La Regina del deserto
di MAISEY YATES
Da cameriera... a Regina! Determinata a non sentire mai più l’umiliazione del rifiuto inflitta dal suo ricco padre, la bella cameriera Elyse ha giurato di proteggersi dal dolore. Tuttavia la sua decisione va in frantumi quando il tocco del seducente e peccaminoso Sceicco Khaled accende una passione che Elyse non ha mai provato prima...
Per anni, lo Sceicco Khaled si è trincerato dietro al senso di colpa dovuto alla morte di sua moglie. Una notte, però, Elyse aprirà un varco nella sua armatura, minacciando di lasciare scoperte le cicatrici del suo passato. Khaled abbasserà la guardia per dare a Elyse il finale da fiaba che ha sempre sognato... facendola diventare la sua regina?
Ci volle meno di un respiro perché quelle parole lasciassero le mie labbra e a lui per coprire la distanza tra noi. Si fermò di fronte a me, l’ampio petto che si alzava e si abbassava a ogni suo respiro.
"Non sai cosa stai chiedendo", disse.
"Non ditemi che devo chiedere, Khaled, non ditemi che devo elemosinare la vostra attenzione, solo per dirmi, quando poi lo faccio, che non so cosa voglio, che non so cosa sto chiedendo."
Sorrise. Un sorriso amaro che mi colpì nel profondo del petto. "Vedi, per quanto tu ti ostini a negarlo, mi hai desiderato dal primo istante in cui mi hai visto, non mentire."
"Avete ragione, è vero." Non volevo più mentire, né volevo cercare di sminuire il suo ego di sceicco.
"Ed è stato lo stesso per me: ti ho vista, nella tua divisa, con i tuoi capelli stretti in un castigato chignon come un'insegnante di scuola, e sapevo che dovevo averti, sapevo che dovevo farti mia. Allo stesso tempo, sapevo che non avrei mai dovuto permettere che succedesse, così ti ho parlato, ti ho parlato per non toccarti, ti ho parlato di ogni stanza del palazzo e di ogni pendio delle dune del modo in cui il sole si rifletteva su ogni granello di sabbia, qualsiasi cosa per impedirmi di toccarti." Si sporse in avanti, il calore del suo corpo che si muoveva davanti a me come un'onda. "Ho lasciato fare tutto a te, e ora non sono sicuro se tu vuoi essere sedotta o se devo invece spaventarti per farti andare via… quindi, ecco la tua ultima possibilità, habibti, per allontanati da me ora: dimmi di andare all'inferno, dimmelo e non ti toccherò nemmeno con il pensiero."
"Baciami," dissi invece, passando a dargli del tu. Ogni indugio era rotto, ogni barriera era crollata. Le parole mi erano sfuggite dalle labbra senza pensarci.
Ma era ciò che veramente volevo con tutta la mia anima. Ero pronta ad arrendermi a una guerra che in fondo era persa in partenza. Volevo solo mettermi le catene ai polsi e sottomettermi, per essere sua prigioniera. Ero così stanca di combattere.
Volevo essere me stessa davanti a Khaled.
Ero stanca di sopportare il peso delle mie paure. Era un fardello pesante che non avevo mai veramente valutato fino a quel momento. Fino al momento in cui l’avevo posato ai suoi piedi ed ero rimasta lì, senza paura. Senza protezione.
Non dovetti chiederglielo due volte.
Con un ringhio, si sporse in avanti, infilando le dita tra i miei capelli e inclinandomi la testa all'indietro, con gli occhi scuri che ardevano nei miei per un momento - solo un momento - prima di abbassare la testa e reclamare la mia bocca.
Ne sostenni l’impeto. Era strano usare quei termini per un bacio. Ma erano gli unici adatti per descrivere quel momento. Mi aveva rivendicata. Conquistata. Invasa. Con le sue labbra, la sua lingua, il suo stesso respiro.
Avvolse il braccio intorno alla vita, stringendomi forte contro il duro muro del suo petto. Spinsi il mio palmo lì, sul suo cuore, per sentire la sua rabbia sotto la mia mano. Sentivo l'effetto che avevo su di lui anche quando annegavo nella tempesta di sensazioni.
Ero persa. Forse ero debole. Forse ero tutto ciò che avevo sempre temuto di essere. Sua.
Ma non m’importava. Perché ero tra le braccia di Khaled. E in quel momento non m’importava di nient'altro.