Fantasie senza volto
di TAWNY WEBER
Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...
Sul momento, Dex pensò che la vibrazione che avvertiva sulla sua coscia fosse causata dalla sua prorompente erezione. Poi realizzò che era il BlackBerry nella tasca dei calzoni. Non poteva che essere Tony, il direttore dell'hotel, per qualche emergenza.
«Devo andare» annunciò, afflitto, assestando un ultimo bacio sul ventre di Zoe.
«Devi venire, forse» scherzò lei, carezzandogli le spalle. Con un amaro sospiro, Dex alzò la testa, contemplando il viso rilassato di Zoe. Ogni cellula del suo corpo protestò selvaggiamente, la sua erezione lo implorò di assaporare l'esaltante piacere che quegli occhi verdi da gatta promettevano. Zoe era vitale per lui. Ora che l'aveva ritrovata, doveva fare il possibile affinché lei rimanesse nella sua vita.
Il desiderio rendeva ardua ogni strategia, ma il cervello di Dex, anche se intorpidito, stava già elaborando qualche idea. Il cellulare vibrò di nuovo. Come avrebbe voluto strangolare Tony!
«Non sai quanto vorrei restare e... godere con te» mormorò, tormentato. Quindi, con un colpo di reni, si allontanò da lei. «Ma devo proprio andare.»
Zoe arricciò le labbra. «Hai ricevuto un messaggio segreto?»
«Qualcosa del genere.»
Realizzando che il suo non era uno scherzo, Zoe si mise a sedere sul letto, imbronciata. «Mi stai lasciando di nuovo?» «Esatto» ammise Dex e, senza darle il tempo di ribat-tere, si chinò per catturare la sua bocca. Le loro labbra si fusero, si dischiusero per portare quel contatto a un livello più sensuale.
Zoe non gli morse la lingua, come lui temeva, ma si abbandonò totalmente a quel bacio, sollevando le gi-nocchia e premendole contro il corpo di lui. Dex l'avvolse in un abbraccio travolgente, infilando le mani sotto il maglioncino.
Il cellulare vibrò ancora e, questa volta, Zoe percepì la leggera scossa attraverso la stoffa dei pantaloni di lui. Scostandosi, lo scrutò con gli occhi stretti in due fessure. «Hai davvero ricevuto un messaggio o è un allarme che ti avverte che ti trasformerai in una zucca se non te ne vai di qui in fretta?»
«È una faccenda di cui ho promesso di occuparmi» ribatté, ringraziando la maschera che copriva il suo im-barazzo. Al diavolo l'hotel!
«Mantieni sempre le promesse?» gli chiese Zoe, lan-ciandogli un'occhiata seducente attraverso le lunghe ciglia nere. Con fare tentatore, gli fece scorrere un'unghia laccata sul petto ansimante.
«Naturalmente» rimbeccò lui, non appena riprese le redini delle sue facoltà mentali. Nonostante si sentisse un vero bastardo per aver sedotto la donna dei suoi sogni con il volto celato da una maschera, lui era un uomo onesto, che manteneva sempre le promesse.
«Quindi, se ti chiedo di riprendere da dove siamo ri-masti, mi prometti che lo faremo?»
Dex sorrise e le pose un leggerissimo bacio sulla punta del naso, quindi balzò in piedi con scatto felino, imitando la posa di un cavaliere medievale. Se avesse indossato il mantello, l'avrebbe fatto turbinare attorno a sé. «Per te, qualunque cosa» recitò con tono drammatico. Esibendo un inchino teatrale, le fece il baciamano.
«E mi dirai chi sei, prima della fine della settimana?» azzardò Zoe, con tono suadente.
L'intensità del timore di un suo rifiuto lo colpì come una pugnalata al petto. «Se ti fidi di me, ti prometto che lo farò.»
Era uno sciocco temporeggiare ma suonava così ro-mantico. La osservò considerare la sua richiesta, l'e-spressione meditabonda, la sua deliziosa bocca arricciata. Alla fine, annuì e lui, sollevato, sentì tutto il peso del mondo abbandonare le sue spalle tese.
«Mettici uno o due orgasmi come extra, il fatto di la-sciarmi il controllo e stare sopra, e siamo d'accordo» negoziò Zoe con un sorrisetto allettante.
«Aggiudicato» le garantì Dex, già perso in erotiche elucubrazioni riguardo il loro incontro successivo. E non solo uno.
Il mattino successivo Zoe scese nella hall con un lu-minoso sorriso di soddisfazione. Non c'è niente di meglio di un orgasmo per rilassare una ragazza e metterla di ottimo umore. Si sentiva tonica e distesa, come dopo una seduta di yoga.
Il prolungarsi del piacere in tutto il corpo non impedì a un sottile senso di frustrazione e di sospetto di insinuarsi nella sua mente. Scosse il capo, corrucciata. Non voleva rovinare quel residuo di estasi, e non voleva pensare che il misterioso personaggio dalla magica lingua stesse tentando di approfittare di lei, anche se doveva ammettere con se stessa che era curiosa di scoprire l'identità del misterioso Aragorn. Decise di concedergli tempo e fiducia, in attesa che lui scoprisse le sue carte. Non voleva rischiare di mandare all'aria la possibilità di sperimentare di nuovo il miglior sesso della sua vita! E questa volta sarebbero andati fino in fondo.
Con una smorfia di tronfio, attraversò l'atrio con passo baldanzoso, come se stesse ancora indossando l'abito di pelle nera e il frustino. Padrona di sé e sicura della sua femminilità. Molte teste si voltarono, al suo passaggio. Sopracciglia si inarcarono, rapide toccate di gomito richiamarono la sua attenzione. Zoe sapeva perfettamente di essere osservata. Ed era una gran bella sensazione.
Affamata per la travolgente sessione erotica, si diresse verso la sala ristorante per concedersi uno spuntino di metà mattina, quando si sentì chiamare da una vocetta stridula. Cercò di ignorare quella sgradita interruzione ma, sentendosi apostrofare altre tre volte, dovette arrendersi. Senza nemmeno tentare di celare la propria insofferenza, si girò per vedere chi diavolo stesse reclamando la sua attenzione. Una delle due stupide gemelle dai capelli rossi la stava rincorrendo con affrettati passettini su malsicuri e vertiginosi tacchi a spillo.
«Zoe! Eccoti, finalmente!» squittì Julie, riconoscibile dal ciondolo d'oro col nome inciso sopra. «Speravo proprio di trovarti. Facciamo quattro chiacchiere?»
«E perché mai, di grazia?» ripose Zoe acida.
«Oh, per mille motivi! Per parlare di questa rimpatriata, dei vecchi tempi. Potrei fornirti qualche indiscrezione su Brad Young, se t'interessa. Oppure, potremmo studiare una strategia per far pagare a Candy il suo comportamento antipatico. Ho visto come ti ha trattata, ieri. Non vuoi fargliela pagare?»
Zoe corrugò la fronte. Di tutte le sciocchezze di cui poteva parlarle quella stupida gallina, l'unico argomento interessante poteva essere Brad e la sua professione. Okay, per quanto nauseante, doveva stare al gioco.
«Stavo andando a mangiare qualcosa» affermò in tono casuale, alzando il pollice per indicare il ristorante. «Vieni a farmi compagnia.»
Julie non se lo fece ripetere due volte e, sollevando il mento, la seguì impettita. Dai bisbigli che seguirono il loro passaggio, Zoe dedusse che Candice aveva già iniziato a fomentare nuovi pettegolezzi, e la povera ex cheerleader al suo fianco avrebbe tratto solo svantaggi a farsi vedere con lei.
Un cameriere le servì una fetta di torta di mele, e Zoe la prese con le mani, per addentarla con un gemito di piacere. La bambolina dai capelli rossi, seduta davanti a lei, invece, assaggiò una poco invitante fetta di torta al cioccolato senza zucchero.
«Allora, ti stai divertendo?» domandò Zoe, tentando di usare un tono gentile.
«Oh, sai come vanno queste riunioni. Sono tutti in-daffarati a organizzare giochi, eventi o stupide gare. È difficile trovare il tempo per parlare un po' dei tempi anda-ti.»
«Quindi hai pensato bene di venire da me per avere qualche notizia in esclusiva? Non credo proprio che potrei aiutarti a vincere la corona della regina del pettegolezzo, quindi caschi male.»
In attesa di un attacco isterico, Zoe rimase stupita quando Julie le sorrise con una luce genuina che le illuminò i grandi occhi blu. Sembrava quasi una persona reale, non la solita bambola. «Sapevo che eri in gamba, ma non ricordavo questa tua schiettezza.»
«Dubito che, nelle rare occasioni in cui mi hai rivolto la parola, tu abbia potuto notare i tratti affascinanti del mio carattere.»
Julie increspò le labbra in un sorrisetto compiaciuto e si sporse verso di lei. «Credo che tu mi piaccia.»
Zoe rimase sbalordita da quella dichiarazione. Non avendo voglia di indagare, diede un altro morso alla sua fetta di dolce e attese che l'altra continuasse.
«Sono curiosa. Anche se non ci siamo mai frequentate, mi sembrava di aver capito che tu non fossi proprio entusiasta di frequentare la nostra scuola. Mi meraviglio che tu sia venuta a questa rimpatriata.»
«Diciamo che, malgrado non amassi la Central High, ho pensato che il passato non si poteva cambiare. Ma il presente, be'... era qualcosa da scoprire» asserì Zoe, scrollando le spalle. «Dici? Io, però, giurerei che c'è una ragione per il tuo ritorno qui. E per questo, sono convinta che potremmo collaborare.»
«Perché dovremmo cooperare?»
«Innanzitutto, come ti ho detto, sono certa che sei venuta qui con uno scopo preciso. E sarei ben felice di aiutarti. Ti stai chiedendo il perché? Be', è semplice. Scommetto che tu sei l'unica che può portarmi a ottenere ciò che voglio.»
Ora Zoe era incuriosita ma continuò a tacere, in attesa della prossima mossa di Julie.
«Tu stai cercando qualcuno, giusto?» affermò la ra-gazza, a voce bassa. «Qualcuno che si fa chiamare Gandalf.»
«Sai chi è?» non si trattenne dal chiederle Zoe.
«Non ancora. Ma posso darti una mano.»
Considerando l'offerta, Zoe arricciò le labbra. Cosa aveva da perdere? Così mise al corrente Julie di alcuni ele-menti della faccenda.
«Giochi per computer» considerò la rossa, mordic-chiandosi il labbro inferiore. «Potrebbe trattarsi di Brad, ma è più un tipo sportivo che inventivo.»
Zoe convenne con un cenno del capo, anche se non poteva escluderlo dalla lista prima di aver fatto altre in-dagini sul suo conto.
«Teresa Roberts pare abbia avviato un'attività che ha a che fare con i computer, e così credo un altro paio di ragazzi. Chiederò in giro.»
«E in cambio che cosa vuoi?» ribatté Zoe, con fare circospetto.
«Voglio battere Candice ed essere incoronata io regi-netta della riunione» ammise Julie con un ghigno perfido.
Zoe le regalò uno scintillante sorriso. «Questo è un lavoro per me.»
«Ne sei sicura? Sai, la teoria di Candice è che tu sia tornata per vendicarti di lei e per farti incoronare reginetta. Tutti qui sono in cerca di qualcosa o qualcuno.» Abbassò lo sguardo e le proprie difese. «Io sono a caccia di qualche aggancio per il lavoro, mia sorella di un marito, Brad di qualche buon investimento nel campo dei computer.»
Bingo! Brad doveva essere per forza il mago dei vi-deogiochi. Zoe si sentì carica di rinnovata energia.
«Okay. Cosa devo fare?» In quel momento, Candice fece il suo ingresso nel ri-storante. «Quando si parla del diavolo» commentò Julie, in-curvando le spalle. «Quella pettegola sta cercando di convincere tutti i presenti a iscriversi al suo servizio di pubbliche relazioni.»
«Davvero è quella la sua attività?»
«Oh, temporaneamente. A dirla tutta, non credo che sia felice. Tutto quel suo parlare di voler trovare un marito ricco... Temo che abbia partecipato alla riunione solo per questo.»
«Che tristezza.»
«Già. Ma non affliggerti troppo per lei» l'ammonì la rossa, con un'occhiata divertita. «Continua a dire di aver accalappiato Brad, che pare abbia una misteriosa attività che gli fa guadagnare un bel po' di bigliettoni.» Si alzò con eleganza. «Meglio che vada. Parleremo ancora, va bene?»
«Io vado a fare due passi per smaltire la torta» la salutò Zoe, reprimendo una risatina. Intrighi, congiure, complotti. Non erano cose per lei. Ma per giungere a Gandalf, doveva rassegnarsi e adattarsi a quel gioco e alle sue regole. «Più tardi mi metterai al corrente di tutti i dettagli della gara per poter vincere la corona da reginetta. E voglio tutte le informazioni che riuscirai a raccogliere sul lavoro di Brad.»
Con un'occhiata che manifestava in modo palese quanto fosse intrigata, Julie annuì e lasciò la sala.
Zoe la seguì con lo sguardo, domandandosi se stesse facendo la cosa giusta. Poi, uscendo anche lei dal risto-rante, incrociò gli occhi beffardi di Candice. Era deciso. Avrebbe aiutato Julie.
Con aria spavalda e divertita, entrò nell'atrio. Davanti a lei c'era Brad Young.
Prima ancora che riuscisse a raggiungerlo, lui fu cir-condato dai suoi amici che trascinarono lui e Dex, che era sbucato da una porta laterale, verso una saletta. Zoe si accinse a seguirli, ma una voce squillante alle sue spalle la bloccò.
«Salve, cara! Che ne dici di una tazza di tè e di una partitina a carte?»
Sbalordita, Zoe si voltò. «Signora Drake! Mi andrebbe proprio un buon tè in sua compagnia. Ho decisamente bisogno di un suo consiglio.»
«Allora, qual è la scommessa questa volta? Quale pollastrella mi devo fare per vincere?»
Tutti risero sguaiatamente, tracannando birra diret-tamente dalle bottiglie.
Dex grugnì dentro di sé. Che idioti! Anche se avrebbe voluto trovarsi da tutt'altra parte, voleva tenere d'occhio Brad che, di certo, aveva in mente qualcosa. Qualcosa di perfido e di disonesto, conoscendolo. E una vocina dentro di lui gli diceva che, in qualche modo, avrebbe riguardato Zoe. Lui però era lì, pronto a rovinargli tutti i piani.
«Se vinco, voglio cento bigliettoni da ognuno di voi. E le chiavi della tua Mustang, AJ!»
«Andata!» gridò AJ Maddox, ex quarterback. «E sta-volta speriamo che non sbuchino fuori di nuovo i tuoi genitori a rovinarti la festa!»
Lo sapeva! Zoe era di nuovo il bersaglio dei loro scherzi sordidi e meschini. Dex era più che mai deciso a fargliela pagare.
«Non posso credere che vi divertiate ancora con queste scommesse» esordì Dex, sperando di suonare casuale. «Dai, è per divertirsi un po'» ribatté Brad con una scrollata di spalle. «Tutti amano scherzare. Tranne te, suppongo. Sicuro di non voler partecipare?»
«No, non mi piacciano le scommesse» tagliò corto Dex.
«Sei il solito vigliacco fifone» lo derise Brad, con una smorfia sarcastica.
«Questa storia con Zoe è datata. Cambia obiettivo» tentò di dissuaderlo Dex, con tono affabile.
«Ho detto Zoe Gaston e Zoe Gaston sarà. Vincerò questa maledetta scommessa.»
Dex, mascella rigida e pugni stretti, stava per sbottare. Anni di frustrazione, di stupide competizioni fra loro e di rabbia lo travolsero, come un fiume in piena. Ora basta. Ci avrebbe pensato lui a dare una bella lezione a quell'idiota. Stava per compiere il primo passo verso di lui, quando udì una voce roca e fin troppo familiare.
«Salve, ragazzi.»