Vacanze romane
di LUCY MONROE
Erano bastate tre splendide giornate di sole nelle vie di Roma, per convincere Bethany che il suo piano iniziale era una colossale stupidaggine. Venire in Italia, incontrare un uomo affascinante, spassarsela con lui per almeno una settimana per poi tornarsene a casa con la convinzione di non essere affatto l'iceberg che diceva il suo ex marito.
Andrea non aveva mai provato una simile attrazione per una donna e, per quanto Bethany l'avesse intrigato al primo sguardo, non gli piaceva aver così poco controllo sui propri desideri. Forse era solo colpa del profumo di fiori che lei emanava dalla pelle. La parte cinica di lui, quella cui era stato insegnato che la gente avrebbe sempre tentato di approfittarsi di lui, si stava chiedendo se una donna potesse essere davvero tanto sincera.
"Be' non sono certo Miss America, ma penso che poche donne lo siano."
Era in cerca di qualche complimento? Andrea fece un passo indietro e le percorse lentamente il corpo con lo sguardo, da capo a piedi. "Non mi dispiacerebbe vederla in abito da sera. Fa parte del concorso, no? Oppure in costume da bagno..."
"Cosa?"
Andrea quasi scoppiò a ridere nel vedere l'espressione di incredulità apparsa sul volto di quella bella donna, ma ovviamente non lo fece. Già sembrava sul punto di scappare via. Emanava incertezza e timidezza e all'improvviso Andrea si sentì assalito da un desiderio, provato assai raramente ma potente quanto l'onda di tempesta che travolge una nave, di proteggerla da qualunque pericolo.
"Sono certo che questo si possa fare, se la inviti a cena. Portala in un posto carino, così si può mettere in ghingheri per te. E poi domani la puoi accompagnare fuori città, ci sono tanti bei posti per fare il bagno." L'intervento maldestro di Antonio trasformò i pensieri che attraversavano la mente di Andrea da sensuali in incandescenti.
Il vestitino che indossava celava a malapena quel tipo di curve che alimentavano le sue fantasie notturne, e l'idea di vederle coperte solo da un bikini striminzito mentre nuotava gli rese alquanto stretti i pantaloni.
"Ma io... non è necessario... Non deve..." Sembrava che si stesse soffocando da sola nel tentativo di parlare.
"Così la metti in imbarazzo, Antonio" lo rimproverò Andrea.
"Non fare l'idiota." L'amico più caro e di più lunga data di suo padre lo guardò con disapprovazione. "Ah, i giovani. Guarda che ti sto facendo un favore, non lo capisci? Alla tua età, io non avrei certo avuto bisogno che un vecchio mi suggerisse di invitare una bella ragazza a cena. Chiedilo a tuo padre."
Prima che Andrea potesse rispondere, la donna si era già staccata da lui, allontanandosi con un sorriso forzato stampato sul viso. "È meglio che vada."
"È già impegnata?" Si avvicinò a lei, annullando la breve distanza che adesso c'era tra i loro corpi, desiderando anche un contatto così innocente con un ardore che lo sconvolgeva. "Deve incontrare qualcuno?"
"Ehm... no" ammise lei, gli occhi grigi spalancati. "Non ho nessun programma particolare, però volevo cercare di visitare i Fori Imperiali. Se trovarli è difficile come trovare la Cappella Sistina, probabilmente mi perderò di nuovo. Sembra impossibile, vero? Scommetto che tutti qui sanno esattamente dove si trovano, ma io sono già riuscita a prendere l'autobus sbagliato due volte."
Cominciò a indietreggiare verso la porta con un'aria afflitta. "Se non vado ora, non arriverò in tempo per una visita guidata."
Andrea allungò la mano per afferrarle il braccio prima che finisse addosso al tavolino dietro di lei, che tra l'altro era occupato. "Faccia attenzione."
Bethany guardò dietro le spalle, si accorse del tavolo e si girò di nuovo a fissarlo, arrossendo. "Non avevo visto... be', grazie."
Lui l'attirò di nuovo a sé, senza capire questo bisogno che sentiva di toccarla, ma più che disposto ad assecondarlo. "Vuole visitare i Fori?"
"Sì" sospirò lei, arrossendo ancora di più. "C'è così tanto che voglio vedere, ma ogni giorno perdo ore intere a cercare i posti. Le sembrerò senz'altro una stupida."
Sembrava semmai una donna che non avrebbe dovuto trovarsi da sola in una città come Roma.
"Roma è grande. È facile perdersi."
"Scommetto che a lei non succede mai."
"Certo che no." Poi sorrise. "Ma è anche vero che io questa città la conosco piuttosto bene, pur non abitandoci." Si fermò per vedere se avrebbe abboccato, chiedendogli indicazioni o, meglio ancora, di farle da cicerone.
"Purtroppo sarei in grado di perdermi anche se vivessi qui da anni. Kurt diceva che mi dimenticavo da che parte andare anche quando uscivo dal bagno."
"Chi sarebbe questo Kurt?" . L'idea che ci fosse un altro uomo nella sua vita lo infastidiva molto più di quanto avrebbe dovuto, considerando che non sapeva neanche come si chiamasse.
"Il mio ex marito."
"Ah. Be', le opinioni di un uomo tanto folle da lasciarsela scappare non meritano di essere ricordate."
La sconosciuta si mise a ridere, scuotendo la testa come aveva fatto prima quando Antonio l'aveva definita bella. "Lo dice anche mia madre."
"È una donna saggia."
"Sì, è vero. Lei sicuramente non si perderebbe cercando di trovare le attrazioni di Roma. Voleva che facessi un viaggio organizzato." Aggrottò le sopracciglia, sciupando i dolci lineamenti del viso. "Forse aveva ragione."
"Assolutamente no. Se fosse stata con un gruppo, non ci saremmo incontrati."
"Oh..." Lo guardò come se cercasse di capire quel che aveva detto, ma, dal momento che il suo inglese era ottimo, non poteva trattarsi di un'incomprensione linguistica.
"L'accompagnerò io a vedere i Fori."
Le si illuminarono gli occhi, ma poi la sua espressione si fece preoccupata e lanciò un'occhiata ad Antonio. "Ma..."
"Stia tranquilla, signorina. Questo è Andrea di Rinaldi. È un bravo ragazzo. Conosco suo padre da quando eravamo ragazzi, giocavamo nella stessa squadra di calcio. Spesso viene a Roma per affari e si ferma a salutare questo povero vecchio."
Lei non sembrava particolarmente rassicurata. "Non le ho raccontato tutto questo nella speranza di trovare un accompagnatore" disse tutto d'un fiato.
"Ma signorina, devo essere io a spiegarle come fare?" chiese Antonio con un tono a metà fra lo scandalizzato e il divertito; nel frattempo, i suoi occhi segnalavano ad Andrea che si trattava di una donna speciale.
Ma Andrea l'aveva già capito per conto suo. "Non l'avrei detto se non volessi davvero."
"È sicuro di avere il tempo di accompagnarmi?" gli chiese.
"Oggi sono completamente libero, il che non capita spesso. Dev'essere il destino."
Lo fissò per qualche secondo, mordicchiandosi il labbro inferiore, gli occhi pieni di esitazione. Lui aspettò; non voleva metterle pressione, ma sapeva che se per caso avesse rifiutato, sarebbe stato disposto a fare qualunque cosa pur di scoprire dove alloggiava e architettare un altro incontro. Non aveva mai provato una simile attrazione per una donna e, per quanto lei lo intrigasse, non gli piaceva avere così poco controllo sui propri desideri. C'era inoltre una piccola parte di lui, quella dell'uomo cinico che era cresciuto circondato dal lusso e a cui era stato insegnato che la gente avrebbe sempre tentato di approfittarsi di lui, che si chiedeva se una donna potesse essere davvero tanto sincera come appariva quella che gli stava davanti.
Ma non permise a nessuna di queste emozioni contrastanti di palesarsi sul suo viso.
Con un sospiro quasi impercettibile, la donna gli tese la mano. "Mi chiamo Bethany Dayton e le sarei molto grata se mi aiutasse a trovare i Fori senza perdermi di nuovo."
Andrea, lasciandosi vincere dalla tentazione che aveva provato fin da quando gli si era gettata tra le braccia, la avvicinò a sé e si chinò a baciarle le guance. Aveva la pelle morbidissima e profumava di primavera... di sole e fiori.
Gli rimase tra le braccia, senza neanche tentare di liberarsi, le labbra socchiuse come se si aspettasse un bacio molto più intimo, un bacio che lui dovette sforzarsi per non concederle.
"Sono felice di conoscerti, Bethany" rispose.
***
Bethany non riusciva a mettere in fila neanche due parole per rispondergli dopo che l'aveva praticamente baciata.
Be', in effetti l'aveva baciata per davvero, anche se non sulla bocca.
Chi l'avrebbe detto che avrebbe sentito divampare un simile fuoco dentro di sé al tocco di quelle labbra sulle sue guance? Per fortuna il suo vestito era di un tessuto piuttosto spesso, altrimenti l'improvviso inturgidirsi dei suoi capezzoli sarebbe stato decisamente imbarazzante oltre che fastidioso.