Vacanze romane
di LUCY MONROE
Erano bastate tre splendide giornate di sole nelle vie di Roma, per convincere Bethany che il suo piano iniziale era una colossale stupidaggine. Venire in Italia, incontrare un uomo affascinante, spassarsela con lui per almeno una settimana per poi tornarsene a casa con la convinzione di non essere affatto l'iceberg che diceva il suo ex marito.
Andrea non aveva mai provato una simile attrazione per una donna e, per quanto Bethany l'avesse intrigato al primo sguardo, non gli piaceva aver così poco controllo sui propri desideri. Forse era solo colpa del profumo di fiori che lei emanava dalla pelle. La parte cinica di lui, quella cui era stato insegnato che la gente avrebbe sempre tentato di approfittarsi di lui, si stava chiedendo se una donna potesse essere davvero tanto sincera.
"Non dovresti avere paura, dolcezza, perché anch'io sono in balia di questa... cosa... che c'è tra noi."
"Spiegati meglio."
"Questa attrazione sessuale talmente forte da sopraffare ogni logica. Credi forse che io abbia l'abitudine di abbordare sconosciute, per quanto belle, e trascorrere la giornata con loro?"
"Non lo so. L'hai detto tu stesso. Non ci conosciamo neanche."
"Ti assicuro che non lo faccio mai. Così come tu di solito non vai a cena con un uomo che hai appena conosciuto."
"E come lo sai?"
La fissò con quegli occhi scuri che vedevano troppo. "Lo so e basta."
La ragione la esortava a non credere che un uomo tanto incredibile come quello che le sedeva di fronte potesse sentirsi così colpito da lei, ma il suo cuore batteva più forte all'idea che le avesse detto la verità.
"Ma queste cose non succedono... e io non credo nell'amore a prima vista." Soprattutto non dopo il suo matrimonio catastrofico... risultato di un corteggiamento fin troppo breve.
"L'amore vero, duraturo, fra due persone deve crescere, va coltivato." Dalle sue parole sembrava essere d'accordo con lei, ma sia tono che espressione mettevano in dubbio le affermazioni di entrambi.
"Già" insisté lei. "Come le piante. I fiori sbocciano solo grazie a tante cure, acqua, sole e terreno fertile. Il vero amore non può capitare da un secondo all'altro."
"Ma ci sono anche piante che nascono e maturano in un giorno solo. Sono uniche, o perlomeno rarissime... ma non meno vere delle piante più convenzionali."
"Cosa stai cercando di dirmi?"
"Non lo so, ma quello che c'è tra di noi... non possiamo semplicemente fingere che non esista."
"No, non possiamo" convenne lei, la voce roca per l'emozione. Aveva un nodo alla gola e faticava a respirare.
Lui allungò di nuovo la mano, stavolta afferrandole entrambi i polsi. "Non provare a nasconderti."
Bethany cercò di resistergli, la mente in lotta con il cuore e il corpo, finché non si accorse che il viso di lui rifletteva esattamente lo stesso bisogno, le stesse emozioni contrastanti che si erano scatenate in lei, e lasciò che si impadronisse delle sue mani.
Andrea le accarezzò i polsi con i pollici, lo sguardo fisso nel suo. "Non si tratta solo di attrazione fisica, Bethany."
Gli credette, perché aveva dato voce a ciò che sentiva anche lei. "Lo so."
Dopo cena ballarono stretti l'uno all'altra. Bethany sentiva l'effetto che quella vicinanza aveva su di lui, che però non le suggerì di spostarsi in un luogo più appartato.
Parlarono a voce bassa. Lei gli raccontò del motivo per cui era venuta in Italia, del suo matrimonio breve ma orribile e del divorzio che era seguito. Lui le raccontò del fratello maggiore e di una donna che era innamorata di lui. Parlò di questa Gianna in termini così lusinghieri che Bethany cominciò a irrigidirsi tra le sue braccia.
Andrea le carezzò la schiena in maniera rassicurante, ma allo stesso tempo la trattenne con tutta la sua forza. "Sono affezionato a Gianna, ma niente di più. Per me è come una sorella, e credo che anche per Enrico sia così, ma lei prova qualcos'altro per lui."
"Vorresti che lui la ricambiasse?"
"Enrico è fidanzato con una opportunista e tutta la famiglia spera che rinsavisca prima che sia troppo tardi. Sarebbe molto, molto meglio se si mettesse con Gianna."
"Opportunista?"
"È interessata solo ai suoi soldi e alla posizione sociale che guadagnerebbe, sposandolo. Non è capace di amare nessuno."
"Tuo fratello deve essere piuttosto ricco."
"Mio padre sta per andare in pensione. Enrico è presidente della Banca Rinaldi."
La Banca Rinaldi aveva filiali in tutta Italia. "Vuoi dire che dirige una delle filiali?"
"Le banche Rinaldi appartengono alla mia famiglia."
Stavolta riuscì a tirarsi indietro. "Possiedi una banca?"
"Sono un azionista della banca, come mio padre e mio fratello e alcuni cugini." La prese di nuovo tra le braccia, quasi con forza. "Rilassati, Bethany. Non ha nessuna importanza."
"Non dirigi la banca?"
"No."
Sorrise sollevata e si appoggiò di nuovo a lui.
"Sono Presidente del Consiglio di Amministrazione. Io e mio fratello la dirigiamo insieme."
Stavolta, prima che si irrigidisse, le posò le labbra sul collo e cominciò a fare delle cose che nuocevano gravemente al suo equilibrio. "È poi così importante quello che sono?"
"Il tuo stile di vita è così distante dal mio che potremmo vivere su due pianeti diversi. Scommetto che mangi sempre in ristoranti come questo. Io no. Anzi, non ho mai ordinato da un menù senza prezzi prima d'ora. Guido una normalissima Ford Escort e quando ho qualcosa da festeggiare mi concedo un frappè. Tu invece probabilmente tieni in ufficio una bottiglia di champagne per le occasioni speciali..."
Andrea si fermò, fissandola con un'espressione così seria che lei non riuscì a distogliere lo sguardo. "Sì, sono cresciuto circondato dalla ricchezza e ho visto che effetto fa sulla gente. La promessa sposa di mio fratello è un esempio tipico del mio ambiente e non è il genere di donna con cui voglio passare il mio tempo."
"Non tutte le donne ricche sono così."
"Certo che no, mia madre per esempio non lo è, ma non ho mai conosciuto nessuna come te, Bethany, e vorrei stare con te anche se facessi la spogliarellista."
"Lavoro in una compagnia di assicurazioni."
"Bene. In effetti forse a mia madre non piacerebbe che tu fossi una spogliarellista!"
Le aveva parlato molto dei suoi genitori e Bethany si era resa conto che non erano poi così diversi dai suoi.
Amavano i figli e, da quello che le aveva raccontato, la madre di Andrea era la classica mamma disposta a tutto pur di rendere felici i figli. Proprio come la sua. "La tua famiglia sembra fantastica."
"Lo è." Dalla sua voce si capiva benissimo quanto fosse importante la famiglia per lui e questo aprì un'altra breccia nel muro elevato intorno al cuore di Bethany.
Ballarono finché la musica, lenta fino ad allora, non si fece più ritmata, poi Andrea pagò il conto e la portò a fare due passi.
Il cielo notturno lasciava intravedere poche stelle, a causa dell'inquinamento luminoso, ma la serata era comunque incredibilmente romantica... o forse era il suo compagno a renderla tale.
"Quindi sei venuta a Roma alla ricerca di un'avventura?"
Bethany attorcigliò nervosamente la mano in quella di Andrea. "Detto così, sembra una cosa terribile."
"No, solo interessante."
Non gli chiese cosa intendesse.
Per tutta la giornata le aveva dimostrato che la voleva, e soprattutto quanto. L'unica domanda era se lei avrebbe accettato di andare fino in fondo.
In realtà Bethany non aveva pensato di restare così coinvolta emotivamente, di sicuro non in un lasso di tempo tanto breve, ed era terrorizzata all'idea che se avessero fatto l'amore questo coinvolgimento sarebbe aumentato.
"Forse ero fuori di testa quando ho detto a mia madre che ci avrei provato."
"Ma adesso sei qui e mi desideri, Bethany."
Non gli rispose; il silenzio era la sua unica difesa.
Lui si arrestò di colpo, e guardandola negli occhi chiese: "Tu mi vuoi?".
"Sì."
"E vuoi aspettare?" proseguì, non sapendo come avrebbe reagito se avesse risposto di sì anche a questa domanda.
"Non mi hai neanche baciata." Dai suoi dolci occhi grigi trasparivano confusione e incertezza.
Credeva davvero che avesse bisogno di baciarla per capire di desiderarla?
"Se comincio potrei non essere più in grado di fermarmi."
"Davvero?"
"Davvero."
"Ti è sempre così difficile controllarti?"
"Lo sai che non è così."
"Sì. Me lo hai detto."
E lei gli aveva creduto. Questo lo rendeva felice.
Bethany si umettò le labbra, respirando a fatica.
"Voglio che tu mi baci."