Il ritratto del duca
di ANNA SCHMIDT
Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui. Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli? |
Nelle settimane successive, Jeanne e August furono inseparabili. Quando non erano impegnati con il ritratto, passeggiavano in giardino, ben coperti per ripararsi dalla pungente aria autunnale, a parlare fitto fitto di cronaca, della famiglia e di arte. Ogni sera cenavano insieme e accettavano ormai gli inviti come coppia.
Yves riferì a Jeanne che erano sulla bocca di tutta Parigi.
«Non m’interessa» replicò lei. «Che le malelingue pensino quello che vogliono.»
«Ha già chiesto la tua mano?»
«Non ancora.»
«Pensi che lo farà?»
«Sì, perché so che mi ama quanto lo amo io.»
«E se non ti chiedesse di sposarlo?»
«Oh, Yves, perché devi sciupare la mia felicità facendo supposizioni su come finirà?»
«Non vuoi sposarti?»
«Voglio essere felice e serena, e passare il tempo con persone che mi rispettano e mi vogliono bene per quella che sono. Persone come te.»
«E il duca?»
«Sì.»
«Sei innamorata di lui» sospirò Yves, sconsolato come se fosse una brutta notizia.
Jeanne sorrise. «E credo che lui ricambi il mio amore. Pensavo di sapere che cosa fosse l’amore con Gabriel, ma lui aveva da offrirmi solo gli orpelli esteriori dell’amore – un fidanzamento, delle nozze in grande, cose del genere. Con August sento di avere qualcosa di tanto prezioso da voler assaporare a fondo ogni minuto che passo con lui.»
«E se dovesse spezzarti il cuore?»
«Allora conterò sul tuo aiuto per ripararlo.» Jeanne diede all’amico un rapido bacio sulla guancia. «Devo andare.»
August l’aspettava sul ponte. Contemplava la Senna, e Jeanne non poté fare a meno di chiedersi se pensasse a un altro fiume, e a un tragico giorno. Ma poi lui alzò la testa come se l’istinto l’avesse avvertito del suo arrivo. Nel suo sorriso Jeanne vide che non si doleva per il passato, ma che pensava solo a lei, a loro due.
«Sei in ritardo, ma ti perdono perché sei troppo bella e io sono pazzo di te.» Chiamò una carrozza di piazza con un cenno e diede un indirizzo al vetturino.
«Sei molto misterioso. Dove andiamo?»
«Abbi pazienza.» Però guardava fuori dal finestrino come se non vedesse l’ora di arrivare. «Ah, eccoci.»
Mentre August pagava il vetturino, Jeanne scese dalla carrozza e vide che erano ai piedi della Torre Eiffel. «August?»
«Vieni, finché abbiamo abbastanza luce.»
L’ascensore li portò oltre le impalcature del primo livello e proseguì fino al secondo. Quando Jeanne esitò, timorosa, lui le prese la mano. «Sono qua io. Sarò sempre al tuo fianco, cara.»
Jeanne gli strinse la mano e si diresse vero la ringhiera che circondava la piattaforma. Il panorama era mozzafiato. A ovest il sole era un globo scarlatto, circondato da nubi vermigli, mentre scendeva all’orizzonte. A est le luci cominciavano ad accendersi ammiccanti sulla città, scintillanti nel crepuscolo come lucciole in un giardino. «Oh, August, è stupendo!»
«Jeanne, ci sono mille luci laggiù e altrettanti motivi per cui non dovrei osare chiedertelo, ma ti amo più di quanto credessi possibile amare una persona. Mi faresti l’onore di diventare mia moglie?»
«Sì», sussurrò lei. «Sì, mille volte sì. Ti sposerò, Lord Groton-Hames.» Gli cinse il collo con le braccia e lo baciò.
«Prenditi il tempo per riflettere. Pensa agli anni…»
«Sì, gli anni che abbiamo già sprecato e a quelli che adesso potremo trascorrere insieme. La risposta è sì, mio caro. Non sprechiamo neppure un attimo.»