Solo un bacio
di JESSICA HART
Quando Caroline Taylor racconta alle amiche di aver appena visto l’uomo che sposerà, lanciano una scommessa: dovrà fare in modo che quel meraviglioso papà single le dia almeno un bacio.
Talvolta però, il destino ha bisogno di una piccola spinta. Carol pensa che il miglior modo per attirare l’attenzione di Anthony Gilchrist sia di parlare dei loro figli. Peccato che lei non ne abbia! La soluzione: prendere in prestito suo nipote per un pomeriggio al parco, lo stesso parco in cui Anthony porta suo figlio…
Come sarebbe riuscita, Caroline, a farsi baciare da Anthony?
Gli diede un altro sguardo furtivo. Le sue labbra erano dischiuse in un leggero sorriso mentre guardava il figlio mantenere il suo posto sullo scivolo, in barba agli altri bambini che cercavano di spodestarlo. Il solo pensiero che quelle labbra potessero posarsi sulle sue, le dava i brividi.
Caroline non poteva buttarsi su di lui - anche se le sarebbe piaciuto - ma doveva sforzarsi di attirare la sua attenzione in qualche altro modo.
Con la coda dell’occhio, vedeva Kate e Bella dall’altro lato della staccionata del parco giochi, che a gesti la incitavano a fare qualcosa. Carol le fulminò con lo sguardo. Perché non fare, a questo punto, qualcosa di più raffinato tipo… reggere un’insegna luminosa con su scritto: “Anthony, la nostra amica ha una cotta per te!”
Anche se, riflettendoci, l’approccio diretto aveva un suo perché. Certo che la vita per una zitella vittoriana era molto più semplice, rifletté Caroline malinconica. All’epoca della regina Vittoria, bastava infatti lasciar cadere strategicamente un fazzoletto per farlo raccogliere dal gentiluomo in questione: una scusa perfetta per iniziare una conversazione. Non dovevano prendere in prestito i nipoti per fare colpo su un affascinante sconosciuto, loro.
Del resto, non le sarebbe piaciuto vedere Anthony con baffi e favoriti, quindi forse era meglio vivere nel ventunesimo secolo.
Era arrivato il momento di riacquistare il controllo di sé. L’uomo dei suoi sogni era a pochi centimetri da lei e non poteva chiedere di meglio per essere notata. Tutto ciò che doveva fare era pensare a qualcosa di intelligente e originale da dire per suscitare in lui un qualche interesse.
“Ehm… bella giornata!” esclamò dandosi della stupida per la banalità che aveva appena detto. Non avrebbe potuto fare di meglio? Lei che era considerata la donna-party per eccellenza. Carol è uno spasso, dicevano di lei. Carol è così divertente.
Per lo meno ora lui la stava guardando. “Freddo, però, non trova?” proseguì in tutta fretta prima che lui guardasse altrove.
In fondo bastava stupirlo con la sue doti di brillante conversatrice. Caroline sospirò. Anthony non avrebbe potuto resisterle.
Un momento! Non aveva rivolto lo sguardo altrove con uno sbadiglio annoiato. I suoi occhi blu oltremare si erano soffermati sulle sue gambe.
“Immagino che senta parecchio il freddo, con quella gonna,” disse. C’era una nota divertita nel tono della voce e un luccichio negli occhi quando il suo sguardo si posò sul viso di lei. Carol si sentì avvampare. All’improvviso non aveva più freddo.
Anthony aggrottò leggermente le sopracciglia, mente la osservava. “Viene spesso qui?” le domandò per poi sorridere imbarazzato. “Mi scusi, sembra il peggior modo di attaccare bottone, non le pare?”
A Caroline stava bene tutto: Anthony poteva dire ciò che voleva, se continuava a sorriderle in quel modo.
“È solo che lei ha un’aria vagamente familiare…” spiegò timidamente. “Mi stavo chiedendo dove posso averla già vista.”
Forse intravedendola al di là della staccionata, il giorno prima? Caroline sperava però che lui non ci avesse fatto caso.
“Forse ci siamo già incrociati” disse lei mantenendosi sul vago, ma almeno lui le aveva dato un motivo in più per continuare a essere una ficcanaso. “Abita da queste parti?”
Anthony annuì. “Proprio lì” esclamò indicando distrattamente la parte della città che gli agenti immobiliari chiamerebbero il quartiere più ambito. Era una zona in cui spesso Caroline e le altre avevano sognato di potersi trasferire. Non appena quelle fantasie si scontravano con la necessità di trovare un uomo la cui stabilità sentimentale e finanziaria corrispondesse a un fisico perfetto e all’assenza di paura di impegnarsi seriamente, però, nessuna di loro era andata oltre una sbronza.
“E lei?” le chiese.
“Oh… io abito dall’altra parte della strada” rispose Carol con un gesto noncurante, lasciando intendere che la casa di Phoebe si affacciasse praticamente sul parco, anziché essere a una mezz’ora buona di cammino, in una zona della città molto meno esclusiva.
Anthony diresse le sue attenzioni a Jake. “Quanto ha?”
Caroline calcolò frenetica l’età del nipote: Jake non era nato da molto. Gli aveva regalato un paio di occhiali da sole alla moda e un cappello, che aveva fatto alzare gli occhi al cielo a sua sorella.
“Ehm… quattordici mesi” rispose lei consapevole che una vera mamma avrebbe probabilmente saputo l’età di suo figlio anche al minuto.
“Una bella età, vero?”
“Oh, sì!” esclamò Carol, sebbene non ne avesse la minima idea. “Bellissima.”
“So che non è molto virile” confessò Anthony, “ma amo i bambini.”
Insomma, era troppo bello per essere vero. Metteva quasi i brividi.
“Non si proverà mai più nella vita quella sensazione di meraviglia, non è così?”
“Mah, non saprei…” disse Caroline pensando a quanto si fosse fissata con lui. In fondo era un uomo come tanti altri, con due gambe, due braccia e presumibilmente tutto il resto, eppure quando lo aveva visto lì accanto alle altalene, le era sembrato l’incarnazione di tutte le sue fantasie.
E quella sensazione non l’aveva ancora abbandonata. Fisicamente lui rientrava nella categoria tipo da sballo nella sua personale scala di valori. Eppure sembrava anche così dolce.
“Dev’essere molto fiera di lui” le stava dicendo mentre Jake lanciava a terra il suo biberon.
“Oh, lo sono, lo sono...” Caroline sorrise a suo nipote, riprendendo il biberon e ripromettendosi di fargli un regalone extra per Natale.
Stava andando tutto fin troppo bene. Ora stavano chiacchierando allegramente. Jake aveva recitato la parte alla perfezione, permettendole di stabilire un primo contatto con Anthony. Ora non le restava che fargli capire che non era impegnata con nessuno.
Non ci sarebbe stata speranza, se lui credeva che lei avesse un marito amorevole, una casa immacolata, una quattroruote e una lavastoviglie a casa. Alcuni uomini trovavano piccante poter flirtare con una donna che aveva tutto, ma a Caroline sembrava che Anthony non fosse un tipo del genere.
Così si lasciò sfuggire un leggero sospiro, condito con un pizzico di aria da martire. “Certo, non è facile crescere un bambino da sola.”
“Lo so” annuì Anthony in un tono così comprensivo che Carol si sentì per un attimo in colpa per avergli mentito. Forse lui sapeva come ci si sentiva a crescere un bambino da soli.
“Sei un genitore single anche tu?” gli domandò passando a un tono più informale. “Ti ho visto con un bambino.”
Anthony ebbe un attimo di esitazione prima di rispondere: “Sì, lui è Tom. Ha tre anni.”
“Tu e sua madre vi siete separati?” Ci sarebbe stato molto di cui parlare riguardo ai legami con i propri figli, rifletté Caroline. Si poteva osare e porre domande dirette. Di solito quando si incontra un uomo è come camminare su un campo minato fatto di allusioni e sfuggevolezze prima di cominciare una storia d’amore.
“Non viviamo più insieme da molto tempo, ormai” disse lui dopo una pausa che indusse Caroline a pensare di essersi spinta un po’ oltre e troppo presto. Ma no, lui in fondo le stava rispondendo. “E tu?”
Accidenti a lei! Perché non ci aveva pensato prima? Non poteva fargli credere che non ci fosse un altro uomo a complicare la faccenda. Per un attimo, Carol fu tentata dal raccontargli di un passato tragico, ma alla fine decise che sarebbe stato troppo. D’altro canto, non voleva nemmeno fargli credere che fosse triste e sola.
Anche se era vero.