Il mio cuore per un principe
di CAROL MARINELLI
Può una governante di palazzo diventare la moglie perfetta per un principe dongiovanni? Quando Benito Fortesque di Contarini arriva in visita nell'isola di Niroli, alla cameriera di palazzo Alisa Moretti viene assegnato il ruolo di governante. Orfana dall'adolescenza e con la sorella più giovane a cui badare, Alisa ha un disperato bisogno di lavorare per tirare le fila della propria esistenza e pagarsi un'istruzione che le garantisca una vita migliore. Ma non ha fatto i conti con la "pericolosa" attrazione per il principe playboy.
"Ha ragione" sussurrò Alisa con amarezza. Ancora una volta i singhiozzi e la tosse di Marietta non accennavano a diminuire, nonostante l'ora tarda. "Non le dedico abbastanza tempo."
"Però le vuoi molto bene" provò a farla ragionare Bella. "Non appena riuscirai a diplomarti, starai a casa con lei ogni mattina e ogni sera."
"Tu stai vaneggiando!" Questa volta fu Alisa a scrollare le spalle, sconfortata. "Come posso studiare senza avere un impiego con cui pagare le bollette?"
"Non lo sai ancora, cara. Almeno non fino a quando non torni alla villa..." Bella tentò di mostrarsi ottimista, anche se entrambe ben sapevano che non c'era molta speranza. Quando aveva raccontato all'amica ciò che era accaduto, ad Alisa non era sfuggita l'espressione preoccupata che era subito apparsa sul suo viso.
"Tieni in alto la testa quando ti licenzieranno, Alisa. Il principe non aveva alcun diritto di dirti certe cose. Come può un uomo nella sua posizione capire quanto sia dura la tua situazione?"
Benito non voleva affatto capirlo.
Pensare alla vita di Alisa avrebbe significato mettere in discussione anche la propria. E lui non aveva la minima intenzione di farlo.
Girovagando qua e là per la villa, almeno un migliaio di volte si era fermato davanti al telefono, prendendo persino in mano la cornetta un paio di volte per organizzare il suo licenziamento; come tante altre volte, in passato, gli era capitato. Per un bicchiere di vino rovesciato per errore su un abito nuovo, per un caminetto trovato spento al suo inatteso arrivo a casa. Il disgusto che provava per se stesso non accennò a diminuire nemmeno dopo aver trangugiato un bicchiere di whisky, nel vano tentativo di convincersi di essere nel giusto.
In fondo lui lavorava duramente!
Anche loro, però.
Lui meritava rispetto.
E per quale motivo?
"Perché sono un principe!" sbottò a un tratto, uscendo sulla terrazza, gli occhi fissi sulle acque azzurre del Mediterraneo e sulle isole che erano state teatro della sua gioventù solitaria e senza pensieri.
Solitaria.
Ma no, non era stata così. Benito sorrise delle proprie riflessioni. C'erano state cameriere, tate e, più in là negli anni, una schiera innumerevole di feste e donne. Sì, è vero, i suoi genitori, suo fratello erano stati troppo impegnati a governare per prendersi cura anche di lui. Sua sorella Francesca ci aveva provato, difendendolo e viziandolo contro tutto e contro tutti fino al giorno della sua morte. Ma quando era stata davvero presente per lui? Quando lo erano stati, tutti i membri della sua famiglia?
E chi badava alla sorellina di Alisa?
Benito chiuse gli occhi, un misto di rimpianto e amarezza dentro di sé. Era furioso con se stesso, con lei, con tutti quanti. Al ricordo del singhiozzo che Alisa si era lasciata scappare quando era entrato dentro di lei, la sua mano si strinse con così tanta forza attorno al bicchiere vuoto che per poco non lo ruppe. Pur di scalfire la sua dignità a favore della sorella, aveva scelto, voluto, affrontare anche quel dolore.
Ma Alisa l'aveva mai desiderato davvero?
"Principe Benito..." La voce alle sue spalle non stava cercando di calmarlo, ora. Quando Benito si girò verso Alisa, il suo volto era scuro come un cielo tempestoso. "Se deve licenziarmi, lo capisco. Le chiedo soltanto di non rivelare a nessuno che..." Benito la vide deglutire a stento, le labbra contratte nello sforzo di formulare le parole, e cercò invano di non ricordare le sensazioni che aveva provato stringendola tra le braccia. "La supplico di non dire a nessuno la verità su mia sorella."
"Ci sono delle regole, Alisa. Nei tuoi occhi vedo il disprezzo che nutri per la famiglia reale di Niroli, ma loro provvedono al proprio popolo. Tua sorella verrà nutrita, curata, e le verrà data un'istruzione adeguata."
"Le daranno anche il bacio della buonanotte?" lo sfidò Alisa esasperata. "L'ameranno anche quando a volte è così difficile farlo?" Benito non rispose, così lo fece lei stessa. "Nessuno le vorrà mai bene come me. Tranquillizzi pure la sua coscienza, se vuole; creda pure che starà meglio con la pancia piena e senza amore. Ma io non sono affatto d'accordo."
<<Ma se per lei non ci sei mai!>> la provocò lui a quel punto.
<<La mia vicina di casa sì, però>> puntualizzò lei con prontezza.
<<La tua vicina di casa?>> sogghignò Benito.
Alisa non si scompose. "Bella è una brava persona. Una brava persona che tra un paio d'anni perderà la vista perché non ha il denaro per pagarsi un intervento chirurgico. In quel momento mi prenderò cura di lei, proprio come ora fa lei con Marietta."
"C'è un ospedale sull'isola. La famiglia reale assicura alla sua gente..."
"L'ospedale non pratica l'operazione che serve a Bella. Crede davvero che la sua famiglia le pagherebbe il biglietto per la terraferma, per le visite e poi per l'intervento?" Alisa si lasciò scappare una risatina sarcastica. "Se sceglie di non vedere la disparità, sono affari suoi, Benito. Creda pure alla propaganda in cui è cresciuto, se questo le dona sonni più tranquilli."
"Ti assicuro che di notte dormo benissimo." Benito la fissò con freddezza. "Sabato sera, dopo il ballo, partirò. Continuerai a lavorare per me fino a quel momento, ma solo a una condizione." Di fronte a quelle parole Benito la vide agitarsi. "Verrai al ballo con me."
"No!" Alisa scosse il capo con veemenza. "Praticamente equivale a licenziarmi. Se accettassi, non potrei mai più lavorare qui. Con la sua partenza tutta Niroli saprà che..."
"È proprio questa la mia intenzione" puntualizzò Benito stringendo le mascelle. "Ti darò abbastanza denaro in modo che per i prossimi due anni tu non debba lavorare, ma soltanto studiare e badare a Marietta."
"Perché se la prendi così tanto a cuore?" gli chiese Alisa, lunghe lacrime che le rigavano il viso. Oh, certo, sembrava un'offerta da sogno, ma Benito stava cambiando il suo mondo rovesciandolo completamente. E lasciandola da sola a pagarne le conseguenze, con la sua partenza,. Domandarle di diventare la sua amante segreta era una cosa, ma metterla sotto gli occhi di tutti e poi andarsene? "Non l'hai mai nemmeno incontrata."
"Mi ricorda qualcuno che conoscevo." Benito scrollò le spalle. "Allora, qual è la tua risposta? Intendi accettare la mia offerta?"
"Suppongo che poi dovrò anche trascorrere la notte con te."
"Certo." Benito scrollò di nuovo le spalle. "Merito una ricompensa, no?"
"Anch'io." Il disgusto che traspariva dal suo sguardo fece da specchio a quello che anche Benito provava per se stesso. Mentre ascoltava le sue condizioni, invece di guardarla in faccia, si girò dandole le spalle. "Pagherai anche l'intervento di Bella."
"Non sei nella posizione di farmi richieste!" Benito la fissò, torvo. Chi diavolo credeva di essere, quella ragazza?
"Oh, può anche darsi che sia così, per ora..." Lentamente Alisa gli si avvicinò. In quel momento lo odiava, lo disprezzava, non per ciò che era ma per ciò che si rifiutava di essere, l'uomo che era certa si nascondesse sotto la prosopopea e il titolo nobiliare. Sollevandosi in punta di piedi, premette le labbra contro quelle rigide di lui. Gli afferrò la mano e la guidò verso di sé, le dita di Benito tese nel tentativo di resistere, il respiro che diventava via via più affannoso mentre cercava di restare impassibile. Ma quando Alisa gli si strinse contro con aria provocante, la forza della sua erezione le rivelò la verità.
"Come sai bene, non ho molta esperienza in questo genere di cose. Penso che dopo il ballo sarai costretto a mostrami in quale posizione mi vorresti avere." Mentre gli si strofinava contro, la voce di Alisa si ridusse a un sussurro arrochito, le mani che giocherellavano con la cerniera dei suoi pantaloni. Poi, scrollando all'improvviso le spalle, lasciò cadere le mani, rompendo il contatto. Solo i suoi occhi lampeggianti reiterarono la richiesta. Non le importava che il suo modo di agire apparisse sfrontato. Alisa sapeva bene di possedere qualcosa che il principe Benito desiderava ardentemente, e aveva tutte le intenzioni di usare il proprio potere.
Usarlo per le persone che amava.
* * *
Il giorno del ballo nessuna donazione, per quanto illimitata, poteva assicurare un appuntamento alle Terme di Niroli.
Chiunque fosse stato invitato era qualcuno, il che significava che l'agenda dei fortunati era stata redatta con mesi di anticipo e comprendeva tutti i più importanti ricchi d'Europa. Ma quando era il principe Benito in persona a prenotare un posto, insistendo con il suo tono imperativo che la sua ospite avrebbe dovuto essere trattata con tutti i riguardi, dopo un piccolo moto di sorpresa, l'addetto alle prenotazioni prese una decisione davvero saggia e gli assicurò che accogliere la signorina Alisa Moretti non sarebbe stato affatto un problema. E sebbene quel giorno nessuno dello staff osasse esprimere le proprie perplessità, quando Alisa abbandonò i propri abiti per rivestirsi di un accappatoio rosa - come pure quando il suo corpo fu ricoperto di un leggero strato di fango vulcanico dell'isola, quando la sua pelle fu massaggiata con l'olio e i suoi capelli tagliati e messi in piega, quando la sua bellezza fu resa ancora più evidente dal trattamento di mani esperte - allora lesse con chiarezza la domanda che traspariva dai loro volti. La stessa domanda che il giorno prima era apparsa nello sguardo delle commesse dell'elegante boutique dove era stata indirizzata a fare acquisti e che Maria aveva formulato a voce alta, quando aveva scoperto cosa stava accadendo.
"Tu?" Il suo viso arrossato tradiva un assoluto stupore. "Perché dovrebbe portare proprio te?"
"Ha deciso così e basta." A labbra serrate, Alisa aveva cercato di spiegare l'impossibile. "Ha detto solo che sabato voleva che lo accompagnassi e che dovevo prepararmi per lui."
"E allora preparati per lui a porte chiuse!" aveva gridato Maria strappandole un singulto sconvolto. "Credi che io sia cieca? Sono quarant'anni, che lavoro a palazzo. Pensi che non sappia come funzionano queste cose?"
"Non capisci" iniziò Alisa. Quando Maria scoppiò in lacrime e l'abbracciò – la stessa Maria che le aveva sempre urlato dietro, rimproverandola – Alisa rimase senza parole.
"Capisco che succeda, ma devi essere discreta, Alisa. Dopo il ballo lui se ne andrà e tu non potrai lavorare mai più qui. Anche se un uomo onesto ti volesse ancora, non lo ammetterebbe mai pubblicamente."
"Ho già una bambina" sospirò Alisa. "Comunque, sotto le mie finestre non c'è certo una fila di uomini ad aspettarmi. Forse andrò sulla terraferma, ricominciando una nuova vita in un luogo dove nessuno mi conosce." Lo pensava davvero. Durante la penosa settimana che aveva preceduto il ballo, praticamente non aveva riflettuto su altro. Avrebbe accompagnato Bella in ospedale, poi, con Marietta come sorella e non più figlia, avrebbe studiato e iniziato tutto di nuovo.
"Fai come credi." Maria scosse il capo con tristezza. "In ogni caso, temo sia troppo tardi per dirgli di no."