Seduzione al castello
di BLYTHE GIFFORD
La dama di compagnia Mary Betoun sa benissimo che non deve fidarsi del proprio giudizio in fatto di uomini; il suo futuro non dipende da un marito, ma dalla sua capacità di accontentare la regina. Perciò quando la regina le affida il compito di approntare per la sua visita un castello in una località remota al confine con la Scozia, Mary sa che tutto deve risultare perfetto. L’affascinante capitano del castello, Jamie Davison, è ben lieto di darle una mano se Mary lo aiuterà a sua volta… a diventare un pretendente più attraente per poter trovare moglie. La sua richiesta sembra del tutto innocente, anche se la vicinanza di Jamie ispira a Mary pensieri tutt'altro che innocenti. Ma potrà fidarsi di lui e delle sue mire? E di se stessa? |
Con una mano tesa, Mary mise l’altra sul fianco. «La danza più popolare a corte è il brando. Ora, mettiti accanto a me e…»
Lui le prese la mano senza attendere le sue istruzioni.
Mary lo guardò sorpresa. «Credevo che non sapessi ballare.»
«Ho solo detto che forse c’erano delle danze nuove a corte.» Jamie la fece girare verso di sé e le mise una mano alla vita, attirandola a sé. «Questa la conosco bene.»
Lei respirava a fatica, contenta che fossero soli nella sala. «Non è così che si balla.»
«Ah, no?» Di nuovo quel sorriso provocante.
Così non sembrava troppo alto. Avrebbe potuto catturare le sue labbra con facilità, ne era certa. «Il brando si balla vicini, uno accanto all’altro in cerchio.»
«Ah, ecco.» Però Jamie le strinse il braccio intorno alla vita. «Allora questo dev’essere il brando che si balla dalle mie parti.»
Improvvisamente scattò e la trascinò in una serie di passi al galoppo, facendo il giro della stanza in tondo. Anche senza musica, Mary si lasciò portare e, quando lui la sollevò da terra e la fece volteggiare, rise spensierata come una bambina.
Dopo la piroetta, Jamie la posò di nuovo con i piedi a terra. Incerta e con la testa che le girava, Mary ricadde contro di lui, con la testa sul suo petto, e sentì che gli batteva forte il cuore.
O era il suo?
«Non si fa così!» esclamò, cercando di arrabbiarsi, ma invano.
Lui la sorresse per non farla cadere e la scostò da sé. «No?» Sollevò le sopracciglia con un’espressione fintamente stupita. «Devo essermi confuso.»
E siccome contro quell’uomo era priva di difese, Mary si arrese e scoppiò a ridere.
Finalmente Jamie era riuscito a strapparle una risata. Era proprio come la ricordava, calda e di gola. Non cercò di trattenere un sorriso.
«Tu non sei affatto confuso, Jamie Davison» gli disse Mary, con la fossetta che era comparsa nella sua guancia.
«Voglio insegnarti come balliamo dalle mie parti. Anche la regina balla il reel scozzese, ho saputo.»
«Credevo di dovere essere io a insegnare a te.»
«Però mi hai chiesto di aiutarti a preparare tutto per l’arrivo della regina. Viene qui per sfuggire alla corte, no?»
Vide che Mary rifletteva; adorava il sorriso che le spuntò sulle sue labbra senza che se ne accorgesse.
«Suppongo di sì.»
«Allora devi imparare i passatempi di campagna.» Era deciso a farle dondolare l’esca sotto il naso. «La caccia, per esempio.»
Mary si mostrò offesa. «La regina mi ha donato un falco lo scorso anno, che ha già preso diversi conigli.»
«Sei mai andata a caccia di cuculi?»
«Cuculi?» Mary scosse la testa. «Che cos’è un cuculo?»
Ah, sarebbe stato più facile di quanto avesse pensato. «Un uccello. Nonché uno dei motivi per cui alla regina piace questo castello. Il cuculo è una prelibatezza, e vive solo da queste parti.» La guardò severo. «Non te l’ha detto?»
Vide quell’adorabile rughetta comparire tra le sopracciglia di Mary mentre scuoteva la testa, e si sentì quasi in colpa.
Quasi.
«Non preoccuparti. Ti farò vedere tutto quello che devi sapere.» Si costrinse ad andarsene. «Vediamoci un’ora prima dell’alba.»