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Vacanze romane

di LUCY MONROE

Erano bastate tre splendide giornate di sole nelle vie di Roma, per convincere Bethany che il suo piano iniziale era una colossale stupidaggine. Venire in Italia, incontrare un uomo affascinante, spassarsela con lui per almeno una settimana per poi tornarsene a casa con la convinzione di non essere affatto l'iceberg che diceva il suo ex marito. 

Andrea non aveva mai provato una simile attrazione per una donna e, per quanto Bethany l'avesse intrigato al primo sguardo, non gli piaceva aver così poco controllo sui propri desideri. Forse era solo colpa del profumo di fiori che lei emanava dalla pelle. La parte cinica di lui, quella cui era stato insegnato che la gente avrebbe sempre tentato di approfittarsi di lui, si stava chiedendo se una donna potesse essere davvero tanto sincera.

6

Andrea si fece portare in ospedale direttamente dall'aeroporto; una telefonata nel frattempo gli aveva confermato che Enrico era vivo, sebbene ancora in coma.

L'infermiera di turno lo informò che Gianna era seduta al capezzale di Enrico senza toccare cibo da ore. Andrea le portò da mangiare, sapendo che suo fratello sarebbe andato su tutte le furie se non si fosse preso cura di lei durante questa lunga ed estenuante veglia. Ora che le condizioni di suo fratello erano stabili, Andrea si rifiutava anche solo di prendere in considerazione la possibilità che non si risvegliasse.

Dopo aver parlato con i dottori ed essersi occupato di Gianna, era ormai troppo tardi per chiamare Roma. A quell'ora Bethany sarebbe stata a letto, ma lui non ce la faceva ad aspettare che per lei fosse mattino. Aveva disperatamente bisogno di sentire la sua voce, di raccontarle del fratello; aveva bisogno di sentire le parole rassicuranti che lei, con il suo cuore tenero, gli avrebbe detto.

Al momento, però, aveva ancora più bisogno di una doccia e di cambiarsi, quindi si diresse verso l'albergo che gli aveva prenotato l'assistente. Fu solo dopo una doccia rigenerante, quando stava cercando qualcosa da mettersi, che la sua mente offuscata dal sonno si rese conto che tutti i suoi vestiti erano stati portati via dalla stanza di Bethany.

Accidenti! Bethany avrebbe pensato che l'aveva lasciata senza dirle niente. Ma cos'era passato per la testa al suo assistente? Gli era almeno venuto in mente di lasciare un messaggio? Andrea gli telefonò e scoprì che non l'aveva fatto. Uno sguardo furibondo all'orologio confermò che in Italia era ancora notte. Non poteva certo chiamare a quell'ora, e comunque Gianna aveva bisogno di compagnia e sostegno durante la veglia.

Tornò in ospedale, contando le ore che lo separavano dal parlare con Bethany. Provò a telefonare a mezzanotte, sperando che fosse già sveglia.

Frastornato com'era dalla mancanza di sonno, quasi non riuscì a comprendere quando dalla reception gli dissero che Bethany aveva lasciato l'albergo. Se n'era andata perché si era sentita ferita da lui? Questa possibilità lo faceva star male, ma purtroppo era plausibile.

All'improvviso si rese conto di non sapere né quando sarebbe dovuta tornare a casa, né tantomeno dove abitasse di preciso. Gli aveva raccontato del matrimonio fallito, della famiglia e persino del lavoro, ma la sua città l'aveva menzionata una volta sola, e non gli aveva mai detto in quale Stato vivesse. Per quanto fosse difficile da credere, avevano trascorso solo pochi e brevi giorni insieme, non abbastanza per imparare tutte le cose importanti uno dell'altra. Non le aveva chiesto come mettersi in contatto con lei negli Stati Uniti perché non aveva avuto nessuna intenzione di permetterle di lasciare l'Italia... di lasciare lui. Ed era sicuro, che non aveva voluto andarsene. Adesso la doveva trovare.

***

Bethany finì di controllare i documenti finanziari per l'appuntamento successivo e sistemò ordinatamente i fogli da far firmare al centro della scrivania. Era tornata da Roma da più di una settimana, ma ancora non si era riabituata alla routine. Proprio quando voleva immergersi nel lavoro, si accorgeva che la sua capacità di concentrarsi andava a farsi benedire.

Si sentiva ancora devastata dalla fine brusca e improvvisa della sua relazione con Andrea. Era rimasta sveglia quasi tutta la notte dopo aver capito che non sarebbe tornato all'albergo, e durante il volo non aveva dormito affatto. Nonostante ciò, il suo cuore cocciuto l'aveva spinta a provare a contattarlo, una volta tornata a casa. Aveva telefonato alla filiale di Milano, visto che le aveva detto di abitare lì per gran parte dell'anno, ma la segretaria si era rifiutata di darle il numero privato di Andrea. Quando aveva chiesto di lasciare un messaggio, si era sentita dire che il signor di Rinaldi era partito per New York e che non si sapeva quando sarebbe tornato.

Era chiaro che si era presentato qualche problema di lavoro, ma il fatto che l'avesse lasciata così, senza spiegazioni, le faceva capire di non significare niente per lui. Avrebbe giurato che non si trattava solo di sesso, per quanto fantastico, che erano fatti l'uno per l'altra. Ma si era sbagliata.

Era tutto finito.

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