La Regina del deserto
di MAISEY YATES
Da cameriera... a Regina! Determinata a non sentire mai più l’umiliazione del rifiuto inflitta dal suo ricco padre, la bella cameriera Elyse ha giurato di proteggersi dal dolore. Tuttavia la sua decisione va in frantumi quando il tocco del seducente e peccaminoso Sceicco Khaled accende una passione che Elyse non ha mai provato prima...
Per anni, lo Sceicco Khaled si è trincerato dietro al senso di colpa dovuto alla morte di sua moglie. Una notte, però, Elyse aprirà un varco nella sua armatura, minacciando di lasciare scoperte le cicatrici del suo passato. Khaled abbasserà la guardia per dare a Elyse il finale da fiaba che ha sempre sognato... facendola diventare la sua regina?
"Se fossi un tale peso, avresti potuto dire al re che non volevi servirmi."
Avrei potuto, sì. Aveva ragione. Ma non l’avrei mai fatto, perché poi avrebbe saputo che ero stata io a dire al re che volevo servirlo. Avrebbe saputo che in realtà stavo aspettando che tornasse a palazzo. Che avrei passato ore e ore nel mio letto a piangere se non mi avesse chiesto di essere la sua cameriera personale anche quella volta.
Nella mia testa si era scatenato un conflitto tra i miei sentimenti per lui e il dovere: sapevo che avrei sofferto, se non avessi passato del tempo con lui.
Se avesse deciso, per qualsiasi ragione, di non volermi più come cameriera personale, ci avrei sofferto moltissimo.
"Non avrei mai voluto farlo" mentii un attimo dopo. "Non sfiderei mai un ordine diretto del mio re".
Qualcosa nei suoi occhi scuri cambiò. Un bagliore che li accese e che poi mi attraversò da parte a parte. "È così? È un'ammissione molto pericolosa, Elyse."
Sentirlo pronunciare il mio nome ebbe un effetto ancora più forte del vezzeggiativo usato prima. Nessuno aveva mai pronunciato il mio nome come aveva fatto adesso lui. Non era solo per via dell'accento. Era qualcosa nel suo tono. Lo faceva sembrare come se stesse assaporando il mio stesso sapore sulla sua lingua. Come se il mio nome fosse un dessert che si stava concedendo.
"Sapete che è vero, altezza. Avete trascorso abbastanza tempo con me negli ultimi mesi da conoscermi bene e da sapere se sto dicendo la verità".
Ridacchiò e io feci del mio meglio per mascherare la mia reazione alla melodia della sua risata. "Oh, sei una creatura troppo regale per inchinarti a ogni mio capriccio… oppure, in realtà, al capriccio di qualsiasi uomo."
"Una cameriera non può essere regale."
"Allora non dovresti essere una cameriera."
Quelle parole ruvide mi fecero male. Alzai le mani. "Sembra proprio che io lo sia, invece".
"Come sei arrivata a diventare una cameriera?"
Mi voltai verso di lui, alla ricerca disperata di qualcosa da sistemare nella sua stanza. Qualche scusa per rimanere lì, ma anche per distogliere l'attenzione da lui. "Questo non è il vostro solito gioco: di solito mi raccontate una storia su di voi, sul vostro paese".
"E tu non condividi mai nulla con me, Elyse. Potrei iniziare a sentirmi come se non ti importasse niente di me."
Non c'era motivo di non accontentarlo. Proprio nessuno. Strinsi i denti. "Mia madre era una domestica".
"Qui?"
"Sì" dissi sentendo montare la rabbia dentro di me.
"E perché era una domestica?"
Presi fiato. "Perché aveva deciso che essere una signora con troppo tempo libero sarebbe stato troppo noioso." Mi avvicinai alle tende e le sistemai. Erano pulitissime. Non c'era nemmeno il più piccolo granello di polvere per rendere plausibili i miei gesti nervosi. "Era una domestica per la stessa ragione per cui lo sono anch’io. Opzioni limitate."
"Perché le sue opzioni erano limitate?"
Mi voltai di scatto, piantando le mani sui fianchi. "Per colpa mia mia. Era una serva per colpa mia!"