La Regina del deserto
di MAISEY YATES
Da cameriera... a Regina! Determinata a non sentire mai più l’umiliazione del rifiuto inflitta dal suo ricco padre, la bella cameriera Elyse ha giurato di proteggersi dal dolore. Tuttavia la sua decisione va in frantumi quando il tocco del seducente e peccaminoso Sceicco Khaled accende una passione che Elyse non ha mai provato prima...
Per anni, lo Sceicco Khaled si è trincerato dietro al senso di colpa dovuto alla morte di sua moglie. Una notte, però, Elyse aprirà un varco nella sua armatura, minacciando di lasciare scoperte le cicatrici del suo passato. Khaled abbasserà la guardia per dare a Elyse il finale da fiaba che ha sempre sognato... facendola diventare la sua regina?
"Spiegami."
Era molto arrogante. I comandi emessi dalla sua bella voce mi facevano pensare che mi sarei semplicemente inginocchiata davanti a lui e avrei fatto tutto ciò che mi chiedeva.
E quanto avrei voluto farlo...
"Siete troppo indulgente, mio Sceicco" dissi rivolgendogli uno sguardo che avrebbe potuto far appassire un letto di rose.
"Sono il tuo Sceicco? Sei davvero troppo buona."
"Figuriamoci! Sono sicura che siete lo sceicco di un numero indefinito di donne."
Si guardò intorno, come per controllare che non vi fossero altri che noi due. "Ma nessuna di loro è qui."
I muscoli attorno al mio stomaco si contrassero e io mi morsi l'interno della guancia abbastanza forte da sanguinare. Meglio questo che mostrargli come mi aveva colpito. "Sarebbe un po’ affollato, se l'orda di donne arrivasse qui palazzo."
"Fai molte supposizioni su di me, Elyse." Si alzò e mi sovrastò in altezza, togliendomi il respiro e la capacità di pensare. "Strano, dato che non ho mai alimentato l'idea di essere un uomo che si circonda di molte donne."
"Non è vero: ogni volta che ne vedete una, flirtate spudoratamente."
"Con te, sì" specificò lui con malizia ricercata. "Ora, per favore, raccontami di te."
"Vi annoiereste… e poi i miei racconti non sono interessanti come rincorrere un ladro in un bazar solo per gridare a tutti di spostarsi perché voi siete il figlio del re.”
"Oh, quindi hai ascoltato le mie storie."
Avevo ascoltato eccome! E ricordavo tutto. Le sue parole mi rimbombavano in testa.
"A volte” ho detto. "Altre volte contavo i mattoni del muro per non far vedere che stavo ascoltando."
"Bene, dammi la possibilità di contare i mattoni."
Non c'era motivo di tenere nascosto il mio passato. Del resto, non era un segreto. E qui, al sicuro dentro le mura della sua stanza, mi sembrava tutto diverso. Lui era diverso. Quasi quasi non credevo più alle storie che mi avevano raccontato su di lui… e se l’avessero fatto per screditarlo?
"Va bene" sospirai rassegnata. "Ma vi annoierete."
"Se le tue storie mi annoiano, guarderò semplicemente le tue labbra muoversi."
Quelle parole mi fecero sobbalzare. Avevo tentato del mio meglio per guardarlo come se mi avesse appena detto che il tempo fuori era bello. "Mio padre non era mai stato parte della nostra vita. Mia madre mi ha messo al mondo quando era molto giovane, le serviva un lavoro e così prese servizio qui a palazzo perché... perché la pagavano bene.”
"Capisco. Tuo padre non ha mai fatto niente per te?
"No."
"Sai qualcosa su di lui?"
Inghiottii a fatica. La gola mi sembrava foderata di aghi. "Sì. Era un uomo ricco, un nobile. So solo questo."
"Non era il padre di re Kairos?"
Scoppiai a ridere. Non potei evitarlo. "No, non proprio quel tipo di nobile! Penso che fosse un po’ meno altolocato." In realtà sapevo che mia madre aveva preso il lavoro a palazzo anche perché sperava che avrebbe incrociato l'uomo con il quale mi aveva generato. La verità era che non l'aveva mai dimenticato completamente, nonostante lui le avesse urlato in faccia che non aveva alcuna intenzione di aiutarla a crescere la figlia bastarda che aveva contribuito però a generare.
"Quindi non c'era nulla che gli impedisse di aiutarti?"
Per una qualche oscura ragione, quel commento mi alterò ulteriormente. Forse perché l’intimità tra noi stava iniziando a diventare imbarazzante, almeno per me. Iniziavo a farmi male e sapevo che non avrei dovuto stare lì un minuto di più. E soprattutto che non avrei dovuto aprire il mio cuore.
"Certo che no” dissi quasi seccata. "Era un uomo ricco e dal sangue blu, mentre noi non eravamo nessuno.” Incrociai il suo sguardo senza battere ciglio. "Voi fareste lo stesso, è uno dei tanti motivi per cui non vi permetterò mai di sedurmi."