qui solo per aiutare mamma e papà.»
«Dexter, me lo sento» proclamò la nonna con una bizzarra luce nei grandi occhi azzurri. «Vedo che entro breve inizierai una relazione.»
«Come ti vengono in mente certe cose?» Dex scosse la testa con tenerezza. Nana era convinta di avere delle percezioni. Affermava di fare sogni premonitori e si portava sempre dietro un mazzo di tarocchi che, con estremo disappunto dei suoi genitori, lei offriva di leggere agli ospiti dell'albergo. Le sue visioni l'avevano spinta anche a tentare diverse volte la fortuna a Las Vegas, ma l'unica cosa che aveva vinto era stata una gigantesca scimmia di peluche.
«Ammettilo. Sei qui per trovare il tuo unico grande amore» lo punzecchiò Nana, prendendolo sottobraccio per farsi accompagnare verso il suo villino privato.
L'immagine di Zoe prese forma nella sua mente. Non era l'amore ciò su cui stava fantasticando, dato che lei era voluttuosamente adagiata sul letto, nuda.
«Niente amore. Non ho tempo.»
«L'amore non si può programmare. Credi a me, datti da fare questa settimana, prima di rischiare tutto e infilarti in uno dei tuoi cervellotici schemi.»
I suoi cervellotici schemi, però, sarebbero stati quelli che l'avrebbero portato a un'importante svolta della sua vita. Dopo anni di sogni e pianificazioni, avrebbe lasciato il suo ben retribuito impiego alla Leeton per investire tutte le sue risorse nell'avviamento della propria compagnia di grafica computerizzata. Dex riponeva una completa fiducia nel proprio talento e riteneva che la sua impresa sarebbe decollata alla grande, sebbene rimpiangesse di aver sacrificato sull'altare degli accordi con la Leeton il proprio alter ego. Gandalf.
«Hai trovato Gandalf, allora?» le chiese impaziente Meghan dall'altra parte del telefono.
«Sono qui solo da un'ora» ribatté Zoe, irritata, intanto che disfaceva le valigie. «Pensavi forse che, una volta entrata nell'hotel, me lo sarei trovata davanti, grazie ai miei poteri magici? È lui il mago. Non io.» «Hai ragione, ma tu devi darti da fare, parlare con le persone. L'hai fatto o sei subito corsa a chiuderti in camera?»
«Oh, santo cielo! Certo che ho indagato, ho chiesto in giro. Sto facendo del mio meglio. Se il tizio è qui, lo troverò. Non mi stressare!»
«Quindi, quale sarà la tua prossima mossa? Cosa farai stasera?»
Zoe strinse gli occhi e sospirò. Sperava che Meghan non glielo chiedesse. «Credo che mi riposerò e farò qualche ricerca su Internet per scovare qualche pista. Inoltre, devo anche escogitare la maniera di convincere questo tipo a lavorare per Zach, una volta che l'avrò trovato. Ovviamente, ne parlerò prima con mio fratello.»
«No!» gridò Meghan. «Aspetta a parlare con Zach finché non avrai trovato Gandalf.»
«Già. Dimenticavo che stiamo agendo nell'ombra.» La prese in giro Zoe, ridacchiando.
«Perché non partecipi al ballo in maschera?»
«È obbligatorio indossare un costume che rappresenti, in qualche modo, la tua professione. Il comitato ha organizzato tutta una serie di eventi per obbligare gli ex studenti a riprendere i contatti, a rifare amicizia.» «Devi assolutamente andarci» sentenziò Meghan.
«Neanche per sogno.»
«Invece sì. È la situazione perfetta. Dovrai solo dare un'occhiata ai loro costumi, no? E per quello che ti riguarda, ho provveduto io a procurartene uno.» Il tono di Meghan era perentorio ma anche disperato.
Zoe sospirò e accese il proprio computer per controllare l'eventuale posta in arrivo. «Favoloso!» esclamò, dimenticando festa, costumi e maschere.
«Di cosa stai parlando?»
«Dex è qui» spiegò con tono compiaciuto, mettendosi seduta a gambe incrociate sul letto. «Chi diavolo è Dex?»
«La mia ancora di salvezza. Eravamo molto amici, ai tempi. Era un secchione, come me, e totalmente assorbito da Dungeons & Dragons, giochi di ruolo e robe del genere. I suoi genitori sono i proprietari dell'albergo e immagino che lui sia qui per dar loro una mano. E, dalla mia registrazione, ha scoperto il mio indirizzo mail.»
«Ehi, conosco quel tono! Non hai già abbastanza da fare senza perdere tempo in altre distrazioni?» la canzonò Meghan.
Una fulminea immagine di quel bel tipo che aveva incontrato nella hall le attraversò la mente. Con quello sì che avrebbe desiderato perdere molto tempo. Non con Dex! Piccolo e grassoccio, con la passione dei travestimenti e, probabilmente, anche gay. Impossibile.
«Figurati! Siamo solo amici» rimarcò, evitando di confessarle di avere ben altro per la testa. «È una vita che non lo vedo. Mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere con lui.» Zoe scorse la mail e lesse che anche lui era di passaggio. Avrebbero avuto un sacco di cose da raccontarsi, dopo tutti quegli anni.
«Non perdere di vista l'obiettivo, però.»
Prima ancora che Zoe potesse ribattere, udì bussare alla porta. Appoggiò la cornetta e il portatile sul letto, quindi andò ad aprire, incuriosita.
Era il fattorino che le consegnava una grossa scatola che portava l'etichetta Vestiti da brivido. «Costume per la festa» annunciò il ragazzo.
Zoe arricciò il naso e, sconfortata, congedò il fattorino con una mancia. Non aveva nessuna voglia di mascherarsi.
«Chi era? Ti hanno consegnato il costume?» strillò Meghan dalla cornetta.
«Devi essere completamente impazzita, Meghan! Vuoi davvero che io apra una scatola con scritto sopra Vestiti da brivido?»
«Ho pensato a qualcosa di intrigante e stuzzicante, e ho scelto Betty Boop. Era il tuo cartone animato preferito. Betty è buffa e divertente, sempre coinvolta in un sacco di avventure. Potrebbe anche essere utile per far tacere, una volta per tutte, quelle assurde dicerie sulla tua verginità.»
Zoe prese un paio di forbicine dalla sua borsetta e tagliò il nastro che chiudeva la scatola. «Ti rendi conto che Betty Boop non ha nulla a che fare con la mia professione? Ti vorrei ricordare che sono una consulente aziendale.»
Meghan sbuffò. «Puoi sempre tenere il BlackBerry in bella vista.»
Il sorriso divertito sulle labbra di Zoe si spense non appena estrasse il vestito. Lo tenne per un lungo momento sospeso davanti a sé, col braccio teso.
«Che mi venga un colpo!» esclamò, fissando inorridita l'attillato e provocante abito di pelle nera. Per non parlare degli accessori. Un collare con borchie e chiodi, una maschera nera e un frustino.
«Sarebbe stato meglio un costume da Cappuccetto Rosso» rimarcò Zoe, iniziando a ridere a crepapelle. «Non ci penso nemmeno a presentarmi alla festa conciata così! Anche se bisogna ammettere che nessuno oserà mai più darmi della vergine, dopo avermi vista vestita da dominatrice!»