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Vacanze romane

di LUCY MONROE

Erano bastate tre splendide giornate di sole nelle vie di Roma, per convincere Bethany che il suo piano iniziale era una colossale stupidaggine. Venire in Italia, incontrare un uomo affascinante, spassarsela con lui per almeno una settimana per poi tornarsene a casa con la convinzione di non essere affatto l'iceberg che diceva il suo ex marito. 

Andrea non aveva mai provato una simile attrazione per una donna e, per quanto Bethany l'avesse intrigato al primo sguardo, non gli piaceva aver così poco controllo sui propri desideri. Forse era solo colpa del profumo di fiori che lei emanava dalla pelle. La parte cinica di lui, quella cui era stato insegnato che la gente avrebbe sempre tentato di approfittarsi di lui, si stava chiedendo se una donna potesse essere davvero tanto sincera.

7

Bethany si asciugò furiosamente le lacrime, cercando di reprimere la sofferenza profonda che la tormentava. Non aveva imparato dal suo matrimonio che non c'era da fidarsi di un affascinante playboy? Stava ancora cercando di convincersi, con scarso successo, che era molto meglio essere sole che male accompagnate quando la segretaria all'ingresso chiamò per avvisarla che erano arrivati i clienti successivi.

Bethany fece un respiro profondo e si preparò a incontrare la giovane coppia che stava comprando la prima casa. Cercò di ricordare a se stessa che non aveva ricavato solo sofferenza dal tempo trascorso con Andrea. Adesso sapeva di essere capace di una passionalità incredibile. Questo era stato l'obiettivo del suo viaggio in Italia, e l'aveva realizzato. Forse non era stata pronta a pagare il prezzo richiesto, ma non aveva altra scelta se non quella di tenere duro e accettare il male insieme al bene.

Più tardi, nel pomeriggio, squillò il telefono. Alzò la cornetta. "Parla Bethany Dayton."

"Bethany."

No. Non era possibile, non dopo una settimana di silenzio totale. "Andrea?"

"Sì, sono io. È così bello sentire la tua voce, Bethany."

Certo, come no. Ma stavolta non ci sarebbe cascata. "Sei ancora a New York?"

"Sai che sono qui?"

"Me lo hanno detto in banca quando ho provato a chiamarti."

"Bene. Mi sorprende, perché abbiamo una politica di riservatezza molto rigida, ma in questo caso sono molto contento che l'abbiano ignorata. Ero sicuro che ti saresti sentita ferita quando il mio assistente ha preso tutte le mie cose senza lasciare neanche un biglietto, era inevitabile in una situazione del genere."

"Hai ragione. Era inevitabile."

"Ma adesso capisci."

A quanto pare non si era ancora reso conto che capire e accettare non erano sinonimi. Aveva capito che il marito la tradiva di continuo – Kurt proprio non era capace di rimanere fedele a una donna – ma non lo aveva certo accettato.

"Perché ti sei disturbato a rintracciarmi?"

"Non puoi non saperlo. Voglio che tu mi raggiunga a New York."

"Non penso proprio."

"Manderò il mio jet privato a prenderti. Non dovrai neanche preoccuparti di prenotare un biglietto."

"Non verrò a New York, Andrea, né con il tuo aereo, né con un altro."

"Non vieni? Non vuoi venire?" Sembrava confuso, addirittura sconvolto per il suo rifiuto.

E con ragione, visto che apparentemente la riteneva un'ingenua. Forse un tempo lo era stata, ma non più, ne aveva avuto abbastanza. Oltre a ciò aveva trascorso una settimana intera a costruirsi un altro muro di difesa attorno al cuore. Ma sentire quella voce era dannoso per la sua guarigione, quindi le conveniva tagliare corto. Oppure avrebbe commesso qualcosa di veramente stupido, come accettare di diventare la sua amante a tempo perso e imbarcarsi per New York non appena fosse arrivato il jet privato.

"Senti, Andrea, ci siamo divertiti finché è durata, ma adesso è finita. Non mi interessa un bis di Roma."

"Non vuoi continuare la nostra relazione?"

Relazione non era certo la parola che avrebbe usato lei, considerando che a lui interessava soltanto sesso senza impegno in modo da potersene andare quando gli tornava comodo. "No, non voglio."

"Bethany, non volevo lasciarti. Ma avevano bisogno di me, non potevo non venire."

"Certo, immagino." Sicuramente era un importante uomo d'affari, ma non sopportava l'idea di stare con lui sapendo che il bisogno che provava non era reciproco.

"Pensavo che avresti capito." La sua voce era diventata roca per la stanchezza, come se la conversazione lo avesse privato di ogni energia.

Forse stava davvero lavorando tanto.

Bethany respinse lo slancio di compassione e rispose "Ti sbagliavi."

"Lo vedo."

"Volevi dirmi qualcos'altro?"

"No, niente."

Mentre riattaccava, sentì il bruciore lento delle lacrime che le scendevano lungo le guance.

***

Andrea riagganciò la cornetta, pervaso da un senso di desolazione che distruggeva la felicità provata quando aveva saputo che la costosissima agenzia investigativa internazionale che aveva ingaggiato era riuscita a rintracciare Bethany. Anche il sollievo per il risveglio di Enrico diventava quasi ininfluente di fronte all'idea di essersi sbagliato sul conto di Bethany e di averla persa. Gli aveva detto di voler rafforzare il proprio potere femminile; le aveva dato l'occasione per farlo, e adesso non voleva più saperne di lui.

Come poteva essersi sbagliato così sul suo conto? E come poteva lei essere così priva di compassione?

Dopo tanti giorni in cui aveva dormito poco e male, non aveva la forza mentale per affrontare la situazione. Aveva già troppi problemi da risolvere, non poteva pensare anche alla propria vita privata. Enrico si era risvegliato, ma era paralizzato dalla vita in giù. I dottori erano fiduciosi che avrebbe ripreso a camminare e Gianna ne era certa, ma l'ottimismo di Andrea era stemperato da una preoccupazione che si sforzava di nascondere.

Andrea non poteva permettersi di piangere sulla propria perdita, questo lo avrebbe distrutto; doveva essere forte sia per il fratello, sia per la banca da gestire durante la convalescenza di Enrico.

***

Bethany si mise a sfogliare una rivista nella sala d'attesa mentre aspettava che la chiamassero per i risultati delle analisi. Sapeva comunque già che cosa le avrebbe detto il dottore. I sintomi erano inconfondibili e oggigiorno i test di gravidanza erano accurati al novantotto per cento. Portava in grembo il figlio di Andrea.

Lui aveva usato il preservativo ogni volta che avevano fatto l'amore, eppure era riuscito a metterla incinta. C'era sempre un fattore di rischio legato ai contraccettivi, ma un preservativo non doveva rompersi per non funzionare? Ripensando ad alcune delle cose che avevano fatto, in effetti poteva capire come fosse successo... ma come avrebbe reagito Andrea all'idea di diventare padre? Perché non poteva non dirglielo, e una piccola parte di lei era felice di avere una scusa per rivederlo.

Fissò la rivista senza vederla, in preda a un conflitto di emozioni. Nelle ultime cinque settimane non aveva fatto altro che chiedersi se era stata più sciocca a fidarsi di Andrea quando si erano conosciuti o a rifiutarsi di rivederlo e ascoltare le sue spiegazioni. Più ci pensava, più si convinceva che avrebbe dovuto offrirgli un'altra possibilità.

Si era arresa troppo presto, ma solo dopo qualche giorno aveva capito che lo aveva fatto per paura – paura dell'intensità dei sentimenti che provava per Andrea. Kurt l'aveva ferita tantissimo, eppure per lui non aveva provato neanche un decimo di quello che sentiva per Andrea dopo la loro prima notte insieme.

Sospirò e fece per chiudere la rivista quando le cadde lo sguardo sulla fotografia di un uomo. Assomigliava ad Andrea, ma non era lui. Oppure sì? La didascalia diceva  Il grave incidente che ha paralizzato il magnate bancario Enrico di Rinaldi scuote la comunità finanziaria. L'articolo diceva che era stato investito da un'auto mentre tentava di sventare una rapina e che era rimasto in coma per cinque giorni. L'incidente era avvenuto il giorno in cui Andrea se n'era andato da Roma.

Leggendo della lotta di Enrico per rimanere in vita, della paralisi e del fatto che "il fratello minore" aveva dovuto addossarsi moltissime responsabilità in più mentre Enrico si sottoponeva a faticose sedute di fisioterapia, Bethany si sentì stringere lo stomaco per la nausea. Andrea aveva avuto bisogno di lei, ma lei si era rifiutata di ascoltarlo. Scattò in piedi e corse in bagno, appena in tempo per vomitare nel lavandino.

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