Sirtaki d'amore
di JULIA JAMES
Leon! Ancora lui, sempre lui. Nella mente, nel cuore, negli occhi, sulla pelle. Alanna fatica a credere ai suoi occhi, ma non al batticuore che diventa ogni secondo più martellante. Rivederlo è stato ancora più emozionate di come si era immaginata, eccetto un particolare: la bionda che gli sta attaccata come un'ombra.
"Non ci credo. Non stai parlando sul serio." Alanna parlò con un filo di voce.
I colpi di scena si susseguivano, lo shock stava cominciando a dare i suoi effetti. Sentiva che stava perdendo il controllo della situazione; erano accadute troppe cose, nello spazio di meno di un'ora, e lei non riusciva a fronteggiarle.
Solo un'ora prima la sua vita seguiva ancora il suo corso naturale. Fino a quando Leon Andreakos non era ripiombato come una tempesta, rivendicando il suo diritto ad averla. E ora voleva anche suo figlio. Poteva concedergli il suo corpo, ma non Nicky.
Leon continuava a fissarla dal lato opposto del tavolo, mentre i caffè si raffreddavano nelle tazze.
"Invece sì. Ho intenzione di crescere il figlio di mio fratello come se fosse il mio." Per un attimo Leon sembrò stupito. "Come mai sei così riluttante? Non capisci? Ti sto offrendo quello che hai sempre desiderato. Diventerai mia moglie."
"Quel sogno è andato in frantumi molto tempo fa, quando mi sono resa conto di quanto fossi stata sciocca."
Lui s'irrigidì. "Sciocca a pensare di potermi incastrare... piuttosto. Tu pensavi che, dopo esser diventata mia moglie, avresti potuto spassartela ancora di più alle mie spalle." Alzò le braccia in segno di resa. "Ironia della sorte! Come madre di mio nipote diventerai la signora Andreakos, con tutto quello che comporta." I suoi occhi brillarono di quella luce che lei conosceva così bene. "Ma c'è una nota positiva in tutto ciò: sono sicuro che a letto ci divertiremo, come abbiamo sempre fatto."
Alanna si alzò di scatto spingendo indietro la sedia. "Temo che i tuoi calcoli siano sbagliati. Io non ti sposerò mai. Mai!"
Lui si appoggiò allo schienale con aria indifferente, come se l'ipotesi non lo interessasse minimamente.
"Allora preparati ad affrontare una battaglia legale senza esclusione di colpi. Ti avverto, arriverai a desiderare di non essere mai nata."
Lei rabbrividì.
"Nessun giudice strapperebbe un bambino a sua madre!"
L'espressione di lui lasciava intuire che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo. "Pensi che i tuoi "trascorsi" depongano a tuo favore? Sei stata la mia amante per sei mesi! Hai sfruttato tutte le possibilità che ti sono capitate senza porti il minimo scrupolo, sperando di ottenere sempre di più. Eri pronta a concepire un figlio, pur di farti sposare da me. E non appena io ho capito il tuo gioco, non hai esitato a buttarti su mio fratello. Aveva solo ventidue anni; eppure hai usato il tuo squallido trucco anche con lui. Aveva avuto problemi psichiatrici in passato, e tu lo sapevi bene. Ma neanche questo ti ha fermato. Il tuo obiettivo era sposarlo e avere un figlio da lui. E dopo un mese, appena un mese di matrimonio, ti sei fatta sorprendere con un altro uomo! Un... un degenerato che ha avuto il coraggio di accoltellare Nikos."
"Anche lui ha perso la vita" mormorò Alanna con voce strozzata. "Sono morti insieme. Hanno cominciato a lottare, poi sono rotolati per le scale..."
Era sopraffatta dall'orrore mentre i ricordi le riportavano alla mente visioni da incubo. Era come assistere ancora una volta al terribile scontro in cima alla scalinata di marmo della casa di Nikos ad Atene. Risentiva la propria voce implorarli di fermarsi e...
"Non avrei mai dovuto sposarlo." Il senso di colpa la stava opprimendo di nuovo come un macigno. "E' per questo che ho dato in beneficenza tutto il denaro di Nikos. Lui è morto per colpa mia. Il suo denaro non mi spettava."
Si voltò.
Poi sentì due mani posarsi in modo dolce ma deciso sulle sue spalle.
"Forse portare in grembo tuo figlio ti ha fatto rendere conto di quello che avevi fatto. Forse ha portato una nuova consapevolezza nella tua vita. O magari un'ombra di rimorso."
Nella voce di Leon c'era quella stessa, strana nota di dolcezza che lei aveva sentito quando gli aveva mostrato la lettera dell'ospedale pediatrico.
Lui la fece voltare e le sollevò il mento affinché lo guardasse. La sua espressione era cupa.
"Non puoi privare il figlio di Nikos dei suoi diritti di nascita solo per le tue azioni sconsiderate. Lui ha diritto ad avere la vita che gli sarebbe toccata se fosse vissuto mio fratello. E ha il diritto di avere un padre, Alanna. Io sarò un padre per lui. I tuoi sensi di colpa ti hanno portata a scappare, a nasconderti. Ma adesso tutto questo deve finire. E tu devi accettarlo."
Lei era pallida, senza fiato. Gli occhi scuri di Leon erano sui suoi, come se volesse leggerle nel cuore.
Erano accadute troppe cose in un così breve lasso di tempo. Troppe emozioni, troppi sentimenti erano risaliti in superficie, sentimenti che Leon non poteva e non doveva scoprire.
Lui continuò a pronunciare parole pesanti come macigni.
"Non è il perdono che ti sto offrendo, intendiamoci; non arrivo ad essere tanto generoso. Ma voglio che tu sappia che comprendo il motivo per cui hai cercato di soddisfare le tue esigenze con un altro uomo."
"Davvero?" domandò lei, sebbene temesse la sua risposta.
Lui annuì. Il sorriso ironico era ritornato sulle sue labbra.
"Fra le mie braccia hai imparato cosa fosse la passione, ma non l'hai ritrovata fra le braccia di mio fratello. Lui era un po'... impacciato con le donne. E comunque, dopo tutto ciò che noi due abbiamo condiviso, non l'avresti di certo trovato... soddisfacente."
Gli occhi di lei si rabbuiarono. Distolse lo sguardo.
"Puoi negarlo?" la incalzò Leon costringendola di nuovo a guardarlo. "Nel caso, ti avviso che stai mentendo. A me, ma soprattutto a te stessa."
Lunghe dita affusolate le sfiorarono la guancia. "Sono trascorsi cinque anni, dall'ultima volta che ti ho avuta" sussurrò di nuovo lui come se stesse ricordando a voce alta. "Ma la fiamma brucia ancora come se il tempo non fosse passato. E ora..." La bocca di Leon si avvicinò pericolosamente alla sua, facendola tremare. "Ora può continuare a bruciare" soggiunse sfiorandole le labbra. "Il matrimonio è la soluzione di tutti i problemi. Nicky avrà un padre, tu otterrai la ricchezza per cui ti sei sempre data tanto da fare..." La strinse a sé un po' più forte. "E io avrò te."
***
"Dentro!"
Nicky gridò di gioia mentre Leon lo sistemava accanto a sé nel trenino in miniatura. Quindi lo zio abbassò la barra di sicurezza e gli passò un braccio intorno alle spalle.
"Si parte!" esclamò quando il treno cominciò a muoversi.
Alanna rimase al di là della transenna a guardare il trenino che sferragliava, dapprima lentamente e poi sempre più veloce; un attimo dopo s'inerpicava con un movimento a spirale intorno alla collinetta, per poi ridiscendere con lo stesso movimento rotatorio.
Il sole primaverile si diffondeva sul parco avvolgendolo di una luce fresca, le tenere foglie appena schiuse sugli alberi raccontavano la fine dell'inverno e l'imminente comparsa della stagione primaverile. Era la fine del gelo e della solitudine.
Alanna si sentiva strana, come se si trovasse a vivere una situazione irreale. Come se un'emozione finora racchiusa in lei fosse costantemente sul punto di inondare la sua vita. Erano passati tre giorni da quando Leon aveva bussato alla sua porta, ma potevano essere tre mesi, tre anni.
Si era fermato da lei quella notte, l'aveva ricondotta in camera da letto e con le carezze aveva cancellato ogni traccia di resistenza, finché lei non si era sciolta come miele tra le sue braccia. E dopo aveva dormito al suo fianco, stringendola forte come se temesse che potesse scappare nella notte portando Nicky con sé.
Ma lei non era scappata. Con il cuore in tumulto l'indomani mattina aveva visto Nicky arrivare in camera, chiedendo perché quell'uomo fosse ancora in casa loro. Leon si era alzato a sedere sul letto, le aveva passato un braccio sulle spalle e aveva invitato anche Nicky e l'orsetto di peluche che stringeva fra le mani a sedersi sul letto accanto a loro: c'era qualcosa di importante che dovevano dirgli.
Incredula e commossa, Alanna aveva sentito Leon raccontare a suo figlio che era il fratello di suo padre, che avrebbe sposato sua madre e li avrebbe portati entrambi in Grecia a conoscere i nonni, che avrebbero vissuto in una grande casa con una piscina.
Nicky lo ascoltava con gli occhioni spalancati.
"Una piscina?" aveva ripetuto incapace di credere alle proprie orecchie.
Leon aveva annuito.
"Possiamo andarci oggi?" aveva ripreso il bimbo, impaziente di partire ala volta di quella stupefacente avventura.
"Oggi andremo a Londra. Devo comprare un anello per la mamma, così possiamo sposarci al più presto. Poi dovremo richiedere un passaporto per te, in modo che tu possa venire in Grecia." Quindi si era rivolto ad Alanna. "Lui ha bisogno di un passaporto, vero?"
Com'era diverso, ora, il suo modo di parlare! Lei l'aveva studiato a lungo, ancora sdraiata sui cuscini, mentre spiegava la situazione al figlio.
Lui le aveva sfiorato la guancia. "Andrà tutto bene" l'aveva rassicurata con una dolcezza che la spiazzava.
A quel punto Nicky aveva attratto la sua attenzione. "Fai colazione con noi?" aveva voluto sapere. "Io mangio pane tostato a colazione. Con la marmellata" aveva aggiunto con una punta di orgoglio.
Leon gli aveva sorriso.
"Allora crescerai forte e sano!"
Anche Nicky aveva abbozzato un sorriso soddisfatto.
E ora Alanna li stava guardando mentre sfrecciavano a bordo del trenino, suo figlio che rideva e gridava per l'eccitazione.
Un pensiero le strinse il cuore.
Devo farlo, ripeté per l'ennesima volta a se stessa. Non sono stata io a chiedere che accadesse. Mi è piovuto dal cielo. Soffrirò, ma non importa. Il bene di Nicky ha la priorità assoluta su tutto.
Del resto, il legame tra suo figlio e Leon era stato immediato. Quasi istintivo. Non c'era stata timidezza, né diffidenza. Nicky aveva semplicemente accolto con calore Leon nella sua vita, e si era lasciato coinvolgere da lui come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Lei aveva assistito a tutto questo con trepidazione, e aveva avuto la certezza di aver compiuto la scelta giusta. Si sentiva più sollevata, adesso. E consapevole che non aveva altre soluzioni accettabili. Nicky aveva il diritto di conoscere Leon. Aveva bisogno di lui.
Con un senso di ineluttabilità, pensò all'altro gravoso segreto che le pesava sul cuore. Gliel'avrebbe rivelato prima o poi..
A qualunque costo.
Pregò di averne il coraggio. E pregò di riuscire ad accettare una situazione dolorosa, in cui l'amore che ancora provava e che avrebbe provato fino alla fine dei suoi giorni per Leon Andreakos si contrapponeva all'indifferenza che lui provava per lei. Non l'amava. Non l'aveva mai amata e mai avrebbe potuto.
Ma lei era pronta a sacrificarsi per amore di Nicky.