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Il mio cuore per un principe

di CAROL MARINELLI

Può una governante di palazzo diventare la moglie perfetta per un principe dongiovanni? Quando Benito Fortesque di Contarini arriva in visita nell'isola di Niroli, alla cameriera di palazzo Alisa Moretti viene assegnato il ruolo di governante. Orfana dall'adolescenza e con la sorella più giovane a cui badare, Alisa ha un disperato bisogno di lavorare per tirare le fila della propria esistenza e pagarsi un'istruzione che le garantisca una vita migliore. Ma non ha fatto i conti con la "pericolosa" attrazione per il principe playboy.

Capitolo 4

"Su, Marietta" esortò Alisa, stringendo a sé la piccola, arrabbiata e in preda a una crisi di tosse. "Devi prendere la medicina, amore. Dovrebbe vedere un dottore" aggiunse poi, rivolgendosi alla sua vicina di casa e fedele amica Bella, in piedi accanto a lei.
"Le hai somministrato una dose supplementare di farmaco" le ricordò Bella. "Proprio quello che ti consiglierebbe il medico, ma facendosi pagare profumatamente. Il problema è che sente la tua mancanza."
"Anche tu mi manchi" mormorò Alisa, abbracciando la sorella con ancora più forza, gli occhi che si riempivano di lacrime. "Domani, dopo l'oratorio, trascorreremo tutto il pomeriggio insieme."
"Sembri esausta" osservò Bella con simpatia. "Sei molto occupata?"
"Non molto. Non è che ci sia molto lavoro da sbrigare. Quando è fuori, Benito mi permette di usare il suo computer, così sono stata impegnata a studiare."
"Benito?" Bella la fissò, perplessa.
"È così che vuole essere chiamato."
"E perché ti fa tutti questi favori?"
"Perché è... gentile." Alisa si lasciò sfuggire un sospiro, lieta per una volta della vista sempre più calante dell'amica, che così non avrebbe notato il rossore che le imporporava le guance, come sempre quando pensava a lui.
Dopo le sue parole provocanti, era corsa a rifugiarsi in camera sua, cercando invano di ignorare la crescente tensione che c'era tra loro, lottando per ricordare a se stessa di essere una pura e semplice cameriera, mentre lui era un principe: Tra loro, quindi, non avrebbe mai potuto esserci nulla. Nulla. Anche se l'opportunità di parlare di lui era troppo irresistibile per lasciarla perdere. "Molto gentile, a volte. Anzi, sai una cosa, Bella? Nonostante tutte le voci che girano sul suo conto, è davvero un uomo affascinante.
"Uno che è abituato a ottenere tutto ciò che vuole" puntualizzò Bella con insolita durezza.
"Come se potesse mai volere una come me!" Alisa buttò lì una risata forzata, ma la donna non era il tipo da farsi ingannare.
"Sei giovane, sei bella" le ricordò l'altra accalorandosi. "E hai un cuore d'oro, un cuore che lui non esiterebbe a usare e poi buttare via senza la minima remora. Non metterti in testa delle strane idee. Se si sta dimostrando gentile, ha certamente un secondo fine."
"Può darsi" concesse Alisa.
"Niente può darsi in merito" insistette Bella. "Ti conosco bene, cara. Sei sempre stata una sognatrice, ed è proprio ciò che stai facendo ora. Una notte tra le sue braccia non ti basterebbe. Meriti molto di più delle briciole che il principe Benito Fortesque ti darebbe."
"Dovresti vedere come vive... Non ho mai visto tanto spreco in vita mia. Perché lui deve avere tutto e Marietta niente?"
"Lei ha te, Alisa" esclamò Bella. "Quando avrai terminato gli studi, le potrai offrire tutto ciò che vuoi. Tutto ciò che i vostri genitori avrebbero desiderato."
Sentendo citare i genitori, un groppo strinse la gola di Alisa. Nonostante i cinque anni trascorsi, le mancavano ancora terribilmente.
"Sarebbero così orgogliosi di te!" proseguì Bella con dolcezza. "Sarebbe stato molto più facile permettere al tribunale dei minori di portarla via e invece te ne sei fatta carico, sopportando l'ingiusta vergogna di crescerla come una figlia illegittima qui a Niroli. Non dev'essere stato facile, lo so."
"Non ce l'avrei mai fatta senza di te." Alisa strinse tra le braccia l'anziana signora. "Ma un giorno ti ripagherò" le promise. "Appena ne avrò la possibilità, ti manderò sulla terraferma per farti operare agli occhi."
La donna scrollò le spalle. "Ecco, vedi? Stai di nuovo sognando!"
"Un bel sogno, no?" replicò Alisa, sorridendo. "Adesso, però, devo andare. Stasera sono da sola; se lui tornasse e non trovasse nessuno..."
"È sabato sera" scoppiò a ridere Bella. "Perché Benito dovrebbe essere a casa?"
Già, perché?
Entrando nel salotto immerso nel buio, Alisa per poco non svenne: lo trovò seduto in poltrona, un'espressione truce sul viso che le fece battere il cuore all'impazzata nel petto.
"Mi sono dovuto preparare la cena da solo!" sbottò fissandola con aria accusatoria. "Sono rientrato e la casa era buia e disabitata. Mi aveva assicurato che avrebbe sostituito Alberto. Stavo quasi per telefonare a palazzo."
Se voleva avere una speranza di mantenere l'impiego, realizzò Alisa, avrebbe dovuto scusarsi e supplicarlo di perdonarla. Ma nelle orecchie le risuonavano ancora i singhiozzi di Marietta, e insieme ad essi le esortazioni di Bella, oltre a tutti i suoi consigli. E la vergogna di desiderarlo così tanto... Invece di spaventarla, la sua reazione la stimolò, dandole se non la forza, almeno la stupidità di replicare.
"Povero Benito" lo compatì, il tono pieno di sarcasmo. "Il povero Benito ha dovuto aprirsi la porta da solo, accendersi le luci e poi - santo cielo! - anche prepararsi la cena! Ho il cuore a pezzi."
"Non osi rivolgersi a me in questo modo." Benito scattò in piedi e l'afferrò per un polso, costringendola a guardarlo in faccia. "Sono il suo capo."
"Non in questo momento." Alisa non si lasciò intimidire. "Perciò eviti pure di umiliarmi pretendendo delle scuse, quando un istante dopo mi licenzierà. Non mi dispiace affatto essere tornata a casa mia per mezz'ora per dare il bacio della buonanotte a mia... mia figlia."
"Ha una bambina?"
"Ho una mia vita, Sua Altezza. Una vita che lei sta per distruggere, perciò si sbrighi."
Avrebbe dovuto farlo, Benito ne era conscio. Sapeva benissimo come avrebbe dovuto comportarsi. La sua insolenza, il fatto che non fosse a casa ad accoglierlo, erano ragioni sufficienti per cacciarla via. Non che ne avesse bisogno, del resto. Ma la rabbia che in quel momento lo attanagliava non era per quello. Alisa aveva una figlia e, pur non capendo come mai questa realtà lo disturbasse tanto, la verità era che lo infastidiva. Punto e basta. Aveva un marito a casa che l'aspettava, che tutte le notti sentiva la mancanza del suo corpo sinuoso; proprio come succedeva a lui.
Maledizione! Negli ultimi tre giorni era stato al casinò e aveva frequentato tutti i locali più in voga di Niroli, cercando di perdersi in tutto il glamour che l'isola poteva offrire. Ma non ne era stato capace. Tutto ciò a cui era riuscito a pensare era lei, Alisa, la ragazza che ora, furente, teneva quasi tra le braccia.
"Ha bisogno di questo lavoro?" le domandò, gli occhi fissi nei suoi.
"Sì."
"E se le permettessi di rientrare a casa tutte le sere per dare il bacio della buonanotte a sua figlia?" La speranza sorta nello sguardo di Alisa si spense quasi immediatamente, quando Benito dettò le proprie condizioni. "Basterebbe che dopo tornasse qui per baciare anche me."
Avrebbe dovuto essere la più ignobile delle offerte. Chiunque altro gliel'avesse fatta, Alisa ne sarebbe rimasta disgustata. Ma fissandolo negli occhi, percependo il tocco delle sue dita contro la propria pelle, uno strano brivido che le percorreva la schiena, era tutto fuorché ignobile.
Troppo attonita per rispondere, troppo scioccata dalla proposta, rimase immobile, mentre le labbra di Benito si impadronivano delle sue, movendosi con delicatezza contro la sua pelle che gli resisteva, la sua mente che cercava di raccapezzarsi. Benito sapeva il fatto suo. Se si fosse mosso troppo in fretta, lei sarebbe fuggita, magari schiaffeggiandolo; invece il suo capo si inarcò leggermente per permettere alla sua lingua di scenderle verso il collo, tracciandone con dolcezza il profilo. Benito le baciò ogni centimetro della pelle con esasperante lentezza, spostandosi poi più in alto fino al piccolo punto sensibile alla base dell'orecchio. Alisa rabbrividì.
"Oppure" le sussurrò lui con maliziosa generosità, "sarò io a baciarti."
Non fu un dolce assalto, questa volta. La sua bocca esigente infiammò di nuovo quella di lei, la sua lingua più deliziosa che mai. Ogni fibra del corpo di Alisa si tese. Sarebbe bastato un piccolo giro su se stessa e si sarebbe trovata schiacciata contro di lui. Le mani di Benito si allontanarono dai suoi polsi, perdendosi nel folto dei suoi riccioli mentre la baciava con passione, la sua virilità rigida ed eretta contro di lei. Perdersi in quel modo per la prima volta, dimentica di tutto e di tutti, intenta solo a sentire, era una vera beatitudine.
"Ti voglio" gemette Benito tra i baci. "Ti ho desiderato fin dalla prima mattina che ti ho visto. Non riuscirò a lasciarti in pace, se tu non..."
Quelle parole la portarono dall'estasi all'inferno. I termini crudeli della sua offerta erano oramai palesi. Senza fiato e furiosa, Alisa lo respinse.
"Non sarò mai la sua sgualdrina!" gridò, correndo verso la porta. "Lavo i suoi pavimenti, Altezza, proprio per stare alla larga dalla strada. Non intendo raggiungerla per un'altra via."
Tremando per la rabbia, si rifugiò in camera sua, sbattendosi la porta alle spalle. Dopo essersi tolta l'uniforme, si infilò nel letto, stringendosi tra le lenzuola, sconvolta dalla parole astiose che le erano uscite di bocca e dalle conseguenze che di certo avrebbero avuto. Per il bene di Marietta, forse avrebbe dovuto piegarsi a soddisfare i suoi evidenti bisogni.
I propri evidenti bisogni.
Contro la stoffa dura delle lenzuola, i suoi capezzoli inturgiditi sembravano chiodi, lo spazio tra le sue cosce caldo e pesante di insaziabile desiderio.
In preda a un genuino orrore, Alisa chiuse gli occhi. Le parole che nell'impeto della passione Benito le aveva detto avrebbero benissimo potuto appartenere anche a lei.
Ti ho desiderato fin dalla prima mattina che ti ho visto.
Anche lei lo desiderava.
Ma voleva di più di una notte con lui.
Voleva l'impossibile.

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