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Dolce vendetta

di CATHERINE MANN

Quando il capo della sicurezza, Javier Cortez, sale a bordo del jet privato dei Medina, l'ultima persona che si aspetta di incontrare è la sua ex amante, Victoria Palmer. La loro relazione era stata appassionata e devastante... fino a quando, un anno prima, lui aveva fatto la sola cosa che lei non avrebbe mai potuto perdonare. Perché si trova lì adesso, allora? Javier non ama le sorprese, ma si rende conto che questa è l'occasione perfetta per stare con lei da solo, e per farla di nuovo sua. Per sempre.

3

Victoria stava vicino all'oblò quando alla fine, finalmente!, l'aereo si apprestò ad atterrare. Tra la tempesta e la presenza incombente di Javier dall'altra parte del corridoio, sentiva i nervi a fior di pelle. Fortunatamente l'aspettava il lavoro. Dall'alto, l'isola appariva in mezzo all'oceano torbido. Il fronte temporalesco aveva oscurato il cielo e le condizioni erano peggiorate al sopraggiungere della notte. Tuttavia poteva vedere le palme ergersi dritte e lussureggianti dal suolo, ben diverse dagli alberi spogli e carichi di neve di Boston.

Era già stata sull'isola, ma ancora la sua vista le toglieva il fiato. Il regno dei Medina era una piccola cittadina, una improvvisa spruzzata di luci nel mare così vasto, come una traccia della vacanza lasciata sull'acqua una volta passata la stagione. Come l'aereo attraversò le nuvole, l'isola prese consistenza. Una dozzina di piccole costruzioni erano disposte a semicerchio intorno a una struttura massiccia, la casa principale illuminata a giorno.

L'edificio bianco era disposto a U di fronte all'oceano, e racchiudeva al suo interno una vasta piscina. Poté distinguere solo alcuni particolari nella notte incombente, ma ricordò di quanto fosse strettamente sorvegliata; una gabbia dorata, secondo quanto af-fermavano i figli di Enrique Medina, per non dire altro. Anche a quella distanza poteva vedere l'estensione tentacolare della proprietà, il genere adeguato a una famiglia reale.

Tuttavia, l'ex dittatore aveva deciso di rinunciare alle cure specializzate e sofisticate che la sua fortuna avrebbero potuto facilmente procurargli in una grande città. Lei avrebbe fatto del suo meglio per lui, ma le sue condizioni erano critiche e di sicuro sarebbe stato assistito meglio in ospedale; ipotesi che aveva intenzione di ricordargli, educatamente ma fermamente.

Era lì per occuparsi di Enrique Medina e qualsiasi problema con il nipote del deposto re doveva essere accantonato. Soprattutto i suoi ormoni dovevano essere accantonati.

«Attenzione, prego. Stiamo per atterrare. La tempesta continua a peggiorare, così cercheremo di prendere terra il più presto possibile. Preparatevi per una rapida discesa» annunciò il pilota.

Il cuore le balzò in gola. Prima di potersi fermare, si sporse ad afferrare la mano di Javier.

***

Aveva la mano contratta a causa della stretta spasmodica di Victoria, che era proseguita per tutto il tempo del difficoltoso atterraggio. Aveva mantenuto la calma, anche se le sue viscere erano in subbuglio al pensiero che lei fosse in pericolo.

Adesso, che erano salvi e a terra, teneva l'ombrello aperto su di lei mentre la scortava verso la Porsche Cayenne che li attendeva. Intendeva portarla al sicuro in macchina e poi a casa.

Fece un cenno alle guardie armate e segnalò di portare l'auto più vicina. Un lampo saettò nel cielo nero come l'inchiostro, e il tuono lo seguì da vicino. Troppo vicino, per la sua tranquillità. Allacciò un braccio intorno alla vita di Victoria e la tirò contro di sé. Corsero insieme sull'asfalto, ogni passo che sollevava schizzi dalle poz-zanghere, mentre il diluvio aumentava. Spalancò la portiera del passeggero e la guidò all'interno, poi girò intorno all'auto e si mise al volante. Il motore ronzava piano, mentre le guardie caricavano i bagagli sul retro. Pochi secondi dopo, Javier portò l'auto fuori dal parcheggio e sulla strada a due corsie fiancheggiata da palme.

Victoria era fradicia. «Mi sento male, a gocciolare in questo modo su un'auto simile.»

Lui alzò il riscaldamento. L'aria era fredda, nonostante il clima tropicale, peggiorata dall'umidità della pioggia. «Non preoccuparti per l'auto. È solo un oggetto qualsiasi.»

«Per te, forse. Per me è più di quanto io posso guadagnare in un anno intero.»

«Comunque il sedile sopravvivrà a un po' d'acqua.» La sua sanità mentale, invece, poteva non sopravvivere alla vista della sua pelle bagnata, i capezzoli che le premevano contro la camicetta. La stoffa sottile fradicia rivelava il reggiseno di pizzo. «Guarda la strada, per favore.»

«Giusto.» Si voltò in fretta, prendendosi mentalmente a calci per essersi distratto, soprattutto con un tempo simile. Gli ammortizzatori della Porsche dovevano lavorare il doppio per assorbire le asperità della strada inondata dai rami caduti.

Ma la sua mente tornò alle parole di lei. Non aveva mai pensato che la ricchezza della sua famiglia potesse metterla a disagio. La sua porzione di eredità era in termini di milioni, ma lui aveva preferito trovare la sua strada nel mondo lavorando. Aveva creduto che lui e Victoria avessero la stessa visione etica del lavoro, ma ora scopriva che lei la pensava diversamente.

Un lampo squarciò il cielo a metà, e il tuono portò una nuova consapevolezza nel suo cervello. Che cos'altro si era perso di Victoria, troppo intento a fare del sesso incredibile con lei per vedere più in profondità?

Il cielo si illuminò di nuovo, e poi seguì il tuono. Diverso, questa volta. «Dannazione!» Sbandò a sinistra proprio mentre un albero si rompeva a metà.

La Porsche slittò lateralmente nella frenata mentre l'albero piombava sulla strada dinanzi a loro. Poi la pioggia che martellava sul tetto fu l'unico suono udibile.

Si girò. «Victoria?»

«Sto bene» lo rassicurò subito lei.

Era pallida, ma sembrava illesa.

«Grazie al cielo hai reagito così in fretta, Javier. Ora, però, dovremo prendere una strada alternativa.» Una strada alternativa? Non era così semplice. Conosceva quell'isola come la sua mano. Aveva dovuto studiarla per la sicurezza dei Medina. «Non ci sono strade alternative. Dobbiamo tornare indietro.»

Lei sgranò gli occhi. «Ma... e il re? Mi sta aspettando.» «Ha tutto il personale di servizio a disposizione. E la sua attuale infermiera non se ne andrà prima del tuo arrivo.» La sua mente si arrovellava con le possibili opzioni e le eccitanti... prospettive. «Dovremo trovare un posto sicuro e asciutto al più presto.»

Un posto dove stare... da soli. Lo guardò sospettosa. «Dove?» «Non preoccuparti, io conosco ogni anfratto di questa isola.» Sì, aveva appena deciso il luogo perfetto dove condurre Victoria e tenerla tutta per sé.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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