Fantasie senza volto
di TAWNY WEBER
Durante una festa in costume, la timida Zoe Gaston scopre un lato di se stessa che non credeva di possedere. Con il volto celato da una maschera, è più facile realizzare le proprie fantasie, così tra le braccia di uno sconosciuto si regala inconfessabili quanto superbi momenti di passione. Come dice il proverbio, però, il bel gioco dura poco: quando ogni inganno viene a cadere, scopre che quell'uomo irresistibile è proprio "lui", il suo...
«Non avrai intenzione di dargliela vinta, vero?»
Zoe sobbalzò, facendo quasi cadere un pezzetto della torta di mele che stava assaporando, con aria distratta, nella sala ristorante. Immersa nei suoi pensieri, non aveva nemmeno visto Julie giungere al suo tavolo e sedersi di fronte a lei. Con gli occhi arrossati per le tante lacrime versate per la rabbia e per l'orgoglio ferito, fissò l'amica.
«Non devi dar loro questa soddisfazione» la esortò la rossa, con stizzita determinazione.
«Non ho voglia di parlare» farfugliò Zoe, lugubre.
«Brad ha mentito.»
«Lo so perfettamente che ha mentito.»
Almeno per quanto riguardava Gandalf. Ma il resto? Con espressione disgustata, scosse la testa e si rituffò sul dolce davanti a lei.
«Non sembri affatto convinta» sentenziò Julie che, afferrata la forchettina posta al suo lato del tavolo, si prese un pezzetto della torta di Zoe.
Cosa contava se Brad l'aveva ingannata? Anche Dex l'aveva fatto, ben due volte. Sembrava fosse diventato uno sport comune.
Come se Julie le avesse letto nella mente, le pose una mano sulla sua. «Guarda che Dex non c'entra niente con la storia della Regina Vergine. Io ero presente quando Brad pronunciò quel soprannome la prima volta. E Dex non c'era.»
Zoe deglutì a fatica. Si sentì patetica e confusa. «Ne sei sicura?»
«Sicurissima» l'assicurò Julie prendendosi un altro po' di dolce. «Ma tu hai dato a Brad una grossa soddisfazione dimostrandogli di credere a lui e non a Dex. È possibile che questo l'abbia ricompensato per aver perso la scommessa di riuscire a portarti a letto. Chissà che smacco! Le continue voci su Gandalf lo hanno spinto a far credere a tutti che fosse lui, convinto che il vero mago non si sarebbe fatto vedere. Perché non tentare anche questo espediente per avvicinarsi a te?» Le sfuggì una risatina di perfido compiacimento. «Dex, però, lo ha messo a posto, sferrandogli un bel pugno in faccia. Proprio lì, davanti a tutti.»
Zoe rimase con un pezzo di torta a mezz'aria, la bocca aperta, il cuore che correva all'impazzata. Dunque Dex non l'aveva tradita. Ci doveva essere un serio motivo se lui non le aveva confessato di essere Gandalf. E lei, partita lancia in resta in propria difesa, non gli aveva dato la possibilità di spiegare.
«È stato Brad a volere la mia candidatura a reginetta?» domandò Zoe, nel tentativo di ricostruire quel rompicapo.
«No. È stata Candice. Voleva metterci l'una contro l'altra, gelosa della nostra amicizia.» Julie le lanciò un'occhiata complice. «Tuttavia, non è riuscita nel suo intento. Ha trascorso ore tentando di convincere Brad a rimanere in contatto con lei e a supplicare tutti quanti di votare per lei. Patetica.»
Zoe seguì il suo cenno del capo. Candice era seduta a un tavolo poco più in là. Sola, le spalle curvate in avanti, gli occhi fissi sulla tazza di caffè davanti a lei. Faceva pena.
«Che dici, le facciamo portare una fetta di torta?»
«Stai scherzando? Perché mai dovresti?»
I motivi erano tanti. Perché doveva fare un primo passo affinché gli altri la conoscessero. Tenere a distanza le persone non aveva più alcun senso.
«Perché tu sei stata grandiosa ad avvicinarti e fare amicizia con me. Mi hai cambiata, in qualche modo. Ora tocca a me fare lo stesso. Forse, è giunto il momento, per tutti noi, di crescere.»
Dex fissava lo schermo del suo portatile, la mente svuotata. Niente. Nessuna idea, nessuna strategia per riconquistare Zoe.
Forse era proprio quello il problema, si disse alzandosi dal tavolo della cucina. Lui continuava a ragionare come se avesse a che fare con uno dei suoi giochi. Come se Zoe fosse il nemico da sconfiggere. Invece avrebbe dovuto essere diretto e onesto fin dall'inizio.
Al diavolo i consigli della nonna. Doveva vedere Zoe. Spalancò la porta per precipitarsi all'hotel.
Il cuore gli saltò in gola e rimase pietrificato, incapace persino di credere ai suoi occhi. Avvolta in un lungo impermeabile nero, con gli stivaletti dagli erotici tacchi a spillo, Zoe era lì. Immobile davanti a lui.
«Non ti ho visto in albergo» esordì lei, il tono casuale. Sorrideva, ma il suo sguardo tagliente confermava che non aveva affatto dimenticato il suo tradimento.
«Sono costretto a stare chiuso in casa» spiegò, abbozzando un sorriso impacciato. «Mia nonna ha decretato che avevo bisogno di sbollire la rabbia e riordinare le idee, prima di prendere a pugni qualcun altro.»
«In effetti, trovo che occhi neri e nasi fratturati non siano una vista gradevole.»
Dex iniziò a rilassarsi e scrutò il viso di lei, pallido e tirato. «Come mai sei qui?» le chiese, facendosi da parte per farla entrare.
«Tu non sei venuto da me.»
«Mi avevi detto di stare lontano.»
«Da quando in qua fai quello che ti dico?»
«Da sempre» riconobbe lui, scrollando le spalle. «Non te ne sei mai accorta, forse. Ma ho sempre fatto tutto ciò che potevo per renderti felice.»
Le labbra di Zoe s'incresparono in un sorriso sincero e commosso. Il gelo che intrappolava il cuore di lui iniziò a sciogliersi.
«Mi dispiace da morire averti mentito» ammise Dex, fissandola negli occhi ancora pieni di dolore. «Ti giuro che non ho inventato il tuo soprannome... benché io c'entrassi in qualche modo.»
«Sono stato io a far sì che i genitori di Brad interrompessero il vostro appuntamento» confessò, incurante dello sguardo sbalordito di lei. «Ero geloso. Odiavo l'idea che tu uscissi con lui. Speravo che quell'espediente lo facesse sentire umiliato. E invece, chi l'ha pagata sei stata tu.»
«Non immaginavo che tu avessi una cotta per me» commentò Zoe, sempre più sbigottita. Ora toccava a lei parlare. «Comunque, io non ti ho usato.»
Impacciato, lui infilò le mani in tasca. «Lo so. Non mi hai nascosto nulla, né preso in giro. Sono io che sono uno stupido paranoico. Analizzo, studio, valuto. Deve essere una deformazione professionale.»
«A proposito di professioni...» iniziò a dire lei.
Dex alzò le mani, in segno di resa. «In realtà, non ti ho mentito. Io ero Gandalf. Avevo un contratto con l'azienda per la quale lavoravo e, quando mi sono licenziato, ho lasciato loro i diritti d'autore sul nome.»
Zoe alzò un sopracciglio, con espressione diffidente. Fece un passo verso di lui e l'impermeabile semiaperto rivelò che indossava calze a rete. Pura adrenalina iniziò a scorrere nelle vene di Dex.
«Vuoi dire che non sei più un designer di videogiochi?» cercò di chiarire lei.
«Non come Gandalf» lui confermò. «Ho avviato una compagnia tutta mia. Ho molte conoscenze, e diverse idee che mi garantiranno un notevole successo. Avigraph è mia. Hai saggiato il prototipo, più o meno. Gli avatar di mia creazione di solito sono vestiti.»
I profondi occhi verdi di lei si scaldarono. Sistemando un ricciolo dietro un orecchio, Zoe si mise a vagare per la cucina sotto il suo sguardo inquieto.
Chissà perché l'unica cosa che Dex riusciva a pensare in quel momento era scoprire cosa lei indossasse sotto quell'impermeabile. Avrebbe accettato qualsiasi punizione, ogni castigo, pur di poterla toccare ancora. La sua mente si riempì di immagini confuse dei suoi baci sul corpo di lei. Scrollò subito la testa dalle nebbie della passione e tornò alla realtà, con un sospiro.
«Ho contattato tuo fratello. Dopo aver sentito di sfuggita che lo menzionavi parlando con Brad, ho pensato che, anche se ormai non sono più Gandalf, potevo essergli utile.»
Dex smise di respirare mentre Zoe si avvicinava, ondeggiando i fianchi e avvolgendolo con la propria inebriante fragranza di vaniglia e agrumi. Gli occhi spalancati per la sorpresa e un sorriso che illuminò l'intera stanza.
«Oh, grazie, Dex! Non sai quanto io apprezzi questo tuo gesto. Zach ha fatto così tanto per me e io volevo potergli regalare la possibilità di avverare i suoi sogni.»
«Lui mi ha detto che aveva intenzione di chiudere la sua attività e di accettare un impiego sicuro dalla concorrenza. Tuttavia, ci siamo accordati per incontrarci tra una settimana e discutere di qualche attività secondaria.»
«Ne sono davvero felice. Quando ho parlato con mio fratello mi sembrava sollevato. Non avevo idea di quanto fosse stressante per lui tentare di rimanere a galla.» D'improvviso, gli rivolse un sorrisetto assassino che gli fece ribollire il sangue. «Forse non avevo prestato molta attenzione quando sua moglie Meghan mi aveva accennato al telefono dell'esaurimento di Zach. Ero distratta dai tuoi sexy messaggi virtuali.»
Con le narici dilatate per l'eccitazione, Dex non ebbe il coraggio di confessarle di aver guardato e riguardato la registrazione di quel video, torturandosi all'infinito.
«Sei stata la prima a vederlo. È stata una specie di test di prova.»
«Mai visto niente di più intuitivo e realistico» commentò Zoe, passando la punta della lingua sulle labbra tumide e giocherellando con le unghie col primo bottone dell'impermeabile senza slacciarlo.
Un gesto banale, ma carico di sensualità. Dex stava per perdere il controllo. Basta parlare di affari, di informatica. Voleva strapparle gli abiti di dosso e poter sfiorare la sua pelle setosa.
«Grazie» disse, invece. «È l'idea base del mio nuovo progetto.»
«Brillante» giudicò lei, continuando a tormentare la sua scollatura e scoprendo vaghi e intriganti squarci di pelle nera.
«Ti andrebbe di lavorare per me?» propose Dex in modo del tutto inaspettato, provocandole una sonora risata. «Non sto scherzando.»
Tornata di colpo seria, Zoe gli scoccò un'occhiata indagatrice. «No. Non vuoi che io lavori per te.»
«Certo che lo voglio! Sei in gamba, possiedi un'intelligenza acuta, hai le conoscenze giuste. L'ha detto anche Zach, maledicendosi per non averti ascoltato in passato. Hai un istinto naturale per intuire ciò che funzionerà o meno. Sei un passo davanti a tutti.»
Piacevolmente imbarazzata da quei complimenti, lei increspò le labbra. «Vedremo di trovare un accordo. Ma ti avverto, non sono a buon mercato.»
Ritenendo che fosse giunto il momento opportuno, Dex fece un passo avanti per prenderla fra le braccia. «Fermati» gli intimò Zoe, allungando una mano, il palmo alzato. «Tu hai detto la tua. Ora tocca a me.»
Senza protestare, lui infilò le mani irrequiete in tasca. Gli occhi bassi, inchiodati ai suoi stivaletti dai vertiginosi tacchi a spillo. Un improvviso flash delle gambe di lei attorno alle sue spalle e del delizioso sapore della sua femminilità gli provocarono una violenta vertigine.
Riportò lo sguardo su Zoe che, a quanto pareva, aveva deciso di usare il linguaggio del corpo. Con tormentosa lentezza, slacciò la cintura e tutti i bottoni dell'impermeabile. Un rapido scatto delle spalle e questo scivolò a terra.
Dex non riuscì nemmeno a respirare. Davanti a lui, si stagliava la figura di una bellissima donna, infilata in un aderente costume in pelle da dominatrice. Sfilando il frustino da un gancio alla vita, Zoe lo adoperò per tracciare una seducente linea dal corpetto al bordo in pizzo nero delle autoreggenti a rete.
«Frustami, percuotimi. Eseguirò ogni tuo ordine» esclamò in tono reverenziale, mentre un'incontenibile erezione sporgeva sui suoi pantaloni.
«È ora di andare a letto, ragazzaccio. Conducimi nella tua stanza» ordinò lei, perentoria, schioccando lo scudiscio in aria.
«Dopo di te» invitò Dex, indicando le scale con un rapido cenno della testa.
Oscillando i fianchi sinuosi, Zoe prese a salire, gradino dopo gradino, galvanizzata dal potente afrodisiaco del suo sguardo sui propri glutei pieni e sodi.
Dex la precedette poi nella sua stanza. Il cuore di lei si sciolse quando notò le innumerevoli foto di loro due insieme, infilate nella cornice dello specchio sul muro. Quello era il passato. Ora dovevano pensare al futuro.
Battendo il frustino contro la coscia, gli indicò il letto. «Ascoltami bene, dolcezza. Togliti la camicia e sdraiati.»
Dex rise e lei fece sibilare lo staffile con un gesto energico. Sobbalzando, gli occhi di lui si fecero incendiari, traboccanti di sensualità. Eseguì i suoi ordini, scoprendo il torace ampio e muscoloso, davanti al suo sguardo compiaciuto.
Zoe lo aveva accarezzato e baciato in innumerevoli modi, ma era la prima volta che lo poteva guardare, ammirare alla luce. Il respiro si fece affannoso, il battito cardiaco forsennato. Lo desiderava da impazzire.
«Ho deciso di rimanere» iniziò a dire, la voce bassa e arrochita, passando la punta del frustino sul suo petto ansimante. Lo spinse indietro, costringendolo a sdraiarsi sul letto. «Non per lavoro... sebbene possiamo affrontare l'argomento più tardi.»
L'idea di collaborare con lui non era poi da scartare. Zoe avrebbe potuto effettuare le sue abituali consulenze, pur avendo come base la compagnia di Dex. Per la prima volta nella sua vita, non temeva che qualcuno si stancasse di lei o viceversa. Non sarebbe accaduto fra lei e Dex.
«Vuoi restare in zona?»
«Voglio restare con te» affermò lei dolcemente, lasciandosi scivolare sul corpo rovente di lui. «Desidero che impari a conoscermi, con tutte le mie manie e le mie le stranezze.»
«Ti amo, Zoe.»
Lei sbatté le palpebre diverse volte per combattere il fiume di lacrime che stava sentendo salire. Inchiodò gli occhi a quelli di lui, lacerata da emozioni violentissime.
«Ti amo anch'io» riuscì a sussurrare. «Amo il modo in cui mi fai ridere, la tua disponibilità verso i tuoi genitori e tua nonna, la tua fervida immaginazione e la tua brillante genialità. E amo come mi fai sentire.»
«Come ti faccio sentire?»
«Forte, capace, desiderata.»
Le braccia di Dex si chiusero attorno a lei. «Sai come ho intenzione di farti sentire ora?»
«Soddisfatta?» scherzò Zoe, sfiorando le proprie labbra contro quelle di lui.
«Amata.»