Il ritratto del duca
di ANNA SCHMIDT
Dopo la perdita del patrimonio di famiglia e la rottura del fidanzamento senza amore con un magnate di affari di Boston, Jeanne Witherspoon è fuggita a Parigi per dipingere e frequentare solo anime a lei affini. Quando fa la conoscenza di un duca inglese che condivide il suo amore per l’arte le basta avere la sua amicizia, nonostante sia sempre più attratta da lui. Ma un tragico segreto ha seguito il duca August Groton-Hames fino a Parigi, e i pettegolezzi si diffondono a macchia d’olio quando commissiona il proprio ritratto a Jeanne. E’ possibile che le sue intenzioni nei confronti di Jeanne non siano del tutto onorevoli? |
Jeanne s’irrigidì. Nell’anno trascorso a Parigi aveva conosciuto diversi uomini convinti di potersi prendere delle libertà anche dopo una breve conoscenza. E fu delusa di scoprire che anche Lord Groton-Hames potesse essere quel genere di uomo. «Forse dovremmo tornare nel salone» gli propose, notando che erano rimasti soli nella galleria.
«Se volete, ma…»
Jeanne era infuriata che lui avesse potuto pensare che, solo perché era americana o perché la sua famiglia aveva avuto delle difficoltà o…
«Volevo chiedervi di prendere in considerazione di farmi il ritratto» disse lui. «C’era qualcosa che mi ha colpito molto nei vostri disegni di LeClercq.»
«Non fatevi beffe di me. Conoscerete sicuramente diversi artisti di mestiere.»
«Sì, ma le loro opere sono banali e il loro stile segue la moda del momento. Voglio che il mio ritratto sia unico.»
Jeanne era curiosa malgrado le sue riserve. «E perché è importante che il vostro ritratto sia originale?»
«Ho i miei motivi. Mi fareste quest’onore?»
«Potrei fare qualche schizzo e poi…»
«Ottimo. Possiamo cominciare domani.» Fece un cenno al maggiordomo. «Charles, lei è Miss Witherspoon e mi dipingerà il ritratto. Assicurati che abbia tutto quello che le serve.»
«Farò solo degli schizzi» lo corresse Jeanne.
«Dove lavoreremo? Avete uno studio? Potrei venire da voi.»
«Forse potrei venire io qui, Vostra Grazia, se non vi disturba.»
«Assolutamente no. Charles, le servirà uno spazio per lavorare e tutto l’occorrente.» Charles annuì e guardò in direzione del corridoio. Il duca capì al volo. «Vedo che alcuni miei ospiti stanno per accomiatarsi perciò vi lascerò a prendere accordi.» E poi sparì.
«E’ sempre così…» Jeanne cercò il termine giusto.
«Risoluto?» le suggerì Charles, seguendo con lo sguardo il duca con chiaro affetto. «Sua Signoria è un uomo di azione. Gli ultimi due anni sono stati difficili per lui.»
Jeanne aveva la tentazione di chiedergli perché, ma non voleva abbassarsi a spettegolare con un domestico. «C’è un giardino d’inverno, Charles?»
«Sì, mademoiselle. Volete vederlo?»
«Sì, grazie. Penso che la luce sia migliore lì.» Seguì Charles e, varcata una porta laterale, si trovò in un vero paradiso. «Oh, mio Dio!» mormorò girandosi lentamente a guardare la stanza con le pareti a vetri, piena di orchidee, palme e felci.
«Può andare?»
«È perfetto, e per gli schizzi ho tutto l’occorrente. Grazie tante, Charles.»
«È un piacere, mademoiselle.» Per poco Charles non batté i tacchi delle scarpe lucide facendo un saluto mili-tare prima di uscire dalla stanza.
Jeanne ne approfittò per mettere una sedia in una posizione da cui prendeva la luce migliore. Certo, lavorando al mattino…
«Siete soddisfatta?» Il duca la guardava, appoggiato allo stipite della porta. La giornata era andata benissimo, eppure Jeanne notò un velo di tristezza sul suo volto, come durante il loro primo incontro. Dovette resistere all’impulso di toccargli una guancia, ma poi si rese conto che si fissavano, con mille domande senza risposta che riverberavano tra loro come se fossero trasportate da una corrente elettrica.
Sì, Vostra Grazia, sono molto soddisfatta.
E, anche se non l’aveva detto ad alta voce, lui parve capire. Un sorriso si allargò sul suo volto, raggiungendo quegli occhi tristi. «Anch’io.»