Seduzione al castello
di BLYTHE GIFFORD
La dama di compagnia Mary Betoun sa benissimo che non deve fidarsi del proprio giudizio in fatto di uomini; il suo futuro non dipende da un marito, ma dalla sua capacità di accontentare la regina. Perciò quando la regina le affida il compito di approntare per la sua visita un castello in una località remota al confine con la Scozia, Mary sa che tutto deve risultare perfetto. L’affascinante capitano del castello, Jamie Davison, è ben lieto di darle una mano se Mary lo aiuterà a sua volta… a diventare un pretendente più attraente per poter trovare moglie. La sua richiesta sembra del tutto innocente, anche se la vicinanza di Jamie ispira a Mary pensieri tutt'altro che innocenti. Ma potrà fidarsi di lui e delle sue mire? E di se stessa? |
Castello della Regina Vedova nei pressi del confine scozzese. Primavera 1529
Cinque giorni. Mon Dieu! Come avrebbe fatto a preparare tutto per la visita della regina in cinque giorni soltanto?
Mentre entrava a cavallo nel cortile, Mary Betoun alzò lo sguardo verso l’imponente magione in pietra come le massicce torri. La Regina Vedova non aveva mai messo piede in quella tenuta al confine con la Scozia da quando Mary era alle sue dipendenze, ma ora che si era risposata si era imbarcata in un giro di tutte le sue proprietà.
Mary era contenta di vederla nuovamente felice. Si era sbarazzata del secondo marito, quel signorotto delle terre di confine che aveva reso impossibile la vita a lei e a suo figlio, il re.
Quegli uomini delle alture erano tutti selvaggi.
Però a Mary era stato affidato l’arduo compito di portare la cultura e le comodità in quell’eremo situato nella parte più impervia e insidiosa del paese.
Almeno avrebbe avuto di che tenersi occupata per non pensare a Oliver Sinclair.
Chissà dov’era… si chiese mentre il paggio l’aiutava a smontare di sella. Con quella donna – la sua nuova sposa?
«Mary? Piccola Mary?»
Si girò sentendosi chiamare da una voce vagamente familiare. «Jamie? Jamie Davison?» Dovette sollevare il mento per guardarlo negli occhi. «Sei cresciuto, vedo.»
Lui sorrise sornione. «Tu invece non sei cresciuta affatto, Piccola Mary.»
Eh, sì, era proprio lui, Jamie Davison. La punzecchiava come quando era il giovane scudiero spilungone che Mary aveva conosciuto appena arrivata a servizio dalla regina. Tutti la chiamavano Piccola Mary, ma lui lo diceva in tono affettuosamente scherzoso.
«Come mai qui?» gli chiese. Quella settimana non aveva tempo per le distrazioni.
«Sono il capitano delle guardie a castello.»
Accidenti, allora non c’era modo di evitarlo. «E io sono qui per assicurarmi che sia tutto pronto per l’arrivo della regina e del suo novello sposo, la prossima settimana.»
«Ma davvero? Che brava!» Il modo in cui Jamie inclinava la testa di lato facendo un sorriso sghembo era proprio come Mary lo ricordava.
Incroyable. Sembrava farsi beffe di lei, come quando era una servetta dodicenne e lui l’aveva presa in giro prima di rubarle un bacio.
Non meritava più le sue provocazioni. Ormai era una donna adulta e aveva ballato con il re di Scozia. «Sono dama di compagnia della madre del re.»
«Invece di fare compagnia a un marito?»
Mary arrossì. Che crudele allusione al fatto che anelava a un uomo che non poteva avere! «E tu non hai una moglie che ti faccia compagnia?»
Stranamente sperò di sentirsi dire di no, e si rimproverò subito per questo. Aveva conosciuto Jamie da ragazzo, quando era un goffo scudiero quattordicenne, nuovo a Corte, inesperto di tutto. Allora la faceva ridere, e con quell’allegria le faceva dimenticare di preoccuparsi di compiacere la regina o imparare bene i passi della pavana.
Quando la faceva ridere, essere Mary era sufficiente.
Tuttavia, da allora erano trascorsi nove anni. Adesso Mary sapeva come fare contenta la regina e danzare la pavana, e conosceva molti uomini di gran lunga preferibili a quello zoticone di montagna. Jamie non era affatto interessante.
Però ora era cresciuto, e aveva un luccichio malizioso negli occhi castani.
«Niente moglie» la informò. «Pensi che sia ora che mi sposi?»
Lei gli voltò le spalle e si avviò verso la costruzione bassa dove dovevano esserci le cucine. «Non penso niente riguardo a te, Jamie.» Neanche un po’. Da anni. «Però, se proprio dovessi, penserei che non ti sei sposato perché non ti vuole nessuna.»
Lui ordinò rapidamente agli uomini di occuparsi del cavallo e dei bagagli di Mary, poi si avviò al suo fianco. Era impossibile ignorarlo.
«Ah, Mary, che frecciata crudele hai scagliato a un vecchio amico!»
Lei gli lanciò un’occhiata. Era forte e bello, ma non gliel’avrebbe mai detto. «Sono stata precipitosa. Sono certa che, quando vorrai una moglie, la troverai.»
Di certo Oliver Sinclair vi era riuscito.
Un sorriso velato di tristezza gli comparve rapidamente sul volto. «Ah, Mary, spero che tu abbia ragione!»
«Non ho tempo da perdere con te. Devo parlare con la cuoca.» Mary entrò in fretta in cucina e chiuse la porta.
E si trovò in una cantina buia e senza finestre.
Da fuori le arrivò il suono di una risata.