Il ritratto del duca
di ANNA SCHMIDT
Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui. Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli? |
«Però provavate dell’affetto per lei, che un giorno avrebbe potuto…»
«Il nostro matrimonio era combinato per motivi politici ed economici. È complicato, ma vi basti sapere che da tanti punti di vista io e Gerta eravamo come degli estranei e ci stavamo solo conoscendo.» August si alzò e si mise a camminare avanti e indietro davanti a lei, con le mani unite dietro la schiena. «Forse avrei potuto amarla? Chi può dirlo? Speravo di poter costruire un’unione forte con lei e offrire ai nostri figli le opportunità che avevamo avuto noi.»
«Quali figli? Lei non poteva concepire e…»
«Erano solo chiacchiere. Nessuno poteva saperlo con certezza. Non c’erano referti medici, né aveva avuto incidenti o malattie che avrebbero potuto causare l’infertilità. Però, in cerca di spiegazioni, i pettegolezzi si sono scatenati su quel punto. Che non poteva darmi un erede e…»
«Però voi amate i bambini. Si vede da come vi comportate con i vostri nipoti.»
«Certo. Quale uomo non desidera avere moglie e figli? Una vera famiglia, una casa piena di amore, non…» Indicò la sua lussuosa dimora. «Non un gelido mausoleo privo di risate, amore e vita.»
«Perché vi siete stabilito a Parigi invece di tornare a Londra?»
«Qui non mi conosceva nessuno e i francesi sono più indulgenti. Certo, sapevo che le chiacchiere mi avrebbero perseguitato dovunque.»
Jeanne rifletté su quello che aveva appreso. Gli credeva? Sì. Perché? Non lo sapeva con esattezza, ma era sicura che le avesse detto la verità. «August?»
«Sì?» rispose lui distrattamente, in tono secco ed impaziente.
«Possiamo tornare nell’atelier? Vorrei lavorare al ritratto.»
La sua sorpresa fu quasi comica. «Adesso?»
«Se avete tempo. Altrimenti posso lavorare da sola, basandomi sulla memoria.»
«Memoria di che cosa?»
Anche lei si alzò e gli sfiorò la guancia. «Della verità che vedo ora nei vostri occhi.»
Lui le prese la mano. «Mi credete!» mormorò. «Oh, Jeanne, se solo ci fossimo conosciuti prima! Se solo…»
Lei staccò la mano con delicatezza. «Non sarebbe stato lo stesso, August. Abbiamo dovuto sopportare entrambi delle prove ardue, ma ci hanno portato dove siamo oggi. E la vostra fiducia mi dà la sicurezza di completare l’opera.» Rise e lo tirò per la manica. «E ora venite, finché abbiamo luce.»
Ma lui non si mosse, e le sfiorò i capelli con le dita che poi fece scorrere dalla guancia alle sue labbra. «Siamo diventati una coppia forte, Miss Witherspoon.»
Lei gli strinse la manica e, quando August si chinò per baciarla, non si ritrasse.