Il milionario e la top model
di JANE PORTER
Estrella Galván, una delle top model più ricercate, è molto più di un viso perfetto e di un corpo mozzafiato. È appena atterrata al Festival di Cannes e ha bisogno di trovare un distributore per il progetto del film cui tiene da impazzire, ma l'unico interessato sembra il milionario playboy Carlo Gabellini. Peccato, visto che per lui le belle donne siano solo bambole senza cervello. La sfida è aperta.
La sala della proiezione era immersa nel buio. Al termine del documentario, rimase solo un profondo silenzio. Estrella, delusa, stinse i braccioli della poltrona cercando di trattenere le lacrime. Il film non era piaciuto. Il pubblico non aveva colto il sentimento che c'era dietro. Non aveva visto le bambine con gli occhi del cuore.
Si accesero alcune luci ma nell'auditorium continuò a permanere il silenzio. Poi, un timido applauso lo spezzò. Altri ne seguirono e si unirono al primo.
Estrella sentì la pelle d'oca pervaderle il corpo. L'applauso stava diventando più forte, più incalzante fino a trasformarsi in un fragore assordante che le riempì la testa e le inibì ogni tipo di pensiero. Allora il film era piaciuto!
Una mano le sfiorò il gomito. "Si faccia vedere..." le disse qualcuno all'orecchio. "La vogliono vogliono conoscere."
Estrella si alzò tremante, mentre la sala veniva illuminata completamente e il pubblico si complimentava con lei. Le parve di essere ancora sotto i riflettori, ma questa volta l'emozione era ben diversa da quella delle passerelle.
Anche quando tutto fu finito e la sala cominciò via via a svuotarsi, il applauso continuava a risuonarle nelle orecchie. In quel momento, non avrebbe potuto chiedere altro alla vita, se non che Carlo fosse riuscito a vedere il film. Nel pomeriggio, l'aveva chiamato in albergo e gli aveva lasciato un messaggio ma lui non si era fatto vivo.
Avrebbe anche desiderato che Allie avesse potuto essere lì con lei quella sera. Come ne sarebbe stata felice. Avrebbe davvero meritato di esserci.
"Hai fatto un ottimo lavoro."
Al suono di quella voce, Estrella si voltò e vide Carlo seduto nella fila di poltrone dietro la sua. Era in abito scuro ed era solo. Sentì un brivido di piacere misto a sorpresa, che la indusse a coprirsi meglio le spalle nude con la stola di seta rossa del vestito. "Ce l'hai fatta!"
"Non potevo mancare."
Fino al giorno prima, Carlo Gabellini era un nemico; ora sembrava aver completamente abbandonato quel ruolo. "Ti ho lasciato un messaggio in albergo, ma visto che non mi hai richiamata..." La sua voce divenne flebile e lei arrossì. Sembrava una ragazzina alle prese con il primo amore.
"Ero a Milano per affari. Sono appena rientrato."
"Sei riuscito a vedere il film?"
"L'ho visto tutto."
"E come ti è parso?"
"Un film molto forte, molto vero."
Estrella era raggiante. E non riuscì a mascherare quel suo stato d'animo. Aveva aspettato così tanto quella serata. "È tutto merito di Allie. È lei che ha avuto l'idea e che ha fatto il grosso del lavoro. Io dovevo solo fare in modo che il film venisse visto, e ce l'ho fatta. Grazie."
Carlo si guardò attorno. La sala era ormai vuota. "Mi sarebbe piaciuto trovare uno spazio più grande, così anche altri avrebbero potuto vederlo."
"Forse, un giorno."
Lui cercò gli occhi di lei. "Ci tieni davvero a quelle bambine, vero?"
"Come non potrei? Sono così belle e non hanno futuro, se restano laggiù. Quelle bambine meritano di più. Meritano cibo, casa e istruzione, ma soprattutto amore."
"Perché non adottarle?"
"Questo è uno degli obiettivi del progetto, ma non è facile adottare una bambina indiana. La trafila burocratica è lunghissima, e anche se si riuscisse a percorrerla senza troppi intoppi, si salverebbe una sola bambina alla volta. Ma loro sono tante, impossibile farle adottare tutte. Ed ecco quindi il secondo obiettivo del progetto: trovare i fondi per aiutare le bimbe che non troveranno una famiglia. Dotare l'orfanotrofio di una maestra, di libri e tutto il necessario per la scuola. Fornirgli medicine, cibo e indumenti. Ci sono tante di quelle cose da fare!"
Carlo allungò una mano per spostarle una ciocca di capelli scuri dal viso. "Ma non puoi salvare il mondo."
Le piacque la sensazione che la mano di lui le procurò sul viso, eppure le sue parole le fecero male. "Perché no?"
Carlo trattenne a stento un sorriso. Si limitò a scuotere lentamente la testa con dolcezza. "Non parliamone adesso. Hai avuto una lunga giornata e ora sarai stanca. Ti porto a cena."
Estrella aprì la bocca per rifiutare, ma non ci riuscì. Voleva stare con lui, quella sera. In qualche modo, quell'uomo contava qualcosa per lei, e in quel momento non le era possibile stargli lontano.
Aveva bisogno di qualcuno che stesse al suo fianco, che le aprisse le porte e facesse accadere delle cose meravigliose. E lui era già tutto questo.
Per la prima volta, Estrella non ebbe paura di lui. Per la prima volta, in presenza di un uomo, voleva solo rilassarsi ed essere se stessa. Senza più preoccupazioni, né dubbi, né battaglie. Forse una cena era proprio quello che le serviva. "D'accordo. Mi sembra una buona idea. Grazie."
Carlo ed Estrella cenarono in un ristorantino appartato distante un paio d'isolati dai grandi alberghi e dalla congestionatissima Croisette. Dopo cena, per evitare il grosso della folla, rientrarono in albergo passando dalla spiaggia.
La luna si specchiava nel mare, mentre bianche onde spumeggianti lambivano delicatamente la sabbia scura. Seguendo l'esempio di Carlo, Estrella si tolse i sandali col tacco alto e s'incamminò a piedi nudi lungo la spiaggia al fianco di lui.
Procedettero in silenzio per qualche centinaio di metri. Estrella era stata bene con lui, quella sera. Carlo l'aveva fatta sentire a proprio agio, in armonia con se stessa e il mondo intero. Quell'uomo sembrava così forte, così solido, così... verace.
Poi, sollevando un po' di più l'abito lungo, si diresse verso il mare e lasciò che l'acqua le bagnasse i piedi. Era fredda. Poi, si voltò e rimase ferma qualche istante ad ammirare le mille luci di Cannes con la sua miriade di tendoni bianchi allestiti sulla Croisette.
"Potrebbe essere la scena di un film" disse mostrando con un braccio la grande spiaggia vuota con la città come sfondo. "Si potrebbe proiettare un film proprio qui sulla spiaggia, e poi organizzare un sontuoso ricevimento di gala. Nessun teatro potrebbe eguagliare una tale ambientazione." Fece una risata imbarazzata e poi aggiunse: "Scusa, sto sognando a occhi aperti."
"Non devi scusarti. Mi piacciono le tue idee, i tuoi sogni. Voglio conoscere tutto di te."
"Potrei parlare troppo. O peggio, dire qualcosa di sbagliato."
Lui si fermò di fianco a lei. "A che cosa serve il cervello, se non puoi ragionare sulle cose? E a che serve ragionare sulle cose se poi non puoi esprimere delle idee?"
Estrella abbozzò un timido sorriso, celando la forte emozione che quelle parole avevano suscitato in lei. "Attento, allora. Io sono piena di idee."
"Bene." Avanzò di qualche passo in avanti e si sedette sulla sabbia. "Vieni. E raccontami dell'Argentina. Non ci sono mai stato."
Lei si lasciò cadere al suo fianco, mentre lui si sfilò la giacca per sistemargliela sulle spalle nude. Estrella si rannicchiò nel tepore di quell'indumento di seta. "Questo posto mi ricorda Mar Y Sierras; anche lì, le colline si tuffano nel mare."
"Dal nome sembra un posto romantico."
"In effetti lo è. È un posto che piace molto agli argentini. Ha spiagge stupende con grandi alberghi, casinò, vita notturna, proprio come qui sulla costa francese. Stesso genere di turisti danarosi e modaioli..."
Carlo si sporse in avanti, le prese il viso tra le mani e le premette le labbra con la bocca, interrompendo il suo racconto.
Estrella si abbandonò a quel bacio voluttuoso, perfettamente consapevole che in quel momento era tutto ciò di cui aveva bisogno.
Il contatto con la lingua di lui le diede un brivido di piacere. La magia di quel bacio non era casuale, ma era frutto dalla sinergia che i loro due corpi creavano quando erano così vicini.
Carlo la spinse dolcemente sulla sabbia. Poi la osservò con sguardo intenso. "Non immagini nemmeno da quanto tempo aspettavo questo momento."
"Allora, non indugiare ancora."