Il milionario e la top model
di JANE PORTER
Estrella Galván, una delle top model più ricercate, è molto più di un viso perfetto e di un corpo mozzafiato. È appena atterrata al Festival di Cannes e ha bisogno di trovare un distributore per il progetto del film cui tiene da impazzire, ma l'unico interessato sembra il milionario playboy Carlo Gabellini. Peccato, visto che per lui le belle donne siano solo bambole senza cervello. La sfida è aperta.
Estrella si passò le mani lungo le braccia, per mascherare la pelle d'oca provocata da quelle parole.
Era andato tutto storto, quel giorno. E, come se non fosse bastato, era anche stata umiliata pubblicamente da un arrogante investitore italiano in occasione di uno dei ricevimenti più prestigiosi di Cannes. "Non ho mai toccato il conto corrente di Andrea."
"E allora, dove sono finiti i soldi?"
Lei alzò le spalle, fingendo disinteresse. "Droga, forse. Ecco perché ha avuto un ictus."
"Quindi lei l'ha lasciato."
"È stata una decisione presa di comune accordo." Ma perché mai si era lasciata trascinare in quella conversazione?
"Non è proprio quello che ha detto Andrea."
Estrella lottò contro il senso di nausea che sentiva avvolgerla. "Se questo è quello che pensa di me, signor Gabellini, perché si è scomodato a invitarmi al ricevimento di stasera?"
"Semplice curiosità." Poi, fissandola serio negli occhi, aggiunse: "E precauzione. Volevo assicurarmi che non si prendesse gioco di qualcuno anche qui a Cannes".
"Io non mi prendo gioco della gente." Estrella non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso di lui. Aveva tratti decisi, squadrati, quasi disegnati. "Sono qui per il Festival del Film."
"Il Festival?"
"Sto promuovendo un film."
Carlo fece un fischio di apprezzamento. "Un film... Prima modella, ora attrice. Non mi ero reso conto che lei avesse così tante doti nascoste."
Estrella odiava il modo in cui lui la faceva sentire. Si era ammazzata di lavoro, per quel film, e ne andava fiera. "Come metà delle persone presenti stasera, sto cercando di pubblicizzare il mio progetto."
Carlo bevve un altro goccio di champagne, continuando a fissarla. "Appunto, lei è a caccia di soldi."
Le parole ingiuriose che le aveva rivolto precedentemente risuonarono nelle sue orecchie ancora una volta, ma Estrella riuscì a dominare il senso di repulsione che quell'uomo e il suo modo di comportarsi scatenavano in lei. Non poteva fare una scenata proprio lì. "Sto cercando un finanziatore per il mio film; se non riuscirò a trovarne uno, dovrò occuparmi personalmente della sua distribuzione. Come per qualsiasi cosa legata a questo business, però, ci vogliono soldi. E parecchi."
"Be', lei ha bisogno di soldi. Io ho i soldi. È fatta."
Il semplice fruscio del suo lungo abito da sera le provocò un brivido. Carlo Gabellini non la rispettava. Per lui rappresentava soltanto sesso a pagamento. E ora le aveva offerto dei soldi. "Che cosa vuole esattamente, signor Gabellini?"
"Oh, è semplice..." rispose lui incurvando le labbra in un sorriso smaliziato. "Io voglio lei."
Estrella lo fissò per un lungo momento, senza riuscire a trovare le parole adeguate al suo stato d'animo. "Me?"
Lui annuì, sui capelli neri il riflesso della luce emessa dai sontuosi lampadari di cristallo che pendevano dal soffitto della sala da ballo. "Voglio lo stesso trattamento che ha riservato ad Andrea."
Per un istante, Estrella riuscì a percepire soltanto l'urlo di rabbia che le esplodeva in testa, ma poi riuscì a calmarsi. E a ricordare a se stessa le tante orfanelle che aveva incontrato durante il suo viaggio in India.
Un centinaio di bambine senza alcun futuro. Senza alcuna speranza. Forse il suo film-documentario avrebbe potuto cambiare le loro sorti. Avrebbe potuto dare loro una possibilità.
Lui continuava a tenere lo sguardo fisso su di lei. "Quanto le serve?"
Estrella sollevò il mento e ribatté in tono di sfida: "Lei quanto ha?".
Carlo scoppiò in una risata. "Prima mi parli del suo film. Lei fa la parte della protagonista, immagino."
"Nient'affatto." A quel punto, Estrella decise che non avrebbe continuato quella conversazione un secondo di più. Non intendeva farsi insultare ancora da quell'uomo. Avrebbe trovato il denaro per finanziare One Heart senza perdere la propria dignità.
Lo guardò con fermezza e accennò un sorriso amaro. "Arrivederci, signor Gabellini."
Fuori dell'Hotel Majestic pioveva a dirotto e la visibilità era scarsa, nonostante le mille luci della città.
Dopo aver percorso un paio d'isolati a piedi, Estrella considerò che sarebbe stato più furbo chiamare un taxi. Era completamente fradicia e infreddolita, inoltre aveva ancora un bel po' di strada da percorrere per arrivare in albergo.
Mentre si apprestava ad attraversare la strada, con la coda dell'occhio scorse un rapido movimento alle spalle. Si sentì raggelare il sangue. Ascoltando il suo sesto senso femminile, si voltò. E scoprì di non essere sola. Proprio dietro di lei, c'erano due uomini che, era chiaro, volevano qualcosa da lei.
Diede un'occhiata a destra, poi a sinistra, nella speranza di vedere qualche passante, ma la pioggia attenuava le luci dei lampioni e la strada sembrava buia e deserta. Estrella si rese conto di aver commesso un terribile errore a tornare in albergo a piedi e da sola.
D'un tratto, una Mercedes scura accostò vicino al marciapiede. Il vetro oscurato del finestrino del passeggero si abbassò. Carlo Gabellini si allungò sul sedile vuoto accanto al suo. "Va tutto bene?"
Estrella sollevò le spalle e strinse il suo fascicolo bagnato al petto. "Carlo! Che piacere rivederla."
Gli occhi grigi di lui la squadrarono per un istante. Poi, la porta dell'auto si aprì. "Salga."
Non appena fu seduta, l'auto accelerò allontanandosi velocemente dal marciapiede. "Lei sta al Carlton, vero?"
L'Hotel Carlton era l'albergo dove alloggiavano tutti i più grandi registi e produttori americani. Estrella stava tremando a tal punto che ci mise un po' per allacciarsi la cintura di sicurezza. "Sì, grazie" riuscì a mormorare infine.
Lui le lanciò una rapida occhiata. "Dovremmo chiamare la polizia."
"Per dirle cosa? Che due uomini mi hanno avvicinato all'angolo di una strada?"
"Avrebbero potuto importunarla, farle del male."
"Lo so benissimo." Sollevò la testa e i loro sguardi si incrociarono per un istante. "Grazie."
A Carlo si strinse lo stomaco. Che occhi stupendi! Così espressivi e intelligenti. E il suo sguardo era così intenso. Aveva visto spesso la modella in posa sulle foto di riviste e manifesti, ma la sua espressione era sempre così dura e assente. E lui aveva immaginato che fosse così anche dentro.
Ma ora stava cominciando a rendersi conto che quella donna poteva essere molto più interessante di quanto avesse immaginato. E che poteva anche non essere fredda e spietata come Andrea l'aveva descritta.
Carlo lanciò al parcheggiatore dell'Hotel Carlton le chiavi della macchina e, con la giacca dello smoking appoggiata sulle spalle nude di Estrella, attraversò al suo fianco l'elegante e affollata hall dell'albergo.
Notò gli sguardi e i mormorii dei presenti al loro passaggio, e non ebbe alcun dubbio che anche Estrella li avesse scorti; tuttavia lei non disse nulla. La schiena dritta e testa alta, procedette come se non le importasse del mondo circostante.
Una volta arrivati all'ascensore, lei si sfilò dalle spalle la giacca di lui e gliela restituì. "Non so proprio cosa dire." Aveva un'espressione confusa. "Stasera lei mi ha prima distrutto e poi salvato. Perché?"
Bella domanda, pensò lui, consapevole del fatto che alle loro spalle c'era un gruppo di persone in attesa dell'ascensore, tra cui un famoso attore americano. "Destino" rispose infine stringendosi nelle spalle.
Estrella rimase in silenzio per qualche istante. "Io non credo nel destino."
Le porte dorate dell'ascensore si aprirono. Il gruppo di persone in attesa avanzo di qualche centimetro, costringendo Carlo a schiacciarsi contro Estrella per lasciarli passare.
Nel farlo, percepì il profumo di lei, una fragranza floreale molto delicata che le si addiceva perfettamente.
"Be', forse dovresti" le sussurrò in un orecchio. Poi, chinò la testa e la baciò.