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Quando arriva Natale

di AMY VASTINE

Mancano pochi giorni a Natale ma, invece di pensare ai dolcetti delle feste, nella mente di Josie Peters aleggiano visioni apocalittiche.
Proprietaria di un bar ristorante, il Sundown, sa che deluderà tutta la città se non terminerà i lavori di ristrutturazione in tempo per riaprire per il concerto di Natale di Boone Williams, famosissimo cantante country.
Deve concentrarsi.
E non dovrebbe essere difficile, con un tuttofare taciturno come Clint. Però per ogni minuto che trascorre ad appendere festoni, ne passa un altro a guardare lui. Il misterioso, ombroso Clint che pensa solo al lavoro, e a nient’altro.
Josie sa che scapperebbe a gambe levate se lei tentasse di approfondire la conoscenza.
E’ iniziato il conto alla rovescia per il Natale, e Josie non può permettersi di perdere l’uomo che deve costruirle il palco… e ha anche conquistato il suo cuore.
 
OGNI MERCOLEDì UN NUOVO CAPITOLO!
 

 

 

17

Dopo una mano di vernice il palco aveva già un bell’aspetto. Clint pulì quello che poteva mentre aspettava, prima di dare la seconda mano di vernice. Un’altra ora, e avrebbe finito, e Josie avrebbe potuto aprire il ristorante senza intoppi.

Josie entrò. «So che non vuoi nessuno tra i piedi, ma ho pensato continuamente a quei fiori per tutto il giorno, e non posso rimanere zitta.»

«Quali fiori?» Valeva la pena tentare, pur sapendo di essere stato scoperto.

Josie incrociò le braccia sul petto.

«Okay» cedette lui infine. «Te li ho mandati io. Non sapevo che fosse un reato regalare dei fiori a qualcuno.»

«Hai mentito.»

«Non ho mentito. Non mi hai chiesto se te l’avevo mandati io. Hai presunto che fossero di Nate e io non ti ho corretto. Non è una bugia.»

«Quasi.»

«Hai pensato che te li avessi mandati Nate perché in fondo volevi che fossero i suoi. Mi consideri imprevedibile e anche un po’ instabile. Nate ha tutte le rotelle a posto, e io no.»

Josie aprì la bocca per negarlo, ma poi la richiuse.

«Non ho detto niente perché sarebbe bello se t’innamorassi di Nate» continuò Clint.

«Solo perché ho creduto che mi avesse mandato dei fiori non significa che mi stessi innamorando di lui. Soprattutto perché non riesco a smettere di pensare all’uomo che è stato tanto sensibile da ringraziarmi, ma non ha firmato il biglietto.»

«Di quell’uomo non dovresti innamorarti, decisamente.»

Josie alzò le mani. «Perché no? Che cosa c’è di male a innamorarsi di lui?»

«Non lo merita.» Clint detestava essere tanto vulnerabile.

Josie gli mise una mano sulla guancia sfregiata, e vi premette il palmo. «La tua cicatrice non mi spaventa, Clint. Quello che mi spaventa è che non vuoi essere sincero con me, che hai pensato di poterti nascondere invece di dirmi quello che provavi veramente.»

Lui le prese delicatamente il polso e si premette la sua mano sul cuore. «E’ perché ho delle cicatrici anche qui. Non le vedi, ma io le sento continuamente.»

«Dimmi che cosa è successo quel giorno. So che secondo te quell’evento ti ha definito come persona, e che pensi che io non possa affrontare la cosa.»

Era più vicina di quanto fosse mai stata. Aveva ancora la mano sul suo petto. Clint avvertiva la fragranza di fiori del suo shampoo. Gli faceva piacere la sua presenza, ma avvertiva l’impulso di respingerla.

«Mi hanno sparato. Non c’è altro che devi sapere.»

«Ma c’è di più. C’è un motivo se porti dentro di te tutto quel dolore.»

Parlare dell’incidente tendeva a scatenargli dei flash-back, ma Clint decise di non resistere. Forse avrebbe potuto dimostrarle che non era l’uomo giusto per lei. «Ero all’ultimo anno alla Vanderbilt. Avevo una lezione alla prima ora con una ragazza che mi piaceva, Beth.» Gli bastava pronunciare il suo nome per avvertire una stretta alla gola. «Ricordo di essere andato a prenderla quel giorno, per poter andare insieme a piedi a lezione. Il campus era addobbato per le feste. C’erano delle decorazioni sui lampioni e le luci di Natale a tutte le finestre. Eravamo usciti insieme un paio di volte, ma si era lasciata da poco con un tizio, perciò eravamo giusto agli inizi. Sapevo che non pensava più a lui, ma quel giorno ho scoperto che invece a lui non era passata.»

«È stato lui a sparare?» intuì Josie.

Clint annuì. «È entrato in classe con la pistola. Ha promesso di non fare del male a nessuno se Beth fosse andata via con lui.»

Josie si coprì la bocca con la mano. «Ma lei non l’ha seguito, non è vero?»

«Il professore ha cercato di farlo ragionare, ma era fuori di testa. Beth era terrorizzata. Le ho giurato che non gli avrei permesso di portarla via. È stato allora che si è reso conto di chi fossi.»

«Oh, Clint.» Josie aveva gli occhi lucidi.

«Ha lasciato andare tutti gli altri. Il professore si è rifiutato di uscire. Io e lui abbiamo fatto da scudo a Beth.»

Il resto era troppo. Troppo orrendo per dirlo ad alta voce.

«Io sono stato l’unico a uscire vivo da quell’aula.»

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