Il milionario e la top model
di JANE PORTER
Estrella Galván, una delle top model più ricercate, è molto più di un viso perfetto e di un corpo mozzafiato. È appena atterrata al Festival di Cannes e ha bisogno di trovare un distributore per il progetto del film cui tiene da impazzire, ma l'unico interessato sembra il milionario playboy Carlo Gabellini. Peccato, visto che per lui le belle donne siano solo bambole senza cervello. La sfida è aperta.
Estrella intimò a Carlo di starle lontano, e lui non poté che piegarsi alla sua volontà. Più tardi, si abbandonò alla tristezza per un paio d'ore, ma poi decise di assumere un atteggiamento più combattivo: non avrebbe permesso a quel film di passare inosservato. Ci avrebbe pensato lei a interessare i distributori. Tanto per cominciare, avrebbe sommerso Cannes con le copie della presentazione di One Heart.
Sembrava un buon piano, finché non si ritrovò a dover distribuire personalmente un migliaio di volantini. Già in tarda mattinata, era distrutta: aveva i piedi doloranti e le braccia stanche. Si fermò qualche istante ad ammirare la Croisette, la famosa via di Cannes che per l'occasione era stata allestita con grossi stand chiamati American Pavillon o British Pavillon, tutti sovraffollati di gente che beveva, chiacchierava e discuteva di affari.
Estrella non si perse d'animo: il dolore e la fatica non le interessavano. Solo le bambine contavano, e il sogno di Allie. Queste erano cose davvero importanti. Altro che vesciche ai piedi e braccia indolenzite! Il pensiero delle bimbe le fece riprendere il lavoro con rinnovato entusiasmo.
Stava oltrepassando lo stand italiano quando dall'interno giunse una voce. "Come sta andando?"
Estrella si irrigidì. Ancora lui? C'erano migliaia di persone a Cannes e doveva imbattersi proprio in lui?
Strinse al petto la sua cospicua pigna di volantini e si voltò verso Carlo Gabellini, il quale stava gironzolando con nonchalance sotto il tendone dello stand.
Aveva un aspetto magnifico, quella mattina. Camicia bianca con i primi bottoni slacciati. Pantaloni grigio chiaro di stoffa italiana di qualità. Scarpe e cintura di pelle pregiata. E, naturalmente, il solito viso affascinante.
"Abbastanza bene" rispose lei. Era sull'orlo del collasso, ma non voleva assolutamente darlo a vedere.
"Perché non entri? Ti riposi un momento e bevi qualcosa di fresco."
"Non posso. Ho ancora più di un centinaio di volantini da distribuire."
"Posso dare un'occhiata?"
Senza dire una parola, lei gliene porse uno. Carlo lo lesse. "È una panoramica sul film" spiegò intanto lei.
"Bel lavoro!" replicò lui convinto. "Ci hai messo proprio tutto: bozza del progetto, biografia, script, contatti. Ben fatto." Sollevò lo sguardo su di lei e fece un cenno di approvazione. "Non ho mai visto una presentazione così chiara e completa."
Non sapeva bene se fosse per l'espressione dei suoi occhi o per le sue parole d'approvazione, ma Estrella arrossì di piacere. Era così contenta per quel complimento! Tuttavia, non appena si rese conto di quanto fosse importante per lei il suo giudizio, si richiamò all'ordine.
Le opinioni di Carlo Gabellini non contavano nulla. Si era comportato male con lei, e aveva reso il suo soggiorno a Cannes un incubo.
"Dammene metà" aggiunse indicando i volantini tra le mani di lei. "Ti aiuto a distribuirli, così magari finisci un po' prima."
Era un suo modo per chiederle scusa?
"Sono bravo in questo genere di cose" continuò in tono serio. "Ho lavorato alla Borsa, parecchio tempo fa. Distribuivo documenti in tutto l'edificio. Ero rapidissimo e si fidavano tutti ciecamente."
Estrella contrasse le labbra. Avrebbe voluto declinare l'offerta, ma non poteva. Aveva disperatamente bisogno del suo aiuto. E le bambine anche. "Ho già fatto la zona dal Carlton al Grand Hotel. C'è da finire la Croisette."
"Bene." I loro sguardi si incrociarono e rimasero fissi l'uno sull'altro per qualche lunghissimo istante. Estrella sentì un brivido attraversarle la schiena. "Io faccio la parte destra della passeggiata, tu stai sulla sinistra. Ci vediamo a lavoro compiuto."
Le ci volevano ancora due ore per finire il suo lato della Croisette. I fan avevano cominciato a riconoscerla e lei aveva perso molto tempo a firmare autografi e dispensare sorrisi per le fotografie.
"Che ne dici di bere qualcosa di fresco, subito?" intervenne Carlo facendosi largo tra la calca e sottraendola all'assalto dell'ennesimo gruppo di ammiratori.
Lei accettò volentieri. Aveva la gola secca e la testa le doleva per via dei flash delle macchine fotografiche e il chiacchiericcio della gente.
Carlo aggrottò le sopracciglia e le mise una mano sulla fronte. "Ti senti bene, cara?"
Quel gesto le diede una sensazione meravigliosa che la fece sorridere. "Ho solo una gran sete."
Lui annuì, ma continuò a tenerla d'occhio. "Andiamo all'ombra" suggerì cingendola con un braccio per allontanarla dalla passeggiata gremita di gente e condurla verso la scalinata d'ingresso dell'esclusivo Martinez Hotel.
Quando lui le si avvicinò, Estrella soffocò a stento un sussulto. Adorava il modo in cui la toccava e la sicurezza che mostrava in pubblico. Attraverso la hall, lui la condusse alla terrazza dell'albergo. Si accomodarono nei pressi di una finestra spalancata per beneficiare della brezza proveniente dal mare.
Carlo ordinò da bere per entrambi e finalmente Estrella, seduta ad un tavolo elegantemente apparecchiato per il tè pomeridiano, cominciò a rilassarsi. Da lì, potevano vedere la spiaggia gremita di corpi abbronzati e file ordinate di ombrelloni.
Carlo interruppe il silenzio: "Non sapevo che Andrea avesse problemi di droga".
"Grossi problemi" aggiunse Estrella con voce calma. "Ma ha fatto di tutto per tenertelo nascosto."
"È lì che sono finiti tutti i soldi, allora?"
Lei alzò le spalle. Non le andava di parlare di Andrea. Di ripensare a lui. Quell'uomo le aveva fatto molto male. Frequentarlo aveva significato toccare veramente il fondo. "E anche nel gioco d'azzardo. Si era messo in un giro sbagliato, ma non conosco i dettagli. Non parlava, con me, di queste cose."
Carlo emise un sorriso e si passò una mano tra i riccioli neri, scompigliandoli completamente. "Perfetto. Non avevo capito un accidenti di niente. E ho fatto due più due uguale sette. Che dire? Mi dispiace."
Lei sollevò lo sguardo ed ebbe un tuffo al cuore. Era una situazione assolutamente ridicola. Non poteva permettersi di lasciarsi coinvolgere da Carlo, eppure c'era qualcosa in lui che l'attraeva in modo irresistibile.
"Non sei stato l'unico a fidarti di Andrea" lo rincuorò lei dopo qualche istante, cercando di ignorare la forte emozione che sentiva dentro, in quella parte remota del suo cuore che ancora non aveva smesso di sognare. Forse un giorno, avrebbe incontrato l'uomo giusto, il vero amore. E forse quel giorno non era poi così lontano. "Ci sapeva fare, quando voleva. Sapeva come prendersi gioco delle persone." Poi, piegò le labbra in un sospiro intenso. "Con me, è stato davvero bravo."
"Mi dispiace che ti abbia ferita."
Lei si strinse nelle spalle. "Be', se non fosse finita così, non mi sarebbe mai venuto in mente di andarmene dall'Europa per un po' e non avrei mai avuto l'opportunità di fare la narratrice del film. Il tradimento di Andrea, in un certo qual modo, mi ha aiutato a trovare uno scopo nella vita."
Lo sguardo intenso di lui la colpì. "Destino" sussurrò Carlo con dolcezza.
"Dubito fortemente che…"
"Destino" ripeté lui con convinzione.
I due rimasero a lungo in silenzio.
Destino.
Estrella emise un breve respiro. All'improvviso il cuore iniziò a batterle rapidamente e lei si domandò se per caso quell'uomo non avesse ragione. Forse era stato il destino a farli incontrare. Forse aveva in serbo qualcosa di grande per loro due… un futuro insieme.
No. Assolutamente no. Estrella sollevò un braccio per scacciare quei pensieri. Era il caldo. Era il perdurare dell'effetto del sole. La fatica.
Non era Carlo e non era destino. E non doveva dimenticarsi che si trovava in quella situazione proprio a causa sua. Non poteva permettergli di entrarle così prepotentemente in testa, nel cuore.
Estrella spinse indietro la sedia su cui era seduta e si alzò. "Devo andare. È tardi. Ho ancora parecchio da fare."
Si alzò anche lui. "Cos'altro posso fare? So che hai molto bisogno di aiuto."
Carlo avrebbe sicuramente potuto far di più, con tutte le risorse di cui disponeva. Avrebbe potuto comprare una sala di proiezione per il suo film e trovare persino il pubblico giusto. Ma lei non poteva chiedergli una cosa simile. Era troppo pericoloso. Troppo sbagliato. "Se proprio vuoi dare una mano, fai una donazione a Relief Now. È l'organizzazione noprofit con cui lavorava Allie e sono sicura che gradirebbero molto."
Lui l'accompagnò fuori dall'albergo e l'aiutò a salire su un taxi, obbligando però l'autista a rimanere in sosta per qualche minuto. Il suo sguardo color argento non accennava ad abbandonare quello di lei. "Avevo una sorella, che è morta un paio di anni fa. Le saresti piaciuta. Ti avrebbe apprezzato molto per quello che stai facendo." Esitò per qualche istante. "Anch'io ti apprezzo molto."
Estrella scosse la testa. Non sapeva cosa dire. Carlo stava nuovamente risvegliando in lei delle emozioni forti, seppur contraddittorie fra lro.
"Gabry era stata adottata" aggiunse lui con voce malinconica. "Era rumena. Mia madre aveva sempre voluto una bambina. Gabry era la sua piccola."
Nel contemplare ancora una volta il suo viso, Carlo si rese conto che si stava innamorando di Estrella. Perdutamente. Allungò una mano e le sfiorò una guancia. "Se hai bisogno di aiuto, sappi che io ci sono."
Gli occhi di Estrella si riempirono di lacrime. "Be‘, avrei proprio bisogno che One Heart venisse visto. Se tu potessi fare un paio di telefonate, sentire un paio di persone che possono..."
Carlo emise un sospiro profondo. "Vedrò che cosa riesco a combinare, te lo prometto."