Il bacio del duca
di VIRGINIA HEATH
Londra, 1812. |
3
Il ballo delle debuttanti della Regina Charlotte…
Fino a quel momento la serata era stata una tortura per Freddie. Nulla suscitava l’entusiasmo di un branco di ansiose debuttanti e delle loro madri ambiziose quanto la presenza di un ottimo partito dell’alta nobiltà, per cui Freddie era stato oggetto di più occhiate civettuole e ciglia sbattute vezzosamente di quanto potesse sopportare, nonostante fosse un donnaiolo impenitente.
Quando iniziò il primo valzer se la svignò dal salone e si avventurò nel cortile deserto del St James’s Palace per contemplare il cielo stellato, chiedendosi se dileguarsi prima di mezzanotte fosse veramente una maleducazione, come sostenevano tutti. Non aveva alcuna voglia di trovarsi lì. Era venuto solo per fare un favore all’amico George, e perché sua madre aveva imposto la presenza di almeno un Fitzroy al ballo, per rendere omaggio alla regina dopo la lunga assenza della famiglia a Corte.
Ecco, aveva fatto il suo dovere, e fermarsi oltre significava far volteggiare una sciocca debuttante nel salone, e per i suoi gusti erano tutte troppo smaniose di sposarsi. Se un uomo ballava solo per educazione, la sua partecipazione alimentava le speranze delle debuttanti di poter diventare un giorno la sua duchessa. Per quanto Freddie non cercasse moglie, né in quel momento né nell’immediato futuro perché gli piaceva troppo la vita da scapolone, però aveva comunque una coscienza. Non si sarebbe sentito a suo agio a illudere e turbare una giovanetta, forse perché aveva due sorelle minori e avrebbe strangolato chiunque avesse dato loro false speranze e spezzato il loro cuoricino tenero per insensibilità.
Sentendo una risatina, gemette costernato.
«Sono certa di avere visto uscire Lord Frederick.» La voce femminile sembrava quella di una ragazza non più grande delle sue sorelle. «Solo.» Quella precisazione fu accompagnata da altre risatine, a indicare che quelle tenaci debuttanti erano venute a dargli la caccia in branco.
Veloce come un lampo, schizzò sotto un’arcata e seguì il sentierino che seguiva il margine esterno del palazzo. Con un po’ di fortuna, sarebbe arrivato a una comoda uscita che l’avrebbe portato a Piccadilly, per dileguarsi nella notte, o forse riparare nel vicino rifugio di White’s, il circolo per soli uomini che era a un tiro di schioppo. Concludere la serata con un buon brandy e un giornale, seduto in poltrona davanti al caminetto, era una prospettiva molto più allettante di quel ballo infernale. Girò una curva e si bloccò di colpo nel vedere la bella sorella minore del suo amico seduta tutta sola su una panchina a fissare il vuoto con aria assente. Un incontro che gli provocò uno strano tuffo al cuore.
«Chi si rivede! Dot…» Lei s’irrigidì sentendo la sua voce, più imbarazzata per essere stata sorpresa lì che preoccupata di essere vista da sola con lui. «Vedo che ci nascondiamo entrambi stasera.» La sua espressione tesa e il suo sorriso tirato lo impensierirono, perciò Freddie si avvicinò. «Io sto fuggendo da una mandria di debuttanti e dalle loro risatine. Tu invece per quale motivo o per chi sei scappata dal salone?»
«Per nessuno» rispose lei, abbassando lo sguardo. «Avevo solo bisogno di prendere una boccata d’aria.»
Ma Dot era una pessima bugiarda.