Emergenza: ex in corsia!
di CAROL MARINELLI
Ogni medico del Pronto Soccorso trema all'idea di poter riconoscere qualche paziente in questo reparto, persino il razionale ed efficiente dottor James Morrell. Rimane quindi doppiamente scioccato quando si imbatte in una donna priva di sensi identica alla sua ex moglie! Lorna McClelland non sopporta di essere bloccata in un letto d'ospedale e di dover dipendere proprio dall'uomo che l'ha ferita di più. Tuttavia, una volta guarita, si rende conto che la passione che la lega a James è tutt'altro che sbiadita.
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EPILOGO
James non riteneva necessario sposare Lorna, per amarla. Probabilmente, in tale convinzione persisteva una piacevole forma di sfida: vivere nel peccato con la figlia del pastore McClelland.
Però amava Lorna più di quanto odiasse suo padre. Quindi, secondo lui, bastava una semplice cerimonia civile, tanto per rendere ufficiale la convivenza, un paio di testimoni presi a caso, e poi annunciare la cosa a matrimonio avvenuto.
Ma Lorna desiderava sposarsi in chiesa.
Pensandoci, anche James finì per convincersi. Due matrimoni, due foto ricordo in bella mostra sulla mensola del caminetto, fonte inesauribile di racconti e conversazioni.
Decisero per la cerimonia in chiesa, semplice, con pochi invitati. Ma con il passare del tempo, il numero delle persone che volevano partecipare alla loro felicità cresceva insieme alla pancia di Lorna.
«Rimandiamo» propose lei, che non voleva dare l'impressione di un matrimonio organizzato in vista di una nascita.
Cerimonia rimandata, dunque, e reazione inorridita del pastore presbiteriano.
In ogni caso, a lei non importava assolutamente nulla delle opinioni di suo padre. E una sera, mentre James guardava la televisione, la udì parlare al telefono, e dirgli, chiaro e tondo, che quel matrimonio riguardava solo se stessa e la sua vita. Del resto, la religione che lui serviva era anche la sua.
Quel giorno, la cerimonia risultò semplice, perfino modesta, e in qualche modo anche formale, ma non secondo i canoni classici. Seguì norme diverse, originali, dettate da una circostanza del tutto particolare.
Gli sposi entrarono in chiesa, accolti da visi amichevoli e sorridenti.
Insieme.
James stesso accompagnò Lorna all'altare, avanzando lungo la navata, perché in realtà, nonostante dieci anni di separazione, lei non lo aveva mai lasciato. Non erano solo in due, ma in tre.
James, in abito scuro. Lorna, in un semplice, lungo vestito lilla, un solo giglio in mano. Un fiore che rappresentava un simbolo, il ricordo di quella bimba mai nata. James teneva in braccio il piccolo James, chiamato anche JJ. Avanzavano verso il futuro, come una famiglia. Con dei progetti, e cambiamenti già previsti.
Una nuova casa, per esempio, molto più grande, e l'intenzione di tentare un'altra gravidanza, prima dell'intervento. E anche se questo non fosse accaduto, si consideravano fortunati lo stesso.
Gli occhi del piccolo erano decisamente verdi, come quelli di James, e i capelli, da biondi, stavano diventando rossi, come quelli di Lorna.
Infine la festa, per il matrimonio più bello del mondo. Perfino McClelland piegò le labbra in un lieve sorriso, riaccogliendo nell'ambito familiare James, pecorella smarrita. Il sorriso di JJ, tre mesi, avrebbe intenerito il peggiore cuore di pietra. Betty, la madre di Lorna, inaugurata una nuova, morbida pettinatura, brindò con lo champagne, e accettò dignitosamente più di un invito a ballare.
Lorna e James si intrattennero con tutti gli invitati. «Non ci sarà una certa confusione?» chiese Pauline, quando si fermarono al tavolo dove erano anche May e i rispettivi mariti. «Due dottori che si chiamano Morrell, nello stesso reparto.»
«James è lo specialista» replicò Lorna, alzando il suo calice.
«Però le dottoresse sposate di solito conservano il nome da nubili» precisò May. «Un po' di confusione sarà inevitabile.»
«Non credo» disse Lorna. «Ho cambiato cognome. D'ora in poi sarò Lorna Morrell, per sempre» aggiunse, sorridendo alle facce stupite dei presenti.
Pazienza, se ci sarà un po' di confusione, pensò. Francamente, non le importava. Era la moglie di James, e tutti dovevano saperlo.
L'orchestra attaccò un ritmo veloce. Pauline si alzò in piedi. «Andiamo, May. Adoro questa canzone!»
«Guarda come vanno d'accordo» osservò James, compiaciuto, mentre le due amiche si scatenavano sulla pista. «Le abbiamo appena presentate, ma sembra che si conoscano da sempre» aggiunse, invitando la moglie a ballare.
«James, senti...» mormorò Lorna. La musica rallentò, e sembrava che loro due fossero i soli, a muoversi al centro della sala. Era stupendo, sentirsi tra le sue braccia, alla fine di un giorno davvero perfetto.
Forse era quello il momento giusto per dire a James cosa aveva capito da qualche tempo. Il caso e il destino in qualche modo li avevano sempre aiutati, protetti.
Fino a riunirli, dopo un drammatico percorso accidentato.
Ma anche il destino più benevolo ha bisogno di un piccolo aiuto, qualche volta. Le bottiglie di champagne non compaiono nei frigoriferi senza una ragione.
«Cosa volevi dirmi?»
No, pensò lei. Non gli dirò niente. James è estremamente razionale, svelargli quel piccolo mistero toglierebbe un po' del valore al miracolo che è davvero successo a noi.
«Che ti amo» gli mormorò invece.
«Lo so.» James le affondò il viso nei capelli, aspirandone il gradevole profumo di lavanda. Strinse a sé quel delicato corpo flessuoso, sottile, che si adeguava così perfettamente al suo. «Lo so, ma dimmelo un'altra volta.»
Lorna lo disse ancora. Lo amava, e lo avrebbe amato per sempre.