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Sirtaki d'amore

di JULIA JAMES

Leon! Ancora lui, sempre lui. Nella mente, nel cuore, negli occhi, sulla pelle. Alanna fatica a credere ai suoi occhi, ma non al batticuore che diventa ogni secondo più martellante. Rivederlo è stato ancora più emozionate di come si era immaginata, eccetto un particolare: la bionda che gli sta attaccata come un'ombra.

Capitolo 3

La voce era ancora quella di un tempo, profonda, con quell'accento così particolare, ma in più carica di una rabbia gelida. Già, perché Leon Andreakos esigeva di sapere il motivo per cui l'amante che lui aveva allontanato cinque anni prima osasse rifarsi viva. Aveva bandito Alanna dalla sua vita e dalla sua famiglia per impedire che facesse del male ad altri Andreakos.
Alanna sentiva un nodo stringerle la gola. Santo cielo, credeva forse che lei avesse voluto incontrarlo di proposito? L'uomo che credeva non avrebbe più rivisto per il resto della sua vita? Lo vide lanciare un'occhiata in giro, poi notò un uomo a pochi metri da loro, non lontano dall'ingresso che conduceva alle scale mobili.
La sua guardia del corpo. Leon Andreakos aveva sempre qualcuno dei suoi uomini al seguito. Era un uomo potente, oltre che molto facoltoso. Gli uomini come lui dovevano considerarsi un bersaglio, per i malintenzionati. Un bersaglio per ladri, rapitori e... per donne avide a caccia di un amante danaroso.
Era questo che Leon aveva pensato di lei, Alanna ne era consapevole. Un altro nome da aggiungere alla lunga lista di donne bellissime che avevano usato la loro avvenenza per mettere le grinfie sul suo portafoglio. O quanto meno per indurlo a essere molto generoso con loro.
Un'ombra di rammarico le incupì lo sguardo. Da quel punto di vista Leon aveva visto giusto. Lei era stata davvero sopraffatta dalla sua ricchezza; non riusciva a credere che lui volesse davvero coprirla di regali e di attenzioni. Per lei il lusso era qualcosa di completamente sconosciuto.
Dopo una vita di risparmi e rinunce, con appena il denaro necessario per l'essenziale, era diventata la sua amante e le era sembrato di impazzire, nel saggiare a piccoli sorsi il dispendioso stile di vita di Leon. Si era sentita come una gatta affamata caduta all'improvviso dentro una ciotola piena di latte.
Gli abiti che lui le aveva comprato, i doni che le aveva fatto, i posti eleganti in cui l'aveva portata l'avevano mandata in estasi. Aveva goduto della magica atmosfera che respirava da quando era diventata la donna di Leon Andreakos. Inoltre era invidiata dalle altre, perché fra tutte lui aveva scelto lei, così normale e all'apparenza insignificante. L'aveva prelevata dalla boutique dell'hotel e selezionata per il proprio letto. E lei non aveva opposto resistenza, si era lasciata prendere con passione, con entusiasmo, quasi con un senso di ineluttabilità. Il pensiero di rifiutare una simile, splendida opportunità non andava neppure preso in considerazione. Del resto quale donna avrebbe mai detto di no a Leon Andreakos?
"Allora?" L'aspra insistenza di Leon troncò di netto i suoi pensieri. Come uno sgradevole replay del loro primo incontro alla boutique, Alanna non riuscì a proferire parola. Per quanto si sforzasse, non riusciva a far uscire un filo di voce. Sentiva le gambe cedevoli come se fossero fatte cera calda.
"Niente..." Quell'unica parola le costò uno sforzo enorme. Deglutì e ripeté, questa volta in maniera più comprensibile: "Niente".
Fu assalita dal ricordo del loro ultimo incontro. Risentì nelle orecchie le ultime parole che lui le aveva rivolto ai funerali di suo fratello Nikos.
Sgualdrina! Sgualdrina e assassina!"
Fece per allontanarsi ma una mano le afferrò il braccio in una morsa d'acciaio, arrivando quasi a farle male.
"Lasciami andare!"
Per un lungo, devastante, struggente attimo lo guardò negli occhi.
E in quel momento il presente fu spazzato lontano, per lasciare spazio a un passato che un tempo avevano condiviso.
Tormento e beatitudine. Agonia ed estasi. Tutto nello stesso istante.
Leon... quanto l'aveva amato! Si sarebbe buttata ai suoi piedi per farlo felice! Ma lui non la voleva nella sua vita, solo nel suo letto. Ed era convinto che lei mirasse solo al denaro.
Gli occhi di lui penetrarono nei suoi come due lame, e in quell'istante Alanna ebbe la conferma che non era stato solo il denaro ad affascinarla. Era stato lui, con ogni centimetro della sua pelle, ogni pulsazione della sua pura, virile sensualità, che riusciva a prenderla e a farla sciogliere come miele fra le sue braccia con un solo tocco, con un solo bacio...
La memoria del loro primo bacio balzò prepotentemente in testa a tutti gli altri ricordi. Nikos era tornato alla boutique la sera seguente.
Aveva posato la sciarpa, avvolta disordinatamente nella carta da regalo, sul banco davanti a lei.
"E' difettata?" gli aveva domandato prontamente lei.
Lui aveva abbozzato un sorrisetto ironico.
"No, è perfetta, ma pare che non abbia indovinato il colore. O almeno così mi hanno detto." C'era una nota di irritazione, dietro il suo accento greco. Era seccato, avrebbe potuto giurarci.
"Vuole cambiarla?" le aveva proposto Alanna cercando di rallentare i battiti del proprio cuore, che sembrava impazzito dal momento in cui lui era entrato nel negozio. Avrebbe voluto smettere di guardarlo con quella espressione ebete, ma non ci riusciva. Aveva pensato a lui per tutta la notte, rigirandosi fra le lenzuola nell'angusto appartamento dello squallido quartiere di Londra, il massimo che poteva permettersi con il suo misero stipendio. Il suo volto continuava ad apparirle appena chiudeva gli occhi e, per quanto si opponesse, non riusciva a liberarsene. E neanche lo voleva, dopotutto. Le piaceva pensare a lui.
E ora che l'aveva di nuovo di fronte in carne e ossa, le pulsazioni aumentavano di minuto in minuto.
Poi si erano fermate all'improvviso nel momento in cui Nikos, quasi bruscamente, aveva preso la sciarpa e si era sporto verso di lei. Gliel'aveva passata con disinvoltura intorno al collo, liberando con tocco delicato i capelli che erano rimasti imprigionati sotto.
Alanna aveva temuto di svenire. Aveva alzato lo sguardo su di lui. Stava annaspando; aveva bisogno di prendere fiato.
Lui le aveva sorriso. Non c'era più traccia di irritazione nei suoi occhi. Piuttosto sembrava divertito, incuriosito.
"In compenso sta d'incanto, su di lei" le aveva asussurrato sottovoce.
Poi, sempre tenendo le estremità della sciarpa, Nikos l'aveva attirata verso sé e si era chinato su di lei.
La sua bocca si era appropriata delle labbra di lei lentamente, togliendole il respiro.
Un attimo dopo l'aveva lasciata andare, senza smettere di sorriderle.
"Perchè non viene a cena con me?"
Seppure incredula, Alanna aveva accettato con un cenno quasi automatico della testa. Così, semplicemente. Senza pensarci due volte, senza porsi domande. Aveva chiuso il negozio e e l'aveva seguito fuori dell'hotel. L'unica cosa che era riuscita a dire, terrorizzata all'idea che lui potesse cambiare idea, era stata: "Non posso venire vestita così!"
Nikos si era fermato e aveva lanciato un'occhiata alla gonna grigia e alla camicia bianca dal colletto inamidato.
I suoi occhi l'avevano percorsa da capo a piedi.
"In effetti ha un'aria molto... castigata." La sua espressione era cambiata impercettibilmente e lei aveva sentito le guance avvampare. "Ma ha comunque un notevole fascino, mi creda. Su, andiamo."
E così tutto aveva avuto inizio. L'aveva sedotta quella stessa notte, dopo averla portata a cena in uno dei ristoranti più eleganti della città, dove ogni sorso di vino e ogni boccone sembravano cibo degli dei. Quindi erano tornati all'hotel ed erano saliti nella sua suite: appena entrati, Nikos le aveva slacciato la camicetta bianca - un bottone dopo l'altro - e aveva fatto scivolare la gonna grigia lungo i fianchi sottili. E dopo averla svestita completamente, l'aveva posata sul letto e condotta verso il paradiso dei sensi. Un paradiso durato sei fantastici mesi, fino a una conclusione che lei non avrebbe potuto immaginare tanto amara.
E adesso, a distanza di quasi cinque anni, con una sola occhiata Leon Andreakos era stato capace di riaccendere le ceneri di una passione che lei credeva soffocata per sempre.
Eppure era convinta che la scintilla fosse ormai spenta , dal momento che lui l'aveva esclusa dalla sua vita.
Le gambe molli come gelatina, Alanna si allontanò con passo incerto. Doveva andarsene al più presto da lì. Lo chock di quell'incontro l'aveva lasciata sottosopra e tremante. Senza sapere come, si ritrovò in fondo alla scala mobile e sentì la soffice moquette lasciare spazio al pavimento di marmo che faceva schioccare la suola dei suoi stivali. Le sembrava di esser stata appena investita da un TIR.
Mentre saliva i primi scalini, aggrappata al corrimano, ancora ansimante e con il cuore in gola, quasi non fece caso all'uomo in abito scuro che la seguì fino all'esterno del reparto.
Senza dubbio si trattava di uno dei tirapiedi agli ordini di Leon Andreakos.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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