Emergenza: ex in corsia!
di CAROL MARINELLI
Ogni medico del Pronto Soccorso trema all'idea di poter riconoscere qualche paziente in questo reparto, persino il razionale ed efficiente dottor James Morrell. Rimane quindi doppiamente scioccato quando si imbatte in una donna priva di sensi identica alla sua ex moglie! Lorna McClelland non sopporta di essere bloccata in un letto d'ospedale e di dover dipendere proprio dall'uomo che l'ha ferita di più. Tuttavia, una volta guarita, si rende conto che la passione che la lega a James è tutt'altro che sbiadita.
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Lorna riaprì gli occhi. Non aveva idea di quale ora fosse, ma rimase immobile. Lentamente, riprese coscienza del luogo dove si trovava. Ripensò alla terribile notte in ospedale.
E poi ricordò il resto. Ho detto a James la verità. E si era svegliata tra le sue braccia.
Sarà gentile, come sempre, pensò Lorna. Non se ne andrà di corsa. Le avrebbe detto che gli dispiaceva per lei, che le sarebbe stato vicino, ma dopo dieci anni...
Però in quel momento la teneva stretta, una mano sul seno, il viso posato su una spalla. Sembrava che nulla fosse cambiato, e nonostante ciò che aveva saputo, la desiderasse ancora.
C'era un solo modo per saperlo. Nell'oscurità, Lorna si girò lentamente, lo baciò sulle labbra. Forse era mattina, o pomeriggio, forse sera. Ma non importava. Il tempo si fermava, quando era tra le sue braccia.
Di colpo, James la rigirò sulla schiena, continuando a baciarla. Era il suo modo deciso di fare l'amore, ma terribilmente eccitante. Restava sollevato, senza pesarle addosso, accarezzandole tutto il corpo, insinuandosi tra le gambe. Come in quel momento.
Ritrovarono il loro ritmo, senza preliminari. Lorna era già pronta, disposta a lasciargli prendere il suo tempo. In silenzio totale, lentamente, lo scambio dell'immenso piacere reciproco. Come in un lungo, languido viaggio, Lorna si allontanò dalla realtà, mentre lasciava scivolare le mani lungo la schiena di James, scendendo fino a incoraggiare la spinta dentro di lei. Era bellissimo sentire il suo ansito, capire la sua ansia nel timore di farle del male con il suo peso, anche se i lividi erano ormai scomparsi.
Ma James evitò il pericolo, tenendola sollevata tra le braccia, senza perdere il contatto. Una sensazione stupenda. Lorna non avrebbe voluto vederne la fine. Era come sprofondare in un mare di dolcezza infinita. James conservò un controllo ammirevole, al contrario di lei, che nei ripetuti vertici del piacere usò un linguaggio decisamente poco adatto alla figlia di un pastore presbiteriano...
Poco importava, a James specialmente, che smise di essere delicato, e la strinse forte, penetrandola ancora più a fondo, mormorando parole sconnesse, soffocate contro il suo seno, mentre cedeva al proprio, ineluttabile piacere.
La stanza era ancora immersa nell'oscurità. Rimasero abbracciati, rilassati e sereni. Adesso, forti di una nuova maturità, potevano parlare tranquillamente del problema che li aveva divisi.
«Tu vuoi dei figli, James» mormorò Lorna.
«Vorrei molte cose, ma voglio te, più di tutto.»
«Potremmo adottarne.»
«O fare molte altre cose» convenne James.
Lorna prese un profondo respiro. «Sono preoccupata» confessò poi, ora che la strada della sincerità era l'unica percorribile. «Dopo l'intervento potrei cadere in depressione, e tu ne subiresti un'altra volta le conseguenze.»
«Non accadrà, perché ti confiderai con me, e io spazzerò via i tuoi cattivi pensieri, e ti curerai, se sarà necessario. Lorna, non puoi immaginare cosa ho sofferto in questi anni. Ti ho cercato, volevo ritrovarti in una donna che mi facesse ridere, che andava così bene per me...»
«James!»
«È la verità, c'era un accordo perfetto, tra noi, finché hai deciso di ignorarmi.»
«Hai ragione... Ma Ellie, allora?» chiese. «Con lei sembrava qualcosa di più importante.»
«Infatti» ammise James.
«Cosa le dirai?»
Ellie. James l'aveva completamente dimenticata. Una ragazza che aveva sofferto di sicuro, a causa sua, per ben due volte. Ricordò che, di recente, in presenza di Abby, aveva lasciato credere anche a Lorna di aver ripreso a frequentarla.
Era il momento di fare assoluta chiarezza. «Ecco, Ellie mi ha chiesto di vederci, un sabato sera, doveva parlarmi. Ho accettato, in fondo glielo dovevo.»
«Giusto» approvò Lorna. «E cosa ti ha detto?»
«Ha parlato a lungo: in sostanza una bella ramanzina. Di non essere mai stato presente, perché troppo preso dal lavoro, di non averla mai presentata ai colleghi. Dopo un anno, non le avevo ancora accennato alla possibilità di vivere insieme. Quindi ha dichiarato che era convinta di meritare di meglio.»
«E mentre le dicevo che ero perfettamente d'accordo» sospirò James, «Abby mi ha chiamato al cellulare, pregandomi di correre in ospedale. Era la prova di quanto Ellie sosteneva. Ha afferrato il telefono, ha detto ad Abby ciò che pensava, ed è uscita dal ristorante a grandi passi, la testa alta. Io ho pagato il conto.»
«Ah.»
«E prima mi aveva anche ricordato che a letto sono un vero disastro» aggiunse James, un po' triste. «Non è stata una bella serata, ma dovevo andare all'appuntamento.»
«Speriamo che Ellie abbia più fortuna, adesso.»
«Me lo auguro. Aveva ragione, meritava molto di più. E ora parliamo di te» disse James, girandosi a guardarla. «Dovresti andare da Henry Lowther. È il ginecologo più bravo di Londra.»
«Ho già sentito un secondo parere. E anche un terzo, e un quarto.»
«Capisco, ma Henry è davvero il massimo, e spero potrà risolvere il tuo problema. Così smetterai di prendere tanti analgesici, se non sentirai più dolore.»
«C'è un solo modo, per eliminarlo, lo sai» mormorò Lorna. «Come andare dal dentista. Via il dente, via il dolore.»
«Prendi l'appuntamento con Henry.»
«Però è nello stesso ospedale...»
James scoppiò a ridere. «Chissà quante donne ha visitato, prima di te!»
La storia clinica di Lorna era densa come un elenco telefonico, solo a partire dall'incidente d'auto.
Henry Lowther la scorse attentamente, osservò cicatrici, referti e terapie, poi la visitò.
A Lorna sembrò un tipo eccentrico, cravatta a farfalla, il classico, paterno dottore di vecchio stampo.
«Vorrei avere un quadro più preciso, prima dell'isterectomia» le annunciò. Ancora altre visite, altri esami, pensò Lorna, annoiata. «Lei sembra un po' anemica, con l'analisi del sangue sapremo se aggiungere ferro. La mia segretaria le fisserà un'ecografia, e una rapida laparoscopia mi dirà come procedere.»
Lorna stava per dire "no, grazie", e tornare dal dottore che l'aveva in cura, stanca di continui controlli, di analisi ripetute troppe volte.
Ma Lowther era così accurato, minuzioso e rassicurante, da conquistare la completa fiducia di chiunque. Va bene, decise, arrotolandosi la manica per il prelievo di sangue, in fondo si trattava del suo utero, l'unico che aveva.
James saprà che avrò tentato il possibile, pensò, anche se mi sarà costato un piccolo disagio.