Bentornato, amore mio!
di REBECCA WINTERS
Jean-Jacques Armentier è appena giunto a St. Paul de Vence, nel sud della Francia, per assumere il ruolo di Amministratore Delegato alla Giraud Cosmetics Corporation. Mentre la sua famiglia freme di gioia per il suo ritorno a casa dopo cinque anni di assenza, e gli impiegati dell'azienda sono compiaciuti, una donna non è per niente ansiosa di vederlo di nuovo.
Cinque anni prima, Jean-Jacques ha spezzato il cuore di Nicole Giraud. Adesso lei vuole sapere perché se n'è andato e, soprattutto, perché è ritornato.
«Intendi dire che non ti sposerai a Natale?» Jean-Jacques aveva bisogno di essere assolutamente sicuro di quello che lei gli aveva appena detto.
Lei smise per un attimo di rimettere a posto le sedie. «Significa che non mi sposerò affatto. È vero che di recente sono stata a Londra per partecipare a un party di famiglia al posto di mia madre, e alcuni fotografi mi hanno sorpreso mentre parlavo con Colin in un prato. Lui sposerà la sua fidanzata tra pochi giorni.»
A queste parole, l'intero mondo di Jean-Jacques si capovolse.
Nicole non era sposata... non ci sarebbe stato alcun matrimonio... lei non sarebbe andata vivere a Londra. Oh, mio Dio!
Da quando aveva visto quella fotografia, si era immaginato troppe cose. E tutte completamente errate.
«Allora mi sono sbagliato. Stavo per porgerti le mie congratulazioni...»
Un sorriso malizioso apparve sul viso di lei. «Hai creduto ai paparazzi, sembra che succeda a molte persone...»
Non aveva idea di come lo faceva sentire quando lo guardava in quel modo. Era qualcosa che le riusciva naturale come respirare, e che lui aveva sperimentato fin da quando era una ragazzina dai riccioli ribelli. Il suo fascino scorreva sotto pelle, e aveva sempre avuto l'effetto di paralizzargli il cuore. Adesso che era diventata una bellezza mozzafiato, oltre che l'ereditiera della fortuna Giraud, insieme al fratello, non lo sorprendeva che i fotografi la rincorressero ovunque.
«Sì, credo proprio di aver fatto uno sbaglio» ammise con voce che tradiva il proprio turbamento.
Lei si avvicinò un po', gli occhi fissi su di lui. «Non avrei mai immaginato che potesse succedere a te. Tu che ridevi sempre con me dei pettegolezzi che mi collegavano a qualche principe o magnate di flotte navali. Ricordi?»
Oh, sì. Mi ricordo. Più di quanto vorrei. Per l'amor del cielo, Nicole, non guardarmi in questo modo...
Era lo stesso modo in cui lo guardava ogni volta che lui osava di più, per misurare la sua reazione. I suoi occhi lo fissavano intensamente e il respiro diventava subito affannoso. E ogni volta lui capiva che lei lo desiderava tanto quanto lui desiderava lei.
Una parte nascosta di lui aveva bisogno di questa prova, perché non poteva credere che Nicole Giraud - la bellissima brunetta che faceva impazzire qualsiasi uomo, oltre che discendente di una famiglia favolosamente ricca - preferisse stare con lui, Jean-Jacques, il figlio di un coltivatore di fiori, che era forse bravo a farla ridere ma che non sarebbe mai stato del suo rango.
Incurante dei suoi timori, Nicole continuava ad avanzare verso di lui, imperterrita. Il suo fiero desiderio lo inebriava. Anni prima, nell'oscurità della notte, il sapore delle sue morbide labbra ancora su di sé, Jean-Jacques aveva sentito il cuore volare. Ma il mattino dopo, quando la luce del giorno aveva rischiarato la realtà, ogni sogno si era infranto.
Come l'aveva desiderata in tutti quegli anni! Finché non era partito per Parigi con un'offerta che avrebbe dovuto renderlo felice, e invece... Ma questo era successo una vita fa.
Il profilo della bocca si irrigidì. Quella tortura doveva finire. «Se non stai per sposarti, questa tua attività natalizia è un modo per depistare i paparazzi da qualche altro bersaglio?» le domandò.
Dimmi quello che ho bisogno di sentire. Dimmi che pensi di andartene per il mondo con il tuo amante. Qualsiasi cosa che ponga centinaia di miglia tra noi.
Nicole era così addolorata per la sua apparente indifferenza, che non riusciva a rispondergli. Sapeva che la sua domanda era dettata solo dalla cortesia, a lui non importava nulla di lei.
«Brigitte non te ne ha parlato?»
«Io e mia sorella non siamo grandi amanti delle lettere...» rispose lui incerto.
Il cuore di Nicole ebbe un nuovo tonfo. Non solo Jean-Jacques era stato capace di andarsene cinque anni prima abbandonando tutto e tutti, ma non si era nemmeno preoccupato di chiedere informazioni su di lei alla sorella, che era la sua migliore amica. Non si era mai domandato come lei fosse sopravvissuta a quel tremendo, doloroso periodo?
Devastante non rendeva neppure l'idea dell'inferno che Nicole aveva vissuto. Un giorno lui era là che lavorava nei campi di lavanda, e il giorno dopo il signor Armentier l'aveva informata che suo figlio era partito per Parigi per studiare chimica.
Jean-Jacques non le aveva mai scritto, né telefonato. Nemmeno una spiegazione. Il dolore era stato così crudele, che lei non era ancora guarita. Forse non lo sarebbe stata mai.
«Sto facendo quello che ho sempre desiderato fare da grande nella vita» dichiarò secca.
Un'espressione di ironica sorpresa apparve sul viso di lui, prima che si controllasse con uno sforzo.
«Sei una maestra?»
Il fatto che ricordasse le loro passate conversazioni avrebbe dovuto darle un minimo di conforto, ma la sua evidente incredulità la intristì. Tuttavia, non voleva che lui notasse la sua sofferenza. «Insegno all'asilo da quattro anni» gli disse nel modo più indifferente che riuscì a trovare.
«Dove?» chiese lui un attimo dopo.
«Alla scuola Charles Martel.»
Lui le lanciò un'occhiata impaziente. «Intendevo in quale città...»
«Qui a Vence, naturalmente. Ho scelto quella scuola perché era a pochi minuti dall'ufficio. Io e mio fratello amavano pranzare spesso insieme, prima che lui andasse a New York.»
Jean-Jacques impallidì. «Ma è impossibile...»
«Perché?» proruppe lei, irritata. «È così inconcepibile che una Giraud possa insegnare nella stessa scuola frequentata da un Armentier?»
«Non volevo dire questo, Nicole. Io non avrei mai immaginato che...»
«Che io potessi lavorare?» lo interruppe lei aspra. «Che avessi un lavoro come una persona normale? Per essere uno che è sempre sembrato tanto legato alla terra e alle cose semplici, attribuisci davvero molta importanza ai soldi. Fino a un attimo fa, non mi rendevo conto di quanto avessi sbagliato a giudicarti!»
Le labbra di lui si tesero in una linea sottile, ma lei lo ignorò.
«Non so come reagirai a quello che sto per dirti, Jean-Jacques, ma te lo dirò ugualmente. Tutti quei milioni di cui adesso tu sei responsabile non hanno mai avuto niente a che fare con me. Io non ne ho mai posseduto un centesimo. Il solo denaro che spendo è quello che guadagno con il mio lavoro.» I suoi occhi scintillavano di rabbia. «Per te sarà impossibile crederlo, ma i soldi non fanno girare il mio mondo!»
Quelle parole rimbombarono pesantemente nella stanza, e il modo stupefatto in cui lui la guardò le fece capire di aver alzato la voce.
«E adesso lavoro qui con i bambini dei dipendenti» continuò in tono più calmo. «Ci sarà una recira per Natale. Mia madre ha organizzato un piccolo rinfresco per tutto lo staff della Giraud Cosmetics alla villa. Ha spedito un invito al tuo ufficio ma, nel caso tu non l'abbia ancora visto, te lo estendo di persona.»
Seguì un profondo silenzio, poi lui annuì. «Giselle me ne ha parlato. Ringrazia tua madre da parte mia.»
«Lo farò» sussurrò lei, senza fiato. «Significa che verrai?»