Il mio cuore per un principe
di CAROL MARINELLI
Può una governante di palazzo diventare la moglie perfetta per un principe dongiovanni? Quando Benito Fortesque di Contarini arriva in visita nell'isola di Niroli, alla cameriera di palazzo Alisa Moretti viene assegnato il ruolo di governante. Orfana dall'adolescenza e con la sorella più giovane a cui badare, Alisa ha un disperato bisogno di lavorare per tirare le fila della propria esistenza e pagarsi un'istruzione che le garantisca una vita migliore. Ma non ha fatto i conti con la "pericolosa" attrazione per il principe playboy.
Andare in barca era una delle passioni di Alisa, uno dei rari lussi che si concedeva. La piccola barca, più volte riparata, apparteneva al palazzo ed era stata resa disponibile. Mentre Marietta era all'oratorio, Alisa colse l'opportunità di dimenticare i propri problemi. Stare in mezzo all'oceano, con il vento che le scompigliava i capelli e il sole che le scaldava la pelle, di solito riusciva a tranquillizzarla. Quel giorno, invece, no.
Sbarcando sul molo, mentre tirava la pesante corda di ormeggio, si chiese come avrebbe impiegato il resto della mattinata. L'idea di tornare alla villa e andare incontro al suo destino la spaventava, ma nello stesso tempo era sicura che non sarebbe riuscita a nascondere il proprio turbamento a Bella e Marietta.
La notte prima aveva desiderato che Benito la toccasse, che facesse l'amore con lei, e senza dubbio era stata in parte accontentata. Perché non si era lasciata andare del tutto?
Perché avrebbe voluto da lui qualcosa di più. Non lo voleva solo per il sesso, ma almeno come amante.
Nervoso, con indosso soltanto i pantaloncini, Benito camminava avanti e indietro sul ponte dello yacht, indeciso se salpare o tornare indietro al casinò. Si era alzato all'alba, dopo una notte praticamente insonne, conscio del fatto che avrebbe dovuto licenziare Alisa. Solo che non voleva affatto farlo.
L'ira che le lampeggiava negli occhi non gli era sfuggita e nemmeno il disgusto che aveva provato davanti alla sua proposta. E si vergognava. Per la prima volta nella sua esistenza dorata, Benito si trovò sul baratro dell'introspezione, e ciò che vide non gli piacque nemmeno un po'.
Le sue maniere frivole, l'elenco senza fine di donne, il dedicarsi esclusivamente a feste e divertimenti. Era sicuro di guadagnarsi il denaro che possedeva, avendo svariati investimenti sparsi in tutto il globo e non vivendo sulle rendite della terra come altri reali; tuttavia la sua occupazione principale era quella di riuscire a ottenere tutto ciò che desiderava.
E la notte prima, figlia o meno, marito o meno, era Alisa che aveva voluto con tutto se stesso.
Sulle prime non riconobbe la snella figura che stava ormeggiando la minuscola barca. Un paio di pantaloncini cachi evidenziavano le sue gambe lunghe e olivastre, i piedi in sandali di cuoio sdrucito e un piccolo bikini rosso che lasciava ben poco all'immaginazione. Fu la testa ricciuta a fargliela riconoscere.
Mentre si incamminava lungo il molo, liberi dall'elastico che di solito li costringeva, i suoi capelli danzavano nel sole del mattino. Il suo delizioso volto tradiva un certo turbamento, come se fosse persa in chissà quali pensieri.
Quando Benito chiamò il suo nome, Alisa si girò, stupita.
"Alisa, vorrei parlarle."
"Perché?" domandò lei fissandolo con audacia, il sole che la obbligava a strizzare gli occhi. "Sono certa che non ci sia molto da dire. Ora rientrerò alla villa e scoprirò di essere stata licenziata."
"Non ho dato affatto quest'ordine."
"E io non ho cambiato idea sulla sua offerta della notte scorsa."
Con un breve cenno del capo, Benito la invitò a salire sullo yacht. Poiché solo una sciocca in quel momento si sarebbe rifiutata, Alisa gli obbedì, lo sguardo abbassato. E annuì quando lui suggerì di scendere sottocoperta.
"L'altra sera sono stato sconsiderato... le mie parole... le mie azioni." Mentre le parlava, il principe Benito stava forse arrossendo? "So come deve esserle sembrato, ma la verità era che volevo più di un bacio."
"E su questo è stato perfettamente chiaro!" sbottò Alisa. Ma stavolta fu lei ad arrossire.
"Sì, desideravo far l'amore, ma era soprattutto lei che volevo, Alisa. Avrei voluto parlarle, conoscerla meglio."
"Non c'è molto da dire."
"Non ci credo." Benito scosse il capo con decisione. "Ho visto quant'è orgogliosa, quanto lavora duramente." Uno sguardo confuso e turbato lo fissò. "Quando mi guarda, vedo nei suoi occhi disprezzo, e vorrei comprenderne il motivo. Avevo anche creduto di vedere..." Benito esitò, chiudendo gli occhi. "Pensavo che tra noi avrebbe potuto esserci qualcosa, ma evidentemente mi sbagliavo."
"No!" singhiozzò Alisa, la voce che tradiva le lacrime. Di fronte alla semplice verità che Benito le aveva appena rivelato, il miscuglio di emozione, sconforto, turbamento che la agitava venne finalmente a galla. "Il prezzo di una notte con lei sarebbe troppo alto per me."
"E se non si trattasse di una notte e basta?" Le sue parole sussurrate, pesate, la bloccarono. Immagini sfocate di ciò che le stava offrendo le fecero girare la testa, e Alisa lo fissò con intensità. "Se dovessi venire a Niroli più spesso... "
Adesso Benito la stava stringendo tra le braccia, asciugandole le lacrime che le rigavano il volto nel vagheggiare il proprio futuro come sua amante.
"Potrei prendermi cura di te."
"La gente..." Le parole le morirono in gola, mentre il pollice di Benito giocherellava con il suo labbro inferiore. Ogni fibra del corpo di Alisa urlava per ricevere lo stesso trattamento, l'aria così satura di eccitazione da impedirle quasi di respirare.
"Se adesso ti baciassi, Alisa, sarebbe per bisogno o per desiderio?"
"Sai già la risposta" mormorò lei chiudendo gli occhi, quasi arrabbiata con lui per il fuoco che era riuscito ad accendere, indebolendola nel corpo e nella mente.
"Dillo."
"Per desiderio." Labbra umide e ardenti veicolarono la sua risposta. Prima ancora che tacesse, la bocca di Benito si era impadronita della sua, facendo rabbrividire con la sua smania ogni centimetro del suo corpo. Ah, il profumo della sua pelle! Così proibito e nello stesso tempo inebriante!
"Mi prenderò cura di te." Benito le stava baciando il collo, ora, una scia di baci caldi e passionali, la testa di Alisa che le girava vorticosamente nel capo. Con la lingua le leccò il lobo sensibile dell'orecchio, spostandosi poi più in basso, fino ai suoi seni sodi che gli accarezzavano il petto, strappandole un gemito strozzato quando la sua bocca si posò su un capezzolo, cominciando a succhiarlo con avidità.
"Ti aiuterò." Le dita di Benito giocherellarono con la cerniera lampo dei suoi pantaloncini, superando la leggera barriera di stoffa delle mutandine fino a toccarle con delicatezza il cuore infiammato della sua femminilità, mentre la sua bocca continuava a torturarla e l'altra mano finiva di spogliarla. "Potremmo vederci quando sarò a Niroli. Saremo discreti."
Ma ora non c'era nulla di discreto nella sua virilità eretta che premeva per farsi strada dentro di lei, né in quello che stava desiderando Alisa. Forse avrebbe potuto diventare la sua amante, forse per qualche notte avrebbe anche potuto accettare di farsi adorare da quest'uomo bellissimo, assaporando per la prima volta nella sua vita il gusto di aver qualcuno che si prendesse cura di lei.
Benito la guidò verso la camera da letto reale, continuando a baciarla con passione, pelle contro pelle, mentre la sua bocca la toccava ovunque. Rispondendo al desiderio con il desiderio, mani frenetiche buttarono a terra gli abiti, finché le gambe di Alisa non furono aperte per accogliere il dolce peso di lui. Ma nessuna passione, non importa quanto ardente, poteva preparare la sua carne vergine ad affrontare il primo assalto. Mordicchiandogli il torace mentre Benito la penetrava, Alisa non riuscì a trattenere il singhiozzo che le era salito dalla gola, divisa tra desiderio e agonia mentre lui cercava di farsi strada più profondamente dentro di lei.
"No..." Il monosillabo le uscì con riluttanza, quasi come una disperata implorazione, e le sue cosce si chiusero, guidate da uno spiacevole riflesso incondizionato.
"Ti ho fatto male?" Benito si ritrasse, veloce com'era entrato, il viso sconvolto dalle sue lacrime mentre l'attirava contro di sé. "Credevo che tu volessi..."
"Lo volevo" mormorò Alisa. "Lo voglio..." Stava piangendo, adesso, spaventata e turbata. Ma ancora timidamente in preda al desiderio. "Non l'ho mai fatto prima" gli confessò. Tremando contro di lui, ad Alisa parve quasi di udire i mille interrogativi che la sua mente stava formulando. "Non ti ho detto la verità. Marietta non è mia figlia" singhiozzò coprendosi il viso con un lembo del lenzuolo, terrorizzata da quello che doveva spiegare a quell'uomo così potente. "È mia sorella, in realtà."
"Tua sorella?" Benito la fissò, confuso. "Perché?" le domandò dopo un istante, scuotendo il capo. "Perché avresti dovuto mentirmi? Perché farmi credere che era tua figlia?"
"Perché altrimenti me l'avrebbero portata via!" Il viso umido e arrossato di Alisa si girò verso di lui, una muta richiesta di comprensione nello sguardo.
"Ma tu e tuo marito potete sicuramente..."
"Non c'è nessun marito. La sto allevando da sola."
"E quando, scusa?" Rivolgendole la domanda che Alisa stessa si era posta più volte, Benito la lasciò andare, come se all'improvviso scottasse. "Quando trovi il tempo per crescerla?"
"Devo lavorare" sussurrò Alisa. "Devo racimolare il denaro necessario per comprarle le medicine. È ammalata, Benito, ha bisogno di cure... "
"C'è forse da meravigliarsi?" La durezza nella sua voce la colpì più di uno schiaffo. Gli occhi scuri la fissarono con evidente disprezzo. "Non ci sei mai, per lei. E anche nel tuo giorno libero preferisci andare in barca e divertirti."
Afferrando i propri abiti, il cuore scosso da quella sua reazione così aggressiva, Alisa si precipitò fuori dallo yacht. Ma non c'era modo di nascondersi, di fronte alla verità. Le parole orribili che Benito le aveva rivolto continuarono a perseguitarla mentre correva sul molo e anche dopo, quando, senza fiato e sudata, arrivò all'oratorio a prendere la sorella.
Forse starebbe meglio senza di te.