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Il ritratto del duca

di ANNA SCHMIDT

Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui.

Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli?

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Il quadro che le mostrò August le tolse il fiato. Una ragazza che raccoglieva legna con il nonno e alzava lo sguardo fissando direttamente negli occhi l’osservatore. Era ipnotico.

«Non è esattamente un ritratto vero e proprio» disse August. «Eppure ho l’impressione di potervi raccontare la storia di questa ragazza e della sua vita.»

«Esattamente» mormorò Jeanne, avvicinandosi all’opera d’arte per esaminare le pennellate e capire come fosse possibile raggiungere una tale precisione. «Oh, August, è meraviglioso! Potrei trascorrere qui tutta la giornata a studiare il quadro con ogni luce.»

«Mi ricorda le vostre opere, Jeanne. Avete la stessa capacità di catturare la luce interiore del soggetto. Come fate? Sapete pochissimo di me, eppure nei vostri schizzi, anche in quelli che avete disegnato a memoria, mi sembra che abbiate colto l’essenza dei miei pensieri e delle mie paure.»

Jeanne rise per nascondere l’imbarazzo che provava per i suoi complimenti. «Oh, August, che cos’avete da temere? Guardatevi intorno. Siete circondato da tanta bellezza, persone che vi ammirano e…»

«Non sempre le cose sono come sembrano.»

Jeanne s’incupì. Sapeva sin troppo bene che nella vita di una persona poteva sembrare che tutto andasse bene in apparenza, ma sotto sotto… «No, è vero.» Riportò l’attenzione sul quadro. «Vi dispiace se rimango ancora un po’ a studiare l’opera?»

«Trattenetevi finché volete. Purtroppo, io ho un impegno a pranzo.»

Ah, già, la misteriosa accompagnatrice che era rimasta senza cavallo. Jeanne trattenne un improvviso moto di gelosia. «Ma certo. Volete che…»

Ma lui proseguì contemporaneamente, interrompendola. «Ho promesso a mia nipote di pranzare con lei. Spero che si sia ripresa dallo spavento per la fuga del suo cavallo. Domani, dunque? Alla stessa ora? Giuro che non farò tardi.»

Il suo sorriso aveva il potere di far venire il batticuore a qualsiasi donna. Avrebbe attirato gli sguardi femminili anche se fosse stato un contadino o uno scaricatore di porto. Però non era la sua bellezza ad attrarre Jeanne. Più che altro era il suo garbo innato e l’alone di solitudine e isolamento che sembrava circondarlo. Jeanne provava una certa solidarietà in questo perché, malgrado tutta la sua spavalderia, sentiva che le mancava qualcosa nella vita.

«Jeanne?»

Si rese conto di non avergli risposto. «Domani. Sì.»

«E potremo cominciare il dipinto?»

«Di certo avrete bisogno di altri schizzi, e prendere in considerazione altri pittori. Potrete…»

Lui si accigliò. «Jeanne, io voglio voi. Credevo che l’avessimo deciso.»

«Sì, ma…» Non trovando le parole, agitò una mano come per sgombrare lo spazio per poter esprimere le sue preoccupazioni.

Ma August le prese la mano e la bloccò. «Non abbiate mai timore del talento che vi ha dato Dio, Jeanne. È un dono che vi ha fatto, e si aspetta che lo sfruttiate appieno.»

Jeanne pensò per un istante alla parabola dell’uomo che aveva ricevuto un talento e a quello che ne aveva avuti cinque. Uno aveva sprecato il suo dono mentre l’altro… Sorrise al duca che la osservava ancora attentamente. «Non sprecherò il mio talento, August. Spero solo che a voi, e a Dio, piaccia il risultato del mio impegno.»

August le teneva ancora la mano, accarezzandole delicatamente le dita con il pollice. Improvvisamente se le portò alle labbra e le baciò. «A domani, allora» mormorò prima di allontanarsi in fretta.

Jeanne rimase imbambolata, immobile dove lui l’aveva lasciata, con la mano che vibrava ancora per il calore del contatto e per il piacere inaspettato del suo bacio. «A domani» sussurrò, seguendolo con lo sguardo.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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