Sei già registrato? Entra nella tua area personale

L'amore ritrovato

di DARCY MAGUIRE

Tessa Knightly è appena tornata a Sidney per iniziare una nuova attività come wedding planner. Con tutti i clienti che poteva incrociare, doveva capitarle proprio Justin Pearce, l'uomo che otto anni prima le ha infranto il cuore senza un motivo apparente? Il lavoro è lavoro, ma Tessa ha una folle paura di perdere di nuovo la testa.

3

Justin attraversò l’ufficio e spalancò la porta che portava alle scale senza curarsi delle occhiate incuriosite delle impiegate.

Era distrutto al punto che non era riuscito a combinare niente per tutta la giornata e come se non bastasse se n’erano accorti tutti, compresa la sua segretaria che si era persino offerta di cancellargli gli appuntamenti della giornata.

Era assurdo! Oltre a essersi rivolto a un’agenzia per imparare come fare una proposta di matrimonio, ridicolo per un uomo come lui, era anche incappato in una donna che faceva parte del suo passato. E non una qualsiasi bensì la prima che gli aveva rubato il cuore e che... a giudicare dalla sua reazione, sembrava esserselo tenuto per tutti quegli anni.

Si massaggiò la fronte nel misero tentativo di concentrarsi per capire che cosa gli stesse accadendo. Da quando aveva rivisto Tessa, quella mattina, non era più stato in grado di distogliere il pensiero da lei. Il suo viso... il suo sguardo accusatore... le sue labbra invitanti... E non era solo la testa ad essere andata in tilt, ma tutto il corpo. Ogni singola cellula sembrava impazzita.

Invece di prendere l’ascensore per scendere in garage optò per le scale che fece di corsa animato dall’unico desiderio di arrivare a casa al più presto. Era inutile chiedersi perché avesse annullato l’appuntamento con Victoria per quella sera. Victoria era perfetta per lui. E Tessa... Tessa gli stava sconvolgendo la vita, proprio come aveva fatto quando erano poco più che adolescenti.

Il suo pensiero volò ancora una volta al passato: non si era accorto che Tessa abitasse nella sua stessa strada, a qualche casa di distanza, finché lei non aveva compiuto quattordici anni. Solo allora si era reso conto di quei limpidi occhi verdi che lo guardavano ogni volta che lei gli passava accanto in bicicletta. E non gli ci era voluto molto per sentire di condividere l’interesse che lei sembrava provare nei suoi confronti.

Aveva atteso finché lei non aveva compiuto sedici anni, poi non aveva resistito alla tentazione di prenderla fra le braccia. Certo, era più vecchio di lei di qualche anno, ed era per questo che aveva saputo aspettare. Se solo fosse stata più grande... forse avrebbe corso il rischio...

Il solo ricordo gli procurò una vampata di calore.

Allora era amore... Si passò una mano fra i capelli. Amore. Aveva amato Tessa Knightly con tutto se stesso. Ed era stato bello. Anzi incredibilmente bello. Poi sua madre lo aveva preso da parte e lui non aveva potuto negare la verità delle sue parole. Era figlio di uno che amava troppo la bottiglia. Non aveva ancora una posizione. Insomma, non era abbastanza per Tessa. All’improvviso era finito tutto, in modo repentino e doloroso.

Justin aveva pensato che non l’avrebbe più rivista. La immaginava felicemente sposata con figli. Aveva creduto di non avere più alcuna possibilità. Fino a quel momento.

Poteva forse ignorare la logica che lo aveva portato alla decisione di sposare Victoria a favore della possibilità di ritrovare l’amore, di lasciarsi di nuovo andare a quel sentimento con il rischio di finire a pezzi una seconda volta?

Magari con il passare del tempo anche lui e Victoria avrebbero potuto imparare ad amarsi...

Justin aprì la porta del garage e si diresse verso la sua Porsche color argento.

Di certo avrebbe trovato una soluzione. In quel momento aveva la testa troppo sovraccarica per pensare, ma ci sarebbe saltato fuori.

Si stirò le spalle. Uno come lui, abituato a trattare affari di miliardi, non poteva certo trovarsi in difficoltà a causa di una donna. Sarebbe stato un gioco da ragazzi. Una lezione su come proporsi a Victoria ed era fatta. Tessa Kinghtly sarebbe uscita dalla sua vita e tutto sarebbe ripreso come prima. Semplice.

Justin riordinò le carte sulla scrivania e guardò di nuovo l’orologio.

Poi, sentendo bussare alla porta, sussultò.

Fu la segretaria ad entrare nel suo ufficio. “E’ arrivataTessa Knightly” disse.

“La faccia passare, grazie.”

“Veramente è già nella sala conferenze.” La segretaria si guardò le scarpe. “E’ sembrata molto decisa al riguardo.”

“Ah, davvero?” L’idea che preferisse incontrarlo fuori dal suo ufficio, in un ambiente un po’ più neutro, lo sorprese piacevolmente facendolo sorridere.

Seduta al grande tavolo ovale della sala conferenze, con lo sguardo sui fogli sparsi davanti a sé, Tessa era ancora più bella di quanto la ricordasse. Gli eleganti pantaloni color bianco panna e la camicetta di seta che scivolava morbida sul seno tondo le conferivano un’aria professionale senza togliere niente alla sua femminilità.

“Signor Pierce” disse accorgendosi della sua presenza.

“Signorina Knightly” rispose lui dopo un attimo di esitazione. L’idea di non sapere se fosse sposata o no lo innervosiva particolarmente. “Sei in ritardo.”

Lei inarcò un sopracciglio. “Sì, di tre minuti.”

“Sono molto occupato.”

“Ed eri nel tuo ufficio...”

Esattamente e se avesse potuto avrebbe continuato a lavorare. “Non mi piace aspettare” disse serio.

“Vedrò di ricordarlo.” Tessa posò la borsa sotto il tavolo e riordinò le carte che aveva davanti.

Justin la osservò con la coda dell’occhio poi prese la sedia accanto a lei ed esitò di nuovo. Si sarebbe sentito più al sicuro con il grande tavolo di legno fra loro. “Bene, possiamo iniziare” disse.

“Perfetto” approvò lei con un sorriso. “Innanzitutto vorrei sapere di più sui gusti di Victoria in modo da poter organizzare qualcosa di indimenticabile.”

“Mi sembra un’ottima idea.” Justin girò attorno al tavolo per andare a sedersi di fronte a lei.

Tessa gli fece scivolare i fogli davanti e lui li prese, ma contrariamente a quanto avrebbe voluto non riuscì a distogliere lo sguardo da lei.

“Bene, Justin.” Tessa lo fissò negli occhi. “Che fiori preferisce Victoria?”

Lui guardò l’orologio. “Fiori? Di solito le porto delle rose e... sembra che non le dispiacciano.”

“D’accordo.” Prese nota. “E che cosa mi dici dei suoi gusti in fatto di musica?”

Justin si strinse nelle spalle.

“E il suo piatto preferito?”

Justin cercò di concentrarsi sull’ultima volta che erano usciti a cena e su ciò che aveva ordinato Victoria. “Pollo?” suggerì.

“Non mi sembri molto convinto.”Tessa corrugò la fronte perplessa. “E i suoi hobby?”

“Hobby?” Lui guardò di nuovo l’orologio. Ormai non mancava molto alla fine della tortura.

“Sì, quelle cose che si fanno per divertimento o per soddisfazione personale.”

Lui si irrigidì. Che cosa faceva Victoria per divertimento? Non ne aveva la benché minima idea, ma non gli era certo facile ammetterlo davanti a Tessa.

“Se te lo chiedo non è certo per metterti in difficoltà” sottolineò lei come se gli avesse letto nel pensiero.

Justin si mosse sulla sedia e incrociò le braccia sul petto.

“È solo per capire se è un tipo romantico o razionale oppure un misto dei due in modo da creare la situazione giusta.”

Il tono vibrante della sua voce lo prese alla sprovvista portandolo a guardarla negli occhi. Errore fatale!

Tessa ricambiò lo sguardo con freddezza. “Ti suggerisco di andare a informarti per sapere qualcosa di più sulla donna che vuoi sposare.”

“Ne so abbastanza” ribatté lui.

“Non mi riferisco alla sua biancheria intima” sottolineò lei pentendosene subito dopo.

“Ha-ha!” Justin fece un sorrisetto sarcastico. “Attenzione, Tessa, sembra quasi che tu sia gelosa.”

Lei si fece seria. “Nei tuoi sogni, forse.”

Purtroppo aveva ragione. Da quando l’aveva rivista non era più riuscito a togliersela dalla testa. Neppure di notte! “Così non sei in grado di aiutarmi...” Scelse le parole con attenzione. “Almeno non finché non risponderò a tutte le domande su Victoria.”

“Esatto. Ti suggerirei di passare un po’ di tempo con lei per approfondire.” Tessa si mordicchiò un labbro con espressione soddisfatta e Justin provò un’improvvisa irritazione.

Non gli andava che si divertisse a sue spese.

Guardò l’orologio che aveva al polso. Mancava poco allo scadere del tempo. “E poi?” chiese inarcando un sopracciglio.

“Poi ci rivediamo. E a quel punto spero di poterti aiutare a mettere insieme qualcosa di adeguato.”

“Vuoi dire che dobbiamo rivederci?”

“È forse un problema?”

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
< Vai a Capitolo 2 Vai a Capitolo 4 >