Il milionario e la top model
di JANE PORTER
Estrella Galván, una delle top model più ricercate, è molto più di un viso perfetto e di un corpo mozzafiato. È appena atterrata al Festival di Cannes e ha bisogno di trovare un distributore per il progetto del film cui tiene da impazzire, ma l'unico interessato sembra il milionario playboy Carlo Gabellini. Peccato, visto che per lui le belle donne siano solo bambole senza cervello. La sfida è aperta.
Carlo baciò Estrella proprio nel modo in cui lei avrebbe desiderato: con infinita dolcezza! E pensare che lui sembrava una perso-na così ruvida e insensibile. Ma se solo chiudeva gli occhi e non ci pensava… che emozioni, e che sensazioni le provocavano quel bacio. Era davvero eccitante.
Le dita di lui scivolarono lungo la sua schiena, provocandole un intenso brivido di piacere che raggiunse ogni parte del corpo.
L'aveva toccata nel modo giusto: l'aveva cinta con sicurezza, aveva esercitato la pressione adeguata sulle sue labbra e infi-ne aveva ottenuto una resa incondizionata da parte di lei.
Questo, rifletté Estrella ancora stordita, era stato il primo vero bacio della sua vita.
Poi, Carlo sollevò la testa e le accarezzò la guancia. "Ci vediamo domani, cara."
Quelle parole la riportarono rapidamente alla realtà. "Cos'hai intenzione di fare? Starmi alle costole in continuazione?"
"Hai delle magnifiche costole, in effetti."
"Continui a non piacermi, signor Gabellini."
"Benissimo. Non è quello che voglio."
I loro sguardi rimasero allacciati per qual-che istante e lei scorse negli occhi di lui un accenno di tenerezza che smentiva le sue parole.
Nell'attraversare la hall dell'albergo per tornare a prendere la macchina che lo sta-va aspettando all'ingresso, Carlo sentì una voce familiare provenire dal bar. "Carlo! Vieni."
Era Remi, un vecchio amico dei tempi del-l'università, ora agente di moda e proprie-tario di un ufficio a Parigi di gran successo. "Ma quella non era Estrella Galvàn?" chiese facendo cenno al barista di servirgli due drink.
Carlo si sedette su un alto sgabello davanti al bancone. "Sì" rispose considerando tra sé che quella ragazza era in qualche modo riuscita a intrigarlo.
"Pensavo che ci avessi dato un taglio con le modelle" continuò Remi, prendendo a sua volta uno sgabello per accomodarsi vi-cino all'amico.
"Infatti."
"Quindi non state insieme?"
"No, perché?" Carlo stava cercando in tutti i modi di togliersi dalla testa il fuoco che aveva intravisto negli occhi color nocciola di Estrella, la morbidezza delle sue labbra e la sinuosità delle sue curve.
"Perché a me piacerebbe molto portarmela a letto."
Carlo si sentì ribollire il sangue. Era fuori discussione. E poi, Estrella non si sarebbe mai interessata a uno come Remi.
L'amico gli offrì una sigaretta. "E cosa ne è stato di Joy?"
Remi era sempre stato attratto dalla mo-della americana con cui Carlo aveva avuto una relazione qualche anno prima. Quella storia non era durata molto. Joy si era pre-sto rivelata una persona meschina, dispo-sta a tutto pur di farsi strada nella vita, compreso diventare amica della sorella mi-nore di Carlo e scaricarla una volta rag-giunto il suo obiettivo. Gabry era uscita di-strutta da quella vicenda, e non era mai riuscita a capacitarsi del fatto che la sua migliore amica fosse in realtà una sfrutta-trice senza scrupoli.
"Non ne ho idea" rispose Carlo rifiutando la sigaretta.
Remi fece scattare l'accendino e se ne ac-cese una. "Ho sentito che Estrella sta cer-cando uno sponsor per il suo film" continuò accennando all'ascensore. "A quanto pare, non conosce la regola base per lanciare nuovi prodotti."
"Ma non l'ha realizzato lei, vero?"
"Be', non è proprio un film. È un documen-tario" spiegò Remi aspirando una boccata di fumo. "Sull'India, sulle orfanelle. All'ini-zio lei doveva fungere solo da narratrice ma, al termine delle riprese, la regista, un giovane irlandese, è stata uccisa e la tua modella ha deciso di prendere il suo po-sto."
Carlo rimase attonito. Ripensò al proprio atteggiamento derisorio nella sala dei rice-vimenti del Majestic. E alla proprie parole insolenti. "Quindi, il film è stato finito."
"Oui. Si chiama One Heart." Remi fece un altro tiro di sigaretta. "Mi sorprende che tu non sia a conoscenza della cosa. Non si parla d'altro che della sua difficoltà a tro-vare un finanziatore ultimamente. Il fatto è che è una modella, quindi nessuno è di-sposto ad aiutarla. Diciamocelo chiaro, che quoziente d'intelligenza vuoi che abbia?"
Carlo lasciò l'albergo senza aver toccato il drink.
Il film di Estrella era davvero un documen-tario su delle orfane? E lui l'aveva messa in imbarazzo davanti alle persone di cui lei aveva più bisogno?
In tal caso, il tanto stimato Carlo Gabellini era il più grande idiota che ci fosse sulla faccia della terra, penso tra sé.
Dopo una lunga doccia calda, Estrella si avvolse nel morbido asciugamano bianco dell'albergo e uscì sulla terrazza della sua camera. La pioggia si era trasformata in una leggera nebbiolina e l'aria notturna era ora fresca e fragrante. La mente di lei era affollata dal ricordo degli eventi successi nelle ore precedenti.
Era stata una serata impegnativa, e più di una volta aveva avuto la tentazione di mollare tutto, mettersi addosso qualcosa di comodo e saltare sul primo aereo disponi-bile per tornare di corsa in India. Dove a-vevano davvero bisogno di lei.
Lì, invece, non la volevano neppure. Carlo Gabellini gliel'aveva fatto capire piuttosto chiaramente.
A Cannes, lei era considerata come l'enne-simo visino carino ma inutile. Sei anni pri-ma, aveva lasciato Buenos Aires proprio per sfuggire allo stile di vita egocentrico e indulgente della sua famiglia, in cui sareb-be stata inevitabilmente tirata dentro an-che lei.
Sin da piccola, Estrella aveva desiderato di più per se stessa. Non cose materiali ma più emozione, più passione, più azione. Aveva sperato che la carriera di modella avrebbe potuto essere il modo per condur-re una vita più interessante, ma dopo sei anni si era ritrovata più delusa che mai.
Gli uomini adoravano il fatto che fosse una bella ragazza. Solo che non volevano che aprisse bocca.
Quindi lei smise di parlare. E, in poco tem-po, si abituò a recitare la parte della bam-bola tutta sorrisi, anche se dentro era av-volta da una cortina di tristezza e solitudi-ne.
Sospirando, Estrella si appoggiò alla porta-finestra. Era quasi un anno che non stava con qualcuno. Dopo Andrea, non aveva più voluto saperne di uomini. Ma il bacio di Carlo di poco prima aveva risvegliato qual-cosa in lei.
Carlo era rude e scontroso quasi come An-drea, ma in quanto a baci non c'era para-gone.
Com'era possibile che il ricordo di un bacio potesse invaderle la mente in maniera così prepotente?
Ma no, era solo una burla del suo cuore, uno scherzo dell'immaginazione. Probabil-mente, era solo stanca ed era giunto il momento di andarsene a letto. Doveva ri-posare. L'indomani, con la proiezione di One Heart, sarebbe stata la giornata più importante del suo soggiorno a Cannes.
Estrella confidava molto nella visione del film. La gente si sarebbe finalmente resa conto delle condizioni estreme in cui ver-savano quelle popolazioni.
Le immagini avrebbero mostrato quello che le parole non sarebbero mai riuscite a raccontare: il villaggio, l'orfanotrofio, le decine di bambine abbandonate dalle loro famiglie, e il destino riservato alle più grandicelle, vendute per prostituirsi.
Spense la luce, sicura che la mattina se-guente tutte le speranze che la sua amica Allie aveva riposto in quel film sarebbero finalmente diventate realtà.
Estrella fu svegliata dallo squillo del telefo-no.
"Detesto farmi ambasciatore di cattive no-tizie, ma faresti meglio a venire giù subi-to."
La voce maschile leggermente arrochita poteva appartenere solo a una persona. Estrella capì subito che all'altro capo del filo c'era Carlo Gabellini. "Non m'interessa" rispose, suo malgrado.
"E invece dovrebbe."
Si mise seduta nel letto. "Non ho tempo per le tue sciocchezze."
"Non è quello che pensi" insistette lui ad-dolcendo il tono. "Davvero, faresti meglio a venire giù. È importante."
Quelle parole la fecero rabbrividire. Sem-brava preoccupato. Molto preoccupato. Ma Carlo non era un amico e non stava certo dalla sua parte, quindi perché avrebbe do-vuto allarmarsi per lei? "Mi stai mettendo paura."
"Mi dispiace." Lui ebbe un momento di esi-tazione prima di riprendere la parola. "Hanno annullato la proiezione del tuo film."